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LIBRO VIGESIMOQUARTO

1.1Già riportava il sole i dì correnti
1.2e co 'l Leon nemeo volgeasi intorno,
1.3e con gli strali suoi di luce ardenti
1.4da l'orizzonte saettava il giorno,
1.5quando vittoriose altere genti
1.6trasse Goffredo, oltre l'usato adorno,
1.7e là drizzolle, ove l'antica sponda
1.8d'Ascalona nemica al mar s'inonda.
2.1E mossi al mover suo pareano intanto
2.2e valli e monti, e trombe a prova e squille,
2.3co 'l sacro suono e con l'altero canto,
2.4tutte fêan rimbombar l'onde tranquille.
2.5Già 'l pastor col suo coro in aureo manto
2.6seguian gli altri devoti a mille a mille.
2.7Qui nel tempio s'udiano i preghi e i carmi,
2.8e là tremar la terra al suon de l'armi.
3.1Appresso al fiume, che nel mar discende
3.2e lascia a destra la città vicina,
3.3alzò Goffredo le sublimi tende,
3.4allor ch'a l'occidente il sole inchina:
3.5e quivi il tempo a lui promesso attende,
3.6in cui l'alta vittoria il ciel destina:
3.7e come apparve la purpurea luce,
3.8trapassa l'onde al guado il sommo duce.
4.1Era il giorno ch'al sol si scolorâro,
4.2oltra 'l corso immortal, gli ardenti raggi;
4.3e vinto il Re del ciel Satàn avaro,
4.4drizzò 'l trofeo de' sostenuti oltraggi.
4.5Ma questo d'orïente uscia sì chiaro,
4.6come brami tardar gli alti vïaggi.
4.7Gloria e splendor gli accrebbe, e senza velo
4.8volle mirar l'opere illustri il cielo.
5.1Goffredo già passato il picciol fiume,
5.2in ampia valle scende e quinci arriva
5.3al salso mar che di canute spume
5.4sparge fremendo l'arenosa riva.
5.5La fama precorrea con ratte piume,
5.6spargendo il suon che l'Indo e 'l Mauro udiva,
5.7e di terrore empiea quel lido e 'l porto
5.8con le sue trombe, anzi l'Occaso e l'Orto.
6.1L'ammiraglio superbo e pien di sdegno
6.2che fortuna sì dubbio il fin sortisca,
6.3disse: –O di Babilonia antico regno,
6.4ov'è la gloria tua temuta e prisca?
6.5Ben è de l'onor tuo disprezzo indegno
6.6che tanto incontra te Goffredo ardisca
6.7con poche schiere: e ne l'aperto campo
6.8creda trovar da noi rifugio, o scampo.
7.1Io mi credea che d'aspettar securo
7.2fra' suoi ripari e le profonde fosse,
7.3ei si tenesse, o dentro al vecchio muro
7.4ch'una e due volte a suo poter percosse.
7.5O fatto ha de la mente il lume oscuro,
7.6e male estima temerarie posse:
7.7o fame il caccia, quasi estrania belva
7.8dal suo covile, e da l'antica selva.–
8.1Così dic'egli, e con minacce ed onte
8.2pur accresce de' suoi l'orgoglio insano.
8.3Ma già gli viene imperïoso a fronte,
8.4con le sue schiere, il vincitor soprano:
8.5e l'ordinanza sua, larga di fronte,
8.6di fianchi angusta, spiega in largo piano:
8.7stringe in mezzo i pedoni e rende alati
8.8con l'ale de' cavalli entrambi i lati.
9.1Nel corno destro alloga il duce Franco,
9.2su 'l lido il gran Roberto, il buon Raimondo,
9.3Precoldo, Irpin, Clotareo, il vecchio stanco,
9.4Ramboldo, a pochi di valor secondo.
9.5Con Roberto il Normando ei regge il manco,
9.6dov'è maggior de la battaglia il pondo.
9.7Perch'il nemico, che di gente avanza,
9.8quinci di circondarlo avea speranza.
10.1Qui Camillo, Aristolfo, e qui dispone
10.2Ettorre e l'altre schiere a prova elette:
10.3e gente a piè ne' cavalier frappone,
10.4usa a pugnar ne le mortali strette.
10.5Poscia, di palme degna e di corone
10.6quasi una terza schiera appresso ei mette,
10.7e Riccardo ne fa duce e maestro,
10.8opposto de' nemici al corno destro.
11.1E dice: –La vittoria è in te riposta,
11.2ch'a tanti illustri in arme oggi comandi.
11.3Tieni pur la tua schiera alquanto ascosta
11.4dietro quest'ale spazïose e grandi:
11.5e potendo il nemico urtar di costa,
11.6rompi l'ordine ostile e spargi e spandi,
11.7ch'egli vorrà (s'il mio pensier non falle)
11.8ferirci a' fianchi e circondar le spalle.–
12.1Quinci sovra un corsier di schiera in schiera
12.2parea volar tra cavalier', tra fanti.
12.3Scopria la maestà del viso altera,
12.4fulminava ne gli occhi e ne' sembianti.
12.5Confortò il dubbio, e confermò chi spera,
12.6rammentando a l'audace i propri vanti,
12.7le prove al forte; a questo e pregi e palme,
12.8prede promise a quello e care salme.
13.1Fermossi alfine ove l'invitte e prime
13.2e più nobili schiere avea raccolte:
13.3e d'alta parte incominciò sublime,
13.4co' detti, ond'è rapito ogn'uom ch'ascolte.
13.5Come in torrente da l'alpestri cime
13.6soglion qui derivar le nevi sciolte,
13.7così correan volubili e veloci
13.8da la sua bocca le canore voci.
14.1–O de gli empi nemici aspro flagello,
14.2e domator' del lucido Orïente!
14.3ecco l'ultimo giorno, ecco già quello
14.4che pur tanto bramaste, omai presente.
14.5Né senza alta cagion ch'il suo rubello
14.6popolo or si raccolga, il Ciel consente.
14.7Ogni vostro nemico ha qui congiunto,
14.8per fornir molte guerre in un sol punto.
15.1Noi raccorrem molte vittorie in una;
15.2né fia 'l rischio maggior d'alta fatica.
15.3Non temiate di caso o di fortuna,
15.4sì gran turba mirando e sì nemica:
15.5che discorde fra sé mal si raguna,
15.6e fra gli ordini pur se stessa intrica.
15.7Pugneran pochi, e de' più arditi e scaltri,
15.8mancherà a molti il core, il loco a gli altri.
16.1Quei ch'incontra verranci, uomini ignudi
16.2fian per lo più, senza vigor, senz' arte;
16.3che da lor ozio e da' servili studi
16.4la vïolenza or allontana e parte.
16.5Le spade omai tremar, tremar gli scudi,
16.6tremar veggio l'insegne in quella parte:
16.7conosco i dubbi moti e i suoni incerti:
16.8veggio la morte loro a segni aperti.
17.1Quel capitan, che d'ostro adorno e d'oro
17.2trae fuor le squadre, e par sì fèro in vista,
17.3vinse forse talor l'Egizio o 'l Moro;
17.4ma 'l suo valor non fia ch'a noi resista.
17.5Che farà, ben che saggio, in tanta loro
17.6confusïone e sì turbata e mista?
17.7Mal noto è (credo) e mal conosce i sui;
17.8ed a pochi può dir: –Tu fosti: io fui.–
18.1Ma sommo duce io son di gente eletta,
18.2e già gran tempo guerreggiammo insieme:
18.3e poscia un tempo a mio voler l'ho retta.
18.4Di qual di voi non so la patria e 'l seme?
18.5Quale spada m'è ignota, o qual saetta
18.6(ben che per l'aria ancor sospesa freme)
18.7non saprei dir s'è Franca o pur d'Irlanda?
18.8e chi la pon su l'arco e chi la manda?
19.1Chiedo solite cose. Ognun rassembri
19.2quel medesmo ch'altrove io già l'ho visto;
19.3e con l'usato zelo omai rimembri
19.4l'onor mio, l'onor suo, l'onor di Cristo.
19.5Ite, atterrate gli empi, e i tronchi membri
19.6calcate e stabilite il primo acquisto.
19.7Ma perché tardo ciò ch'il ciel dimostra?
19.8Avete vinto, e la vittoria è vostra.–
20.1Parve che nel finir fiammelle e lampi
20.2scendesser verso lui dal ciel sereno,
20.3come talvolta da' cerulei campi
20.4scuote l'ombrosa notte aureo baleno:
20.5ma questa è luce ond'ei più chiaro avvampi,
20.6quasi la mandi il sol dal proprio seno:
20.7e, girandogli al capo, i giri illustri
20.8del sacro regno pareggiâro i lustri.
21.1Ma se cosa del Cielo aprir cantando
21.2presontüosa può lingua mortale,
21.3angel custode fu ch'a lui, girando,
21.4corona fe' con lo splendor de l'ale:
21.5e rilucer vedeasi a quando a quando,
21.6pur come fiamma, a gran diadema eguale.
21.7Trasse Emireno intanto orride squadre,
21.8per negra polve, al sole oscure ed adre.
22.1Egli ancor quinci e quindi avea distese
22.2a l'esercito suo le lunghe corna;
22.3siccome luna suol mostrarle accese,
22.4quando di nuovo a fiammeggiar ritorna:
22.5e per sé il destro in grande spazio ei prese,
22.6e per la gente sua ch'è meglio adorna:
22.7e concesse il sinistro al re de' Persi
22.8che lascerà di sangue i lidi aspersi.
23.1Questi ha 'l soldano Ormus, e i più lontani,
23.2che de l'India lasciâr fervido il suolo;
23.3con l'ammiraglio son regi africani
23.4e siri, e Tisaferne, e 'l regio stuolo.
23.5Là dove stender può ne' larghi piani
23.6l'ala sua destra, e più spedito il volo,
23.7quinci le fionde e le balestre e gli archi,
23.8esser tutte dovean rotate, e scarchi.
24.1Così Emirén gli schiera, e corre anch'esso
24.2per le parti di mezzo e per gli estremi;
24.3per interpreti or parla, or per se stesso
24.4mesce lode e rampogne, e pene e premi:
24.5talor dice ad alcun: –Perché dimesso
24.6mostri, o guerriero, il volto? e di che temi?
24.7Che puote un contra cento? Io mi confido
24.8che fugargli potrò con l'ombra al grido.–
25.1Ad altri: –O valoroso, andiamo avante
25.2con questo cor, con questa faccia ardita.–
25.3L'immagine in alcun, quasi spirante,
25.4desta ne l'alma, e la virtù smarrita,
25.5come la patria in femminil sembiante
25.6parli, o la famigliuola sbigottita:
25.7–Credi (ei dicea) che la tua patria spieghi,
25.8per la mia lingua, le parole e i preghi:
26.1“Guarda tu le mie leggi, e i sacri tempi
26.2fa ch'io del sangue mio non bagni e lavi.
26.3Assecura le vergini da gli empi,
26.4e i sepolcri ov'han l'ossa i padri e gli avi.
26.5A te piangendo i lor passati tempi,
26.6mostran le bianche chiome i vecchi gravi:
26.7a te la moglie le mammelle e 'l petto,
26.8la cuna e i figli, e 'l marital suo letto”.–
27.1A molti poi dicea: –L'Asia campioni
27.2vi fa de l'onor suo: da voi s'aspetta
27.3contra que' pochi e barbari ladroni
27.4di mille offese alfin crudel vendetta.–
27.5Così con arti varie, in vari suoni,
27.6le varie genti a la battaglia affretta.
27.7S'appressavano intanto e quinci e quindi
27.8Egizi, Persi, Siri e Mauri ed Indi.
28.1Mirabil vista fu d'alto spavento,
28.2quando l'un duce e l'altro a fronte venne,
28.3veder com'ogni schiera a passo lento
28.4di muover già, già di ferire accenne:
28.5sparse ondeggiar l'altere insegne al vento,
28.6e verltilar su' gran cimier le penne:
28.7arme, imprese, colori, e 'l sol ch'avvampa,
28.8e quasi anch'egli a guerreggiar s'accampa.
29.1Sembra d'arbori densi ampia foresta
29.2l'un campo e l'altro, in guisa d'aste abbonda.
29.3Son tesi gli archi ed ogni lancia è in resta,
29.4girasi a cerco ogni rotante fionda.
29.5Il feroce destrier s'aggira e pesta
29.6il negro piano e l'arenosa sponda;
29.7gonfia le nari, e spira il fumo, e morde,
29.8tanto è il suo sdegno a quel furor concorde.
30.1Bello in sì bella vista è il grande orrore,
30.2ed esce dal timor nuovo diletto:
30.3né men le trombe orribil e canore
30.4muovono il cor ne l'animoso petto.
30.5L'esercito fedel vince d'onore,
30.6d'animo, e di virtù, non pur d'aspetto:
30.7e canta in più guerriero e chiaro carme
30.8ogni sua tromba, e maggior luce ha l'arme.
31.1Fêr le trombe de' Franchi il primo invito;
31.2risposer l'altre e cominciâr la guerra.
31.3S'inginocchiâr sino all'estremo lito
31.4tutti i fedeli e poi baciâr la terra.
31.5Decresce in mezzo il campo; è già sparito:
31.6e già il nemico il suo nemico afferra.
31.7E 'l corno estremo già percote e punge,
31.8e la parte di mezzo intanto aggiunge.
32.1Trema la terra al periglioso assalto;
32.2risuonan l'arenose e curve sponde,
32.3e 'l pian si tinge di sanguigno smalto,
32.4e gran nube di strali il sole asconde.
32.5Si leva gonfio il mar, mugghiando, in alto,
32.6e fanno in lui contesa i venti e l'onde.
32.7La natura spaventa, il ciel rimbomba,
32.8come sia tutto spirto e voce e tromba.
33.1Dive ch'avete in ciel l'alto governo
33.2de le spere, girando, in sé converse,
33.3chi primier meritò l'onore eterno,
33.4primier ferendo allor le genti avverse?
33.5Il Normando Roberto al fèro Esterno,
33.6innanzi a tutti gli altri il petto aperse:
33.7quel cade e col gran corpo il suolo ingombra,
33.8mentre a lui cieca morte i lumi adombra.
34.1Roberto con la destra allora stringe,
34.2rotto avendo il troncon, la buona spada;
34.3e tra gli Egizi il suo destrier sospinge,
34.4e 'l folto de la schiera apre e dirada:
34.5coglie Rapoldo ov'ei s'affibbia e cinge,
34.6onde avvien che trafitto a terra ei cada:
34.7poi fér la gola, e tronca al crudo Alarco
34.8de la voce e del cibo il doppio varco.
35.1E d'un fendente Orindo, Orgeo di punta,
35.2l'uno atterra stordito e l'altro uccide.
35.3Poscia il pieghevol nodo ond'è congiunta
35.4la manca al braccio, ad Arimon recide.
35.5Lascia, cadendo, il fren la man disgiunta;
35.6su gli orecchi al destriero il colpo stride;
35.7ma quel che sente in suo poter la briglia,
35.8fugge attraverso e gli ordini scompiglia.
36.1Conoscer non si può (tant'oltre è scorso)
36.2di qual parte egli sia, ma punge e fére;
36.3e sprona il suo destrier ch'il freno o 'l morso
36.4non sente, e turba le nemiche schiere.
36.5Come il torrente con veloce corso,
36.6inonda i paschi e le campagne intere,
36.7accresciuto da piogge e da procelle,
36.8e l'opre de' cultori ei porta e svelle;
37.1così strugge costui l'iniquo seme
37.2degli empi ed apre a' suoi seguaci il passo.
37.3Ma i nomi oscuri, ch'in silenzio or preme
37.4l'età quasi vetusta, addietro i' lasso.
37.5I suoi nemici allor ristretti insieme
37.6cercan di por tanto valore a basso:
37.7e de' Normandi suoi l'invitta forza
37.8seco s'aduna e lor rispinge e sforza.
38.1Ma Tisafenle non crollata torre
38.2sembra di guerra e ben fondata altezza;
38.3onde l'impeto ostil ch'in lui trascorre,
38.4nel duro scontro egli reprime e spezza:
38.5ed ancide Gerlone, ancide Astorre,
38.6che men la vita che la gloria apprezza:
38.7e, rompendo gran lancia appresso il ferro,
38.8gli lascia dentro il corpo affisso il cerro.
39.1E da la spada poi non lunge ucciso
39.2Brunellone il membruto, Ardonio il grande:
39.3l'elmetto a l'uno e 'l capo appar diviso,
39.4che pende, e stilla a due contrarie bande:
39.5trafitto è l'altro ove ha principio il riso:
39.6e 'l suo misero cor dilata e spande:
39.7di sua morte ei ridea, pianger volendo,
39.8orribilmente, e trapassò ridendo.
40.1Ormondo intanto a le cui fère mani
40.2era commessa la spietata cura,
40.3con false insegne e portamenti estrani,
40.4guida i compagni allor d'empia congiura.
40.5Così lupi notturni, a' fidi cani
40.6talor sembianti, entro la nebbia oscura
40.7vanno a le mandre, e spian come in lor s'entre,
40.8timida coda ristringendo al ventre.
41.1Gìasi appressando; e, non lontano al fianco
41.2del pio Goffredo, i suoi guerrier divise.
41.3Ma come avvicinar l'orato e 'l bianco
41.4egli mirò de le sospette assise:
41.5–Ecco (gridò) quel traditor, che Franco
41.6or si dimostra in sì mentite guise,
41.7co' Fenici ladroni;– e l'empia turba
41.8sol con la voce il cavalier perturba.
42.1Poi con la spada il piaga, e 'l fèro Ormondo
42.2non fére e non fa schermo e non s'arretra;
42.3ma come d'idre e di ceraste immondo
42.4abbia il Gorgon su gli occhi or gela e 'mpétra:
42.5e di mill'aste ancor sostiene il pondo,
42.6da mille spade alfin la morte impètra.
42.7E l'ira che lui spegne e i suoi consorti,
42.8toglie l'alma non sol, ma il corpo a' morti.
43.1Come di sangue ostil si vede asperso,
43.2spinge Goffredo il suo destriero e 'l volve
43.3là 've non molto lunge il duce avverso
43.4le più ristrette schiere apre e dissolve;
43.5ma 'l fèro stuolo al suo valor disperso,
43.6va come a l'Austro l'africana polve:
43.7altri ei fére, altri uccide, altri discaccia
43.8sin là dove Emirén grida e minaccia.
44.1Comincian qui le due feroci destre
44.2contesa qual non arse in riva al Xanto.
44.3Ma fanno altrove aspra tenzon pedestre
44.4Ponzio, Ermano, Cantelmo, Amico intanto,
44.5ed Engerlano: e di battaglia equestre
44.6Raimondo e quel di Frisa ha gloria e vanto,
44.7appresso il mare ove l'arena è rossa,
44.8e sparsa d'arme omai, di membra e d'ossa.
45.1Il forte re de' Persi e 'l gran Roberto
45.2fan crudel guerra, e sin ad or s'agguaglia.
45.3Ma Raimondo non ha nel rischio incerto
45.4paragon degno di crudel battaglia.
45.5Ma del soldàn d'Ormus il viso aperto,
45.6tutte l'altre arme sue gli rompe e smaglia.
45.7Ugon, Procoldo, Irpino il salso lido
45.8trascorre e pone a morte il volgo infido.
46.1Tal'era la battaglia; e 'n dubbia lance,
46.2co 'l timor le speranze eran sospese;
46.3pien tutto il campo è di spezzate lance,
46.4di rotti scudi e di smagliato arnese,
46.5di spade affisse a le sanguigne guance,
46.6al ventre, a' petti; altre cadute e stese;
46.7di corpi altri supini, altri co' volti,
46.8quasi mordendo il suolo, al suol rivolti.
47.1Giace il cavallo al suo signore appresso,
47.2giace il compagno appo il compagno estinto,
47.3giace il nemico appo il nemico, e spesso
47.4sul vivo il morto e 'l vincitor sul vinto.
47.5Non v'è silenzio e non v'è grido espresso,
47.6ma s'ode un flebil suon roco, indistinto:
47.7fremiti di furor, mormorii d'ira,
47.8gemiti di chi langue, e parte spira.
48.1L'arme ricche d'argento e di lavoro,
48.2faceano or vista tenebrosa e mesta.
48.3Son tolti i lampi al ferro, i raggi a l'oro,
48.4luce o vaghezza a' bei color non resta.
48.5Quanto apparia d'adorno o di sonoro
48.6su gli elmi e su gli scudi or si calpesta.
48.7La polve ingombra ciò ch'al sangue avanza:
48.8tanto i campi mutâr sorte e sembianza!
49.1Ma Tisaferne vòlto al fèro mastro
49.2che tutto spira ancor furore e rabbia,
49.3vedendo estinti i suoi che tolse al rastro,
49.4quasi d'onrata impresa ei più non abbia
49.5speranza, e 'ncolpi il ciel ch'in sì duro astro
49.6ivi il condusse a la sanguigna sabbia,
49.7gli disse: –Adunque noi già tardi e stanchi,
49.8cediam nel primo sforzo ai duci Franchi?
50.1Deh, se giammai d'onor ti cale, o calse,
50.2andianne contra lui che vince e sforza
50.3tutt'altri: e senza l'arme occulte e false,
50.4ci basti, e senza fraude, ardita forza.–
50.5Così diss'egli; e l'uno e l'altro assalse
50.6il pio Goffredo a cui cedeva a forza
50.7il superbo Emireno, e i suoi rispinti:
50.8e del suo vincitore han gloria i vinti.
51.1Ma l'empio veglio il suo pensier maligno
51.2già non oblia, né qui da se discorda:
51.3e, non avendo altr' arme od altro ordigno
51.4d'alma crudel d'avaro premio ingorda,
51.5fére al duce il cavallo, e 'n lui sanguigno
51.6fa due volte il suo tronco: e non si scorda
51.7già del ritrarsi o degli usati modi;
51.8né cerca più onorate e chiare lodi.
52.1Il ferito cavallo a terra cade
52.2dopo non lungo spazio; ahi duro caso!
52.3e quel mastro crudel di feritade
52.4mandar la nobil vita al mesto occaso
52.5pensa: e con cento lance e cento spade
52.6s'avvicina al gran duce a piè rimaso.
52.7Tisaferne e Brimarte ancor l'astringe:
52.8gran corona di ferro intorno il cinge.
53.1Ma non rimase il fido Eustachio in sella,
53.2ch'il possente fratello a piedi ha scorto.
53.3E sua fortuna, o sia propizia o fella,
53.4soffrir vuol seco, o vincitore o morto:
53.5e Lutoldo, e 'l germano insieme appella,
53.6ed Unichier già del periglio accorto;
53.7e co' due messaggier Lamberto e Pirro,
53.8e 'l guerrier di Bertagna, inculto il cirro.
54.1Cento e cent'altri a prova allor vedresti
54.2lasciar la sella volontari, e 'l freno,
54.3dove il gran duce a' suoi nemici infesti
54.4ripugna, e del lor sangue il suolo ha pieno:
54.5ch'al vincer seco ed al morir son presti,
54.6e voglion palma ne la morte almeno.
54.7O d'invitto valor mirabil opra,
54.8ch'in gran periglio più s'avanzi e scopra!
55.1L'Arabo intanto e l'Etiòpe e 'l Siro,
55.2che l'estremo volgean del destro corno,
55.3gìansi stendendo e dispiegando in giro,
55.4per far da tergo a' nostri oltraggi e scorno.
55.5E gli arcieri ch'il loco ivi sortîro,
55.6piover facean saette a lor d'intorno:
55.7quando Riccardo e 'l suo drappel si mosse,
55.8quasi vento rinchiuso e tuono ei fosse.
56.1Assimiro di Meroe infra l'adusto
56.2stuol d'Etiopia ebbe gran pregio e loda.
56.3Riccardo trapassò l'orrido busto,
56.4là dove il nero collo in lui s'annoda.
56.5Poi ch'eccitò de la vittoria il gusto,
56.6l'ira del vincitore ivi trasmoda;
56.7né sì temuto è in erto monte o 'n bosco
56.8orso, drago, leon per rabbia o tosco.
57.1Qual tre lingue vibrar l'empio serpente,
57.2o folgore che d'alto a terra caggia,
57.3suol con tre punte aprir la nube ardente,
57.4e fulminar montagna aspra e selvaggia:
57.5tal fra' nemici ei fiammeggiar repente
57.6con tre spade parea ne l'alta piaggia;
57.7e d'ogni colpo uscir tre lampi accensi:
57.8quanto abbaglia il terror la mente e i sensi!
58.1Gli africani tiranni e i negri regi,
58.2l'un nel sangue de l'altro a morte ei stende;
58.3Achilde il segue e gli altri duci egregi,
58.4che d'emulo valor l'esempio accende:
58.5e cade con orribili dispregi
58.6l'infedel plebe e sol se stessa offende:
58.7né guerra v'è ma gente
58.8e quinci il ferro, indi è la gola opposta.
59.1Qual vento, ch'abbia incontra o selva o colle,
59.2doppia ne la contesa il corso e l'ira;
59.3ma poi con spirto più sereno e molle
59.4per le vacue campagne ei passa e spira;
59.5o qual fra scogli il mar spuma e ribolle,
59.6e per l'aperto onde più quete aggira:
59.7tal per contrasto è quel furor soverchio,
59.8ma scema allor che rotto è il fèro cerchio.
60.1Poi che sdegnossi in fuggitivo dorso
60.2spender tant'ire e tanti colpi invano;
60.3volse a la gente a piè veloce il corso,
60.4ch'ebbe l'arabo al fianco e l'africano:
60.5or nuda è da quel lato, e chi soccorso
60.6dar le deveva, o giace, od è lontano.
60.7Vien da traverso; e de' nimici inermi
60.8l'armato cavalier, tremanti e 'nfermi,
61.1gli ordini rompe: e la tempesta e 'l vento
61.2più tardi atterra la matura messe:
61.3non cento lingue adamantine e cento,
61.4con le voci d'acciar sonanti e spesse,
61.5narrar potrian l'orrore e lo spavento,
61.6e 'l fèro scempio de le genti oppresse:
61.7o come il vincitor, ch'orno e celèbro,
61.8sparso di sangue, e d'ossa, e di cerèbro,
62.1trapassa il duro campo; e in vece d'erba
62.2calca l'arme, e le squadre al suol pareggia.
62.3L'orride insegne in lui Morte superba
62.4spiega come in suo regno, e 'l sangue ondeggia.
62.5Ma 'l gran soldano ove 'l suo fato il serba
62.6venne, lasciando la sublime reggia,
62.7e per le vie dov'è perpetua notte,
62.8giunse a le schiere non disperse e rotte:
63.1da la parte vicina a l'onde salse,
63.2dove fortuna i lor perigli adegua,
63.3giunse con pochi eletti e i nostri assalse,
63.4co' quai non volse mai pace né tregua:
63.5e tanto in breve spazio ei fece e valse,
63.6in guisa d'uom ch'il suo destin persegua,
63.7che mosse quella squadra e poscia aprilla,
63.8e fe' l'onda più rossa e men tranquilla.
64.1Gran ministro parea del cieco Inferno
64.2a' fèri colpi, a le sembianze, a gli atti:
64.3e fatto de' nemici empio governo,
64.4e molti de' migliori a morte ha tratti:
64.5cosi a le mète de l'onore eterno
64.6di terminar con gli animosi fatti
64.7pensa la breve vita e com'ei n'esca,
64.8quasi ella senza regno omai gl'incresca.
65.1Intanto avvien ch'al buon Riccardo aggiunga,
65.2in vece di romor, certo messaggio,
65.3che nel mezzo frappone ora più lunga
65.4a la vendetta del suo grave oltraggio:
65.5e 'l prega che 'l destriero affretti e punga
65.6fino al loco ove fa dubbio paraggio
65.7il sommo duce in sanguinosa calca:
65.8né del suo corso il dir punto diffalca.
66.1Miete ciò che rincontra, e rotto e sparso,
66.2col ferro più temuto a terra spande
66.3il glorïoso vincitor di Tarso,
66.4che non viene a cercar pregi o ghirlande
66.5di quercia omai; né di sua vita è scarso,
66.6perch'ei difenda invitto duce e grande.
66.7Ma 'l fier veglio, Brimarte, Oronzio, e Fulgo,
66.8ancisi adegua al morto orrido vulgo.
67.1Poi fra la turba scende e varia e mista,
67.2ch'il suo valore in fèra morte agguaglia,
67.3ed offre il suo destrier pacato in vista
67.4al pio guerrier perch'ei v'ascenda e saglia:
67.5–Signore, il tuo periglio or più m'attrista
67.6ch'il mio medesmo, ed a mercé mi vaglia
67.7tanto, ch'il mio destrier di te sia degno,
67.8e n'abbia quest'onor la patria e 'l regno.–
68.1Così gli disse, e l'altro a lui rispose:
68.2–Dunque io n'andrò sul tuo destrier securo
68.3lunge da te ch'a gran periglio espose?
68.4Ahi, che la vita or senza te non curo:
68.5dunque rimonta e fa mirabil cose;
68.6non tardiam la vittoria al tempo oscuro,
68.7ch'io lascio un de' miei propri, e questo or prendo
68.8del forte Achilde e lui con gli altri attendo.–
69.1Così parlò Goffredo. E 'n un sol punto
69.2questi e quegli al destrier la sella ingombra:
69.3e parve gran torrente a fiume aggiunto,
69.4o tuono a tuon, quando più il ciel s'adombra;
69.5che dopo breve spazio, in lui disgiunto
69.6segna di foco il calle oscuro e l'ombra:
69.7e l'un verso Aquilon le nubi infiamma,
69.8l'altro sparge ne l'Austro accesa fiamma.
70.1Ma Goffredo lasciò fra' primi ucciso
70.2Corcut, empio figliuol d'empio tiranno,
70.3che prima sua fortuna avea diviso
70.4da lui che vive in angoscioso affanno.
70.5La spada gli partì la fronte e 'l viso,
70.6e 'l tolse d'un fallace e caro inganno:
70.7ch'il regno l'infelice avea sperato,
70.8e fuggir d'aspra morte il duro fato.
71.1Pur quivi ancora a la vittoria intoppo
71.2è Tisaferne, e gli è Goffredo a fronte,
71.3che taglia de la guerra il duro groppo,
71.4e vuol finirla anzi ch'il di tramonte.
71.5Ma quel fellon, ch'è troppo fiero e troppo
71.6forte, gli fa sentir, quasi di Bronte
71.7la forza e 'l peso; onde gravosa e carca
71.8la testa il sommo duce al petto inarca.
72.1Ma subito si drizza e 'n alto ei s'erge,
72.2e vibra il ferro; e rotto il duro usbergo,
72.3gli apre le coste e l'aspra punta immerge
72.4in mezzo al cor dov'ha la vita albergo:
72.5tanto oltre va, che l'una piaga asperge
72.6a quel crudele il petto, e l'altra il tergo:
72.7ond'a l'anima aperto è doppio calle
72.8di gir, mugghiando, a la tartarea valle.
73.1La maraviglia insieme e l'orror misto
73.2stringe agli Egizi il freddo sangue in ghiaccio;
73.3e Rimedon, come il gran colpo ha visto,
73.4fèra simiglia ch'e già colta al laccio:
73.5e chiaramente il suo morir previsto,
73.6sente stancarsi a la fatica il braccio:
73.7cosa insolita a lui, ma qual non regge
73.8de l'opre di quaggiù l'eterna legge?
74.1Come vede talor torbidi sogni
74.2l'egro che nulla il suo vigor rinfranca,
74.3e par ch'invan le tarde membra agogni
74.4stender al corso onde languisce e manca:
74.5né conosce le forze a' suoi bisogni
74.6già pronte, ed ogni parte ha grave e stanca;
74.7e scioglier vuol ancor la pigra lingua,
74.8ma non avvien che voce altrui distingua:
75.1così vorria fuggir con gli altri a schiera
75.2Rimedon che portò l'alta insegna:
75.3tanto timor l'ingombra, e nulla ei spera
75.4difesa o scampo almeno e fuga indegna.
75.5Ma gli parla Emirén con voce altera,
75.6che de l'altrui timor si rode e sdegna:
75.7–Or sei tu quel ch'a sostener gli eccelsi
75.8segni del mio signor fra mille io scelsi?
76.1Rimedon, questa insegna a te non diedi,
76.2acciò ch'indietro tu rivolga i passi.
76.3Dunque il grand'ammiraglio in guerra vedi,
76.4e 'n gran periglio ancora e solo il lassi?
76.5Che brami? di salvarti? Or meco riedi,
76.6ché per la presa strada a morte vassi.
76.7Combatta quel cui di salvarsi aggrada:
76.8la via d'onor de la salute è strada.–
77.1Così dicea de l'infedele Egitto
77.2il fèro duce con turbato sguardo;
77.3quando l'insegne del suo impero afflitto
77.4prese mirò, tal ch'il soccorso è tardo;
77.5e con un colpo del Normando invitto
77.6a piè caduto Rimedon gagliardo,
77.7è mezzo il braccio suo reciso e tronco
77.8pur come ramo di selvaggio tronco.
78.1Goffredo intanto a lui dubbioso giunge,
78.2e 'n arrivando (o che gli pare) avanza
78.3ogni cosa che sia terrena e lunge
78.4dal cielo, e di valore e di sembianza:
78.5nuovo timor, nuovo terrore il punge;
78.6ed oblia del valor la ferma usanza,
78.7e i propri detti; e dal valor, che strugge
78.8le sue schiere fugaci, anch'ei sen fugge.
79.1Qual ne l'età dei sacri eroi vetusta,
79.2gli Amorrei perseguendo in fuga sparsi,
79.3accrebbe spazio a la vittoria angusta,
79.4e scorse Giosuè lo sol fermarsi:
79.5tal, mentre ei disperdea la gente ingiusta,
79.6Goffredo il vide in cielo immobil farsi,
79.7pur come viva fede il fermi e leghi:
79.8o maraviglia de' suoi giusti preghi!
80.1Tu poscia il terzo fosti a cui trascorse,
80.2invitto Carlo, il di più tardo in cielo:
80.3e più tardi rotâro il Carro e l'Orse.
80.4A te Febo sgombrò l'orrido velo,
80.5e con sua luce a tua pietà soccorse
80.6e 'ntepidissi a mezzo verno il gelo:
80.7né turbò la vittoria o nube o nembo,
80.8aprendo l'Albi a' vincitori il grembo.
81.1L'Albi le rive a la tua gloria e l'Istro
81.2soggiogato inchinava; e 'n lor sostenne
81.3de l'augello, d'imperio alto ministro,
81.4l'altere insegne e le sacrate penne:
81.5né potea fato al tuo valor sinistro
81.6lui ritardar che d'alto vide e venne
81.7sovra l'idra, e non tronchi i capi estinse,
81.8e 'n Germania l'Europa e 'l mondo ei vinse.
82.1Il furor catenato, e 'l gran rubello
82.2fu da te preso e 'l giogo imposto a gli empi:
82.3e fece la clemenza allor più bello,
82.4o Carlo, il mondo e più felici i tempi.
82.5Or chi più di Quirino o di Marcello
82.6le spoglie esalta, appese a' sacri tempi?
82.7Tu, se natura e 'l mondo e 'l ciel trionfi,
82.8quai merti sovra 'l sol palme e trionfi?
83.1Ma qual pronto destrier ch'in giro obliquo
83.2s'affretta e sferza intorno a l'alta meta,
83.3stanco del corso e de lo spazio iniquo,
83.4corre più ratto al fine ov'ei s'acqueta:
83.5tal con le stanche rime al tempo antiquo
83.6io torno ove il riposo altri non vieta
83.7e veggio omai del bel Sebeto in riva
83.8corona almen di più tranquilla oliva.
84.1Prese Goffredo allora alto consiglio
84.2riordinando i suoi con più bell'arte,
84.3poi che perder il campo, e 'n gran periglio
84.4i Franchi egli vedea da l'altra parte.
84.5Ciascun venia del sangue ostil vermiglio,
84.6ciascun le schiere avverse ha rotte e sparte:
84.7e parea dubbia ancor fortuna in mezzo,
84.8così l'integre corna urtâr da sezzo.
85.1Qui 'l possente Altamoro in pugna avversa
85.2nulla del core invitto allor perdéo,
85.3bench'il perda la gente e d'India e Persa,
85.4ma 'l buon Costanzo uccide e 'l buon Romeo.
85.5Erasmo e Gallo, a cui fu patria Anversa,
85.6per le sue fiere mani allor cadéo,
85.7e Clodion da la famosa Ardenna,
85.8e 'l conte degli Amanci e quel di Brenna.
86.1Ma rosseggiar parea di ferro e d'ostro,
86.2crollando il fier soldano orrida lancia
86.3innanzi a tutti; e qual tartareo mostro
86.4minacciava superbo Italia e Francia:
86.5e 'l figlio tinto ancor del sangue nostro,
86.6sotto l'elmo non suo la molle guancia
86.7giovinetto copriva; e gir solingo
86.8non temerebbe in periglioso arringo.
87.1Ma gli vide Riccardo, e quasi a volo
87.2il rapido Circino ei mosse e 'l punse,
87.3per vendicarsi omai del fèro stuolo
87.4che la sua amata compagnia disgiunse:
87.5il soldàn già sentia l'estremo duolo
87.6annunzïarsi al cor quand'egli aggiunse;
87.7pur gli si volse incontra e 'l ferro ei vibra,
87.8e ne le forze sue si fonda e libra.
88.1–E 'n vece di mio nume, a me sia (disse)
88.2questa mia destra, o figlio, e questo ferro
88.3che tanti altri nemici ancor trafisse,
88.4ché sol fidando in mia virtù non erro:
88.5e mal grado di stelle erranti e fisse,
88.6s'oggi questo crudel con l'asta afferro,
88.7tu mi sarai trofeo di nuove spoglie.–
88.8Così parlando, ogni sua forza accoglie.
89.1E previen nel colpir, ma non impiaga
89.2l'altro ch'arme ha dal ciel lucenti e ferme.
89.3A lui non giova tempra, od arte maga,
89.4ch'è già ferito, e pare a' colpi inerme.
89.5A la man che s'innalza e fèra piaga
89.6porta di novo a quelle membra inferme,
89.7sottentra il figlio e lor difende e guarda,
89.8e 'l nemico furor sostiene e tarda.
90.1Mentre cede al nemico il re feroce,
90.2dal forte scudo del figliuol difeso,
90.3i barbari innalzando orribil voce,
90.4l'arme lanciâro in lui ch'è nulla offeso:
90.5né di ferri né d'aste il furor nuoce
90.6a que' doni celesti o 'l grave peso:
90.7ei ne lo scudo si ricopre e serra,
90.8e la nube sostien d'orrida guerra.
91.1Sì come allor che ruinosa a basso
91.2la grandine dal ciel risuona e scende,
91.3e per fuggir, con frettoloso passo,
91.4l'avaro zappator l'arme riprende:
91.5fugge ogni altro da' campi, e d'alto sasso
91.6nel curvo seno il peregrino attende,
91.7o' n ben securo albergo, il caldo raggio
91.8ch'il richiami al suo lungo aspro vïaggio:
92.1così coperto è da quel nembo oscuro,
92.2e l'ire tutte e i colpi allor sostenta:
92.3e 'l giovine, ch'incontro aver sì duro
92.4non si credea, minaccia, anzi spaventa:
92.5–Dove ruini, o di morir securo?
92.6La tua virtute oltr' il poter s'avventa.
92.7Falsa pietà ti sforza o pur t'inganna
92.8nel punto estremo; e 'l troppo ardir condanna.–
93.1Ma già l'avara Parca il filo incide
93.2di lui ch'il suo valor non tenne a freno;
93.3e il ferro micidial fiammeggia e stride
93.4sovra 'l dorato scudo, e 'l coglie appieno:
93.5e per mezzo il fanciullo apre e divide,
93.6insin che tutto a lui s'asconde in seno,
93.7e gli empie il grembo di purpureo sangue:
93.8mesta l'alma abbandona il corpo esangue.
94.1Ma 'l padre intanto in su le molli arene,
94.2dove il mar mormorando il lido bagna,
94.3s'appoggia al tronco e fermo in lui s'attiene,
94.4mentre il sangue a le piaghe asciuga e stagna.
94.5Stan servi scelti intorno: altri gli tiene
94.6lo scudo e l'elmo; ei del figliuol si lagna
94.7egro anelante e sol di lui dimanda,
94.8genitor mesto; e messi e preghi ei manda.
95.1Ma già fuggirne a l'arenosa riva
95.2vedea la sparsa e sbigottita gente;
95.3e 'l gemito e 'l romor da lunge udiva,
95.4e il mal conobbe la presaga mente;
95.5e quasi certo fu che più non viva
95.6il suo figliuolo oltre l'età possente;
95.7onde le palme e gli occhi al ciel rivolse,
95.8e 'n questa guisa anzi 'l morir si dolse:
96.1–Tanto di viver dunque avea diletto,
96.2o figlio, senza te, ch'io pur soffersi
96.3ch'in mia vece esponessi al ferro il petto,
96.4e la mia prole al mio destino offersi?
96.5Da queste piaghe tue salute aspetto,
96.6vivo per la tua morte? O cieli avversi!
96.7Or l'esiglio è infelice, or giunto il colpo
96.8è troppo addentro e 'l mio timor n'incolpo.
97.1Ch'io più tosto deveva al fèro strazio
97.2espor la vita che miseria adduce
97.3e servitute alfine: e pago e sazio
97.4far lungo odio immortal d'infesto duce.
97.5Or io cerco al morir più lungo spazio?
97.6Né lascio il mondo e l'odïosa luce?
97.7Ma lascerolla,– e grave intanto ed egro,
97.8chiede il destrier, al duol conforme e negro.
98.1E coperto de l'arme, in sella ei monta
98.2e 'l precipita al corso e nulla ei teme:
98.3e i fuggitivi in su quel lido affronta,
98.4che 'l giusto vincitor percote e preme.
98.5Ferve in mezzo del cor lo sdegno e l'onta,
98.6e col lutto la rabbia è mista insieme,
98.7e da le furie l'agitato amore,
98.8e noto a se medesmo empio valore.
99.1E con gran voce il gran Riccardo appella
99.2tre volte, e quel conobbe il fèro suono
99.3e 'l minacciar di barbara favella
99.4che rimbombò quasi terribil tuono:
99.5–Faccia Chi muove il sole ed ogni stella,
99.6(s'anco di te mal vendicato io sono)
99.7che fra noi nuova pugna or si cominci:
99.8vàntati poi se mi dispogli e vinci.–
100.1Tanto sol disse; e con gran lancia infesta
100.2impetüosamente incontra è corso,
100.3drizzando il colpo a la superba testa.
100.4L'altro schivò l'incontro e 'l fiero corso;
100.5e rivolto da quella parte a questa
100.6il veloce destrier ch'è pronto al morso.
100.7–Crudelissimo (dice), in qual periglio
100.8vuoi spaventarmi, or che mi hai tolto il figlio?
101.1Non pavento il morir, non pena o scempio,
101.2non Dio nel ciel che mi condanna a torto,
101.3e mi fa di miseria al mondo esempio.
101.4Lascia, ch'io qui ritorno ad esser morto
101.5e del mio sangue il mio difetto adempio;
101.6ma questi doni anzi il morir ti porto.–
101.7Tacque e 'l percosse; e 'l suo destrier rotando,
101.8parve in un largo giro andar volando.
102.1E doppiati aspri colpi, ampie rivolte,
102.2lui che gli spinse il gran Circino addosso,
102.3colse nel fianco, e 'l circondò tre volte,
102.4e nulla ancor l'avea crollato o scosso.
102.5Di strali e d'aste impetuose e folte
102.6da lunge intanto il cavalier percosso,
102.7girò tre volte col robusto braccio
102.8gran selva onde lo scudo è grave impaccio.
103.1Poi che sì lungo indugio alfin gl'increbbe,
103.2e di tante percosse il duol sofferto,
103.3spronò forte il destriero, e l'ira accrebbe
103.4sovra il nemico, omai presago e certo
103.5del suo destino; e 'n guisa a ferir l'ebbe,
103.6che la spada gli entrò nel petto aperto:
103.7né 'l suo Circin fe' men terribil opra,
103.8anzi il nero Tigrin gittò sossopra.
104.1Cadde il cavallo; e 'l cavalier trafitto
104.2sotto oppresso giacea languendo a forza.
104.3Sovra Riccardo il suo crudel despitto
104.4inasprò in lui che non si leva o sforza:
104.5–Dove (dicendo) è Solimano invitto?
104.6e quella del suo core orribil forza?–
104.7Quegli a l'incontro appena a sé ritrasse
104.8lo spirto, e come vita omai sdegnasse:
105.1–Che rimproveri a me, nemico acerbo?
105.2quasi la morte sia vergogna o scorno.
105.3Nulla colpa è il morire; e non riserbo
105.4questa misera vita ad altro giorno.
105.5Né tu del sangue giovinil superbo,
105.6altra co 'l mio figliuol, di spoglie adorno,
105.7pietà qui patteggiasti;– e più non disse;
105.8ma 'l colpo attese ond'altri il cor trafisse.
106.1Poi ch'il soldàn ch'in perigliosa guerra,
106.2quasi novello Anteo, cadde e risorse,
106.3alfin calcò la sanguinosa terra;
106.4di lingua in lingua un alto suon trascorse:
106.5e Fortuna che varia e 'nstabil erra,
106.6non tenne la vittoria alata in forse:
106.7che ne l'insegne trïonfali e grandi,
106.8spiegò Napoli antica a' suoi Normandi.
107.1Siccome in Medoaco, o 'n Mincio, o 'n Sorga,
107.2l'acqua chiusa talor s'avanza e cresce
107.3e 'nsino al sommo in poco spazio ingorga,
107.4poi ne l'aperte vie si spande ed esce;
107.5alfin precipitando al mare sgorga,
107.6o 'n maggior fiume si disperde e mesce:
107.7così correan con spaventoso grido,
107.8rotto il ritegno, i Turchi al salso lido.
108.1De la gente crudel che sparsa or fugge,
108.2tante sono le strida e gli urli e 'l lutto,
108.3ch'a pena s'ode il mar, ch'irato mugge,
108.4e dianzi udissi rimbombar per tutto:
108.5e quel furor che la persegue e strugge,
108.6cangia in sanguigno il più canuto flutto:
108.7né d'acqua, ma di sangue omai correnti
108.8van per la negra arena ampi torrenti.
109.1Né sola ingombra l'arenosa sponda
109.2la turba che non fa guerra o contrasto;
109.3ma dal timor cacciata, entra ne l'onda,
109.4portando a' pesci il sanguinoso pasto.
109.5Parte fugge a le navi, altri s'affonda:
109.6rari veggonsi a nuoto in gorgo vasto.
109.7Gli caccia il gran Riccardo e batte a tergo
109.8in quel de' venti procelloso albergo.
110.1E par ch'un turbo in mezzo a l'acque il porti,
110.2tanto è leve il destrier nel corso ondoso:
110.3e quasi tomba fa d'orride morti
110.4del mar l'umido letto e 'l fondo erboso.
110.5E qual fuggono i pesci a' quieti porti
110.6da gran delfin che turba il lor riposo
110.7e divora di lor qualunque ei prenda,
110.8tal qui par ch'al suo scampo ogni altro intenda.
111.1Pieno era il mar di corredate navi,
111.2che fûro accolte incontra a' duci nostri
111.3e di macchine ancora armate e gravi,
111.4dove tra remi e tra pungenti rostri,
111.5moriano appresi a quelle eccelse travi,
111.6cadendo in preda a gli affamati mostri;
111.7e di vele e di remi e di governo
111.8ei le disarma e prende i venti a scherno.
112.1Ma par che la Fortuna omai si sdegni
112.2ch'un cavaliero in mezzo al mar sonante
112.3ardisca trionfar de' salsi regni
112.4e del felice ardir si glorii e vante,
112.5e tragga a' curvi lidi i curvi legni
112.6che varie prede avean raccolte avante
112.7fra le foci del Nilo e di Scamandro,
112.8correndo da Canopo infino Antandro.
113.1E 'l gran vento african con grande orgoglio
113.2innalza l'onde minacciando a destra;
113.3e percotendo pur di scoglio in scoglio,
113.4le rompe, e mugge ne la riva alpestra.
113.5Gli altri han lunge da lui tèma e cordoglio:
113.6ei non allenta la feroce destra;
113.7ma i legni sforza e la nemica turba
113.8incontra lei e 'l mare e 'l ciel perturba.
114.1E 'ntanto avvien che gli sollevi ed erga
114.2d'onde sanguigne incontra un alto monte;
114.3e gli ricopra omai, non pur asperga,
114.4l'elmo e la chioma e l'animosa fronte;
114.5ma non sì ch'il destriero o lui sommerga.
114.6Né il forte Orazio già, spezzato il ponte,
114.7tal fu nel Tebro, o 'n mezzo 'l Xanto Achille,
114.8con l'aiuto di fiamme e di faville.
115.1Né i glorïosi che passâro a Colco,
115.2o gli altri presso Troia o 'ntorno a Tebe,
115.3che fêr su i corpi estinti il fèro solco,
115.4e di sangue inondâr l'orride glebe:
115.5né l'opre di nocchiero o di bifolco,
115.6onde convien ch'agogni errante plebe,
115.7diêr tanta maraviglia al secol prisco,
115.8quanta il guerrier nel tempestoso risco.
116.1Ma 'l buon Tancredi da non grave piaga
116.2impedito, non cessa, anzi combatte:
116.3e Sifante e Sonar a morte impiaga,
116.4Arimeo, Lusco, Ardingo ancisi abbatte:
116.5e Cirno, e Sirlon che d'arte maga
116.6fu mastro; e l'alme insin da' corpi ha tratte:
116.7e con la spada che fiammeggia e flagra,
116.8di sangue impingua adusta terra e magra.
117.1Seco Aristolfo, e seco Eustachio intanto
117.2seguon le turbe invêr l'eccelse tende,
117.3dove insieme si mesce il sangue e 'l pianto,
117.4e 'l suon de l'alte voci al cielo ascende.
117.5Ma nessun più de gli empi o gloria o vanto
117.6cerca d'invitta morte, o si difende;
117.7e come non vi sia rifugio o schermo,
117.8ferma è la fuga e lor destino è fermo.
118.1E riverenti in atto, il ferro ignudo
118.2chinâro a terra e la smarrita faccia;
118.3non osando innalzar asta né scudo
118.4contra morte che segue e lor minaccia:
118.5e morian, quasi belve in fèro ludo
118.6cinte d'intorno, o 'n sanguinosa caccia:
118.7ma di lor toglie molti a morte acerba,
118.8ed al trïonfo l'umiltà riserba.
119.1E quinci i nostri a depredar conversi
119.2ricchi vasi rapian d'argento e d'auro;
119.3arme e spoglie d'Egizi, Assiri e Persi,
119.4d'aspre fatiche alfin premio e ristauro:
119.5e i cari arnesi fûr di sangue aspersi,
119.6e 'n gran tempo macchiato ampio tesauro
119.7ch'ivi Emireno avea raccolto insieme
119.8sin da le parti d'Orïente estreme.
120.1Ed egli innanzi a la guardata porta
120.2d'Ascalona s'è fermo: indi rimira
120.3d'innumerabil turba e sparsa e morta,
120.4e de' suoi propri danni ancor sospira.
120.5E con la faccia dispettosa e torta,
120.6guardando il ciel, freme di sdegno e d'ira;
120.7e 'L suo falso profeta e 'L fato incolpa,
120.8come il suo perder sia celeste colpa.
121.1–Ov'è la tua virtù ch'indarno io chieggio?
121.2e quella de gli dèi che tanto ponno?
121.3fra' quali hai presso Dio diadema e seggio,
121.4dator di nuove leggi, e duce, e donno
121.5de l'Orïente? E pur di male in peggio
121.6cader ci lasci? E dormi un lungo sonno?
121.7né de' popoli tuoi servi e distrutti
121.8t'hanno anco desto l'alte strida e i lutti?
122.1Le ruine non miri? e questo giorno
122.2quasi fatale? e l'onor tuo cadente?
122.3E perch'arroge al vergognoso scorno,
122.4questo ne fa la vil despetta gente
122.5ch'umile, inerme e peregrina, intorno
122.6a noi cibo e pietà chiedea sovente?
122.7or minaccia, lasciato il lordo sacco,
122.8gli alti regni d'Egitto e di Baldacco?
123.1E di nostra pietà che già sì pronta
123.2a lei sovvenne, è ingiusto premio e fèro
123.3l'orrida morte, e 'l vil servaggio e l'onta,
123.4e la ruina d'uno e d'altro impero?
123.5Deh qual miracol mai si scrive o conta,
123.6come questo ch'abbiam presente e vero?
123.7che l'agnello è mutato in lupo e 'n angue,
123.8ed in fèro leon che sugge il sangue?
124.1Gli angeli che l'Eufrate aggrava al fondo
124.2han forse sciolte le catene e rotte,
124.3e i mostri suoi dal cieco orror profondo,
124.4armati or manda la tartarea notte.
124.5Aperti son gli abissi e guasto il mondo,
124.6le nostre genti a duro fin condotte,
124.7fra mille strazi e scorni: e tu si tardi
124.8la tua vergogna e 'l nostro mal riguardi?
125.1Tante genti, tant'arme insieme accolsi,
125.2tanti duci e guerrier famosi in guerra;
125.3tant'argento, tant'oro, or diedi, or tolsi,
125.4tratto di la dove s'aduna e serra;
125.5e sossopra de l'Asia i regni volsi,
125.6insino a Battro e l'africana terra,
125.7sol per tua gloria e de l'amata legge,
125.8e di lui ch'in tuo nome impera e regge:
126.1e tu mi lasci a chi m'ancida e prenda,
126.2schernito ed egro? E pur ne' tempi sacri
126.3non ha tomba Gesù ch'alto risplenda
126.4fra tanti doni d'oro e simulacri.
126.5Or chi più fia ch'in tua meschita accenda
126.6arabi odori? o statue erga o consacri,
126.7come io gia feci? e l'error mio ricordo,
126.8idol bugiardo, e cieco nume e sordo.–
127.1Così diceva; e con pensiero incerto
127.2or mirava l'arene, or l'onde amare;
127.3e tutto il lido omai vedea coperto
127.4d'estinti corpi e sanguinoso il mare;
127.5né sa come ricovri in gran deserto,
127.6o per l'onde si fugga: e 'ntanto appare
127.7Goffredo a lui come orrida tenèbra:
127.8ei dal fato non ha scampo e latebra.
128.1Contra il temuto duce il destrier punge;
128.2e 'l timor cangia in più rabbioso sdegno;
128.3e mostra ov'egli passa, ov'egli aggiunge,
128.4di valor disperato orribil segno:
128.5e grida (poi che 'l suo refugio è lunge):
128.6–Ecco per le tue mani a morir vegno:
128.7ma tenterò ne la caduta estrema
128.8che la ruina mia ti colga e prema.–
129.1Così disse Emireno; e 'n forte punto
129.2mosse, e ferir gli parve alta colonna.
129.3Egli a l'incontro da gran colpo aggiunto,
129.4onde stordisce e 'n su l'arcione assonna,
129.5poscia è trafitto; e 'l suo mortal disgiunto
129.6da l'alma che gli fu consorte e donna,
129.7in terra cadde: e di partir s'afflige
129.8l'altra ch'è ratta a la profonda Stige.
130.1Morto il fiero Emireno, appena or resta
130.2chi narri il caso di quel duce estinto;
130.3onde Goffredo dal seguir s'arresta,
130.4ch'Altamor vede a piè di sangue tinto,
130.5con mezza spada e con mezzo elmo in testa,
130.6da cento lance ripercosso e cinto.
130.7–Renditi (grida a lui), ch'io son Goffredo.–
130.8Risponde quegli: –A te mi rendo e credo.
131.1Me l'oro del mio regno e care gemme
131.2ricompreran de la diletta moglie.–
131.3Soggiunse a lui Goffredo: –Il ciel non dièmme
131.4animo tal che di tesor m'invoglie:
131.5ciò che verrà da l'indiche maremme,
131.6abbiti pure, e ciò che Persia accoglie;
131.7ché de la vita altrui prezzo non cerco.
131.8Guerreggio in Asia e non vi cambio, o merco.–
132.1Così vinse Goffredo: e 'n cielo, intento
132.2a mirar la vittoria, è fermo il sole.
132.3E poi nel giro suo più tardo e lento
132.4non par ch'ad altra gente indi sen vole.
132.5E già tranquillo il mar, sereno il vento,
132.6l'aria più chiara assai ch'ella non suole:
132.7tanto col vincitore il ciel s'allegra,
132.8e la natura, dianzi afflitta ed egra.
133.1Al mar sanguigno il glorïoso duce,
133.2ed al funesto campo omai le spalle
133.3rivolge e parte; e con l'istessa luce
133.4trapassa il fiume e la frondosa valle:
133.5e le sue invitte squadre anco riduce
133.6(né la scorta del ciel gl'inganna o falle),
133.7anzi tanto del giorno è lor rimaso,
133.8ch'entrâro in Capitolia anzi l'occaso.
134.1Quasi in trionfo par che spieghi e mostri
134.2il vincitor de l'onorate imprese
134.3e disarmati i carri e gl'indi mostri,
134.4e l'alte insegne già squarciate e prese:
134.5e con macchine eccelse, antenne e rostri,
134.6ed auree spoglie, e vario e ricco arnese:
134.7e vòte le faretre, e rotti gli archi,
134.8e di ferro i prigioni avvinti e carchi.
135.1Persi, Assiri, Etiòpi ed Indi appresso
135.2presi n'andâr con vergognose fronti,
135.3e 'l re gia sì famoso, or sì dimesso,
135.4fra gli altri in guerra più famosi e conti.
135.5Coronati di palma e di cipresso,
135.6cantano il vincitore i colli e i monti:
135.7né valle intorno v'ha che non rimbombe
135.8di sacre squille e di canore trombe.
136.1Così gli accoglie la città terrena,
136.2la città che lor serba e pace e regno;
136.3regno e pace ch'il cielo ha più serena:
136.4e 'l ciel gli aspetta, fuor d'ira e di sdegno.
136.5Per l'alta via ch'è già calcata e piena
136.6d'umil plebe sottratta al giogo indegno,
136.7al gran Sepolcro va la nobil pompa,
136.8senza nemico che la tardi e rompa.
137.1Dove Sion, pendendo al lucid'òrto,
137.2copre ritonda mole a' primi raggi,
137.3giacque il gran Re, ch'in croce affisso e morto
137.4trionfò de la morte e de gli oltraggi.
137.5Qui venerâr la tomba, ond'ei risorto
137.6poscia a' suoi fidi apparve alti messaggi.
137.7E 'l duce, di pietà sublime esempio,
137.8donò le spoglie e sciolse i voti al tempio.
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