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LIBRO DECIMOTERZO

1.1Tondo è il ricco edifizio, e nel più chiuso
1.2grembo di lui, ch'è quasi centro al giro,
1.3verdeggia un bosco oltra natura ed uso
1.4di quanti più famosi unqua fiorîro.
1.5Ordine inosservabile e confuso
1.6di logge intorno i demon fabbri ordîro,
1.7e tra l'oblique vie di quel fallace
1.8ravvolgimento impenetrabil giace.
2.1Per la maggior di cento porte e cento,
2.2ch'avea quell'ampio albergo, entrâr costoro,
2.3dove stridea l'effigïato argento
2.4su' cardini del fino e lucid'oro.
2.5Fermâr ne le figure il guardo intento,
2.6ché vinta la materia è dal lavoro.
2.7Manca il parlar; di vivo altro non chiedi,
2.8né questo manca ancor, s'a gli occhi credi.
3.1Mirasi qui fra lascivette ancelle
3.2favoleggiar con la conocchia Alcide:
3.3se l'Inferno espugnò, resse le stelle,
3.4or torce il fuso; Amor se 'l guarda e ride.
3.5Mirasi Iole con la destra imbelle
3.6per ischerno trattar l'arme omicide,
3.7e 'ndosso ha 'l cuoio del leon, che sembra
3.8ruvido troppo a belle e dolci membra.
4.1D'incontra è un mare, e di canuto flutto
4.2vedi spumanti i suoi cerulei campi;
4.3e l'un ordine e l'altro in mezzo instrutto,
4.4con navi ed arme, e uscir da l'arme i lampi.
4.5D'oro fiammeggia l'onda, e par che tutto
4.6d'incendio marzïal Leucate avvampi.
4.7Quinci Augusto i Romani, Antonio quindi
4.8trae l'Orïente, Egizi, Assiri, ed Indi.
5.1Svèlte nòtar le Cicladi diresti
5.2per l'onde, e i monti co' gran monti urtarsi:
5.3tanto impeto sospinge e quelli e questi
5.4ne' torreggianti legni ad incontrarsi.
5.5Già volar faci, e colpi agri e funesti
5.6vedi, e di negro sangue i mari sparsi:
5.7ecco (né punto ancor la pugna inchina)
5.8ecco fuggir la barbara regina.
6.1E fugge Antonio, e lasciar può la speme
6.2de l'imperio del mondo, ov'egli aspira.
6.3Non fugge no, non teme no, non teme;
6.4ma segue lei che fugge, e seco 'l tira.
6.5Vedresti lui, simile ad un uom che freme
6.6d'amore a un tempo e di vergogna e d'ira,
6.7mirar, volgendo gli occhi, or la crudele
6.8e dubbia guerra, or le fugaci vele.
7.1Ne le latebre poi del Nilo accolto
7.2attender pare in grembo a lei la morte;
7.3e nel piacer d'un bel leggiadro volto
7.4sembra ch'il duro fato egli conforte.
7.5Di cotai segni varïato e scolto
7.6era il metallo de le regie porte.
7.7I duo guerrier, poi che dal vago obbietto
7.8rivolser gli occhi, entrâr nel dubbio tetto.
8.1Qual Meandro fra rive oblique e incerte
8.2scherza, e con dubbio corso or scende or monta:
8.3queste acque a' fonti e quelle al mar converte;
8.4e mentre ei vien, sé che ritorna, affronta:
8.5tali e più inestricabili, e men erte
8.6son queste vie, ma 'l libro in sé l'impronta,
8.7il libro, don del veglio, e 'n breve modo
8.8de gli errori dispiega e solve il modo.
9.1Poi che lasciâr gli avviluppati calli,
9.2in lieto aspetto il bel giardin s'aperse:
9.3acque stagnanti, mobili cristalli,
9.4gigli, rose e vïole, e bianche e perse.
9.5Prati erbosi, alti colli, apriche valli,
9.6selve e spelunche in una vista offerse:
9.7l'arte che 'l bello e 'l caro accresce a l'opre,
9.8l'arte che tutto fa, nulla si scopre.
10.1Stiman negletto in parte il dolce loco,
10.2e che natura sia ch'ivi dipinga.
10.3Di natura arte sembra, e quasi un gioco,
10.4che la sua imitatrice assembri e finga.
10.5Ma l'aura che d'amore inspira il foco,
10.6l'aura ch'al dolce mormorar lusinga,
10.7l'aura che sempre vola, e sempre è vaga,
10.8opra è d'incanto e di mal'arte maga.
11.1Vezzosi augelli infra le verdi fronde
11.2temprano a prova pur lascive note.
11.3Mormora l'aura, e fa le foglie e l'onde
11.4dolce garrir, mentre le increspa e scote.
11.5Quando taccion gli augelli, alto rìsponde,
11.6quando cantan gli augei, legger percote,
11.7non di più colpo che soave vento,
11.8ond'accresca dolcezza al bel concento.
12.1Musica è l'aura, e 'l fonte e 'l rivo e 'l bosco,
12.2e mastre d'armonie le fronde, i rami,
12.3scola d'Amor quel seggio ombroso e fosco,
12.4ove ei Febo e le Muse inviti e chiami,
12.5mentre vi sparge e miete il dolce tosco,
12.6e mille tende intorno e reti ed ami,
12.7e vi son di lacciuol'forme sì care,
12.8che ventura il cadervi e gloria appare.
13.1Vola fra gli altri augei con piume sparte
13.2di color vari un c'ha purpureo il rostro,
13.3e larga lingua, ond'ei distingue e parte
13.4il suo parlar, che più simiglia il nostro:
13.5questi ivi allor con sì mirabil'arte
13.6s'udì cantar, che parve un raro mostro:
13.7tacquero gli altri ad ascoltare intenti,
13.8e fermâro i susurri in aria i venti.
14.1–Deh mira (egli cantò) spuntar la rosa
14.2dal verde suo, modesta e verginella,
14.3che, mezza aperta ancora e mezza ascosa,
14.4quanto si mostra men, tanto è più bella:
14.5ecco poi lieta il seno e baldanzosa
14.6dispiega, ecco poi langue e non par quella:
14.7quella non par che desiata avanti
14.8fu da varie donzelle e vari amanti.
15.1Così trapassa al trapassar d'un giorno,
15.2de la vita mortale il fiore e 'l verde;
15.3né, perché faccia indietro april ritorno,
15.4si rinfiora ella mai né si rinverde.
15.5Cogliam la rosa in sul mattino adorno
15.6di questo dì, che tosto il seren perde.
15.7Cogliam d'amor la rosa; amiamo or quando
15.8s'ama e riama, in dolci modi amando.–
16.1Tacque; e di vaghi augelli 'l lieto coro,
16.2quasi approvando, il canto indi ripiglia.
16.3Raddoppian le colombe i baci loro;
16.4ogni animal d'amar si riconsiglia.
16.5Par che la dura quercia e 'l casto alloro,
16.6e tutta la frondosa ampia famiglia,
16.7par che la terra e l'acqua e formi e spiri
16.8dolcissimi d'amor sensi e sospiri.
17.1Fra melodia sì molle, e fra cotante
17.2vaghezze allettatrici e lusinghiere,
17.3gìa quella coppia rigida e costante
17.4a' vezzi de l'inganno e del piacere.
17.5Ecco vedea su nel mirare avante,
17.6tra fronda e fronda, o le parea vedere:
17.7vedea pur certo il vago e la diletta,
17.8ch'egli è in grembo a la donna, essa a l'erbetta.
18.1Ella dinanzi al petto ha il vel diviso,
18.2e 'l crin sparge negletto al vento estivo:
18.3langue per vezzo, e l'infiammato viso
18.4è rugiadoso, e vezzosetto, e schivo.
18.5Qual raggio in onda, le scintilla un riso
18.6ne gli umidi occhi tremulo e lascivo.
18.7Sovra lui pende; ed ei nel grembo molle
18.8le pose il capo, e 'l viso al viso attolle.
19.1E i famelici sguardi avidamente
19.2in lei pascendo, si consuma e strugge.
19.3S'inchina, e i dolci baci ella sovente
19.4liba or da gli occhi, e da le labbra or sugge:
19.5ed in quel punto sospirar si sente
19.6profondo sì, che pensi: –or l'alma fugge,
19.7e 'n lei trapassa peregrina–. Ascosi
19.8mirano i due guerrier gli atti amorosi.
20.1E veggion lei che le stellanti ciglia
20.2da lui non torce, e placida il vagheggia;
20.3ma nel sembiante Venere somiglia,
20.4che d'amor (com'è fama) arde e fiammeggia.
20.5La sua gonna or cerulea ed or vermiglia
20.6diresti, ed or s'indora ed or verdeggia;
20.7sì ch'uom sempre diversa a se lei vede,
20.8quantunque volte a riguardarla riede.
21.1Così piuma talor, che di gentile
21.2amorosa colomba il collo cinge,
21.3mai non si mostra a se stessa simìle,
21.4ma 'n diversi colori al sol si tinge:
21.5or d'accesi rubin sembra un monile,
21.6or di verdi smeraldi il lume finge,
21.7ora insieme gli mesce; e varia e vaga
21.8in cento modi occhi bramosi appaga.
22.1Dal fianco de l'amante, estranio arnese,
22.2un cristallo pendea lucido e netto.
22.3Sorse; e quel fra le mani a lei sospese,
22.4ne' misteri d'Amor ministro eletto.
22.5Con luci ella ridenti, ei con accese,
22.6mirano in vari oggetti un solo obbietto;
22.7ella del vetro a sé fa specchio, ed egli
22.8gli occhi di lei si fa lucenti spegli.
23.1L'uno di servitù, l'altra d'impero
23.2si gloria; ella in se stessa, ed egli in lei:
23.3–Volgi, dicea, deh volgi, il cavaliero,
23.4a me quegli occhi onde beata bei.
23.5Conosci l'arme ond'io languisco e pero,
23.6ne le mie piaghe e ne gl'incendi miei.
23.7Mira più bel che 'n vetro, o 'n gelid'acque
23.8l'idolo tuo nel cor, che sol ti piacque.
24.1E s'io ti spiaccio ancor, com'egli è vago
24.2mirar almen potessi il proprio volto:
24.3che 'l guardo tuo, s'altrove ei non è pago,
24.4gioirebbe felice in sé rivolto;
24.5non può specchio ritrar sì dolce imago,
24.6né in picciol vetro è un paradiso accolto;
24.7ma di sembianze sì ridenti e belle
24.8specchio è sol degno il ciel con l'auree stelle.–
25.1Ride ella al suon di dolci note impresse,
25.2né lascia il vagheggiarsi, o i bei lavori;
25.3ma de gli erranti crini allor ripresse
25.4con aurei nodi i lascivetti errori:
25.5e quell'auro ch'amore avvolge e tesse,
25.6tutto cosparse d'odorati fiori:
25.7e 'n bianco sen le peregrine rose
25.8giunse a' nativi gigli, e 'l vel dispose.
26.1Né 'l superbo pavon sì vago in mostra
26.2spiega la pompa de l'occhiute piume,
26.3né l'iride sì bella indora e innostra
26.4il curvo grembo e rugiadoso al lume;
26.5ma bel sovra ogni fregio il cinto or mostra,
26.6che di lasciar giammai non ha costume:
26.7vario tessuto, e di sua man dipinto
26.8con l'ago, ond'il bel fianco adorno è cinto.
27.1Ivi lusinghe e vezzi a mille a mille
27.2erano fatti, ivi susurri e baci,
27.3e molli sdegni, e placide e tranquille
27.4repulse in bel contesto, e care paci.
27.5V'era Amore e Desio con sue faville,
27.6anzi con vive fiamme e vive faci.
27.7V'era il quasi parlar, che in dolci modi
27.8fa sovente a' più saggi inganni e frodi.
28.1Fine alfin posto al vagheggiar, richiede
28.2congedo, e 'l bacia, e 'n sul partir l'invoglia.
28.3Ella per uso il dì se n'esce, e riede,
28.4e spia d'intorno la vietata soglia:
28.5egli riman, ch'a lui non si concede
28.6lasciar loco, o mutare abito e spoglia:
28.7e tra le fiere alberga e tra le piante,
28.8se non quanto è con lei romito amante.
29.1Ma quando l'ombra con silenzi amici
29.2copre al furto d'amore i servi accorti,
29.3traggono le notturne ore felici,
29.4con nodi affissi più tenaci e forti.
29.5Or mentre ricercava altre pendici
29.6Armida, abbandonando i suoi diporti,
29.7l'uno e l'altro guerrier, quasi d'aguato,
29.8uscì, di ricche e lucide arme ornato.
30.1Qual veloce destrier, ch'al faticoso
30.2onor de l'arme vincitor sia tolto;
30.3e lascivo marito in vil riposo
30.4soglia tra verdi paschi errar disciolto:
30.5da metallo sonoro e luminoso
30.6con gran nitrire a l'improvviso è vòlto;
30.7già già brama l'arringo, e brama il corso,
30.8e scoter del nemico il grave dorso:
31.1tal si fece il garzon, quando repente
31.2de l'orme il lampo gli occhi suoi percosse;
31.3quel sì guerrier, quel sì feroce ardente
31.4spirto pur dianzi a lo splendor si mosse,
31.5ben che tra gli agi, e nel piacer languente,
31.6e quasi oppresso da letargo ei fosse.
31.7Intanto Araldo oltra ne viene, e 'l terso
31.8e luminoso scudo ha in lui converso.
32.1Egli tosto a lo scudo 'l guardo gira,
32.2onde si vede in lui qual siasi e quanto
32.3con barbarica pompa adorno spira
32.4tutto odori ed aromi 'l crine, e 'l manto:
32.5e 'n vece de la spada, aver ei mira
32.6un chiaro speglio che gli pende accanto,
32.7con feminei istromenti, ond'orni e coma,
32.8parta e distingua lunga ed aurea chioma.
33.1Qual uom da grave ed alto sonno oppresso,
33.2dopo vaneggiar lungo, in sé riviene;
33.3tale ei tornò nel rimirar se stesso;
33.4ma se stesso mirar già non sostiene.
33.5Già vede il volto, e timido e dimesso,
33.6guardando a terra, la vergogna il tiene.
33.7Sì che n'andrebbe e sotto il mare, e dentro
33.8il foco, per celarsi, e giù nel centro.
34.1Araldo allora incominciò parlando:
34.2–Va l'Asia tutta, e va l'Europa in guerra:
34.3chiunque pregio brama, a l'ozio il bando
34.4dato, guerreggia ne la sacra terra.
34.5Te solo, o figlio di Guglielmo, amando,
34.6femina avvolge in laberinto e serra:
34.7te sol de l'universo il moto or nulla
34.8move, egregio campion d'empia fanciulla.
35.1Qual sonno, o qual letargo ha sì sopito
35.2il tuo valore? o qual viltà l'alletta?
35.3O quale attendi glorïoso invito,
35.4se te nel campo la vittoria aspetta?
35.5Vieni, o guerrier sublime, e sia fornito
35.6il ben comincio assalto; e l'empia setta
35.7che già crollasti, a terra estinta cada
35.8sotto la tua fulminea e invitta spada.–
36.1Tacque il giovine incauto, e mesto e fioco
36.2parve e confuso, e senza moto o voce.
36.3Ma sdegno uscì de la vergogna in loco,
36.4sdegno guerrier de la ragion feroce,
36.5ed al rossor del volto un nuovo foco
36.6rependo ivi mando l'ira veloce;
36.7onde cruccioso egli squarciò l'indegne
36.8pompe, di servitù misere insegne.
37.1E la confusïon torbida e torta
37.2lasciando, ei se n'usci del laberinto.
37.3Intanto Armida de la regia porta
37.4mirò fuggito ogni custode e vinto.
37.5Sospettò prima, e si fu poscia accorta
37.6ch'era il suo vago al dipartirsi accinto:
37.7e 'l vede (ahi fèra vista!) al dolce albergo
37.8dar frettoloso fuggitivo il tergo.
38.1Volea gridar: –Dove, o crudel, me sola
38.2lasci?– Ma 'l varco al suon chiuse il dolore;
38.3sì che la rotta sua flebil parola
38.4tornò dolente a rimbombar su 'l core.
38.5Misera, i suoi diletti omai le invola
38.6forza e saper del suo saper maggiore:
38.7ella se 'l vede, e di morir contenta
38.8è, se no 'l ferma, e l'arti sue ritenta.
39.1Quante mormorò mai profane note
39.2tessala maga con la bocca immonda,
39.3ciò che arrestar può le celesti rote,
39.4e l'alme trar de la prigion profonda,
39.5sapea ben tutte; e pur oprar non puote
39.6ch'almen l'Inferno al suo voler risponda.
39.7Lascia gl'incanti, e vuol provar se vaga
39.8lagrimosa beltà sia miglior maga.
40.1Corre, e non ha d'onor cura e ritegno:
40.2ahi dove or sono i tuoi trionfi e i vanti?
40.3Costei d'amor, quantunque gira, il regno
40.4volse e rivolse (e sol co' cenni) avanti:
40.5e così pari al fasto ebbe lo sdegno,
40.6ch'amò d'essere amata, odiò gli amanti,
40.7a cui fûr legge incerta i chiari lumi,
40.8col varïar de' suoi dolci costumi.
41.1Or negletta e delusa, in abbandono
41.2rimasa, segue pur chi fugge e sprezza;
41.3e procura adornar co 'l pianto il dono,
41.4rifiutato per sé, di sua bellezza.
41.5Vassene; ed al piè tenero non sono
41.6quel giogo intoppo, o quella dura asprezza:
41.7e per messaggio il grido innanzi invia,
41.8per lui fermar ne la selvaggia via.
42.1Forsennata gridava: –O tu che porte
42.2teco parte di me, parte ne lassi:
42.3o prendi l'una, o rendi l'altra, o morte
42.4dà insieme ad ambe; arresta, arresta i passi:
42.5sol che l'ultime voci a te sian porte,
42.6non dico i baci; altra più degna avrassi
42.7quelli da te. Che temi, empio, se resti?
42.8Potrai negar, poi che fuggir potesti.–
43.1Dissegli Araldo allor: –Già non conviene
43.2che d'ascoltar costei, signor, ricusi;
43.3di beltà armata e de' suoi preghi or viene
43.4dolcemente nel pianto amaro infusi:
43.5qual più forte di te, se le sirene
43.6vedendo ed ascoltando, a vincer t'usi?–
43.7Così ragion tranquilla alta regina
43.8si fa de' sensi, e se medesma affina.
44.1Allor rimase il cavaliero: ed ella
44.2sovraggiunse anelante e lagrimosa;
44.3dolente sì, che nulla più, ma bella
44.4altrettanto però quanto dogliosa.
44.5Lui guarda, e 'n lui s'affissa, e non favella:
44.6o che sdegna, o che pensa, o che non osa.
44.7Ei lei non mira, e, se pur mira, il guardo
44.8dolente volge, e vergognoso e tardo.
45.1Qual musico gentil, pria che disnodi
45.2la dotta lingua in alta voce e chiara,
45.3con dolcissimi accenti in bassi modi
45.4a l'armonia gli animi altrui prepara:
45.5tal costei non oblia l'arti e le frodi
45.6anco per doglia, o per fortuna amara;
45.7ma de' sospiri fa concento in prima,
45.8per dispor l'alma in cui le voci imprima.
46.1Poi cominciò: –Non aspettar ch'io preghi,
46.2crudel, te, com'amante amante deve.
46.3Tai fummo un tempo; or se 'l ricusi e neghi,
46.4e stimi tal memoria acerba e greve,
46.5come nemico almeno ascolta: i preghi
46.6d'un nemico talor l'altro riceve.
46.7Ben quel ch'io chieggio è tal che darlo puoi,
46.8e integri conservar gli sdegni tuoi.
47.1Se m'odii, e 'n ciò diletto e gioia or senti,
47.2non ten vengo a privar. Godi pur d'esso.
47.3Giusto a te pare, e siasi. Anch'io le genti
47.4d'Italia odiai, no 'l nego, odiai te stesso.
47.5Nacqui pagana, usai l'arti possenti,
47.6acciò che fosse il vostro imperio oppresso.
47.7Te persegui', te presi, e te lontano
47.8da l'arme trassi in luogo ignoto e strano.
48.1Aggiungi a questo ancor quel ch'a maggiore
48.2onta tu rechi ed a maggior tuo danno:
48.3t'ingannai, t'allettai nel nostro amore;
48.4empia lusinga certo, iniquo inganno:
48.5lasciarsi côrre il virginal suo fiore,
48.6far de le sue bellezze altrui tiranno,
48.7quelle, ch'a mille antichi in premio sono
48.8negate, offrire a novo amante in dono.
49.1Sia questa pur tra le mie frodi, e vaglia
49.2sì la mia grave colpa o 'l mio difetto,
49.3che tu quinci ti parta, e non ti caglia
49.4di questo albergo tuo già sì diletto.
49.5Vattene, passa il mar, pugna, travaglia,
49.6struggi la fede nostra, anch'io t'affretto.
49.7Che dico nostra? ah non più mia: fedele
49.8sono a te sola, idolo mio crudele.
50.1Solo ch'io segua te mi si conceda,
50.2piccola fra' nemici anco richiesta.
50.3Non lascia indietro il predator la preda;
50.4va il trionfante, il prigionier non resta.
50.5Me tra l'altre tue spoglie il campo veda
50.6ed a l'altre tue lodi aggiunga or questa,
50.7che l'altrui schernitrice abbi schernito,
50.8mostrando me, sprezzata ancella, a dito.
51.1Sprezzata ancella, a chi si nudre e serva
51.2la bionda chioma, or ch'a te fatta è vile?
51.3Raccorcerolla; al titolo di serva
51.4più converrassi un abito servile.
51.5Te seguirò, quando l'ardor più ferva
51.6de la battaglia, entro la turba ostile.
51.7Animo ho certo, ho quel vigor che baste
51.8a portarti, signor, gli arnesi e l'aste.
52.1Sarò, qual più vorrai, scudiero o scudo;
52.2non fia che in tua difesa il cor risparmi.
52.3Per questo sen, per questo collo ignudo,
52.4pria che giungano a te, passeran l'armi.
52.5Barbaro forse non sarà sì crudo,
52.6che ti voglia ferir, per non piagarmi:
52.7donando ogni piacer di sua vendetta
52.8a questa, qual si sia, beltà negletta.
53.1Misera, ancor presumo, ancor mi vanto
53.2di schernita beltà che nulla impetra.–
53.3Volea più dir; ma l'interruppe il pianto,
53.4che qual fonte sorgea di viva pietra.
53.5Prendergli cerca allor la destra e 'l manto,
53.6miserabile in atto, ed ei s'arretra.
53.7Resiste e vince; ed onde amor esclude,
53.8al lagrimoso umore il varco chiude.
54.1Non entra amore a rinovar nel seno
54.2la fiamma più fervente e meno antica;
54.3v'entra pietate in quella vece almeno,
54.4pur compagna d'amor, ben che pudica:
54.5e lui commove in guisa tal, ch'a freno
54.6può ritener le lagrime a fatica.
54.7Pur quel tenero affetto entro ristringe,
54.8e quanto può l'acqueta, e la rispinge.
55.1Poi le risponde: –Armida, assai mi pesa
55.2di te: sì potess'io, come il farei,
55.3del mal concetto ardor l'anima accesa
55.4sgombrarti; òdi non son, né sdegni i miei:
55.5né vo' vendetta, né rammento offesa,
55.6né serva tu, né tu nemica or sei.
55.7Errasti, è vero, e trapassasti i modi,
55.8ora gli amori eccitando, or gli òdi;
56.1ma che? son colpe umane, e colpe usate;
56.2scuso la natia legge, il sesso e gli anni.
56.3Anch'io parte fallii: s'a me pietate
56.4negar non vo', non fia ch'io te condanni.
56.5Fra le care memorie ed onorate,
56.6mi sarai ne le gioie, e ne gli affanni:
56.7sarò tuo cavalier, quanto concede
56.8la guerra d'Asia, e con l'onor la fede.
57.1Deh sia del fallir nostro or questo il fine
57.2e di nostra vergogna; e non ti spiaccia
57.3che in quel monte, del ciel quasi confine,
57.4la memoria di lor sepolta giaccia:
57.5ed in parti remote e 'n più vicine
57.6sola de l'opre mie questa si taccia;
57.7deh non voler che segni ignobil fregio
57.8tua beltà, tuo valor, tuo sangue regio.
58.1Rimanti in pace; io vado: a te non lice
58.2meco venir: chi mi conduce il vieta.
58.3Rimanti, o va' per altra via felice,
58.4e come saggia i tuoi consigli acqueta.–
58.5Ella, mentre il guerrier così le dice,
58.6non trova luogo, torbida inquïeta.
58.7Già minacciando in disdegnosa fronte
58.8torva riguarda; al fin prorompe a l'onte:
59.1–Né 'n te Lucia s'incinse, e non sei nato
59.2di latin sangue tu: te l'onda insana
59.3del mar produsse o 'l Caucaso gelato,
59.4e le mamme allattâr di tigre ircana:
59.5perche m'infingo più? l'uomo spietato
59.6pur un segno non feo di mente umana.
59.7Forse cambiò color? forse al mio duolo
59.8bagnò almen gli occhi, o sparse un sospir solo?
60.1Quali cose tralascio? o quai ridico?
60.2S'offre per mio, mi lascia e m'abbandona,
60.3quasi buon vincitor, di reo nemico
60.4oblia le offese, e i falli aspri perdona.
60.5Odi come consiglia, odi il pudico
60.6Zenocrate d'amor come ragiona.
60.7O Cielo, o dèi, perché soffrir questi empi,
60.8fulminar poi le torri e i vostri tempî?
61.1Vattene pur, crudel, con quella pace,
61.2che lasci a me; vattene, iniquo, omai:
61.3me tosto, ignudo spirto, ombra seguace,
61.4indivisibilmente a tergo avrai.
61.5Nova furia con l'angue, e con la face,
61.6tanto t'agiterò, quanto t'amai:
61.7e s'è destin ch'esca del mare, e schivi
61.8gli scogli e l'onde, ed a l'Italia arrivi;
62.1prima de' tuoi più cari, egro e languente,
62.2piangerai l'aspra morte, empio guerriero,
62.3e sconsolato bramerai sovente
62.4figlio d 'Armida, e frate al bel Ruggiero.–
62.5Or qui mancò lo spirto a la dolente,
62.6né questo ultimo suono espresse intiero:
62.7e cadde tramortita, e si diffuse
62.8di gelato sudore, e i lumi chiuse.
63.1Chiudesti gli occhi, Armida; il cielo avaro
63.2invidïò il conforto a' tuoi martìri.
63.3Apri, misera, gli occhi: il pianto amaro
63.4ne gli occhi al tuo nemico or che non miri?
63.5O s'udir tu 'l potessi! o come caro
63.6t'addolcirebbe il suon d'alti sospiri!
63.7Da quanto ei puote, e prende (ah tu nol vedi)
63.8pietoso in vista gli ultimi congedi.
64.1Or che farà? dée sull'ignuda arena
64.2costei lasciar così tra viva e morta?
64.3Cortesia lo ritien, pietà l'affrena;
64.4ma voler più costante il move e porta.
64.5Intanto quel ch'avea l'aspra catena,
64.6non oblia di canuta e saggia scorta
64.7il severo consiglio; anzi ei si cela
64.8per udir chi minaccia e si querela.
65.1Poich'ella in sé tornò, deserto e muto,
65.2quanto mirar poté dintorno scorse:
65.3–Ito se n'è pur (disse) ed ha potuto
65.4me qui lasciar de la mia vita in forse.
65.5Né un momento indugiò, né breve aiuto
65.6nel caso estremo il traditor mi porse.
65.7Ed io pur anco l'amo, e qui rimango,
65.8e invendicata ancor m'assido, e piango?
66.1Che fa più meco il pianto? altre arme, altre arti
66.2io non ho dunque? Ah seguirò pur l'empio:
66.3né l'abisso per lui riposta parte,
66.4né 'l ciel sarà per lui securo tempio.
66.5Già 'l giungo, e 'l prendo, e 'l cor gli svello, e sparte
66.6le membra appendo, a' dispietati esempio;
66.7mastro è di ferità: vo' superarlo
66.8ne l'arti sue. Ma dove son? che parlo?
67.1Misera Armida? allor dovevi (e degno
67.2ben era) a l'empio dar crudo martire,
67.3che tu prigion l'avesti: or tardo sdegno
67.4t'infiamma, e movi neghittosa a l'ire.
67.5Pur, se beltà può nulla, o scaltro ingegno,
67.6non fia vòto d'effetto alto desire.
67.7O mia sprezzata forma, a te s'aspetta
67.8(ché tua l'ingiuria fu) l'aspra vendetta.
68.1Questa bellezza mia sarà mercede
68.2del troncator de l'esecrabil testa.
68.3O miei famosi amanti, ecco si chiede
68.4da voi, difficil sì, ma impresa onesta.
68.5Io, che sarò d'ampie ricchezze erede,
68.6de la vendetta al premio omai son presta:
68.7e s'io pur di tal prezzo indegna sono,
68.8beltà, sei di natura inutil dono.
69.1Dono infelice, io te rifiuto; e 'nsieme
69.2odio l'esser regina e l'esser viva,
69.3e l'esser nata mai. Sol fa la speme
69.4de la dolce vendetta ancor ch'io viva.–
69.5Così, in voci interrotte, e irata freme,
69.6e volge il piede a la deserta riva,
69.7mostrando ben quanto ha furore accolto,
69.8sparsa il crin, bieca gli occhi, accesa il volto.
70.1Ma de l'ascose insidie uscito Araldo,
70.2la cauta man gli avvolse entro a' capelli;
70.3torcendo il viso al viso umido e caldo,
70.4ed a' preghi, di fede ancor rubelli:
70.5e con quel laccio sì tenace e saldo
70.6legò le braccia e i piè fugaci e snelli
70.7co' nodi d'adamante e di topazio;
70.8né fece altra di lei vendetta o strazio.
71.1Ma la zona, onde intorno andò recinta,
71.2con la severa man le ha tolto, e disse:
71.3–Tu starai qui su questa pietra avvinta
71.4a contemplar le stelle erranti e fisse,
71.5sin che la mole tua bugiarda e finta
71.6disfaccia, e segua ciò che il Ciel prescrisse:
71.7ché non ti lega violenza o forza,
71.8ma 'l senno e la virtù, cui nulla sforza.–
72.1Ella, mossa a quel dir, chiamò trecento
72.2con fèra lingua deità d'Averno.
72.3S'empie il ciel d'atre nubi, e 'n un momento
72.4impallidisce il gran pianeta eterno:
72.5e soffia e scuote i gioghi alpestri il vento:
72.6ecco già sotto a' piè mugghiar l'inferno.
72.7Quanto gira il palagio, udresti irati
72.8sibili, ed urli, e fremiti, e latrati.
73.1Ombra più che di notte, in cui di luce
73.2raggio visto non è, tutto il circonda:
73.3se non ch'intanto un lampeggiar riluce
73.4per entro la caligine profonda.
73.5Cessa alfin l'ombra, e i raggi il sol riduce
73.6pallidi, né quell'aura anco è gioconda.
73.7Nè più il palagio appare, o pur le sue
73.8vestigia, né dir puossi: –Egli qui fue–.
74.1Come imagin talor d'eccelsa mole
74.2forman nubi ne l'aria, e poco dura,
74.3che il vento la disperde e solve il sole,
74.4come sogno sen va ch'egro figura:
74.5così sparver gli alberghi, e restâr sole
74.6l'ombre, e l'orror che fece ivi natura:
74.7e si vedean tra boschi ermi e selvaggi
74.8arsi i cipressi e fulminati i faggi!
75.1Avean securo fine i fèri incanti,
75.2onde gli dèi d'Inferno ella costrinse;
75.3ma 'L laccio di topazi e d'adamanti
75.4non era sciolto, e quel che a' piedi il cinse.
75.5Disse: –Or securi andremo, e tu rimanti,
75.6perché senno e valor così t'avvinse:
75.7e vinta infernal fraude, onore avranno
75.8perfida lealtate, e fido inganno.–
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