about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1Mentre che li occhi per la fronda verde
1.2ficcava ïo sì come far suole
1.3chi dietro a li uccellin sua vita perde,
2.1lo più che padre mi dicea: "Figliuole,
2.2vienne oramai, ché 'l tempo che n'è imposto
2.3più utilmente compartir si vuole".
3.1Io volsi 'l viso, e 'l passo non men tosto,
3.2appresso i savi, che parlavan sìe,
3.3che l'andar mi facean di nullo costo.
4.1Ed ecco piangere e cantar s'udìe
4.2"Labïa mëa, Domine" per modo
4.3tal, che diletto e doglia parturìe.
5.1"O dolce padre, che è quel ch'i' odo?",
5.2comincia' io; ed elli: "Ombre che vanno
5.3forse di lor dover solvendo il nodo".
6.1Sì come i peregrin pensosi fanno,
6.2giugnendo per cammin gente non nota,
6.3che si volgono ad essa e non restanno,
7.1così di retro a noi, più tosto mota,
7.2venendo e trapassando ci ammirava
7.3d'anime turba tacita e devota.
8.1Ne li occhi era ciascuna oscura e cava,
8.2palida ne la faccia, e tanto scema
8.3che da l'ossa la pelle s'informava.
9.1Non credo che così a buccia strema
9.2Erisittone fosse fatto secco,
9.3per digiunar, quando più n'ebbe tema.
10.1Io dicea fra me stesso pensando: "Ecco
10.2la gente che perdé Ierusalemme,
10.3quando Maria nel figlio diè di becco!"
11.1Parean l'occhiaie anella sanza gemme:
11.2chi nel viso de li uomini legge "omo"
11.3ben avria quivi conosciuta l'emme.
12.1Chi crederebbe che l'odor d'un pomo
12.2sì governasse, generando brama,
12.3e quel d'un'acqua, non sappiendo como?
13.1Già era in ammirar che sì li affama,
13.2per la cagione ancor non manifesta
13.3di lor magrezza e di lor trista squama,
14.1ed ecco del profondo de la testa
14.2volse a me li occhi un'ombra e guardò fiso;
14.3poi gridò forte: "Qual grazia m'è questa?".
15.1Mai non l'avrei riconosciuto al viso;
15.2ma ne la voce sua mi fu palese
15.3ciò che l'aspetto in sé avea conquiso.
16.1Questa favilla tutta mi raccese
16.2mia conoscenza a la cangiata labbia,
16.3e ravvisai la faccia di Forese.
17.1"Deh, non contendere a l'asciutta scabbia
17.2che mi scolora", pregava, "la pelle,
17.3né a difetto di carne ch'io abbia;
18.1ma dimmi il ver di te, di' chi son quelle
18.2due anime che là ti fanno scorta;
18.3non rimaner che tu non mi favelle!".
19.1"La faccia tua, ch'io lagrimai già morta,
19.2mi dà di pianger mo non minor doglia",
19.3rispuos'io lui, "veggendola sì torta.
20.1Però mi dì, per Dio, che sì vi sfoglia;
20.2non mi far dir mentr'io mi maraviglio,
20.3ché mal può dir chi è pien d'altra voglia".
21.1Ed elli a me: "De l'etterno consiglio
21.2cade vertù ne l'acqua e ne la pianta
21.3rimasa dietro, ond'io sì m'assottiglio.
22.1Tutta esta gente che piangendo canta
22.2per seguitar la gola oltra misura,
22.3in fame e 'n sete qui si rifà santa.
23.1Di bere e di mangiar n'accende cura
23.2l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo
23.3che si distende su per sua verdura.
24.1E non pur una volta, questo spazzo
24.2girando, si rinfresca nostra pena:
24.3io dico pena, e dovrìa dir sollazzo,
25.1ché quella voglia a li alberi ci mena
25.2che menò Cristo lieto a dire "Elì",
25.3quando ne liberò con la sua vena".
26.1E io a lui: "Forese, da quel dì
26.2nel qual mutasti mondo a miglior vita,
26.3cinqu'anni non son vòlti infino a qui.
27.1Se prima fu la possa in te finita
27.2di peccar più, che sovvenisse l'ora
27.3del buon dolor ch'a Dio ne rimarita,
28.1come se' tu qua sù venuto ancora?
28.2Io ti credea trovar là giù di sotto,
28.3dove tempo per tempo si ristora".
29.1Ond'elli a me: "Sì tosto m'ha condotto
29.2a ber lo dolce assenzo d'i martìri
29.3la Nella mia con suo pianger dirotto.
30.1Con suoi prieghi devoti e con sospiri
30.2tratto m'ha de la costa ove s'aspetta,
30.3e liberato m'ha de li altri giri.
31.1Tanto è a Dio più cara e più diletta
31.2la vedovella mia, che molto amai,
31.3quanto in bene operare è più soletta;
32.1ché la Barbagia di Sardigna assai
32.2ne le femmine sue più è pudica
32.3che la Barbagia dov'io la lasciai.
33.1O dolce frate, che vuo' tu ch'io dica?
33.2Tempo futuro m'è già nel cospetto,
33.3cui non sarà quest'ora molto antica,
34.1nel qual sarà in pergamo interdetto
34.2a le sfacciate donne fiorentine
34.3l'andar mostrando con le poppe il petto.
35.1Quai barbare fuor mai, quai saracine,
35.2cui bisognasse, per farle ir coperte,
35.3o spiritali o altre discipline?
36.1Ma se le svergognate fosser certe
36.2di quel che 'l ciel veloce loro ammanna,
36.3già per urlare avrian le bocche aperte;
37.1ché, se l'antiveder qui non m'inganna,
37.2prima fien triste che le guance impeli
37.3colui che mo si consola con nanna.
38.1Deh, frate, or fa che più non mi ti celi!
38.2vedi che non pur io, ma questa gente
38.3tutta rimira là dove 'l sol veli".
39.1Per ch'io a lui: "Se tu riduci a mente
39.2qual fosti meco, e qual io teco fui,
39.3ancor fia grave il memorar presente.
40.1Di quella vita mi volse costui
40.2che mi va innanzi, l'altr'ier, quando tonda
40.3vi si mostrò la suora di colui",
41.1e 'l sol mostrai; "costui per la profonda
41.2notte menato m'ha d'i veri morti
41.3con questa vera carne che 'l seconda.
42.1Indi m'han tratto sù li suoi conforti,
42.2salendo e rigirando la montagna
42.3che drizza voi che 'l mondo fece torti.
43.1Tanto dice di farmi sua compagna,
43.2che io sarò là dove fia Beatrice;
43.3quivi convien che sanza lui rimagna.
44.1Virgilio è questi che così mi dice",
44.2e addita'lo; "e quest'altro è quell'ombra
44.3per cuï scosse dianzi ogne pendice
45.1lo vostro regno, che da sé lo sgombra".
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)