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1.1La sete natural che mai non sazia
1.2se non con l'acqua onde la femminetta
1.3samaritana domandò la grazia,
2.1mi travagliava, e pungeami la fretta
2.2per la 'mpacciata via dietro al mio duca,
2.3e condoleami a la giusta vendetta.
3.1Ed ecco, sì come ne scrive Luca
3.2che Cristo apparve a' due ch'erano in via,
3.3già surto fuor de la sepulcral buca,
4.1ci apparve un'ombra, e dietro a noi venìa,
4.2dal piè guardando la turba che giace;
4.3né ci addemmo di lei, sì parlò pria,
5.1dicendo: "O frati miei, Dio vi dea pace".
5.2Noi ci volgemmo sùbiti, e Virgilio
5.3rendéli 'l cenno ch'a ciò si conface.
6.1Poi cominciò: "Nel beato concilio
6.2ti ponga in pace la verace corte
6.3che me rilega ne l'etterno essilio".
7.1"Come!", diss'elli, e parte andavam forte:
7.2"se voi siete ombre che Dio sù non degni,
7.3chi v'ha per la sua scala tanto scorte?".
8.1E 'l dottor mio: "Se tu riguardi a' segni
8.2che questi porta e che l'angel profila,
8.3ben vedrai che coi buon convien ch'e' regni.
9.1Ma perché lei che dì e notte fila
9.2non li avea tratta ancora la conocchia
9.3che Cloto impone a ciascuno e compila,
10.1l'anima sua, ch'è tua e mia serocchia,
10.2venendo sù, non potea venir sola,
10.3però ch'al nostro modo non adocchia.
11.1Ond'io fui tratto fuor de l'ampia gola
11.2d'inferno per mostrarli, e mosterrolli
11.3oltre, quanto 'l potrà menar mia scola.
12.1Ma dimmi, se tu sai, perché tai crolli
12.2diè dianzi 'l monte, e perché tutto ad una
12.3parve gridare infino a' suoi piè molli".
13.1Sì mi diè, dimandando, per la cruna
13.2del mio disio, che pur con la speranza
13.3si fece la mia sete men digiuna.
14.1Quei cominciò: "Cosa non è che sanza
14.2ordine senta la religïone
14.3de la montagna, o che sia fuor d'usanza.
15.1Libero è qui da ogne alterazione:
15.2di quel che 'l ciel da sé in sé riceve
15.3esser ci puote, e non d'altro, cagione.
16.1Per che non pioggia, non grando, non neve,
16.2non rugiada, non brina più sù cade
16.3che la scaletta di tre gradi breve;
17.1nuvole spesse non paion né rade,
17.2né coruscar, né figlia di Taumante,
17.3che di là cangia sovente contrade;
18.1secco vapor non surge più avante
18.2ch'al sommo d'i tre gradi ch'io parlai,
18.3dov'ha 'l vicario di Pietro le piante.
19.1Trema forse più giù poco o assai;
19.2ma per vento che 'n terra si nasconda,
19.3non so come, qua sù non tremò mai.
20.1Tremaci quando alcuna anima monda
20.2sentesi, sì che surga o che si mova
20.3per salir sù; e tal grido seconda.
21.1De la mondizia sol voler fa prova,
21.2che, tutto libero a mutar convento,
21.3l'alma sorprende, e di voler le giova.
22.1Prima vuol ben, ma non lascia il talento
22.2che divina giustizia, contra voglia,
22.3come fu al peccar, pone al tormento.
23.1E io, che son giaciuto a questa doglia
23.2cinquecent'anni e più, pur mo sentii
23.3libera volontà di miglior soglia:
24.1però sentisti il tremoto e li pii
24.2spiriti per lo monte render lode
24.3a quel Segnor, che tosto sù li 'nvii".
25.1Così ne disse; e però ch'el si gode
25.2tanto del ber quant'è grande la sete.
25.3non saprei dir quant'el mi fece prode.
26.1E 'l savio duca: "Omai veggio la rete
26.2che qui vi 'mpiglia e come si scalappia,
26.3perché ci trema e di che congaudete.
27.1Ora chi fosti, piacciati ch'io sappia,
27.2e perché tanti secoli giaciuto
27.3qui se', ne le parole tue mi cappia".
28.1"Nel tempo che 'l buon Tito, con l'aiuto
28.2del sommo rege, vendicò le f¢ra
28.3ond'uscì 'l sangue per Giuda venduto,
29.1col nome che più dura e più onora
29.2era io di là", rispuose quello spirto,
29.3"famoso assai, ma non con fede ancora.
30.1Tanto fu dolce mio vocale spirto,
30.2che, tolosano, a sé mi trasse Roma,
30.3dove mertai le tempie ornar di mirto.
31.1Stazio la gente ancor di là mi noma:
31.2cantai di Tebe, e poi del grande Achille;
31.3ma caddi in via con la seconda soma.
32.1Al mio ardor fuor seme le faville,
32.2che mi scaldar, de la divina fiamma
32.3onde sono allumati più di mille;
33.1de l'Eneïda dico, la qual mamma
33.2fummi, e fummi nutrice, poetando:
33.3sanz'essa non fermai peso di dramma.
34.1E per esser vivuto di là quando
34.2visse Virgilio, assentirei un sole
34.3più che non deggio al mio uscir di bando".
35.1Volser Virgilio a me queste parole
35.2con viso che, tacendo, disse "Taci";
35.3ma non può tutto la virtù che vuole;
36.1ché riso e pianto son tanto seguaci
36.2a la passion di che ciascun si spicca,
36.3che men seguon voler ne' più veraci.
37.1Io pur sorrisi come l'uom ch'ammicca;
37.2per che l'ombra si tacque, e riguardommi
37.3ne li occhi ove 'l sembiante più si ficca;
38.1e "Se tanto labore in bene assommi",
38.2disse, "perché la tua faccia testeso
38.3un lampeggiar di riso dimostrommi?".
39.1Or son io d'una parte e d'altra preso:
39.2l'una mi fa tacer, l'altra scongiura
39.3ch'io dica; ond'io sospiro, e sono inteso
40.1dal mio maestro, e "Non aver paura",
40.2mi dice, "di parlar; ma parla e digli
40.3quel ch'e' dimanda con cotanta cura".
41.1Ond'io: "Forse che tu ti maravigli,
41.2antico spirto, del rider ch'io fei;
41.3ma più d'ammirazion vo' che ti pigli.
42.1Questi che guida in alto li occhi miei,
42.2è quel Virgilio dal qual tu togliesti
42.3forza a cantar de li uomini e d'i dèi.
43.1Se cagion altra al mio rider credesti,
43.2lasciala per non vera, ed esser credi
43.3quelle parole che di lui dicesti".
44.1Già s'inchinava ad abbracciar li piedi
44.2al mio dottor, ma el li disse: "Frate,
44.3non far, ché tu se' ombra e ombra vedi".
45.1Ed ei surgendo: "Or puoi la quantitate
45.2comprender de l'amor ch'a te mi scalda,
45.3quand'io dismento nostra vanitate,
46.1trattando l'ombre come cosa salda".
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