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1.1Né 'l dir l'andar, né l'andar lui più lento
1.2facea, ma ragionando andavam forte,
1.3sì come nave pinta da buon vento;
2.1e l'ombre, che parean cose rimorte,
2.2per le fosse de li occhi ammirazione
2.3traean di me, di mio vivere accorte.
3.1E io, continüando al mio sermone,
3.2dissi: "Ella sen va sù forse più tarda
3.3che non farebbe, per altrui cagione.
4.1Ma dimmi, se tu sai, dov'è Piccarda;
4.2dimmi s'io veggio da notar persona
4.3tra questa gente che sì mi riguarda".
5.1"La mia sorella, che tra bella e buona
5.2non so qual fosse più, trïunfa lieta
5.3ne l'alto Olimpo già di sua corona".
6.1Sì disse prima; e poi: "Qui non si vieta
6.2di nominar ciascun, da ch'è sì munta
6.3nostra sembianza via per la dïeta.
7.1Questi", e mostrò col dito, "è Bonagiunta,
7.2Bonagiunta da Lucca; e quella faccia
7.3di là da lui più che l'altre trapunta
8.1ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia:
8.2dal Torso fu, e purga per digiuno
8.3l'anguille di Bolsena e la vernaccia".
9.1Molti altri mi nomò ad uno ad uno;
9.2e del nomar parean tutti contenti,
9.3sì ch'io però non vidi un atto bruno.
10.1Vidi per fame a vòto usar li denti
10.2Ubaldin da la Pila e Bonifazio
10.3che pasturò col rocco molte genti.
11.1Vidi messer Marchese, ch'ebbe spazio
11.2già di bere a Forlì con men secchezza,
11.3e sì fu tal, che non si sentì sazio.
12.1Ma come fa chi guarda e poi s'apprezza
12.2più d'un che d'altro, fei a quel da Lucca,
12.3che più parea di me aver contezza.
13.1El mormorava; e non so che "Gentucca"
13.2sentiv'io là, ov'el sentia la piaga
13.3de la giustizia che sì li pilucca.
14.1"O anima", diss'io, "che par sì vaga
14.2di parlar meco, fa sì ch'io t'intenda,
14.3e te e me col tuo parlare appaga".
15.1"Femmina è nata, e non porta ancor benda",
15.2cominciò el, "che ti farà piacere
15.3la mia città, come ch'om la riprenda.
16.1Tu te n'andrai con questo antivedere:
16.2se nel mio mormorar prendesti errore,
16.3dichiareranti ancor le cose vere.
17.1Ma dì s'i' veggio qui colui che fore
17.2trasse le nove rime, cominciando
17.3"Donne ch'avete intelletto d'amore"".
18.1E io a lui: "I' mi son un che, quando
18.2Amor mi spira, noto, e a quel modo
18.3ch'e' ditta dentro vo significando".
19.1"O frate, issa vegg'io", diss'elli, "il nodo
19.2che 'l Notaro e Guittone e me ritenne
19.3di qua dal dolce stil novo ch'i' odo!
20.1Io veggio ben come le vostre penne
20.2di retro al dittator sen vanno strette,
20.3che de le nostre certo non avvenne;
21.1e qual più a gradire oltre si mette,
21.2non vede più da l'uno a l'altro stilo";
21.3e, quasi contentato, si tacette.
22.1Come li augei che vernan lungo 'l Nilo,
22.2alcuna volta in aere fanno schiera,
22.3poi volan più a fretta e vanno in filo,
23.1così tutta la gente che lì era,
23.2volgendo 'l viso, raffrettò suo passo,
23.3e per magrezza e per voler leggera.
24.1E come l'uom che di trottare è lasso,
24.2lascia andar li compagni, e sì passeggia
24.3fin che si sfoghi l'affollar del casso,
25.1sì lasciò trapassar la santa greggia
25.2Forese, e dietro meco sen veniva,
25.3dicendo: "Quando fia ch'io ti riveggia?".
26.1"Non so", rispuos'io lui, "quant'io mi viva;
26.2ma già non fïa il tornar mio tantosto,
26.3ch'io non sia col voler prima a la riva;
27.1però che 'l loco u' fui a viver posto,
27.2di giorno in giorno più di ben si spolpa,
27.3e a trista ruina par disposto".
28.1"Or va", diss'el; "che quei che più n'ha colpa,
28.2vegg'ïo a coda d'una bestia tratto
28.3inver' la valle ove mai non si scolpa.
29.1La bestia ad ogne passo va più ratto,
29.2crescendo sempre, fin ch'ella il percuote,
29.3e lascia il corpo vilmente disfatto.
30.1Non hanno molto a volger quelle ruote",
30.2e drizzò li ochi al ciel, "che ti fia chiaro
30.3ciò che 'l mio dir più dichiarar non puote.
31.1Tu ti rimani omai; ché 'l tempo è caro
31.2in questo regno, sì ch'io perdo troppo
31.3venendo teco sì a paro a paro".
32.1Qual esce alcuna volta di gualoppo
32.2lo cavalier di schiera che cavalchi,
32.3e va per farsi onor del primo intoppo,
33.1tal si partì da noi con maggior valchi;
33.2e io rimasi in via con esso i due
33.3che fuor del mondo sì gran marescalchi.
34.1E quando innanzi a noi intrato fue,
34.2che li occhi miei si fero a lui seguaci,
34.3come la mente a le parole sue,
35.1parvermi i rami gravidi e vivaci
35.2d'un altro pomo, e non molto lontani
35.3per esser pur allora vòlto in laci.
36.1Vidi gente sott'esso alzar le mani
36.2e gridar non so che verso le fronde,
36.3quasi bramosi fantolini e vani
37.1che pregano, e 'l pregato non risponde,
37.2ma, per fare esser ben la voglia acuta,
37.3tien alto lor disio e nol nasconde.
38.1Poi si partì sì come ricreduta;
38.2e noi venimmo al grande arbore adesso,
38.3che tanti prieghi e lagrime rifiuta.
39.1"Trapassate oltre sanza farvi presso:
39.2legno è più sù che fu morso da Eva,
39.3e questa pianta si levò da esso".
40.1Sì tra le frasche non so chi diceva;
40.2per che Virgilio e Stazio e io, ristretti,
40.3oltre andavam dal lato che si leva.
41.1"Ricordivi", dicea, "d'i maladetti
41.2nei nuvoli formati, che, satolli,
41.3Tesëo combatter co' doppi petti;
42.1e de li Ebrei ch'al ber si mostrar molli,
42.2per che no i volle Gedeon compagni,
42.3quando inver' Madïan discese i colli".
43.1Sì accostati a l'un d'i due vivagni
43.2passammo, udendo colpe de la gola
43.3seguite già da miseri guadagni.
44.1Poi, rallargati per la strada sola,
44.2ben mille passi e più ci portar oltre,
44.3contemplando ciascun sanza parola.
45.1"Che andate pensando sì voi sol tre?".
45.2sùbita voce disse; ond'io mi scossi
45.3come fan bestie spaventate e poltre.
46.1Drizzai la testa per veder chi fossi;
46.2e già mai non si videro in fornace
46.3vetri o metalli sì lucenti e rossi,
47.1com'io vidi un che dicea: "S'a voi piace
47.2montare in sù, qui si convien dar volta;
47.3quinci si va chi vuole andar per pace".
48.1L'aspetto suo m'avea la vista tolta;
48.2per ch'io mi volsi dietro a' miei dottori,
48.3com'om che va secondo ch'elli ascolta.
49.1E quale, annunziatrice de li albori,
49.2l'aura di maggio movesi e olezza,
49.3tutta impregnata da l'erba e da' fiori;
50.1tal mi senti' un vento dar per mezza
50.2la fronte, e ben senti' mover la piuma,
50.3che fé sentir d'ambrosïa l'orezza.
51.1E senti' dir: "Beati cui alluma
51.2tanto di grazia, che l'amor del gusto
51.3nel petto lor troppo disir non fuma,
52.1esurïendo sempre quanto è giusto!".
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