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1.1Ma d'altra parte le rinchiuse genti
1.2sperano in stato dubbio e mal securo,
1.3ch'oltra il raccolto cibo, integri armenti
1.4son lor dentro condotti al cielo oscuro:
1.5e di macchine e d'arme e fochi ardenti
1.6munito fia verso Aquilone il muro:
1.7e la onde già maggior fatica alzollo,
1.8non mostra di temer percossa o crollo.
2.1E 'l re pur sempre e queste parti e quelle
2.2gli fa innalzare e rinforzare i fianchi,
2.3o l'aureo sol risplenda, od a le stelle
2.4ed a la luna il fosco ciel s'imbianchi:
2.5e 'n far per sì gran rischio arme novelle
2.6sudano i fabbri affaticati e stanchi.
2.7In sì fatto apparecchio intolerante
2.8a lui sen venne e ragionogli Argante:
3.1–E 'nsino a quando ci terrai prigioni
3.2fra queste mura in vile assedio e lento?
3.3Odo ben io strider incudi, e suoni
3.4d'elmi, di scudi e di corazze io sento;
3.5ma non veggio a qual uso: e que' ladroni
3.6scorron per tutto omai senza spavento;
3.7né v'è di noi chi mai lor passo arresti,
3.8né tromba che dal sonno almen gli desti.
4.1A que' non son turbati i prandi e rotti,
4.2né quelle cene mai superbe e liete,
4.3anzi i dì lunghi e le serene notti
4.4traggon securi in placida quïete:
4.5voi da' disagi e da la fame indotti
4.6a render l'arme a lungo andar sarete,
4.7od a morirne qui come codardi,
4.8quando l'oste d'Egitto anco ritardi.
5.1Io non consento già ch'ignobil morte
5.2i giorni miei d'oscuro oblio ricopra;
5.3né vo ch'al novo dì fra queste porte
5.4l'alma luce del sol chiuso mi scopra.
5.5Di questo viver mio faccia la sorte
5.6quel che già stabilito è là di sopra:
5.7non farà già che senza oprar la spada
5.8inglorïoso e 'nvendicato io cada.
6.1Ma quando pur del valor nostro usato
6.2fosse rimasto in noi scintilla o seme,
6.3non di morir là giù nel campo armato,
6.4ma di vittoria avrei più certa speme.
6.5A incontrare i nemici e 'l nostro fato
6.6lasciane tutti andar congiunti insieme,
6.7perch'assai spesso, ove fu gran periglio,
6.8parve il più ardito assai miglior consiglio.
7.1Ma se nel troppo osar tu poco speri,
7.2cinto di squadre e d'alte mura intorno;
7.3tenta ch'ogni tenzon per duo guerrieri
7.4or sia fornita, e destinato il giorno:
7.5ch'accetteran l'invito i Franchi alteri,
7.6cui più superbi rende il primo scorno:
7.7e, ben che scelgan l'arme, invitta destra
7.8non teme d'arte o di virtù maestra.
8.1E se 'l nemico avrà due mani, ed una
8.2anima sola, ancor ch'ardita e fèra,
8.3io non avrò di lui temenza alcuna,
8.4ed avverrà ch'alfin sia vinto, o pèra.
8.5Darà in vece di fato o di fortuna,
8.6questa mia spada a noi vittoria intera:
8.7confida al proprio figlio, o padre, il regno,
8.8e sia la sua virtù securo pegno.–
9.1Rispose il re: –La tua virtute ardente
9.2non sdegni il fren di questa età senile,
9.3perch'al ferro io non ho le man sì lente
9.4né sì quest'alma è neghittosa e vile.
9.5Ch'anzi morir volessi ignobilmente,
9.6che di morte magnanima e gentile;
9.7ma spesso per indugio altrui s'avanza,
9.8perch'il tempo conferma ogni possanza.
10.1Ma quel ch'altrui si tien celato ad arte,
10.2essere al figlio dee chiaro e palese.
10.3Soliman di Nicea, che brama in parte
10.4di vendicar le gravi e 'ndegne offese,
10.5de gli Arabi le schiere erranti e sparte
10.6raccolte ha già sin da l'arene accese;
10.7e spera di portar, quasi nel corso,
10.8danno a' fèri nemici, a noi soccorso.
11.1Tosto fia che qui giunga: or se fra tanto
11.2afflitte son le turbe estranie o serve,
11.3non ce ne caglia; altrui sia 'l duolo e 'l pianto,
11.4pur che la nobil reggia io mi conserve.
11.5Tu questo ardire e questo ardore alquanto
11.6tempra, figliuol, ch'in te soverchio ei ferve:
11.7ed opportuna la stagione aspetta
11.8a la tua gloria ed a la mia vendetta.–
12.1Turbossi alquanto il cavalier audace,
12.2ché tra 'l soldano e lui fu sdegno antico
12.3e contesa di gloria; or non gli piace
12.4ch'ei tanto si dimostri al padre amico.
12.5–A tuo senno, risponde, e guerra e pace
12.6farai, signor; nulla di ciò più dico:
12.7s'indugi pure, e Soliman s'attenda;
12.8e chi perdé 'l suo regno, il tuo difenda.
13.1Vengane pur, quasi celeste messo,
13.2liberator del popolo pagano;
13.3ch'io, quanto a me, bastar credo a me stesso,
13.4e sol vo' libertà da questa mano.
13.5Or nel riposo altrui mi sia concesso
13.6ch'io giù discenda a guerreggiar nel piano;
13.7privato cavalier, non tuo campione,
13.8verrò co' Franchi a singolar tenzone.–
14.1–Figlio, a lui dice il re, gloria e fortezza
14.2de la corona e de la stanca etade,
14.3a la tremante e debole vecchiezza
14.4che ruinosa omai vacilla e cade,
14.5serba te stesso pur; ché più s'apprezza
14.6la tua di mille peregrine spade.
14.7Non voler ch'ogni rischio al vecchio padre
14.8perturbi il volto ed a l'afflitta madre;
15.1ed a la tua moglier dolente e trista
15.2che per te spesso si lamenta e piange.–
15.3–Padre (ei risponde pur turbato in vista),
15.4sì poco noto io sono al Nilo, al Gange,
15.5sì poca fede il mio parlare acquista
15.6ch'ogni periglio ti spaventa ed ange?
15.7Deh lascia lagrimar fanciulli e donne,
15.8e rimanga il timor fra molli gonne.
16.1E si conceda a me ch'omai dimostri
16.2il mio valor che non dee star rinchiuso.–
16.3Vinto il re cede ch'ei combatta e giostri:
16.4e: –Nulla, dice, o figlio, a te ricuso;
16.5ma 'l Ciel secondi i tuoi pensieri e i nostri.–
16.6Segue Argante di guerra il nobil uso,
16.7e manda giù Pindoro, araldo ardito,
16.8che faccia al duce Franco il fèro invito;
17.1e d'appiattarsi un cavaliero in questo
17.2cinto di mura (ei dica) a sdegno prende,
17.3onde vuol far con l'armi or manifesto,
17.4quanto il valore in campo oltra si stende.
17.5E già a la prova di venirne è presto
17.6nel pian ch'è tra le mura e l'ampie tende:
17.7e sinch'il sol tramonti ivi disfida
17.8qual più de' Franchi in sua virtù si fida.
18.1E da brama d'onor verrà sospinto,
18.2non pur contra uno o due di schiera ostile,
18.3ma lor vincendo, il quarto invita e 'l quinto,
18.4o sia di regia stirpe o di gentile:
18.5dia, se vuol, securtate; e resti il vinto
18.6co 'l vincitor, come di guerra è stile:
18.7o gli conceda almen le spoglie e l'armi,
18.8perché ne siano adorni i bianchi marmi.
19.1–Prendasi queste pur ch'indosso io porto,
19.2s'io muoio ed a la madre il corpo torni:
19.3ma spero anzi veder ch'ei preso o morto
19.4faccia de le sue insegne i tempî adorni:
19.5e 'l suo sepolcro in qualche riva o porto,
19.6sia mostro poi là ne gli estremi giorni,
19.7per nostro onor, dal peregrin passando.–
19.8Così gli disse: e quel partì spronando.
20.1E giunto al duce, a l'alta sua presenza
20.2disse: –Il soverchio ardir mi si perdoni,
20.3ed al buon messaggier si dia licenza
20.4ch'egli liberamente a voi ragioni.–
20.5–Diasi (rispose il pio Goffredo), e senza
20.6alcun timor la tua proposta esponi:
20.7ch'ascoltar fido messo avvien di rado.–
20.8E quegli: –Or si parrà s'io parlo in grado.–
21.1E seguì poscia, e la disfida espose
21.2con parole magnifiche ed altere.
21.3Fremer s'udîro, e si mostrâr sdegnose
21.4al suo parlar quelle feroci schiere.
21.5E senza indugio il capitan rispose:
21.6–Di faticosa impresa il vanto chere
21.7il tuo signore, e perch'a lui n'incresca,
21.8uopo forse non fia ch'il quinto n'esca.
22.1Ma venga in prova pur; ché d'ogni oltraggio
22.2io gli offro il campo libero e securo;
22.3e seco pugnerà senza vantaggio
22.4alcun de' miei guerrieri; e così giuro.–
22.5Tacque; e tornò il re d'arme al suo vïaggio
22.6per l'orme ch'al venir calcate fûro:
22.7e non ritenne il suo veloce passo,
22.8sì ch'entro a la gran torre ei fu già lasso.
23.1–Armati (dice), alto signor; che tardi?
23.2contra i superbi cavalier cristiani;
23.3ché d'affrontarsi teco i men gagliardi
23.4mostran desio, non ch'i guerrier soprani;
23.5e mille vidi minacciosi sguardi,
23.6e mille pronte al ferro armate mani.
23.7Loco securo il duce a te concede.–
24.1E di lor tutte adorno appar repente;
24.2e de l'indugio sol si turba e lagna.
24.3Disse a Clorinda il re, ch'era presente:
24.4–Com'esser può ch'ei vada e tu rimagna?
24.5Mille adunque di nostra inclita gente
24.6prendi in sua securezza, e l'accompagna;
24.7ma vada innanzi a giusta pugna ei solo;
24.8tu lunge alquanto a lui ritien lo stuolo.–
25.1Tacque, ciò detto; e poi che fûro armati,
25.2Baldacco e gli altri uscîro al campo aperto.
25.3Argante innanzi de gli arnesi usati
25.4sovra un alto destrier sen gìa coperto.
25.5Loco fu tra le mura e i verdi prati
25.6ove s'adegua il diseguale e l'erto,
25.7ampio e capace; e parea fatto ad arte
25.8perch'egli sia teatro al fèro marte.
26.1Ivi solo discese, ivi fermosse
26.2in vista de' nemici il fèro Argante;
26.3per gran cor, per gran corpo, e per gran posse,
26.4superbo, anzi terribile al sembiante,
26.5qual ne l'Africa Anteo, ch'Alcide scosse,
26.6o in ima valle il Filisteo gigante:
26.7ma pur molti di lui tèma non hanno;
26.8ché quanto egli sia forte ancor non sanno.
27.1Alcun però dal pio Goffredo eletto,
27.2come il migliore, anco non è fra molti:
27.3ben si vedean con desioso affetto
27.4tutti gli occhi in Tancredi esser rivolti:
27.5e il dichiarò fra quei miglior perfetto
27.6manifesto favor di mille volti:
27.7e s'udia non oscuro ivi il bisbiglio
27.8ch'egli sia più che pari al gran periglio.
28.1Già cedea ciascun altro; e non secreto
28.2del sommo duce era il voler mirando:
28.3–Vanne a lui (disse), a te l'uscir non vieto,
28.4gloria d'Italia e del valor normando.–
28.5Ei tutto in vista baldanzoso e lieto,
28.6per sì alto giudicio, Iddio lodando,
28.7a lo scudier chiedea l'elmo e 'l cavallo;
28.8poi, da molti seguìto, uscia del vallo.
29.1Ed a quel verde pian molto vicino,
29.2dove Argante l'attende, anco non era,
29.3quando in leggiadro aspetto e pellegrino
29.4s'offerse a gli occhi suoi l'alta guerriera;
29.5bianche via più di candido armellino,
29.6le sopravveste avea con pompa altera;
29.7su l'elmo d'aureo fior quasi corona;
29.8al fianco di fin òr gemmata zona.
30.1Parte scopria del volto a chi più basso
30.2rimira, quale e quanta al ciel s'estolle.
30.3Move Tancredi, e così passo passo
30.4gli occhi rivolge ov'è colei sul colle;
30.5poscia immobil si ferma, e pare un sasso
30.6gelido tutto fuor, ma dentro ei bolle:
30.7sol di mirar s'appaga, e di battaglia
30.8sembiante ei fa che poco omai gli caglia.
31.1Argante, che non vede alcuno in atto
31.2che mostri di voler battaglia o giostra:
31.3–Da bel desio d'onore io qui fui tratto,
31.4(grida); or chi viene innanzi e meco giostra?–
31.5L'altro, sì come a lui non tocchi il fatto,
31.6o di ciò nulla intende, o nol dimostra.
31.7Spinse allor suo cavallo Ivon solingo,
31.8tal che primiero entrò nel vòto arringo.
32.1Questi un fu di color che dianzi accese
32.2di gir contra il pagano alto desio;
32.3pur cedette a Tancredi, e 'n sella ascese
32.4fra gli altri che seguîrlo, e seco uscìo.
32.5Or veggendo sue voglie altrove intese,
32.6e starne lui quasi al pugnar restio,
32.7brama il primo tentar fra mille lance,
32.8come sorte e valor s'apprenda in lance.
33.1E veloce così, ch'in selva il pardo
33.2o tigre segue il cacciator men presta,
33.3corre a ferire il cavalier gagliardo,
33.4che d'altra parte la gran lancia arresta.
33.5Si scuote allor Tancredi e dal suo tardo
33.6pensier, quasi dal sonno, alfin si desta,
33.7e grida ei ben: –La pugna è mia; rimanti:–
33.8ma troppo Ivone è già trascorso avanti.
34.1Ma il canuto soldàn ne l'ampia torre,
34.2u' di Borea si rompe ogni procella,
34.3co' più vecchi venìa, che quivi accôrre
34.4solea, mirando or questa parte or quella,
34.5e il figlio suo che, quasi novo Ettorre,
34.6i suoi nemici a la battaglia appella,
34.7e quei ch'usciano a schiera, e 'l campo tutto,
34.8che mar simiglia allorch'inalza il flutto.
35.1Assagurro, Aladin, Orcan famoso
35.2sedean, canuto il crin, severo il ciglio,
35.3con altri che da l'arme avean riposo;
35.4ma pronti eran di lingua e di consiglio,
35.5e cicale pareano in tronco ombroso
35.6d'antichissima selva, al gran bisbiglio,
35.7quando intorno del canto, a' giorni estivi,
35.8suonano i boschi più frondosi e i rivi.
36.1Qui Nicea, che si lagna e si querela
36.2d'empia fortuna, il re chiamar facea,
36.3e la trovâr che doppia e larga tela
36.4d'aureo e serico stame ella tessea.
36.5Subito a quel chiamar si veste e vela,
36.6qual ninfa in vista, o qual terrena dèa,
36.7lasciando l'opre in cui le guerre antiche
36.8e de' Turchi ha conteste aspre fatiche.
37.1Sol con quattro donzelle apparve fòra,
37.2e lagrime spargea da' suoi begli occhi,
37.3come candida rosa in su l'aurora,
37.4in cui la pioggia e 'l sol risplenda e fiocchi.
37.5E veramente il duol che sì l'accora,
37.6materia è da coturni e non da socchi;
37.7ché dal suo regno in Grecia andò cattiva,
37.8vergine prima errante e fuggitiva.
38.1Pria vide ancise e rotte amiche squadre,
38.2e 'l paese nativo arso e combusto;
38.3fuggir piagato Solimano il padre;
38.4sé venduta da' suoi con prezzo ingiusto:
38.5poi co 'l fratello, e con l'afflitta madre
38.6prigioniera restò del greco Augusto,
38.7che donolla a Tancredi: ed ei la rese,
38.8e qui fu castità l'esser cortese.
39.1Ma come giunta fu, levando il velo
39.2da gli occhi sparsi d'amorose stille,
39.3scaldò ne' vecchi petti il pigro gelo,
39.4e dentro vi destò dolci faville.
39.5Tutti dicean: –Maggior bellezze il cielo
39.6non vide; e a dura vita (oimè!) sortille.
39.7Quando ebber mai gli antichi imperi e i regni
39.8d'amor sì cari e preziosi pegni?–
40.1Il re, volgendo in lei pietose ciglia,
40.2ch'ad un de' figli suoi sposarla estima:
40.3–Qui (disse) meco siedi, o cara figlia,
40.4e 'nsieme rimiriam da l'alta cima
40.5quei che d'Ascanio già l'onda vermiglia
40.6tu far vedesti, i quai conosci in prima;
40.7ché di lunga prigion, di lungo assedio
40.8hai sofferto due volte il grave tedio.
41.1Chi è dunque colui, se ti sovviene,
41.2lo qual leggiadro in vista, e fèro è tanto?–
41.3A quella, in vece di risposta, or viene
41.4su le labra un sospir, su gli occhi il pianto:
41.5pur gli spirti e le lagrime ritiene;
41.6ma non così, che lor non mostri alquanto,
41.7ché gli occhi tinse un bel purpureo giro,
41.8e mezzo fuori uscì roco sospiro.
42.1Pur come può s'infinge, e 'n sé nasconde
42.2sotto 'l manto de l'odio altro desio:
42.3–Oimè, ben il conosco, ed ho ben donde;
42.4fra mille riconoscerlo degg' io,
42.5perché niun più spesso i campi e l'onde
42.6già del sangue spargea del popol mio.
42.7Ahi quanto è fèro nel ferire! a piaga
42.8ch'ei faccia, erba non giova od arte maga.
43.1Egli è Tancredi; e prigioniero un giorno
43.2solo il vorrei, e nol vorrei già morto,
43.3perch'egli fosse al mio sì grave scorno
43.4dolce vendetta, o pur dolce conforto.–
43.5Così da sue parole il vero adorno
43.6da chi l'udiva in altro senso è torto;
43.7e fuor venia con le parole estreme
43.8un gran sospir, ch'invano asconde e preme.
44.1Ei soggiungeva: –Oltre i guerrieri egregi
44.2mira schierati; e quel senz' elmo avante
44.3c'ha purpureo l'ammanto ed aurei i fregi,
44.4è grande assai, ma pur non è gigante;
44.5ma nel volto simiglia Augusti e regi,
44.6così bello e magnanimo ha 'l sembiante,
44.7e tanta maestate in lui riluce.–
44.8–E' (rispose Nicea) Goffredo, il duce.
45.1Ei sembra nato a più sublime impero,
45.2così di guerra sa gli ordini e l'arti.
45.3Non so se miglior duce o cavaliero
45.4del gemino valor tutte ha le parti:
45.5né fra turba sì grande uom più guerriero
45.6o più saggio, o miglior saprei mostrarti.
45.7Tal risuona di lui publica voce;
45.8ma che giova lodar chi tanto nòce?–
46.1Ei soggiungea: –Ben ho di lui contezza,
46.2e 'l vidi ove Sangario inonda i campi:
46.3era io fra gente a raggirare avvezza
46.4carri, cavalli e in brevi cerchi e 'n ampi.
46.5Pria seppi allor ch'i vinti egli non sprezza,
46.6e prima seppi ancor come s'accampi;
46.7poi che lasciando noi col fiume a tergo
46.8si fece il vallo e non volse altro albergo.–
47.1Poi, riguardando il suo gentil fratello,
47.2pur a dito il dimostra e pur le chiede:
47.3–Chi è colui che nel purpureo vello
47.4d'òr non riluce, e seco a par si vede,
47.5che men robusto par ma dritto e snello
47.6gli altri col capo, e con le spalle eccede?–
47.7–E Baldovin (risponde): e ben si scopre
47.8nel volto a lui fratel, non pur ne l'opre.
48.1Or rimira colui che quasi in modo
48.2d'uom che consigli sta da l'altro fianco.
48.3Quegli è Giovanni, il qual per fama io lodo
48.4di senno e di sapere, uom veglio, e stanco.
48.5Raimondo è presso, e meglio inganno o frodo
48.6tesser di lui non sa Latino o Franco.
48.7Ma quell'altro più in la ch'òrato ha l'elmo,
48.8del re britanno è il buon figliuol Guglielmo.
49.1E' Guelfo seco; e l'uno ancor la guancia
49.2di peli non copria se mi rimembra.
49.3L'altro che tien sì grossa e grave lancia
49.4e sì alto destrier, sì forti membra,
49.5per cui non ha la Magna invidia a Francia,
49.6d'anni è maturo e sì robusto ei sembra.
49.7I duo vestiti a brun son due Ruberti,
49.8chiari per sangue illustre, e 'n guerra esperti.
50.1Quel ch'è maggior fra' più membruti ed alti,
50.2ed ha conforme a lui scudo e cavallo,
50.3è il gran Fiammingo; e ne' feroci assalti
50.4è quasi muro a tutto il campo e vallo.
50.5L'altro minor par che valore esalti
50.6sovra i Normandi e mai non corre in fallo:
50.7ma tutti sempre indrizza al segno i colpi
50.8perché natura in lui nulla s'incolpi.
51.1Ma con gli occhi io ricerco, e pur non veggio
51.2o 'l forte Boemondo o 'l gran nepote
51.3ch'amar non posso, e forse odiar i' deggio,
51.4benché mi dia la libertade in dote.
51.5Ben veggio l'altro ond'io nel duol vaneggio.–
51.6Così dice, e pur bagna umide gote,
51.7e co 'l vago dolor, mentre s'infinge,
51.8seco tutt'altri a lagrimar costringe.
52.1Tancredi intanto d'ira infiamma il petto;
52.2e per vergogna pur, qual fiamma, è rosso,
52.3perch'ad onta si reca ed a dispetto,
52.4ch'altri si sia primiero in giostra mosso.
52.5Argante nel fin elmo, a prova eletto,
52.6a mezzo il corso è già da Ivon percosso.
52.7Egli a l'incontro a lui rompe lo scudo,
52.8poscia l'usbergo, in guisa il colpo è crudo!
53.1Cade il guerriero, e per dolore acerbo
53.2par ch'il gran colpo da l'arcion lo svella:
53.3e 'l pagan disse: –A morte or ti riserbo,
53.4s'aspetti l'altro o se ritorni in sella.–
53.5Indi con dispettoso atto superbo,
53.6sovra il caduto cavalier favella:
53.7–Renditi vinto, e per tua gloria basti
53.8che raccontar potrai con chi pugnasti.–
54.1–No, gli risponde Ivon, fra noi non s'usa
54.2così tosto depor l'arme e l'ardire:
54.3altri del mio cader farà la scusa;
54.4io vo' far la vendetta, o qui morire.–
54.5In sembianza d'Aletto o di Medusa,
54.6Argante freme, e par che rabbia ei spire;
54.7–Conosci or, dice, il mio valore a prova;
54.8poi che la cortesia sprezzar ti giova.–
55.1Spinge il destriero in quella, e tutto oblia
55.2quanto di cavalier virtù richieda.
55.3Fugge Ivon quello scontro, e si disvia,
55.4e, perché il suo destrier ferirgli ei creda,
55.5fere la gamba, e la percossa è ria,
55.6bench'il ferro tornar lucente ei veda,
55.7ma non fa piaga il colpo al vincitore
55.8né toglie forza, e giunge ira e furore.
56.1Argante il buon destrier nel corso affrena,
56.2e 'ndietro il volge, e sì veloce è volto,
56.3che se n'accorge il suo nemico appena,
56.4e d'un grand'urto a l'improvviso è colto.
56.5Tremar le gambe e indebolir la lena,
56.6sbigottir l'alma, e impallidire il volto
56.7gli fece il grande incontro, e frale e stanco
56.8sovra il duro terren battere il fianco.
57.1Ne l'ira Argante arrabbia, e fèra strada
57.2sovra il corpo del vinto al destrier face:
57.3–E così, dice, ogni cristiano or vada,
57.4come costui che sotto i piè mi giace.–
57.5Ma l'invitto Tancredi allor non bada
57.6che quella crudeltà troppo gli spiace;
57.7e vuol ch'il suo valor con chiara emenda
57.8copra il suo fallo e, come suol, risplenda.
58.1Fassi innanzi gridando: –Anima vile,
58.2ancor ne le vittorie infame sei.
58.3Qual titolo di laude alto e gentile
58.4da modi attendi sì scortesi e rei?
58.5Fra ladroni d'Arabia, o fra simìle
58.6barbara turba avvezzo esser tu déi:
58.7fuggi la luce e va' con l'altre belve
58.8a incrudelir ne' monti e tra le selve.–
59.1Tacque; e 'l nemico al sofferir poco uso,
59.2rodesi dentro e di furor si strugge.
59.3Risponder vuol, ma n'esce il suon confuso,
59.4sì come strido d'animal che rugge:
59.5e com'apre le nubi ond'egli è chiuso
59.6impetuoso il fulmine, e sen fugge;
59.7o come spirto da sulfurea tomba:
59.8così dal petto acceso il tuon rimbomba.
60.1Ma poich'in ambo il minacciar feroce
60.2quinci e quindi infiammò l'orgoglio e l'ira,
60.3l'un come l'altro rapido e veloce
60.4del campo prende, e subito si gira.
60.5Musa, or mi dà canora ed alta voce,
60.6e furor pari a quel furor m'inspira,
60.7sì che non sia de l'opra indegno il carme,
60.8ma s'agguagli il mio canto al suon de l'arme.
61.1Posero in resta e gîr drizzando in alto
61.2i duo guerrier le due gravose antenne,
61.3né fu di corso mai, né fu di salto,
61.4né fu mai tal velocità di penne,
61.5né forza o furia eguale al fèro assalto,
61.6quando Argante e Tancredi in giostra venne.
61.7Rupper l'aste ne gli elmi, e volâr mille
61.8e tronchi e schegge e lucide faville.
62.1Sol de' colpi il rimbombo intorno mosse
62.2l'immobil terra, e risuonâro i monti;
62.3ma l'impeto di gravi aspre percosse
62.4nulla piegò de le superbe fronti.
62.5L'uno e l'altro cavallo in guisa urtosse,
62.6che non fûr poi, cadendo, a sorger pronti.
62.7Lasciâr le staffe, e i piè fermâro in terra,
62.8cominciando i guerrier spietata guerra.
63.1Questo e quel con molta arte a' colpi move
63.2la destra, a' guardi l'occhio, a' passi il piede:
63.3si reca in atti vari, e 'n guardie nòve:
63.4or gira intorno, or cresce innanzi, or cede:
63.5or qui ferire accenna, e poscia altrove,
63.6dove non minacciò ferir si vede;
63.7or di sé discoprire alcuna parte;
63.8e tenta di schernir l'arte con l'arte.
64.1De la spada Tancredi, e de lo scudo
64.2mal guardato al pagan dimostra il fianco:
64.3tenta allor di ferirlo Argante il crudo,
64.4ma discopre frattanto il lato manco.
64.5Tancredi con un colpo il ferro ignudo
64.6al nemico ribatte, e lui fere anco;
64.7né poi lento s'arretra, o più ritarda,
64.8ma si raccoglie, o si ristringe in guarda.
65.1Il fèro Argante, che se stesso or mira
65.2del proprio sangue suo macchiato e molle,
65.3con insolito orror freme e sospira,
65.4di sdegno e di furor turbato e folle:
65.5e, portato da l'impeto e da l'ira,
65.6con la voce la spada insieme estolle,
65.7tornando per ferir; ma fèra punta
65.8il piaga ove la spalla al braccio è giunta.
66.1Qual orsa alpestra, che s'avvalli e senta
66.2duro spiedo nel fianco, in rabbia monta
66.3e contra l'arme se medesma avventa,
66.4e i perigli e la morte audace affrontata;
66.5tale il feroce cavalier diventa
66.6giunta or piaga a la piaga, ed onta a l'onta;
66.7e l'alma in guisa è di vendetta ingorda,
66.8che sprezza scherni, rischi, o pur gli scorda.
67.1E congiungendo a temerario ardire
67.2estrema forza e infaticabil lena
67.3vien che sì impetuoso il ferro aggire,
67.4che ne trema la terra e 'l ciel balena.
67.5Tancredi onde si copra, onde respire,
67.6non ha pur tempo, e si difende a pena:
67.7né schermo v'è ch'assicurare il possa
67.8da rabbia ostile e da contraria possa.
68.1Tancredi, in sé raccolto, aspetta invano
68.2che de' colpi tempesta orrida passi.
68.3Or v'oppon le difese, ed or lontano
68.4sen va co' giri e con veloci passi.
68.5Ma poi che non s'allenta Argante insano,
68.6è forza alfin ch'ei trasportar si lassi,
68.7e con veloci rote intorno volga
68.8la fèra spada, onde il pagan si dolga.
69.1Vinta da l'ira è la ragion e l'arte,
69.2e le forze il furor ministra e cresce;
69.3sempre che scende il ferro, o f¢ra o parte
69.4o piastra o maglia, e 'nvan colpo non esce.
69.5Sparsa è d'arme la terra, e l'arme sparte
69.6di sangue, e 'l sangue co 'l sudor si mesce.
69.7Al romor tuono, al fiammeggiare un lampo
69.8sembra la spada, e fulminato il campo.
70.1Questo esercito e quello incerto pende
70.2da sì crudele assalto e sì feroce;
70.3e fra tema e speranza il fine attende,
70.4mirando or ciò che giova, or ciò che nòce.
70.5E non si vede pur, né pur s'intende
70.6mover piè, batter occhio, o spirar voce;
70.7ma se ne sta ciascun tacito e immoto,
70.8se non che trema il cor nel dubbio moto.
71.1Già lassi erano entrambi, e giunti forse
71.2sarian, pugnando, ad immaturo fine;
71.3ma sì oscura la notte intanto sorse,
71.4che nascondea le cose ancor vicine:
71.5quinci un araldo e quindi un altro accorse
71.6per dipartirgli, e gli partîro alfine.
71.7L'uno Evardo il troian, Pindoro è l'altro,
71.8che portò la disfida, uom saggio e scaltro.
72.1I pacifici scettri osâr costoro
72.2fra le spade interpor fère e pungenti,
72.3con quella securtà che porgea loro
72.4l'antichissima legge de le genti:
72.5–Sète, o guerrieri (incominciò Pindoro),
72.6con pari onor di pari ambo possenti.
72.7Cessi col dì la pugna, e non sian rotte
72.8le care tregue de l'amica notte.
73.1Tempo è da travagliar mentre egli dura,
73.2ma ne la notte ogni animale ha pace;
73.3e generoso cuor non molto cura
73.4notturno pregio che s'asconde e tace.–
73.5Rispose Argante: –A me per notte oscura
73.6la mia battaglia abbandonar non piace:
73.7ben avrei caro il testimon del giorno;
73.8ma che giuri costui di far ritorno.–
74.1Soggiunse allor Tancredi: –E tu prometti,
74.2e rendi senza indugio il tuo prigione,
74.3però che senza lui non fia ch'aspetti,
74.4per contesa crudel, lunga stagione.–
74.5Così giurâro; e poi gli araldi, eletti
74.6a prescriver il giorno a la tenzone,
74.7a le sanguigne piaghe ebber riguardo
74.8bench'il tempo lor paia e lungo e tardo.
75.1Lasciò la pugna orribile nel core
75.2de' fieri Turchi e de' fedeli impressa
75.3un'alta meraviglia, un novo orrore
75.4che ripensando in lor punto non cessa.
75.5Si parla sol del raro alto valore
75.6de' gran guerrieri, e de la fé promessa;
75.7ma qual si debba di lor due preporre,
75.8vario e discorde il volgo in sé discorre.
76.1E sta sospeso in aspettando il male,
76.2de la crudel tenzone al fine intento,
76.3o s'il furore a la virtù prevale,
76.4o se cede la rabbia a l'ardimento.
76.5Ma più di ciascun altro a cui ne cale,
76.6Nicea n'ebbe pensiero, anzi tormento,
76.7perché da l'un, dopo l'alta ruina
76.8del regno, ella ebbe onor d'alta regina.
77.1L'onorò, la servì, di libertate
77.2accrebbe il dono il cavaliero egregio,
77.3e tutte da lui fûro a lei lasciate
77.4le gemme e l'oro e ciò che vale il pregio:
77.5ella, veggendo in giovenile etate
77.6e 'n leggiadri sembianti animo regio,
77.7restò presa d'amor, che mai non strinse
77.8laccio di quel più fermo onde l'avvinse.
78.1Così s'il corpo libertà riebbe
78.2fu l'alma in dura servitute astretta.
78.3Ben molto a lei d'abbandonare increbbe
78.4il signor caro e la prigion diletta;
78.5ma la regia onestà, che mai non debbe
78.6da magnanima donna esser negletta,
78.7la costrinse a partirsi, e con l'antica
78.8madre ricoverossi in terra amica.
79.1In Elia venne, e qui Nicea raccolta
79.2dal gran tiranno fu del regno ebreo:
79.3ma de la madre sua, ch'ancisa e tolta
79.4le fu da morte, pianse il caso reo:
79.5né 'l dolersi per lei, ch'era sepolta,
79.6né l'esiglio infelice unqua poteo
79.7spegner favilla in lei di tanta fiamma,
79.8ond'ella si consuma a dramma a dramma.
80.1Ama ed arde la misera; e sì poco
80.2in tale stato che sperar le avanza,
80.3che nudrisce nel sen l'occulto foco
80.4di memoria vie più, che di speranza:
80.5e quanto è chiuso in più secreto loco,
80.6tanto ha l'incendio suo maggior possanza;
80.7ma di nuovo destò la dolce speme,
80.8quando vide i nemici accolti insieme.
81.1Sbigottîr gli altri a l'apparir di tante
81.2genti nemiche, e sì diverse e fère:
81.3serenò ella il torbido sembiante,
81.4e lieta rimirò le squadre altere:
81.5e con bramosi sguardi il caro amante
81.6cercando gìo fra quelle armate schiere.
81.7Cercollo invan sovente, e 'l vide spesso:
81.8–Eccolo,– disse; e 'l riconobbe espresso.
82.1E da la torre, che sublime sorge
82.2tra 'l Borea e 'l Cauro in su l'antiche mura,
82.3mirar le genti suol, ch'indi si scorge,
82.4vaga di morte e del suo mal secura:
82.5quivi, da che il suo lume il sol ne porge
82.6insin che poi la notte il mondo oscura,
82.7s'asside, e i suoi begli occhi al campo gira,
82.8e co' pensieri suoi parla e sospira.
83.1Quinci vide la pugna, e 'l cor nel petto
83.2sentì tremarsi in quel punto sì forte,
83.3come s'egli dicesse: –Il tuo diletto
83.4corre periglio d'immatura morte.–
83.5Così d'affanno piena e di sospetto,
83.6mirò del cavalier la dubbia sorte:
83.7e del nemico il ferro ella sentia
83.8ne l'alma, e i duri colpi, onde languia.
84.1Ma, poi che il vero intese, e 'ntese ancora
84.2ch'essi vorran di nuovo anco provarsi,
84.3insolito timor così l'accora,
84.4che sente il sangue suo di ghiaccio farsi:
84.5talor secrete lagrime e talora
84.6sono occulti da lei sospiri sparsi.
84.7Pallida, esangue, e sbigottita in atto,
84.8lo spavento e l'orror avea ritratto.
85.1Con dolorosa imago il suo pensiero
85.2ad or ad or la turba e la sgomenta;
85.3e vie più che la morte il sonno è fiero,
85.4sì strane larve il sogno le appresenta:
85.5parle veder l'amato cavaliero
85.6piagato e sanguinoso, e par che senta,
85.7ch'egli aita le chieda o morte almeno,
85.8e, desta, umidi trova i lumi e 'l seno.
86.1Né sol la tema di futuro danno
86.2il sospiroso cor le affligge e scote;
86.3ma de le piaghe sue piì grave affanno
86.4è cagion che quetar l'alma non pote:
86.5e la fama talor con falso inganno
86.6le cose accresce incognite e remote:
86.7pur, com'egli vicino a l'ora estrema
86.8languido giaccia, e si lamenti, e gema.
87.1Ella, che ben conosce in quel paese
87.2qual più secreta sia virtù ne l'erba,
87.3e con qual succo ne le membra offese
87.4la doglia de le piaghe è meno acerba:
87.5arte gentil che da la madre apprese,
87.6di cui memoria ed uso anco riserba,
87.7vorria di sua man propria a le ferute
87.8di chi il cor le ferìo recar salute.
88.1Ella l'amato medicar desia,
88.2e curar il nemico a lei conviene.
88.3Pensa talor d'erba nocente e ria
88.4succo spargere in lui che l'avvelene:
88.5ma schiva poi la man cortese e pia
88.6trattar l'arti maligne, e se n'astiene.
88.7Brama ella almen ch'in uso tal sia vòta
88.8di sua virtute ogni erba ed ogni nota.
89.1Né già d'andar fra la nemica gente
89.2temenza avria; ché peregrina er' ita,
89.3e visto guerre e morti avea sovente,
89.4e scorsa dubbia e faticosa vita;
89.5sì che per uso la feminea mente
89.6sovra il corso mortal divenne ardita,
89.7né tosto si perturba o tosto pave
89.8ad ogni imagin di terror men grave.
90.1E crederebbe al ciel oscuro e fosco
90.2(in guisa ogni temenza Amor disgombra)
90.3errar secura; e 'n mar turbato, e 'n bosco
90.4ardita disprezzar tempesta ed ombra,
90.5e di belve africane artigli e tosco;
90.6ma duolsi poi che chiara fama adombra,
90.7e fan dubbia contesa in gentil core
90.8due possenti nemici: Onore e Amore.
91.1–Vergine (dice l'un), d'amor rubella,
91.2che le mie leggi insin ad or serbasti;
91.3io, mentre ch'eri de' nemici ancella,
91.4ti conservai la mente e i membri casti;
91.5e tu, libera, or vuoi perder la bella
91.6verginità che 'n prigionia serbasti;
91.7ahi nel tenero cor questi pensieri
91.8chi svegliar può? che pensi? oimè! che speri?
92.1Dunque il titolo omai d'esser pudica
92.2sì poco stimi, e d'onestate il pregio,
92.3che te n'andrai fra gente a' tuoi nemica,
92.4notturna amante a ricercar dispregio?
92.5Onde il superbo vincitor ti dica:
92.6–Perdesti il regno, e 'n un l'animo regio:
92.7non sei di me tu degna;– e ti conceda
92.8volgare esempio altrui d'ignobil preda.––
93.1Da l'altra parte il consiglier fallace
93.2dolce l'alletta, e dolce ancor lusinga:
93.3–Già tu nata non sei d'orsa rapace,
93.4o di scoglio che 'l mar percuota e cinga:
93.5perché sprezzi d'amor l'arco e la face?
93.6e lunge fuggi il tuo piacer solinga?
93.7Né petto hai tu di ferro o di diamante,
93.8che vergogna ti sia l'essere amante.
94.1Vattene omai dove il desio t'invoglia.
94.2Ma qual ti fingi vincitor crudele?
94.3Non sai com'egli al tuo dolor si doglia?
94.4e si turbi al tuo pianto, a le querele?
94.5Crudel sei tu ne la feminea spoglia,
94.6che dar nieghi salute al tuo fedele?
94.7Langue, o fèra ed ingrata, il pio Tancredi,
94.8e tu de l'altrui vita a cura or siedi.
95.1Sana tu pur Argante, acciò che poi
95.2il tuo liberator sia spinto a morte:
95.3così disciolti avrai gli obblighi tuoi;
95.4e sì bel premio fia ch'ei ne riporte.
95.5E' possibil però che non t'annoi
95.6questo officio crudel per dura sorte?
95.7E non basta la noia e l'orror solo
95.8a far che tu di qua ten fugga a volo?
96.1Deh ben fora a l'incontro officio umano,
96.2e ben n'avresti tu gioia e diletto,
96.3se la pietosa tua medica mano
96.4avvicinassi al valoroso petto;
96.5ché per te fatto il tuo signor poi sano,
96.6colorirebbe il suo smarrito aspetto,
96.7né ti saria di sua bellezza avaro,
96.8o d'altro don che sia gradito e caro.
97.1Parte ancor poi ne le sue lodi avresti,
97.2e ne l'opre di lui alte e famose;
97.3e lieta ei ti faria di baci onesti,
97.4e di nozze (o ch'io spero) al volgo ascose.
97.5Poi glorïosa ed onorata andresti
97.6tra le più liete e più felici spose,
97.7là ne la bella Italia, ov'alta sede
97.8ha 'l valor vero e la più vera fede.–
98.1Da tai speranze lusingata (ahi stolta!)
98.2somma felicità finge e figura;
98.3ma pur si trova in mille dubbi avvolta,
98.4come partir si possa indi secura;
98.5perché vegghian le guardie, e sempre in volta
98.6vanno dintorno a le guardate mura,
98.7sin che si mostra il dì ne l'orizzonte;
98.8né mai s'apre la porta, o cala il ponte.
99.1Costei soleva in compagnia sovente
99.2de la guerriera far lunga dimora.
99.3Seco la vide il sol da l'occidente,
99.4seco la vide la novella aurora:
99.5e quando son del dì le fiamme spente,
99.6un sol letto le accolse ambe talora;
99.7e nullo altro pensier che l'amoroso,
99.8l'una vergine a l'altra avrebbe ascoso.
100.1Questo Nicea sol tiene a lei secreto,
100.2e s'avvien che talor si dolga e lagne,
100.3reca ad altra cagion del cor non lieto
100.4gli affetti, e più s'infinge ov'ella piagne.
100.5In tale stato a lei senza divieto
100.6spesso venìa, lasciando altre compagne.
100.7Né uscio al giunger suo giammai si serra,
100.8siavi Clorinda, o sia in consiglio, o 'n guerra.
101.1Vennevi un giorno ch'ella in altra parte
101.2si ritrovava, e si fermò pensosa,
101.3pur tra sé rivolgendo i modi e l'arte
101.4de la bramata sua partenza ascosa.
101.5Mentre in vari pensier divide e parte
101.6l'incerto animo suo, che non ha posa,
101.7sospese di Clorinda in alto mira
101.8l'arme e le sopravveste, e ne sospira.
102.1E tra se dice sospirando: –O quanto
102.2felice è la fortissima donzella!
102.3Quanto io l'invidio; e non le invidio il vanto
102.4e 'l pregio feminil de l'esser bella.
102.5A lei non tarda i passi il lungo manto,
102.6né 'l suo valor rinchiude invida cella;
102.7ma veste l'arme, e se d'uscirne agogna,
102.8vassene, e non la tien tema o vergogna.
103.1Ahi! perché forti a me natura e 'l cielo
103.2altrettanto non fêr le membra e 'l petto,
103.3onde potessi anch'io la gonna e 'l velo
103.4cangiar in gran corazza e 'n fino elmetto?
103.5Ché sì non riterrebbe arsura o gelo,
103.6né turbo o pioggia il mio infiammato affetto,
103.7ch'al sol non fossi ed al notturno lampo,
103.8o fra compagni o sola, armata in campo.
104.1Già non avresti, o dispietato Argante,
104.2tu fatto guerra al mio signor primiero,
104.3ch'io sarei corsa ad incontrarlo avante;
104.4e forse or fôra qui mio prigioniero:
104.5e sosterria de la nemica amante
104.6giogo di servitù dolce e severo;
104.7e già per li suoi nodi i nodi miei
104.8fatti soavi e più leggeri avrei.
105.1O vero a me da la sua destra il fianco
105.2sendo percosso, e riaperto il core,
105.3sanato almen così nel lato manco
105.4colpo di ferro avria piaghe d'amore.
105.5Ed or la mente in pace e 'l corpo stanco
105.6avrian riposo, e col riposo onore
105.7ch'ei forse avrebbe il mio cenere e l'ossa
105.8onorate di lagrime e di fossa.
106.1Ma, lassa, i' bramo non possibil cosa,
106.2e tra folli pensieri invan m'avvolgo:
106.3io mi starò qui timida e dogliosa,
106.4com'una pur del vil femineo volgo.
106.5Ah! non starò: cor mio confida ed osa.
106.6Perch'una volta anch'io l'arme non tolgo?
106.7Perché per breve spazio or non potrolle
106.8sostener, ben che sia tenera e molle?
107.1Sì, potrò ben; ché mi farà possente
107.2a sostenere il peso amor tiranno,
107.3da cui sospinti ancor s'arman sovente
107.4d'ardir timidi cervi e guerra fanno.
107.5Io, se non guerra a la nemica gente,
107.6farò con l'arme un ingegnoso inganno.
107.7Finger mi vo' Clorinda, e ricoperta
107.8sotto l'imagin sua, d'uscir son certa.
108.1Non temerò più guardie o ver custodi,
108.2ch'a lei non si farebbe ingiuria alcuna;
108.3io pur ripenso e non veggio altri modi:
108.4aperta è, credo, questa via sol una.
108.5Or favoreggi le innocenti frodi
108.6con amor che le inspira, alta fortuna.
108.7Che temerò ne la dubbiosa luce,
108.8se fortuna è compagna, amore è duce?–
109.1Così ragiona; e, stimolata omai
109.2da le furie d'amor, più non aspetta;
109.3ma, raffrenando i suoi dogliosi lai,
109.4l'arme involate di vestir s'affretta.
109.5E farlo puote, e n'avrà tempo assai,
109.6perch'ivi dianzi si restò soletta;
109.7e la notte i suoi furti allor copria,
109.8ch'a' ladri amica ed a gli amanti uscìa.
110.1Essa, veggendo il ciel d'alcuna stella
110.2già sparso intorno divenir più nero,
110.3precipita gl'indugi, e 'nsieme appella
110.4con bassa voce un suo fedel scudiero
110.5ed una cara sua diletta ancella,
110.6e parte scopre lor del suo pensiero:
110.7scopre la fuga e la colora, e finge
110.8ch'altra cagione a dipartir l'astringe.
111.1Pronto il fanciullo e la donzella è presta,
111.2e l'uno e l'altro al suo parlar dà fede.
111.3Nicea si spoglia la feminea vesta,
111.4che da gli omeri scende insino al piede:
111.5e con vestire schietto ancora onesta
111.6e bella è sì, ch'ogni credenza eccede;
111.7simile a chi già corse a' pomi d'oro,
111.8ed a lei che diè nome al verde alloro.
112.1Col durissimo acciar preme ed offende
112.2il delicato collo e l'aurea chioma,
112.3e la tenera man lo scudo prende,
112.4pur troppo grave e inusitata soma.
112.5Così tutta di ferro omai risplende,
112.6e 'n atto militar se stessa doma.
112.7Gode Amor, ch'è presente, e così ride,
112.8com'allor ch'egli avvolse in gonna Alcide.
113.1Oh! con quanta fatica ella sostiene
113.2l'inegual peso, e move lenti i passi,
113.3ed a la cara compagnia s'attiene
113.4di cui guida ed appoggio insieme fassi;
113.5ma rinforzan gli spirti amore e spene,
113.6e crescono il vigor de' membri lassi;
113.7sin ch'insieme a' destrier gravâro il dorso,
113.8che presti sono al passo e presti al corso.
114.1Con le mentite insegne occulta, ascosa,
114.2e per secreta via con lor si parte:
114.3pur in molti s'avviene, e l'aria ombrosa
114.4splender di ferro vede in qualche parte;
114.5ma impedir quel viaggio altri non osa
114.6cui la fortuna sua mena in disparte:
114.7e la notte gli affida, o pur la tigre
114.8temuta insegna è fra le genti impigre.
115.1Nicea, benché 'l suo dubbio alquanto sceme,
115.2non va per quelle vie molto secura;
115.3ché d'esser conosciuta a la fin teme,
115.4e dal suo troppo ardir nasce paura.
115.5Ma pur, giunta a la porta, il timor preme,
115.6ed inganna colui che n'ha la cura.
115.7–Io son Clorinda, disse, apri la porta,
115.8ch'il re m'invia dove l'andare importa.–
116.1La voce feminil sembiante a quella
116.2de la guerriera, agevolò l'inganno.
116.3Chi crederia vedere armata in sella
116.4una de l'altre ch'arme oprar non sanno?
116.5Si ch'il portier tosto ubbidisce; ed ella
116.6n'esce veloce, e i duo che seco or vanno.
116.7E per lor securezza entr' una valle
116.8discendon per obliquo e lungo calle.
117.1Poi che la donna in solitaria ed ima
117.2parte si vede, alquanto i passi allenta,
117.3ch'i primi rischi aver passati estima,
117.4né d'esser ritenuta omai paventa.
117.5Or pensa a quello a che pensato in prima
117.6non bene aveva, ed or le s'appresenta
117.7pericoloso più che pria non parve,
117.8l'entrar nel campo in sì mentite larve.
118.1–Esser mio messaggero a te conviene,–
118.2dice ella al servo suo pronto e sagace.
118.3–Vattene al campo, e con secura spene
118.4trova Tancredi ove languendo ei giace,
118.5a cui dirai che donna a lui sen viene,
118.6che gli apporta salute e chiede pace,
118.7e benigna accoglienza e fida aita;
118.8perché l'una sia salva, e l'altra vita.
119.1E ch'in lui solo ha certa e viva fede,
119.2né teme in suo potere onta né scorno.
119.3Di' sol questo a lui solo, e s'altro ei chiede,
119.4di' non saperlo, e affretta il tuo ritorno:
119.5io (che questa mi par sicura sede)
119.6in questo mezzo qui farò soggiorno.–
119.7Così disse la donna; e 'l fido servo
119.8veloce se n'andò qual damma o cervo.
120.1E 'n guisa oprar sapea, che senza indugio
120.2entro a' chiusi ripari ei fu raccolto,
120.3e poi condotto al suo dolce refugio,
120.4che 'l messaggiero udìo con lieto volto.
120.5Poi dicendo: –Signor, più non indugio,–
120.6verso la donna sua si fu rivolto;
120.7e riportava a lei dolce risposta,
120.8che fida scorta avria d'entrarvi ascosta.
121.1Ma ella intanto desiosa, a cui
121.2ogni dimora par noiosa e greve,
121.3numera fra se stessa i passi altrui,
121.4e pensa: –Or giunge, or entra, or tornar deve.–
121.5E già le sembra al ritornar colui,
121.6men ch'egli non solea spedito e leve.
121.7Spingesi alfin avanti, e 'n parte ascende
121.8da cui comincia a discoprir le tende.
122.1Era la notte, e 'l suo stellato velo
122.2chiaro spiegava e senza nube alcuna,
122.3e già spargea rai luminosi e gelo
122.4di vive perle la sorgente luna.
122.5L'innamorata donna iva col cielo
122.6le sue fiamme sfogando ad una ad una,
122.7e secretari del suo amore antico
122.8fa i muti campi e quel silenzio amico.
123.1Poi, rimirando il campo, ella dicea:
123.2–O belle agli occhi miei tende latine!
123.3Aura spira da voi che mi ricrea,
123.4e mi conforta pur ch'io m'avvicine:
123.5così a mia vita faticosa e rea
123.6qualche onesto riposo il ciel destine,
123.7come in voi solo il cerco, e solo or parme
123.8che trovar pace io possa in mezzo a l'arme.
124.1Raccogliete me dunque, e 'n voi si trove
124.2quella pietà che mi promise amore,
124.3e ch'io già vidi prigioniera altrove
124.4nel mansueto mio dolce signore:
124.5né già desio di racquistar mi move
124.6con l'armi vostre il mio reale onore:
124.7quando ciò non avvenga, assai felice
124.8io mi terrò, se 'n voi servir mi lice.–
125.1Così parla costei che non prevede
125.2de la fortuna sua nòve tempeste.
125.3Ella era in parte ove risplende, e fiede
125.4l'arme lucenti il bel raggio celeste,
125.5sì che da lunge lo splendor si vede,
125.6e 'l bel candor che le circonda e veste;
125.7e l'empia fèra in fino argento impressa
125.8riluce sì, ch'ognun direbbe: –E' dessa. –
126.1Ma come volle la sua dura sorte,
126.2i duo fratei qui tesi avean gli aguati,
126.3di cui pose Clorinda il padre a morte;
126.4ed ora difendean quel passo armati,
126.5la 've menar solean notturne scorte
126.6armenti e gregge da gli erbosi prati:
126.7e se l'altro passò, fu perch'ei torse
126.8lunge il cavallo, e subito trascorse.
127.1Al più giovin fratello, a cui fu il padre
127.2co' duo germani da Clorinda ucciso,
127.3viste le spoglie candide e leggiadre,
127.4fu di veder l'alta guerriera avviso;
127.5e contra le irritò l'occulte squadre,
127.6né frenando del cor moto improvviso,
127.7come l'ira volea subita e folle,
127.8gridò: –Sei morta,– e l'asta invan lanciolle.
128.1Sì come cerva, ch'assetata il passo
128.2mova a cercar d'acque lucenti e vive,
128.3ove un bel fonte distillar d'un sasso,
128.4o vide un fiume tra frondose rive,
128.5se incontra i cani, allor ch'il corpo lasso
128.6ristorar crede a l'onde, a l'ombre estive,
128.7si rivolge fuggendo, e sua paura
128.8la stanchezza obliar face e l'arsura;
129.1così costei, che l'amorosa sete,
129.2onde l'infermo core arde e sfavilla,
129.3temprar ne l'accoglienze oneste e liete
129.4credeva, e far la mente in lor tranquilla;
129.5or che contra lei vien chi gliel diviete,
129.6(quasi obliando chi primier rapilla)
129.7se stessa e 'l suo desir quivi abbandona,
129.8e 'l veloce destrier timida sprona.
130.1Fugge Nicea, temendo al suono, al grido,
130.2e la donzella sua paurosa e mesta,
130.3d'augello in guisa a cui del dolce nido
130.4preciso è 'l calle, e quel seguir non resta.
130.5Ecco già da le tende il servo fido
130.6con la tarda novella aggiunge in questa:
130.7e l'altrui fuga ancor dubbio accompagna,
130.8e gli sparge il timor per la campagna.
131.1Tancredi, a cui pur dianzi il cor sospese
131.2quell'avviso primiero, udendo or questo,
131.3com'egli era magnanimo e cortese,
131.4da l'altrui rischio e dal suo amore è desto:
131.5onde vestito del suo grave arnese,
131.6monta a cavallo e tacito esce e presto:
131.7e seguendo gl'indizi e l'orme nòve,
131.8rapidamente a tutto corso il move.
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