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1.1Contra miglior voler voler mal pugna;
1.2onde contra 'l piacer mio, per piacerli,
1.3trassi de l'acqua non sazia la spugna.
2.1Mossimi; e 'l duca mio si mosse per li
2.2luoghi spediti pur lungo la roccia,
2.3come si va per muro stretto a' merli;
3.1ché la gente che fonde a goccia a goccia
3.2per li occhi il mal che tutto 'l mondo occupa,
3.3da l'altra parte in fuor troppo s'approccia.
4.1Maladetta sie tu, antica lupa,
4.2che più che tutte l'altre bestie hai preda
4.3per la tua fame sanza fine cupa!
5.1O ciel, nel cui girar par che si creda
5.2le condizion di qua giù trasmutarsi,
5.3quando verrà per cui questa disceda?
6.1Noi andavam con passi lenti e scarsi,
6.2e io attento a l'ombre, ch'i' sentia
6.3pietosamente piangere e lagnarsi;
7.1e per ventura udi' "Dolce Maria!"
7.2dinanzi a noi chiamar così nel pianto
7.3come fa donna che in parturir sia;
8.1e seguitar: "Povera fosti tanto,
8.2quanto veder si può per quello ospizio
8.3dove sponesti il tuo portato santo".
9.1Seguentemente intesi: "O buon Fabrizio,
9.2con povertà volesti anzi virtute
9.3che gran ricchezza posseder con vizio".
10.1Queste parole m'eran sì piaciute,
10.2ch'io mi trassi oltre per aver contezza
10.3di quello spirto onde parean venute.
11.1Esso parlava ancor de la larghezza
11.2che fece Niccolò a le pulcelle,
11.3per condurre ad onor lor giovinezza.
12.1"O anima che tanto ben favelle,
12.2dimmi chi fosti", dissi, "e perché sola
12.3tu queste degne lode rinovelle.
13.1Non fia sanza mercé la tua parola,
13.2s'io ritorno a compiér lo cammin corto
13.3di quella vita ch'al termine vola".
14.1Ed elli: "Io ti dirò, non per conforto
14.2ch'io attenda di là, ma perché tanta
14.3grazia in te luce prima che sie morto.
15.1Io fui radice de la mala pianta
15.2che la terra cristiana tutta aduggia,
15.3sì che buon frutto rado se ne schianta.
16.1Ma se Doagio, Lilla, Guanto e Bruggia
16.2potesser, tosto ne saria vendetta;
16.3e io la cheggio a lui che tutto giuggia.
17.1Chiamato fui di là Ugo Ciappetta;
17.2di me son nati i Filippi e i Luigi
17.3per cui novellamente è Francia retta.
18.1Figliuol fu' io d'un beccaio di Parigi:
18.2quando li regi antichi venner meno
18.3tutti, fuor ch'un renduto in panni bigi,
19.1trova'mi stretto ne le mani il freno
19.2del governo del regno, e tanta possa
19.3di nuovo acquisto, e sì d'amici pieno,
20.1ch'a la corona vedova promossa
20.2la testa di mio figlio fu, dal quale
20.3cominciar di costor le sacrate ossa.
21.1Mentre che la gran dota provenzale
21.2al sangue mio non tolse la vergogna,
21.3poco valea, ma pur non facea male.
22.1Lì cominciò con forza e con menzogna
22.2la sua rapina; e poscia, per ammenda,
22.3Pontì e Normandia prese e Guascogna.
23.1Carlo venne in Italia e, per ammenda,
23.2vittima fé di Curradino; e poi
23.3ripinse al ciel Tommaso, per ammenda.
24.1Tempo vegg'io, non molto dopo ancoi,
24.2che tragge un altro Carlo fuor di Francia,
24.3per far conoscer meglio e sé e ' suoi.
25.1Sanz'arme n'esce e solo con la lancia
25.2con la qual giostrò Giuda, e quella ponta
25.3sì, ch'a Fiorenza fa scoppiar la pancia.
26.1Quindi non terra, ma peccato e onta
26.2guadagnerà, per sé tanto più grave,
26.3quanto più lieve simil danno conta.
27.1L'altro, che già uscì preso di nave,
27.2veggio vender sua figlia e patteggiarne
27.3come fanno i corsar de l'altre schiave.
28.1O avarizia, che puoi tu più farne,
28.2poscia c'ha' il mio sangue a te sì tratto,
28.3che non si cura de la propria carne?
29.1Perché men paia il mal futuro e 'l fatto,
29.2veggio in Alagna intrar lo fiordaliso,
29.3e nel vicario suo Cristo esser catto.
30.1Veggiolo un'altra volta esser deriso;
30.2veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele,
30.3e tra vivi ladroni esser anciso.
31.1Veggio il novo Pilato sì crudele,
31.2che ciò nol sazia, ma sanza decreto
31.3portar nel Tempio le cupide vele.
32.1O Segnor mio, quando sarò io lieto
32.2a veder la vendetta che, nascosa,
32.3fa dolce l'ira tua nel tuo secreto?
33.1Ciò ch'io dicea di quell'unica sposa
33.2de lo Spirito Santo e che ti fece
33.3verso me volger per alcuna chiosa,
34.1tanto è risposto a tutte nostre prece
34.2quanto 'l dì dura; ma com'el s'annotta,
34.3contrario suon prendemo in quella vece.
35.1Noi repetiam Pigmalïon allotta,
35.2cui traditore e ladro e paricida
35.3fece la voglia sua de l'oro ghiotta;
36.1e la miseria de l'avaro Mida,
36.2che seguì a la sua dimanda gorda,
36.3per la qual sempre convien che si rida.
37.1Del folle Acàn ciascun poi si ricorda,
37.2come furò le spoglie, sì che l'ira
37.3di Iosüè qui par ch'ancor lo morda.
38.1Indi accusiam col marito Saffira;
38.2lodiamo i calci ch'ebbe Elïodoro;
38.3e in infamia tutto 'l monte gira
39.1Polinestòr ch'ancise Polidoro;
39.2ultimamente ci si grida: "Crasso,
39.3dilci, che 'l sai: di che sapore è l'oro?".
40.1Talor parla l'uno alto e l'altro basso,
40.2secondo l'affezion ch'ad ir ci sprona
40.3ora a maggiore e ora a minor passo:
41.1però al ben che 'l dì ci si ragiona,
41.2dianzi non era io sol; ma qui da presso
41.3non alzava la voce altra persona".
42.1Noi eravam partiti già da esso,
42.2e brigavam di soverchiar la strada
42.3tanto quanto al poder n'era permesso,
43.1quand'io senti', come cosa che cada,
43.2tremar lo monte; onde mi prese un gelo
43.3qual prender suol colui ch'a morte vada.
44.1Certo non si scoteo sì forte Delo,
44.2pria che Latona in lei facesse 'l nido
44.3a parturir li due occhi del cielo.
45.1Poi cominciò da tutte parti un grido
45.2tal, che 'l maestro inverso me si feo,
45.3dicendo: "Non dubbiar, mentr'io ti guido".
46.1"Glorïa in excelsis" tutti "Deo"
46.2dicean, per quel ch'io da' vicin compresi,
47.1onde intender lo grido si poteo.
47.2No' istavamo immobili e sospesi
47.3come i pastor che prima udir quel canto,
48.1fin che 'l tremar cessò ed el compiési.
48.2Poi ripigliammo nostro cammin santo,
48.3guardando l'ombre che giacean per terra,
49.1tornate già in su l'usato pianto.
49.2Nulla ignoranza mai con tanta guerra
49.3mi fé desideroso di sapere,
50.1se la memoria mia in ciò non erra,
50.2quanta pareami allor, pensando, avere;
50.3né per la fretta dimandare er'oso,
51.1né per me lì potea cosa vedere:
51.2così m'andava timido e pensoso.
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