1.1Ma il gran mostro infernal che vede queti
1.2quei già torbidi cori e l'ire spente,
1.3e cozzar contro 'l fato, e i gran decreti
1.4svolger non può de l'immutabil mente;
1.5si parte, e dove passa, i campi lieti
1.6secca, e pallido il sol si fa repente:
1.7e d'altre furie ancora e d'altri danni
1.8ministro, a nova impresa affretta i vanni.
2.1Egli che fatto aveva il volgo insano,
2.2sa che, per arte ancor d'empi consorti,
2.3il figliuol di Guglielmo errò lontano,
2.4Tancredi ed altri assai famosi e forti.
2.5Disse: –Che più s'aspetta? or Solimano
2.6inaspettato venga, e guerra porti.
2.7Certo (o ch'io spero) alta vittoria
2.8avremo d'esercito discorde e 'n parte scemo.–
3.1Ciò detto, vola ove le squadre erranti
3.2(fattosen duce) il fier soldano accrebbe;
3.3a cui par non avesti e non ten vanti,
3.4Scizia superba, e l'Asia allor non l'ebbe:
3.5né se per nova ingiuria i suoi giganti
3.6rinovasse la terra, ancor l'avrebbe.
3.7Questi a' nostri s'oppose, e quasi al varco,
3.8spaventando la Grecia al suon de l'arco.
4.1Ma, ritentata avendo invan la sorte,
4.2scacciato dal nativo almo paese,
4.3vide le Caspie e le Caucasee porte,
4.4e degl'Indi cercò le piagge accese,
4.5sotto le vie del sol lunghe e distorte,
4.6movendo i regi estrani a l'alte imprese,
4.7sol per vietare a' cavalier di Cristo
4.8di Palestina il glorïoso acquisto.
5.1E, raccolto da' regi argento ed auro,
5.2perturbò Cidno, Eufrate, Oronte, Arasse,
5.3varcando i gioghi del famoso Tauro;
5.4e fra gli Arabi alfine ei si ritrasse;
5.5e mentre d'Asia e del paese Mauro
5.6muovon pigre le genti, ei tenne e trasse
5.7volgo venale, a depredare avvezzo,
5.8che vende il sangue, anzi la fuga, a prezzo.
6.1Così, fatto lor duce, or d'ogn'intorno
6.2la Giudea scorre e fa prede e rapine,
6.3sicch'il venire è chiuso e 'l far ritorno
6.4a le piagge del mare a lei vicine:
6.5e, rimembrando ognora il primo scorno
6.6e de l'imperio suo l'alte ruine,
6.7cose maggior nel petto acceso ei volve:
6.8ma non ben s'assicura e si risolve.
7.1Viene Aletto a costui dal sonno sciolto,
7.2con sembianza d'un uom d'antica etade;
7.3vòta di sangue, empie di crespe il volto,
7.4lascia barbuto il labbro e 'l mento rade:
7.5dimostra il capo in lunghe tele avvolto,
7.6la veste oltra 'l ginocchio al piè gli cade,
7.7l'omero pur da la faretra è stanco,
7.8e l'arco ha in mano e torta spada al fianco.
8.1–Noi,– gli dice ella, –trascorriam le vòte
8.2piagge e l'arene sterili e deserte,
8.3ove né far rapina omai si pote,
8.4né vittoria acquistar che loda merte:
8.5Goffredo intanto la città percote,
8.6e già le mura ha con le torri aperte:
8.7e già vedrem, s'ancor si tarda alquanto,
8.8de la città le fiamme e udremo il pianto.
9.1Dunque accesi tuguri e gregge e buoi,
9.2gli alti trofei di Soliman saranno?
9.3Così racquisti il regno? e così i tuoi
9.4oltraggi vendicar ti credi e 'l danno?
9.5Ardisci, ardisci: entro a' ripari suoi
9.6di notte opprimi il barbaro tiranno.
9.7Credi al tuo vecchio Araspe il cui consiglio
9.8e nel regno provasti e ne l'esiglio.
10.1Non ci aspetta egli, e non ci teme; e sprezza
10.2gli Arabi, ignudi invero e timorosi;
10.3né creder mai potrà che gente avvezza
10.4a le prede, a le fughe, or cotanto osi:
10.5ma fèri gli farà la tua fierezza
10.6contra un campo che giaccia inerme, e posi.
10.7Così gli disse; e le sue furie ardenti
10.8spirògli al seno e si mischiò tra' venti.
11.1Grida il guerrier levando al ciel la destra:
11.2–O tu che furor tanto entro m'accendi,
11.3ned uom già sei, che, fiammeggiando a destra,
11.4quasi folgore a me ti mostri e splendi:
11.5scorgimi per via piana o per alpestra,
11.6te seguo, e farò monti ove tu ascendi;
11.7monti di strage e fiumi ampi di sangue:
11.8tu rinforza la man, se pigra or langue.–
12.1Tace: e senza indugiar le turbe accoglie,
12.2e rincora, parlando, il vile e 'l lento:
12.3e con l'ardor de le sue stesse voglie
12.4ciascun si mostra a seguitarlo intento.
12.5Dà il segno Aletto de la tromba e scioglie
12.6di sua man propria il gran vessillo al vento:
12.7muove l'oste veloce, anzi sì corre,
12.8che 'l volo de la fama ancor precorre.
13.1Va seco Aletto e poscia 'l lascia, e veste
13.2d'uom che porti novelle abito e viso:
13.3e ne l'ora che par ch'il mondo reste
13.4fra la notte e fra 'l dì dubbio e diviso,
13.5entra in Gerusalemme e fra le meste
13.6turbe a Ducalto reca il nuovo avviso
13.7de l'aiuto che giunge al proprio regno,
13.8e del notturno assalto e l'ora e 'l segno.
14.1Ma già distendon l'ombre orrido velo
14.2che di rosso vapor si sparge e tigne.
14.3La terra, invece del notturno gelo,
14.4bagnan rugiade tepide e sanguigne.
14.5S'empie di mostri e di prodigi il cielo:
14.6s'odon fremendo errar larve maligne.
14.7Votò Pluton gli abissi e la sua notte
14.8tutta versò da le tartaree grotte.
15.1Per sì profondo orror l'eccelse tende
15.2d'assalir l'empio e d'infiammar destina;
15.3ma quando a mezzo del suo corso ascende
15.4la notte, ond'ella poi rapida inchina,
15.5per breve spazio, ove riposo or prende
15.6il securo Francese, ei s'avvicina.
15.7Qui si cibâr le genti: e poscia ei, d'alto
15.8parlando, le conforta al duro assalto.
16.1–Vedete là di furti ingombro e pieno
16.2un campo più famoso assai che forte;
16.3che quasi un mar nel suo vorace seno
16.4tutte de l'Asia ha le ricchezze absorte;
16.5questo ora a voi (né già potria con meno
16.6vostro periglio) espon benigna sorte:
16.7l'arme e i destrier d'ostro guerniti e d'oro
16.8preda fian vostra e non difesa loro.
17.1Né questa è già la turba, onde la Persa
17.2gente e la gente di Nicea fu vinta,
17.3perch'in guerra sì lunga e sì diversa
17.4rimasa n'è la maggior parte estinta:
17.5e s'anco integra fosse, è tutta immersa
17.6in profonda quiete e d'arme scinta:
17.7tosto s'opprime chi di sonno è carco,
17.8ché dal sonno a la morte è picciol varco.
18.1Su su venite; io primo aprir la strada
18.2vo' su i corpi languenti entro ai ripari;
18.3ferir da questa mia ciascuna spada,
18.4e l'arti usar di crudeltate impari.
18.5Oggi fia che di Cristo il regno cada,
18.6oggi sarete voi famosi e chiari.–
18.7Così gl'infiamma a le vicine prove;
18.8taciti poi tutti gl'indrizza e move.
19.1Ecco intanto fra via le guardie ei vede,
19.2per l'ombra mista d'una incerta luce,
19.3né ritrovar (come secura fede
19.4avea) poté improvviso il sommo duce.
19.5Volgon quelli gridando indietro il piede,
19.6visto che sì gran turba egli conduce:
19.7sì che la prima guardia è da lor desta,
19.8e com'può meglio a guerreggiar s'appresta.
20.1Dan fiato allora a' barbari metalli
20.2gli Arabi avari, oltra l'usanza arditi:
20.3van gridi orridi al cielo, e de' cavalli
20.4col suon del calpestio vari nitriti.
20.5Gli alti monti muggîr, muggîr le valli,
20.6e risposer gli abissi a' lor muggiti.
20.7Aletto il segno diede a quei del monte,
20.8e la face innalzò di Flegetonte.
21.1Corre innanzi il soldano, e giunge a quella
21.2confusa ancora e sbigottita guarda
21.3rapida sì, che torbida procella
21.4da cavernosi monti esce più tarda;
21.5fiume ch'arbori e case in un divella,
21.6folgor che l'alte torri abbatta ed arda,
21.7spirito assembra ond'il terren profondo
21.8è scosso, e di ruine ingombra il mondo.
22.1Non china il ferro mai ch'appien non colga,
22.2né coglie mai che piaga anco non faccia;
22.3né piaga fa che l'alma altrui non tolga,
22.4e più direi; ma 'l ver di falso ha faccia:
22.5e par ch'egli o non curi, o non sen dolga,
22.6o non senta il ferir di cento braccia;
22.7sebben l'elmo percosso in suon di squilla
22.8rimbomba, e orribilmente arde e sfavilla.
23.1Or quando ei solo quasi in fuga ha volto
23.2quel primo stuol de le nemiche genti,
23.3giungono, in guisa d'un diluvio accolto
23.4da mille rivi, gli Arabi correnti.
23.5Fuggono allora i Franchi a freno sciolto;
23.6e misto il vincitor va tra' fuggenti,
23.7e con loro entra; e ne l'orribil ombra
23.8di ruine e d'orrore il tutto ingombra.
24.1Porta il soldàn su l'elmo orrido e grande
24.2serpe che si dilunga, e il collo snoda;
24.3su gli artigli s'innalza, e l'ali spande,
24.4e piega e inarca la forcuta coda;
24.5par che vibri tre lingue e che fuor mande
24.6livida spuma e che 'l suo fischio or s'oda:
24.7e mentre arde la guerra anch'ei s'infiamma
24.8nel moto, e fumo versa insieme e fiamma.
25.1E si mostra in quel lume a' riguardanti
25.2formidabil così l'empio soldano,
25.3come veggion ne l'ombre i naviganti
25.4tra mille lampi il torbido oceàno.
25.5Altri danno a la fuga i piè tremanti.
25.6Dànno altri al ferro intrepida la mano:
25.7e la notte i tumulti ognor più mesce,
25.8od occultando i rischi, i rischi accresce.
26.1Fra color che mostrâro il cor più franco,
26.2Latin, sul Tebro nato, allor si mosse,
26.3a cui né le fatiche il corpo stanco,
26.4né gli anni dome avean l'invitte posse:
26.5cinque suoi figli, quasi eguali, al fianco
26.6gli erano sempre ovunque in guerra fosse,
26.7d'arme gravando onde van sempre avvolti,
26.8le membra ancor crescenti, e i molli volti.
27.1E mossi a prova dal paterno esempio,
27.2pronti moveano insieme il ferro e l'ire.
27.3Dice egli loro: –Andiànne, ove quell'empio
27.4mostra di sangue uman tanto desire.
27.5Né già ritardi il sanguinoso scempio
27.6ch'ei fa de gli altri in voi l'usato ardire:
27.7però che quello, o figli, è vile onore,
27.8cui non adorni alcun passato orrore.–
28.1Così fèro leon gli orridi figli,
28.2cui sul tergo la coma ancor non pende,
28.3né con gli anni lor sono i fèri artigli
28.4cresciuti e l'arme de la bocca orrende:
28.5mena seco a la preda ed a' perigli,
28.6e con l'esempio a incrudelir gli accende
28.7nel cacciator che le natie lor selve
28.8turba, e fuggir fa le men forti belve.
29.1Segue il buon genitor l'incauto stuolo
29.2de' cinque, e Solimano assale e cinge,
29.3e 'n un sol punto un sol volere, e un solo
29.4spirito quasi, sei lunghe aste spinge:
29.5ma troppo audace il suo maggior figliuolo
29.6l'asta abbandona, e con quel fier si stringe,
29.7e tenta invan con la pungente spada,
29.8che sotto il buon destrier morto gli cada.
30.1Ma come a le procelle esposto monte
30.2che percosso da' flutti al mar sovraste,
30.3sostien, fermo in se stesso, i tuoni e l'onte
30.4del cielo irato e i venti e l'onde vaste;
30.5così il fero soldan l'audace fronte
30.6tien salda incontra il ferro e 'ncontra l'aste,
30.7ed al primier, tra mille spade e lance,
30.8divide ambe le ciglia, ambe le guance.
31.1Sabino al suo fratel che giù ruina,
31.2porge pietoso il braccio e lui sostiene;
31.3vana pietà che ne l'altrui ruina
31.4precipitosa in terra a cader viene;
31.5che 'l soldàn su quel braccio il ferro inchina
31.6ed atterra con lui chi gli si attiene:
31.7caggion entrambi, e l'un con l'altro or langue,
31.8mescolando i sospiri estremi e 'l sangue.
32.1Quinci egli, di Sabin l'asta recisa,
32.2ond'il fanciullo di lontano l'infesta,
32.3gli urta il cavallo addosso e 'l coglie in guisa,
32.4che giù tremante il manda, indi il calpesta:
32.5dal giovinetto corpo uscì divisa
32.6l'alma a forza, e lasciò dolente e mesta
32.7l'aure soavi de la vita, e i giorni
32.8de la tenera età lieti ed adorni.
33.1Rimanean vivi ancor Pico e Laurente,
33.2simil coppia d'un parto e d'un amore,
33.3caro al padre, a la madre ancor sovente
33.4inganno dilettoso e dolce errore;
33.5ma con la spada del soldàn pungente
33.6diversi assai gli fa l'ostil furore:
33.7fiera varietà ch'a l'un divide
33.8dal busto il collo, a l'altro il petto incide.
34.1Il padre, ahi non più padre, ahi fèra sorte
34.2ch'orbo di tanti figli a un punto il face,
34.3rimira in cinque morti or la sua morte,
34.4e de la stirpe sua ch'estinta giace:
34.5né so come vecchiezza abbia sì forte
34.6ne l'atroce miseria e sì vivace,
34.7che spiri e pugni ancor: ma gli atti e i visi
34.8non mirò forse de' suoi figli uccisi.
35.1E di sì acerbo lutto a gli occhi ascoso
35.2parte l'amiche tenebre celâro;
35.3ma nulla in duol sì fèro e sì gravoso,
35.4senza il perder se stesso, ha il vincer caro.
35.5Largo del proprio sangue, anzi rabbioso,
35.6cupidamente è d'altrui morte avaro:
35.7né si conosce ben qual suo desire
35.8più s 'avanzi: il dar morte, o qui morire.
36.1Ma grida al suo nemico: –E' dunque frale
36.2sì questa mano? E 'n guisa ella si sprezza,
36.3che con ogni suo sforzo ancor non vale
36.4a provocare in me la tua fierezza?–
36.5Di colpo intanto il fiede aspro e mortale
36.6che le piastre e le maglie insieme spezza,
36.7e sul fianco gli cala, e vi fa grande
36.8piaga ond'il sangue tepido si spande.
37.1A quel grido, a quel colpo in lui converse
37.2il barbaro crudel la spada e l'ira;
37.3gli aprì l'usbergo, e pria lo scudo aperse,
37.4cui ben tre volte un duro cuoio aggira,
37.5e 'l ferro micidial nel ventre immerse.
37.6L'infelice Latin singhiozza e spira,
37.7e con vomito alterno or gli trabocca
37.8il sangue per la piaga, or per la bocca.
38.1Come ne l'Appenin robusta pianta
38.2che di Borea sprezzò l'orrida guerra,
38.3se turbo impetuoso alfin la schianta,
38.4gli arbori intorno ruinando atterra:
38.5così cade egli; e la sua furia è tanta,
38.6che più d'un seco tragge a cui s'afferra;
38.7e ben d'uom sì feroce è degno fine
38.8che faccia ancor morendo alte ruine.
39.1Mentre il soldàn, sfogando l'odio interno,
39.2pasce un lungo digiun ne' corpi umani,
39.3i Turchi fan de' nostri aspro governo,
39.4quai lupi de la greggia, ancisi i cani.
39.5Fulvio e Serran, nati su 'l lago Averno,
39.6son da Corcut estinti, indi lontani.
39.7Dragut ancide Mario e Muzio e Silla,
39.8di là venuti ove albergò Sibilla.
40.1Alfagar non poteva arco e saette
40.2molto adoprar ne la sanguigna mischia,
40.3ma con la fiera lancia a terra mette
40.4Licante e Palinor che più s'arrischia:
40.5ch'elmo egli non avea ned armi elette;
40.6ma quasi inerme diè gran fama ad Ischia,
40.7là 've prima solea dal salso flutto
40.8portar l'umide prede al lido asciutto.
41.1Draginar gitta al piano il fiero Casca,
41.2che lungo il Liri già guardò le torme.
41.3Or nessun meglio sa dove le pasca
41.4Siria, e ne spia predando i passi e l'orme;
41.5seco, aspettando pur che l'alba nasca,
41.6cade Roncone e lungo sonno ei dorme:
41.7e Fario, ed Alifan caduto è seco,
41.8orbo fatto d'un tronco a l'aer cieco.
42.1Albazar con gran lancia abbatte Argesto,
42.2muore sotto Algazelle Alfeo di spada.
42.3Ma chi narrar potria quel modo e questo
42.4di morte? e quanta plebe ignobil cada?
42.5Sin da que' primi gridi era già desto
42.6Goffredo e non istava intanto a bada:
42.7Aristolfo, Camillo, Ottone, Ettorre
42.8grande stuolo con lui faceano accôrre.
43.1Egli, che dopo il grido udì il tumulto
43.2che par che sempre più terribil suoni,
43.3s'appose al ver: perché non gli era occulto,
43.4che gìan scorrendo gli arabi ladroni:
43.5e da' solcati colli al lido inculto
43.6molto intorno facean prede e prigioni;
43.7ma pria non estimò che sì fugace
43.8volgo mai fosse d'assalirlo audace.
44.1Or mentre egli ne viene, ode repente
44.2–arme arme– replicar da l'altro lato,
44.3ed in un tempo il cielo orribilmente
44.4rimbombar di barbarico ululato:
44.5Argante è questi; e la rinchiusa gente
44.6guida a l'assalto, ed ha i fratelli a lato.
44.7Al nobil Guelfo allor si volge e dice:
44.8–E quinci arriva ancor chi guerra indice.
45.1Odi qual nuovo strepito di Marte
45.2di verso il colle e la città ne viene;
45.3d'uopo là fia ch'il tuo valore e l'arte
45.4i primi assalti de' nemici affrene:
45.5vanne tu dunque e là provvedi, e parte
45.6io me n'andrò la 've sì mal sostiene
45.7l'italico guerrier l'errante turba,
45.8che 'l notturno riposo a noi perturba.–
46.1Così fra lor conchiuse; ambo gli move
46.2per diverso sentiero egual fortuna:
46.3e Guelfo al colle, e il pio guerrier va dove
46.4il Turco è vincitor ne l'aria bruna.
46.5Ma questi, andando, acquista forze e nòve
46.6genti di passo in passo ognor aduna:
46.7tal che già fatto poderoso, aggiunge
46.8dove il fèro soldàn appar da lunge.
47.1Come, scendendo da l'alpestro monte,
47.2non empie umile il Po l'angusta sponda;
47.3ma sempre più, quanto è più lunge al fonte,
47.4di nòve forze insuperbito abonda:
47.5e su le sponde la superba fronte
47.6di tauro innalza, e vincitore inonda,
47.7con più corna spingendo il mar da terra:
47.8né par tributo dar ma fèra guerra.
48.1Goffredo, ove fuggir l'impaurite
48.2sue genti vede, accorre, e lor minaccia:
48.3–Qual timor (grida) è questo? ove fuggite?
48.4Guardate almen chi vi percote e caccia:
48.5vi caccia un vile stuol ch'aspre ferite
48.6mai non riceve, e mai non segna in faccia:
48.7e se 'l vedranno incontra sé rivolto,
48.8temeran l'arme lor del vostro volto.–
49.1Quinci punge il cavallo e dritto il volve
49.2là 've di Soliman gl'incendi ha scorti,
49.3per mezzo d'atro sangue e d'atra polve,
49.4tra ferri ed aste, e dispietate morti:
49.5con la spada e con gli urti apre e dissolve
49.6le vie più chiuse e gli ordini più forti;
49.7né 'l potria ritener squadra, o falange:
49.8ma percote, scompiglia, atterra e frange
50.1quanto rincontra, e fa cader sossopra
50.2cavalieri, cavalli, armati ed armi:
50.3né ferro è che da lui difenda o copra;
50.4ma taglierebbe i monti e i duri marmi.
50.5Qual vide mai così terribil opra
50.6o Tebe, o Troia celebrata in carmi?
50.7o 'l gran campo latino onde rimbomba
50.8il suono ancor di più sonora tromba?
51.1Passa i confusi monti a salto a salto
51.2de' corpi estinti, e più del campo avanza.
51.3L'intrepido soldàn, che 'l fero assalto
51.4rimira e la magnanima sembianza,
51.5nol fugge, ma, levando il ferro in alto,
51.6cerca di mostrar qui l'alta possanza.
51.7Oh qual coppia d'eroi fortuna affronta
51.8da gli estremi del mondo, e fa sì pronta.
52.1Virtù contra furore or qui combatte
52.2d'Asia, in un breve cerchio, il grande impero.
52.3Chi può dir come gravi e come ratte
52.4le spade son? quanto il duello è fèro?
52.5E quante opre animose a prova fatte
52.6furon che ricoprì quell'aer nero?
52.7Passo qui cose glorïose e grandi,
52.8degne de' raggi, o sol, ch'intorno spandi.
53.1L'esercito fedel, d'ardita guida
53.2ardir nuovo prendendo, oltra si spinge,
53.3e 'l meglio armato stuolo a l'omicida
53.4soldano intorno si raccoglie e stringe:
53.5né la gente fedel più che l'infida,
53.6né più questa che quella il campo or tinge;
53.7ma gli uni e gli altri or vincitori, or vinti
53.8dansi morte a vicenda e sono estinti.
54.1Come han pari l'ardir, con pari forza,
54.2Austro piovoso e 'l suo nemico asciutto,
54.3né l'un l'altro, né 'l cielo il mare sforza;
54.4ma nube a nube oppone e flutto a flutto:
54.5così né qua, né la concede a forza
54.6valor costante, ivi a morir condutto;
54.7s'incontra insieme orribilmente urtando
54.8scudo a scudo, elmo ad elmo e brando a brando.
55.1Né meno intanto son fèri i litigi
55.2da l'altra parte, e i guerrier folti e densi;
55.3mille nuvoli e più d'angeli stigi
55.4tutti han pieni de l'aria i campi immensi,
55.5dando forza a' pagani; e i suoi vestigi
55.6non è chi indietro di rivolger pensi:
55.7e la face d'infemo Argante infiamma,
55.8acceso ancor de la sua propria fiamma.
56.1Egli ancora le guardie in fuga mosse
56.2e su' ripari feo mirabil salto:
56.3di lacerate membra empié le fosse,
56.4appianò il calle, e diede un fèro assalto:
56.5sì che gli altri il seguîro, e fêr poi rosse
56.6le travi acute di sanguigno smalto:
56.7e se non che lor tolse Iddio la mente,
56.8le macchine accendean con face ardente.
57.1Perché fuggìa il Tedesco, allor che quivi
57.2giunse Guelfo e Roberto e 'l suo drappello;
57.3e volger fe' la fronte a' fuggitivi,
57.4e sostenne il furor del popol fello.
57.5Così guerra faceasi; e 'l sangue in rivi
57.6correa egualmente in questo lato e 'n quello;
57.7quando da l'alto gli occhi a' suoi rivolse
57.8il re del ciel cui dar vittoria ei volse.
58.1Siede colà, dond'egli e buono e giusto
58.2crea, muove, e forma, e 'l tutto adorno rende
58.3sovra 'l basso confin del mondo angusto,
58.4ove né senso, né ragione ascende:
58.5e de l'eternità nel trono augusto,
58.6con tre lumi in un lume Iddio risplende:
58.7e non v'ha luogo il luogo, o tempo il tempo,
58.8né la natura che produce a tempo.
59.1Né 'l fato, o quella che qual fumo, o polve
59.2la gloria e l'oro di quaggiuso e i regni,
59.3come piace là su, disperde e volve,
59.4né, diva, cura i nostri umani sdegni.
59.5E, quando meno in suo splendor s'involve,
59.6ivi abbaglian la vista anco i più degni.
59.7Dintorno ha innumerabili immortali,
59.8disegualmente in lor letizia eguali.
60.1Al gran concento del felice carme
60.2lieta risuona la celeste reggia.
60.3Chiama egli a sé Michel ch'in lucide arme
60.4di fin oro e d'elettro arde e fiammeggia,
60.5e dice lui: –Non vedi or come s'arme
60.6contra la mia fedel diletta greggia
60.7l'empia schiera d'inferno? E 'n sin dal fondo
60.8de le sue morti a turbar venga il mondo?
61.1Dille che lasci omai l'usate cure
61.2de la guerra a' guerrier cui più convene;
61.3né con le sue sembianze orride impure
61.4turbi l'aure del ciel liete e serene:
61.5torni a le notti d'Acheronte oscure,
61.6suo degno albergo, a le sue giuste pene;
61.7ivi se stessa e l'alme in cieco abisso
61.8tormenti: io così voglio e così ho fisso.–
62.1Qui tacque; e 'l duce de' guerrieri alati
62.2riverente ed umìl s'inchina al piede:
62.3indi spiega al gran volo i vanni aurati
62.4rapido sì, ch'anco il pensiero eccede.
62.5Passa il foco e la luce ove i beati
62.6hanno lor glorïosa immobil sede.
62.7Poscia mira il cristallo, e 'l cerchio adorno
62.8che d'auree stelle è sparso e gira intorno.
63.1Quinci d'opre diversi, e di sembianti,
63.2da sinistra rotar Saturno e Giove;
63.3e gli altri poi ch'esser non ponno erranti
63.4s'angelica virtù gl'informa e move.
63.5Vien poi da' campi lieti e fiammeggianti
63.6d'eterno dì, la donde tuona e piove,
63.7dove se stesso il mondo strugge e pasce,
63.8e ne la guerra sua more e rinasce.
64.1Venìa scotendo con l'eterne piume
64.2la caligine densa e i folti orrori;
64.3s'indorava la notte al divin lume
64.4che spargea scintillando il volto fuori.
64.5Tale il sol ne le nubi ha per costume
64.6spiegar dopo la pioggia i bei colori:
64.7tal suol, fendendo il liquido sereno,
64.8stella cadere a la gran madre in seno.
65.1Ma, giunto incontra a quel furor terrestro
65.2ch'ebbe dal chiaro lume eterno il bando,
65.3sovra l'ale si ferma accorto e destro,
65.4e ragiona così, l'asta vibrando:
65.5–Sapete pur come dal lato destro
65.6il Re del ciel soglia ferir tonando,
65.7o nel disprezzo, o ne' tormenti acerbi
65.8de l'estrema miseria ancor superbi.
66.1Fisso è nel ciel ch'al venerabil segno
66.2chini le mura, apra Sion le porte.
66.3A che pugnar col fato? A che lo sdegno
66.4dunque irritar de la celeste corte?
66.5Itene maledetti al vostro regno,
66.6regno di pene e di perpetua morte:
66.7e sieno in quelli, a voi dovuti chiostri,
66.8la vostra guerra e i fier trionfi vostri.
67.1Là incrudelite sol, spirti nocenti,
67.2tutte adoprando le spietate posse,
67.3fra i gridi eterni e lo stridor de' denti,
67.4e 'l suon del ferro e le catene scosse.–
67.5Disse; e quei, ch'egli vide al partir lenti,
67.6con la gran lancia sua spinse e percosse.
67.7Essi, gemendo, abbandonâr le belle
67.8piagge che 'l cielo illustra e l'auree stelle.
68.1E dispiegâr verso l'inferno il volo
68.2ad inasprir ne' rei l'usate doglie.
68.3Non passa il mar d'augei sì grande stuolo,
68.4quando a' soli più tepidi s'accoglie:
68.5non tante vede mai l'autunno al suolo
68.6cader co' primi freddi aride foglie.
68.7Liberato da lor, quella sì negra
68.8faccia depone il mondo e si rallegra.
69.1Ma non però nel disdegnoso petto
69.2d'Argante vien la rabbia o 'l furor manco,
69.3ben ch'il suo foco in lui non spiri Aletto
69.4né flagello infernal gli sferzi il fianco:
69.5rota il ferro crudele, ove più stretto
69.6sovra i ripari è il buon Germano e 'l Franco:
69.7miete i vili e i possenti, e i più sublimi
69.8e più superbi capi adegua a gl'imi.
70.1Ma lui con l'asta bassa il gran Roberto
70.2in mezzo a l'ampio scudo ebbe percosso,
70.3sì che il lucente acciaio rimase aperto,
70.4ch'era di dentro e fuor il candid'osso:
70.5Argante non aveva ancor sofferto
70.6colpo maggiore, e vacillando è scosso:
70.7onde il ferir de la nodosa lancia
70.8più non aspetta, e pur tra' suoi si lancia.
71.1Gli altri ch'erano ascesi in cima al vallo,
71.2Guelfo precipitò, non pur sospinse,
71.3co 'l gran guerrier che non fe' colpo in fallo,
71.4ma quanti ne tirò, tanti n'estinse:
71.5poi tra nemici uscì sul gran cavallo,
71.6che tutto è nero, ed egli in rosso il tinse,
71.7e molti n'atterrò, quasi in un fascio,
71.8che nel confuso orror sepolti io lascio.
72.1Ma con reale insegna, aurata e verde
72.2allor si vide Saladino appresso,
72.3ch'ad un suo colpo il ferro e 'l braccio perde
72.4e cade a terra, e non risorge, oppresso;
72.5come più non germoglia o non rinverde,
72.6tronco da la secure, alto cipresso,
72.7che verdeggiò, quasi frondosa mèta,
72.8l'alta selva facendo ombrosa e lieta.
73.1Non lontana è Clorinda, e già non meno
73.2par che di tronche membra il campo asperga:
73.3caccia la spada ad Olivier nel seno,
73.4per mezzo il cor dove la vita alberga:
73.5e quel colpo a ferirlo andò sì pieno,
73.6che fuori uscì da sanguinose terga:
73.7poi fére Amon là 've primier s'apprende
73.8nostro alimento; e 'l viso a Pirro fende.
74.1La destra di Selvaggio, onde ferita
74.2ella pria fu, manda recisa al piano.
74.3Tratta anco il ferro e con tremanti dita
74.4semiviva nel suol guizza la mano.
74.5Coda di serpe è tal ch'indi partita
74.6cerca d'unirsi al suo principio invano.
74.7Così mal concio la guerriera il lassa,
74.8poi si volge ad Ichilde e 'l ferro abbassa.
75.1E tra 'l collo e la nuca il colpo assesta,
75.2e tronchi i nervi e 'l gorgozzuol reciso,
75.3gìo rotando a cader l'orribil testa:
75.4e pria bruttò di polve immonda il viso,
75.5che giù cadesse il tronco; il tronco resta
75.6(miserabile mostro) in sella assiso;
75.7ma libero dal fren con mille rote
75.8calcitrando il destrier da sé lo scote.
76.1Vuol poi ferir Roberto, e lui non coglie,
76.2ché passa a caso il palestino Osmida:
76.3e la piaga non sua ne l'elmo toglie,
76.4la qual vien che la fronte a lui recida:
76.5molta intorno al gran conte allor s'accoglie
76.6di quella gente ch'ei conduce e guida;
76.7tal ch'ella, co 'l suo stuolo indi s'arretra
76.8la 've a' nostri cavalli il passo impètra.
77.1L'aurora intanto il bel purpureo volto
77.2già dimostrava dal sovran balcone,
77.3e s'era in que' tumulti omai disciolto
77.4il feroce Argilan di sua prigione:
77.5e d'arme incerte il frettoloso avvolto,
77.6quali 'l caso gli offerse o triste o buone,
77.7già venia per far del fallo emenda
77.8e perché sua virtù più chiara splenda.
78.1Quale il destrier, che da le regie stalle,
78.2dove a l'uso de l'arme ei si riserba,
78.3fugge, e libero alfin per largo calle
78.4va tra gli armenti o al fiume usato, o a l'erba;
78.5scherzan su 'l collo i crini, e su le spalle
78.6si scuote la cervice alta e superba;
78.7suonano i piè nel corso, e par ch'avvampi,
78.8tutti d'un nitrir lieto empiendo i campi,
79.1tal ne viene Argilano; arde il feroce
79.2sguardo, ha la fronte intrepida e sublime,
79.3leve è ne' salti, e sovra i piè veloce,
79.4sì che d'orme la polve appena imprime:
79.5e, giunto fra' nemici, alzò la voce
79.6(pur com'uom, che tutt'osi, e nulla stime):
79.7–O vil feccia del mondo, Arabi inetti,
79.8com'è che tanto ardire in voi s'alletti?
80.1Non regger voi de gli elmi e degli scudi
80.2siete atti il peso, o 'l petto armarvi e 'l dorso;
80.3ma commettete paventosi e nudi
80.4i colpi al vento e la salute al corso:
80.5l'opere vostre e i vostri egregi studi
80.6notturni son: dà l'ombra a voi soccorso;
80.7or ch'ella fugge, chi fia vostro schermo?
80.8D'arme è ben d'uopo e di valor più fermo.–
81.1Così parlando percuotea la gola
81.2ad Algazel di sì crudel percossa,
81.3che gli segò le fauci, e la parola
81.4troncò ch'a la risposta era già mossa:
81.5a quel meschin subito orrore invola
81.6il lume e scorre un duro gel per l'ossa.
81.7Cade e co' denti l'odïosa terra
81.8pien di gran rabbia in sul morire afferra.
82.1Quinci per vari casi, ed Aladino,
82.2ed Agricalte, e Muleasse uccide;
82.3e da la gola al ventre a lor vicino
82.4con esso un colpo Aldïazel divide.
82.5Trafitto a sommo il petto il fier Tigrino
82.6atterra, e con parole aspre il deride.
82.7Quel, gli occhi gravi alzando, a l'orgogliose
82.8parole, in sul morir, così rispose:
83.1–Non tu (chiunque sia) di questa morte
83.2vincitor lieto avrai gran tempo il vanto:
83.3pari destin t'aspetta, e da più forte
83.4destra a giacer mi sarai steso a canto.–
83.5Rise egli amaramente; e: –Di mia sorte
83.6curi 'l ciel (disse), or tu qui muori intanto,
83.7d'augei pasto e di cani;– indi lui preme
83.8col piede, e ne trae l'alma e 'l ferro insieme.
84.1Un paggio del soldan fra questa e quella
84.2turba misto, aspirava a' primi onori,
84.3a cui non anco la stagion novella
84.4il bel mento spargea de' primi fiori:
84.5paion perle e rugiade in su la bella
84.6guancia rigando i tepidi sudori:
84.7giunge grazia la polve al crine incolto,
84.8e sdegnoso rigor dolce è in quel volto.
85.1Sotto ha un destrier che di candore agguaglia
85.2pur or ne l'Appennin caduta neve:
85.3turbo o fiamma non è, che roti o saglia
85.4rapido sì, com'è quel pronto e leve;
85.5dorata piastra indosso e fina maglia,
85.6lunga asta e spada ha pur ritorta e breve,
85.7e con barbara pompa in bel lavoro
85.8di porpora risplende in testa e d'oro.
86.1Mentre il fanciullo a cui novel piacere
86.2di gloria il petto giovenil lusinga,
86.3di qua turba e di là le prime schiere,
86.4e lui non è chi tanto o quanto stringa:
86.5tra le sue rote instabili e leggere,
86.6già l'insidia Argilano, onde sospinga
86.7l'asta; ed ucciso il suo destrier di furto,
86.8sovra gli arriva allor ch'appena è surto.
87.1Ed al tenero volto, il quale invano
87.2con l'arme di pietà fea sue difese,
87.3drizzò la forte inesorabil mano,
87.4e di natura il più bel pregio offese;
87.5ma 'l ferro, come senso avesse umano,
87.6gli si travolse, e sol di piatto scese.
87.7Ma che pro se, doppiando il colpo fèro,
87.8di punta colse ov'egli errò primiero?
88.1Soliman, che di là molto non lunge
88.2il cimier e 'l cavallo avea perduto,
88.3e da la spada che più fére e punge,
88.4lasso e vinto campò, non pur caduto:
88.5visto or l'altrui periglio, irato aggiunge
88.6a la vendetta e tardo a dargli aiuto.
88.7Perché vede (ahi dolor!) giacere ucciso
88.8il suo Lesbin, quasi bel fior succiso.
89.1E in atto sì gentil languir tremanti
89.2gli occhi e cader sul tergo il collo mira;
89.3così vago è il pallore, e da' sembianti
89.4di morte una pietà sì dolce spira,
89.5ch'ammollì il cor che fu dur marmo avanti,
89.6onde il pianto stillò nel mezzo a l'ira.
89.7Tu piangi, Soliman, tu che distrutti
89.8mirasti i regni tuoi con gli occhi asciutti!
90.1Ma come vede il ferro ostil che molle
90.2fuma del sangue ancor del suo diletto,
90.3la pietà cede, e l'ira avvampa e bolle;
90.4sì che n'infiamma il viso insieme e 'l petto:
90.5corre sovra Argilano e 'l ferro estolle,
90.6e parte il capo, e prima il duro elmetto;
90.7e ben del generoso e fèro sdegno
90.8di Solimano il grave colpo è degno.
91.1Né di ciò ben contento, al corpo morto
91.2che già pace aspettava ancor fa guerra;
91.3quasi mastin, bieco mirando e torto,
91.4il sasso che 'l ferì, co' denti afferra.
91.5O d'immenso dolor breve conforto,
91.6incrudelir ne l'insensibil terra!
91.7Non spendea intanto il cavalier soprano
91.8il tempo o l'ire o le percosse invano.
92.1Ma partia scudi, capi, elmi e loriche,
92.2onde tremila Turchi eran coperti,
92.3indomiti di corpo a le fatiche,
92.4di spirto audaci e 'n vari casi esperti:
92.5questi seguîro in monti e 'n piagge apriche
92.6il gran soldano e 'n orridi deserti
92.7compagni fûr de' suo' errori infelici,
92.8ne le fortune avverse ancora amici.
93.1Di questi, o raro sia l'ordine o folto,
93.2nulla o poco il valor cedeva al Franco;
93.3in questi urtò Goffredo e ferì il volto
93.4al fier Tirante ed a Rosteno il fianco:
93.5al superbo Selimo il capo ha tolto
93.6dal busto, ha tronco a Pirgo il braccio manco,
93.7a Ruteno cacciò tra costa e costa
93.8il ferro e trapassò la parte opposta.
94.1Non ebber duce eguale al crudo Orosco,
94.2né più feroce ancor le schiere impigre;
94.3buono era al monte, a la campagna, al bosco,
94.4e nacque là, dove suo fonte ha il Tigre:
94.5frenava un gran destrier che nero e fosco
94.6dal ratto corso fu chiamato il tigre:
94.7ma nol sottrasse a morte allorché giunse
94.8la spada che 'l suo busto agli altri aggiunse.
95.1Joran, che forze e membra ha di gigante,
95.2col foco apriva ardente strada a l'empie
95.3turbe, scuotendo il pin fumante
95.4che di sparse faville il ciel riempie;
95.5ma 'l pino e 'l capo altero e minacciante
95.6tronca Aristolfo, e ne l'immonde tempie
95.7la fiamma è appresa in quel sanguigno luogo,
95.8ond'egli fece a se medesmo il rogo.
96.1Poscia Aristolfo uccide il fier Turcaldo,
96.2Arifar, Beregor, Turano e Besso.
96.3Camillo fa nel sangue il ferro caldo
96.4di Ramon, di Perondo e di Lermesso.
96.5Davalo fende l'elmo integro e saldo
96.6di Bosna, ed Arameo gli atterra appresso.
96.7Garzia d'Idro e d'Irospe il fèro spirto,
96.8caccia Ettor quel di Zerbi e quel d'Absirto.
97.1Mentre la morte fa preda e rapina
97.2de lo stuol che più assalto or non sostiene,
97.3e sparsa e scema al precipizio inchina
97.4la fortuna de' barbari e la spene:
97.5nuova nube di polve ecco vicina,
97.6che folgori di guerra in grembo or tiene.
97.7Ecco d'arme improvvise uscire un lampo,
97.8ch'a tutti diè terror correndo il campo.
98.1Son cinquanta guerrier ch'in puro argento
98.2spiegan la trïonfal purpurea croce:
98.3in cui lo stuol, ch'era a fuggire intento,
98.4s'incontra e non gli giova esser veloce;
98.5ma parve campo in cui tempesta, o vento
98.6pria l'immature spiche abbatte e nòce:
98.7poi da la falce è tronco alfine ed arso,
98.8ed arido fiammeggia al foco sparso.
99.1L'orror, la crudeltà, la tèma, il lutto
99.2van dintorno scorrendo, e 'n varia imago
99.3vincitrice la morte errar per tutto
99.4vedresti, ed ondeggiar di sangue un lago.
99.5Già fuori la sua squadra avea condutto
99.6Doldechino, e parea quasi presago
99.7di fortunoso tempo; e però d'alto
99.8mirò i piani soggetti e 'l dubbio assalto.
100.1Ma come prima si ritorce e piega
100.2l'oste di Soliman, suona a raccolta;
100.3e con messi iterati affretta e prega
100.4Argante, e 'l fier Baldacco a dar di volta;
100.5ma 'l principe d'Egitto irato nega,
100.6ché di rado furor consigli ascolta;
100.7pur cede al fine, e i suoi già stanchi e lassi
100.8raccôr vorrebbe e freno imporre a' passi.
101.1Ma chi dà legge al volgo? ed ammaestra
101.2la viltate e 'l timor? La fuga è presa.
101.3Altri gitta lo scudo, altri la destra
101.4disarma; impaccio è il ferro e non difesa.
101.5Valle è tra 'l piano e la città, ch'alpestra
101.6da l'occidente al mezzogiorno è stesa;
101.7qui fuggon essi e si rivolge oscura
101.8caligine di polve a l'alte mura.
102.1Passa Clorinda intanto al buon Tranquillo
102.2il core e rivi trae caldi e sanguigni;
102.3perch'a feminea mano il ciel sortillo,
102.4s'aspetti ha pur sì fèri e sì maligni.
102.5Te pianser poi gli scogli e 'l mar tranquillo
102.6del bel Sorrento, e di Sebeto i cigni:
102.7e s'udîr ne' bei monti e 'n su l'arene
102.8i lai, quasi di ninfe e di sirene.
103.1Mentre van quei precipitosi al chino,
103.2strage i nostri de gli empi orribil fanno;
103.3ma, poscia che poggiando omai vicino
103.4l'aiuto avean del barbaro tiranno,
103.5Guelfo, che più non vuol d'aspro cammino
103.6con tanto suo periglio esporsi al danno,
103.7ferma sue genti, e quel le sue riserra:
103.8non poco avanzo d'infelice guerra.
104.1Quanto a forza terrena è far concesso
104.2fatto aveva il soldàn: or più non pote;
104.3tutto è sangue e sudore, e un grave e spesso
104.4anelar gli ange il petto e i fianchi scote:
104.5langue sotto lo scudo e il braccio oppresso,
104.6volge la destra l'arme in pigre rote,
104.7spezza e non taglia; e, divenendo ottuso,
104.8perduto il ferro omai di ferro ha l'uso.
105.1Come si vede tal, rimane in atto
105.2d'uom che fra due sia dubbio: e 'n sé discorre
105.3se morir debba; ed, animoso fatto,
105.4con le sue mani altrui la gloria tôrre;
105.5o da poi ch'il suo campo è omai disfatto,
105.6se stesso in parte più secura accôrre.
105.7–Vinca alfin (disse) il mio destin superbo,
105.8a cui le spoglie e questa vita io serbo.
106.1Veggia il nemico le mie spalle, e scherna
106.2di nuovo ancora il nostro esilio indegno;
106.3purché di nuovo armato indi mi scerna
106.4turbar sua pace e 'l non mai stabil regno.
106.5Non cedo io, no. Fia con memoria eterna
106.6de le mie offese eterno il mio disdegno.
106.7Risorgerò nemico ognor più crudo,
106.8cenere ancor sepolta, e spirto ignudo.–
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