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1.1State in cervel, non vi guastate il viso,
1.2che Tartaro paiate o Lestrigone;
1.3onde moviate a paura od a riso
1.4nel rimirarvi il più delle persone.
1.5L'avere il volto in due parti diviso,
1.6l'una da vecchio, l'altra da garzone,
1.7con quei gran mustacchioni, e raso il mento,
1.8o rider fanno, o danno altrui spavento.
2.1Non lodo già che quei barbon bestiali,
2.2lunghi, larghi e distesi siano usati,
2.3che fanno gli uomini parere animali,
2.4e stanno ben solo a' romiti e frati;
2.5ma gli uomini gentili e principali
2.6doverrien far com'han fatto i beati,
2.7tenere il mezzo, e lasciare gli estremi,
2.8pien d'ogni vizio e d'ogni virtù scemi.
3.1Ahi! quanto il ciel, la fortuna, o la sorte
3.2lodar debbon le donne, a cui non danno
3.3le barbe, o folte o rade, o lunghe o corte,
3.4o tonde o quadre, mai noia od affanno!
3.5Ma gli uomini (ch'a pensarlo è una morte)
3.6usanze nuove mutan quasi ogni anno;
3.7ma fra le più storpiate e le più brutte,
3.8questa de' mustacchi or le passa tutte.
4.1Un de i più cari amici, e de i maggiori,
4.2ch'io possa avere, o che mai abbia avuto,
4.3senza aver le traveggole o i bagliori,
4.4l'altr'ier non fu da me riconosciuto.
4.5Oh barbieri assassini e traditori!
4.6Ma che dico io? il mal tutto è venuto
4.7da' Fiorentin, cervelli vari e infermi,
4.8che giran sempre e non istan mai fermi.
5.1Certi avean già sì vago e lieto aspetto,
5.2che facevano ognun meravigliare:
5.3né si potean senza gioia e diletto
5.4e gran dolcezza in viso rimirare;
5.5or tal porgono altrui noia e dispetto,
5.6ch'a mala pena si posson guardare:
5.7e di spiriti angelici e divini
5.8son tornati Astarotti e Calcabrini.
6.1Chi volesse ritrar qualche assassino,
6.2o come voi direste, o Giuda o Gano,
6.3o veramente Pilato o Longino,
6.4o ceffo o grifo più fiero e più strano
6.5di qualche bertuccione o babbuino,
6.6non gli converrebbe ir troppo lontano:
6.7e senza ricavarlo dall'antico,
6.8un di costor ritragga, ch'io vi dico.
7.1Al tempo già che della città nostra
7.2il gran duca Alessandro era padrone,
7.3il far del viso suo sì strana mostra
7.4era da giocolare e da buffone:
7.5pur questa usanza ancor non si dimostra
7.6universale in tutte le persone:
7.7sol l'usan certi per esser tenuti
7.8più feroci degli altri e più astuti.
8.1Non doverebbon gli uomini attempati
8.2e manco i vecchi questa usanza usare,
8.3che mostran certi grifi rincagnati
8.4da fare i cimiteri spiritare:
8.5mertano i giovin d'essere scusati,
8.6se fanno quel ch'agli altri veggon fare:
8.7e poi, per dire il vero, assai gli scusa,
8.8il poter dir, noi facciam quel che s'usa.
9.1Gli antichi esser direbbon questo un segno,
9.2che chiama i Turchi, e che i Turchi verranno
9.3superbi ad abitar nel tosco regno,
9.4e noi meschin d'Italia caveranno;
9.5ma che sortisca un caso tanto indegno,
9.6e con sì gran vergogna e nostro danno,
9.7(miseri noi!) non piaccia in cielo a Cristo;
9.8ma torni vano uno augurio sì tristo.
10.1Questo ch'io vi scriv'or tenete a mente,
10.2non fate come ha fatto quell'amico,
10.3ch'esser gli par sì savio e sì prudente,
10.4che nulla ha fatto mai di quel ch'io dico:
10.5e dove amarmi come buon parente
10.6doverria, m'odia come rio nemico;
10.7ché 'l ver dicendo altrui, questo interviene,
10.8che spesso si riceve mal per bene.
11.1Non ho potuto mai lo indovinare
11.2trargli del capo, né la poesia,
11.3della qual nulla nulla sa parlare,
11.4e poco poco della strologia;
11.5ma poi ch'io vidi i miei ricordi andare
11.6d'effetto voti, per la sua pazzia,
11.7fatto pensier di mai più non parlarne,
11.8lo lasciai in preda al mondo ed alla carne.
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