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1.1Già l'alba messaggera in cielo è desta,
1.2quasi annunzi ai mortali: Or vien l'aurora.
1.3Ella s'adorna intanto e l'aurea testa
1.4di rose còlte in Paradiso infiora:
1.5quando ogni schiera ch'al vïaggio è presta
1.6lunge in voce s'udiva alta e sonora;
1.7e tra corni e tamburi e 'l suon de l'arme,
1.8le trombe risonar col fiero carme.
2.1Il saggio capitan con dolce morso
2.2i desiderii lor guida e seconda;
2.3che più agevol saria svolger il corso
2.4presso Cariddi a la volubil onda,
2.5o tardar Borea, allor che scote il dorso
2.6de l'Apennino e i legni in mare affonda.
2.7Gli ordina e muove e drizza; e 'n suon gli regge
2.8rapido sì, ma rapido con legge.
3.1Ali ha ciascuno al core ed ali al piede
3.2né del suo ratto andar però s'accorge.
3.3Ma, quando il sole i campi infiamma e fiede
3.4con più fervidi raggi e 'n alto sorge,
3.5ecco apparir Gerusalem si vede,
3.6ecco additar Gerusalem si scorge:
3.7ecco si grida omai, non si bisbiglia,
3.8del gran Sion la nubilosa figlia.
4.1Così di naviganti audace stuolo,
4.2che muova a ricercare estranio lido,
4.3e 'n dubbio mare e sotto ignoto polo
4.4provi spesso il furor del vento infido;
4.5s'alfin discopre il desiato suolo,
4.6il saluta lontan con lieto grido:
4.7e l'uno a l'altro il mostra, e 'ntanto oblia
4.8la noia e 'l mal de la passata via.
5.1Col gran piacer che quella prima vista
5.2dolcemente spirò ne l'altrui petto,
5.3riverenza e pietate insieme è mista,
5.4come si mesce l'un con l'altro affetto.
5.5Osano appena d'innalzar la vista
5.6ver' la città di Cristo albergo eletto;
5.7dove morì, dove sepolto ei giacque,
5.8dove le membra rivestir gli piacque.
6.1Sommessi accenti e timide parole,
6.2rotti singulti e flebili sospiri
6.3de la gente, ch'in un s'allegra e dole,
6.4fan che per l'aria un mormorio s'aggiri
6.5qual ne le folte selve udir si suole,
6.6dove Austro giunga sibilando, e spiri:
6.7o qual, spezzato infra gli scogli e i lidi,
6.8freme e si lagna il mar con rauchi stridi.
7.1Premevan, nudi il piè, l'erto sentiero,
7.2che l'esempio de' primi altrui commove.
7.3Piuma ch'alto si sparga, o pur cimiero
7.4superbo dal suo capo ognun rimove;
7.5e 'nsieme del suo cor l'abito altero
7.6depone, e calde e pie lacrime ei piove.
7.7Pur quasi al pianto abbia la via rinchiusa,
7.8ver' Dio parlando, ognun se stesso accusa.
8.1–Dunque, ove tu di sanguinosi rivi
8.2il terreno, o Signor, lasciasti asperso,
8.3d'amaro pianto almen due fonti vivi
8.4in sì acerba memoria oggi non verso?
8.5O mio gelido cor, che non derivi
8.6per gli occhi, e stilli in lacrime converso?
8.7Duro mio cor, ché non ti rompi e frangi?
8.8Pianger ben merti ognor, s'ora non piangi.–
9.1Di cotai voci intorno il ciel risuona,
9.2ed ogni cor s'intenerisce e spetra:
9.3e mentre oltraggi ed onte altrui perdona,
9.4a' propri falli suoi perdono impetra.
9.5Ma Dio co' propri detti anco ragiona,
9.6che sono strali pur di sua faretra:
9.7ei, l'arme saettando, entro percuote;
9.8di fuor le lingue scioglie in sacre note.
10.1“Sorgi, Gerusalem, co' raggi illustri,
10.2perch'il tuo lume e l'altrui gloria or viene;
10.3la gloria del Signore onde t'illustri
10.4nasce, e fa queste parti omai serene.
10.5Ecco dopo tant'anni e tanti lustri
10.6che l'ombre e le caligini terrene
10.7i popoli coprîr ne l'Orïente,
10.8de la gloria divina il sol nascente.
11.1Alza gli occhi dolenti e 'ntorno gira
11.2tutti questi per te già fûro accolti,
11.3tutti vengon per te; fra lor rimira
11.4i figli tuoi de' lacci antichi sciolti.
11.5Qual gioia avrai (s'il vero a noi s'inspira)
11.6quando i popoli a te vedrai rivolti,
11.7e le genti sì fère e sì diverse,
11.8più che del mar le arene, a te converse?
12.1Quasi un diluvio allor fia che t'inonde
12.2d'uomini e d'animai con varia salma,
12.3che i monti copriranno, e l'alte sponde,
12.4insin là dove legno in mar si spalma.
12.5E tu lieta côrrai le verdi fronde
12.6de la tua oliva, e de la sacra palma:
12.7e le immagini d'oro, e i maschi incensi
12.8vedransi a Dio fumar nel tempio accensi.
13.1Ma ora chi son questi i quai volando
13.2vanno, in guisa di nube o di colomba?
13.3Me aspettan le navi, in cui solcando
13.4l'acqua n'andrò, ch'al suono alto rimbomba,
13.5e l'isole del mar: ma come, o quando
13.6raccôrrò i figli sparsi a suon di tromba,
13.7portando oro ed argento onde consacri
13.8al tuo Signore i templi ed i simolacri?
14.1Edificar le tue cadute mura
14.2figli vedrai di peregrini egregi,
14.3e quando avrò di te pietade e cura,
14.4di servi in atto e di ministri i regi:
14.5e le porte aprirai tutta secura
14.6a valorose genti e duci egregi:
14.7né gente fia né re, che si dia vanto
14.8di non servirti, il qual non pèra intanto.
15.1Libano a te concederà la gloria
15.2de l'abete, del busso e del suo pino,
15.3perché s'adorni con pietosa istoria
15.4il tempio sacro al tuo Signor divino.
15.5Vedrai 'l superbo in chiara alta vittoria
15.6a te venirne riverente e chino,
15.7l'orma adorando de' suoi piedi impressa,
15.8e chiamarti di Dio città promessa.
16.1Città deserta un tempo ed odïosa,
16.2non era chi per te volgesse il passo:
16.3or sarai terra lieta e glorïosa,
16.4ch'ogni regno terren vedrai più basso.
16.5E 'n guisa di regina alta e di sposa,
16.6t'adornerò, lasciando il ferro ed 'l sasso;
16.7e 'n quella vece in te l'argento e l'oro
16.8splender farò con più sottil lavoro.
17.1Pace avrai pur dopo continua guerra,
17.2e giustizia con lei dentro e d'intorno.
17.3Più non udrassi rimbombar la terra
17.4de le tue colpe, e d'uno e d'altro scorno.
17.5Non fia 'l tuo lume quel che varia ed erra,
17.6o di luna o di sol la notte e 'l giorno;
17.7lume che scema e cresce, e sale e scende.
17.8Io sarò il sol ch'eterno in te risplende”.
18.1Fra gl'infedeli intanto un uom che guarda
18.2antica torre, e scopre i monti e i campi,
18.3la già minuta polve alzarsi guarda
18.4onde par che gran nube in aria stampi:
18.5par che baleni il nuvol denso ed arda,
18.6come fiamme nel sen rinchiuda e lampi:
18.7poi lo splendor de' lucidi metalli
18.8distingue, e scerne gli uomini e i cavalli.
19.1Allor gridava: –Oh qual per l'aria stesa
19.2polvere i' veggio! oh come par che splenda!
19.3Pronti correte a l'arme, a la difesa,
19.4a le porte, a le mura! ognun v'ascenda,
19.5già presente è il nemico.– E poi, ripresa
19.6tal voce: –Ognun s'affretti e l'arme or prenda.
19.7Ecco, il nemico è qui: mira la polve,
19.8che ne l'oscura nebbia il cielo involve.–
20.1I semplici fanciulli e i vecchi inermi,
20.2e 'l vulgo de le donne sbigottite,
20.3che non sanno ferir né fare schermi,
20.4supplicando ingombrâr l'alte meschite.
20.5Gli altri di corpo e d'animo più fermi
20.6già frettolosi l'armi avean rapite.
20.7Altri a le porte, altri a le mura accorre,
20.8e siede il re ne la più eccelsa torre.
21.1Scorre d'intorno Argante e 'l capo ignudo,
21.2dopo tanti anni, a' suoi vicini mostra:
21.3altri gli porta l'elmo, altri lo scudo,
21.4altri la lancia ond'è temuto in giostra.
21.5E dire udia: –Questi a' nemici è crudo,
21.6pietoso a' suoi: muro e difesa nostra–.
21.7Ei fra gli altri fratelli alto si scopre.
21.8Antivede, comanda, affretta a l'opre.
22.1Ma già Clorinda incontra a' Franchi er' ita,
22.2lui permettendo, a la sua schiera avante:
22.3e in altra parte, ond'è improvvisa uscita,
22.4sta preparato a la riscossa Argante.
22.5L'altera donna i suoi guerrieri invita
22.6co' detti e col magnanimo sembiante:
22.7–Ben con alto principio a noi conviene
22.8(dicea) fondar de l'Asia oggi la spene.–
23.1Mentre ragiona a' suoi, non lunge scorse
23.2gl'Italici condur prigioni e preda:
23.3ch'un loro stuolo a depredar precorse;
23.4or con gregge ed armenti avvien che rieda.
23.5Ella verso i nemici ardita corse,
23.6ch'incerti son quel che di ciò succeda.
23.7Gardo è chiamato il duce, uom di gran possa,
23.8ma non sostenne la crudel percossa.
24.1Gardo a quel duro scontro è spinto a terra
24.2in su gli occhi de' Franchi e de' pagani;
24.3i pastori gridâr, di quella guerra
24.4lieti auguri prendendo, i quai fûr vani.
24.5Addosso a gli altri ella si spinge e serra,
24.6scesa da' monti ne gli aperti piani;
24.7seguîrla i suoi per la sanguigna strada
24.8che s'apria co 'l destriero e con la spada.
25.1Tosto la preda al predator ritoglie,
25.2cedendo il cavaliero a poco a poco,
25.3tanto ch'in cima a un colle ei si raccoglie,
25.4ove aiutate son l'arme dal loco.
25.5Allor, sì come turbine si scioglie,
25.6o da le nubi cade acceso il foco,
25.7mosse Tancredi il qual pur dianzi giunse,
25.8e giorno a notte faticosa aggiunse.
26.1Mentre la notte avea con l'ali sue
26.2fatta la terra tenebrosa e bruna,
26.3con la sua fida schiera intento ei fue
26.4a liberar di man d'empia fortuna
26.5il loco in cui, fra l'asinello e 'l bue,
26.6il Re del ciel degnò l'umil sua cuna:
26.7ora il valor, che più d'un chiaro lampo
26.8splendea ne l'ombra, appar nel fèro campo.
27.1Ma già Clorinda ad incontrar l'assalto
27.2vien di Tancredi, e pon la lancia in resta.
27.3Ferîrsi ambo ne gli elmi, e i tronchi in alto
27.4volâro; ed ella ignuda il viso resta;
27.5che rotto ha l'elmo suo, quasi d'un salto,
27.6i duri lacci: egli le uscìo di testa,
27.7e le chiome dorate a l'aria sparse,
27.8giovine donna in duro campo apparse.
28.1Lampeggiâr gli occhi, e folgorâr gli sguardi,
28.2dolci ne l'ira; or che sarian nel riso?
28.3A che pensi Tancredi? or che pur guardi?
28.4non riconosci tu l'amato viso?
28.5Quello è il bel volto, onde t'infiammi ed ardi
28.6ne la vittoria, e sei d'amor conquiso.
28.7Questa è colei che tu lavar la fronte
28.8vedesti già nel solitario fonte.
29.1Ei, ch'a la fera ed al disteso artiglio,
29.2non la conobbe, or lei veggendo, impètra;
29.3ella fa del suo scudo, in quel periglio,
29.4sua difesa, e l'assale; ed ei s'arretra:
29.5e fa ne gli altri il ferro allor vermiglio,
29.6né da lei pace, per ritrarsi, impetra,
29.7che minacciosa il segue, e: Volgi, grida,
29.8e di due morti il cavalier disfida.
30.1Ma percosso da lei non ripercote,
30.2ed appena fa schermo e si difende,
30.3mentre i begli occhi e le vermiglie gote
30.4rimira, ond'arco invano amor non tende,
30.5fra sé dicea: –Lievi percosse, o vòte
30.6son talor quelle onde la destra offende;
30.7ma colpo mai dal bello ignudo volto
30.8non cade in fallo, e sempre il cor m'è colto.–
31.1Pensa alfin discoprir la interna piaga,
31.2per non morir tacendo occulto amante.
31.3Vuol ch'ella sappia ch'uom già vinto impiaga,
31.4già preso, e del suo sdegno omai tremante.
31.5E le dicea: –Donna sdegnosa e vaga
31.6de la mia morte, e troppo in ciò costante,
31.7usciam di schiera e sazia allor tue voglie,
31.8se brami aver di me l'ultime spoglie.
32.1Così me' si vedrà s'al tuo s'agguaglia
32.2il mio valore. –Ella accettò l'invito,
32.3e, come più de l'elmo a lei non caglia,
32.4gìa baldanzosa, egli seguia smarrito.
32.5Recossi in atto di crudel battaglia
32.6l'alta guerriera, e già l'avea colpito,
32.7quand'egli: –Ferma, disse, e siano or fatti
32.8anzi la pugna de la pugna i patti.–
33.1Ella fermossi; e lui parlando audace
33.2fece in quel giorno il disperato amore.
33.3–I patti sian (dicea), se tregua o pace
33.4meco non vuoi, che tu mi tragga il core:
33.5il mio cor, non più mio, s'a te dispiace
33.6ch'egli meco più viva, or lieto muore;
33.7è tuo gran tempo; e tempo è omai che trarlo
33.8a me tu possa; e non degg' io negarlo.
34.1Ecco, le braccia inchino e t'appresento
34.2senza difesa il petto: or ché non fiedi?
34.3vuoi ch'agevoli l'opra? io son contento
34.4trarmi l'usbergo or or, se nudo il chiedi.
34.5–Distinguea forse in più lungo lamento
34.6i suoi dolori il misero Tancredi;
34.7ma sovraggiunse impetuosa calca
34.8che di quel ragionar molto diffalca.
35.1Cedea cacciato e non cedeva invano
35.2il Turco e 'l Siro, o timor fosse od arte.
35.3Un de' persecutori, uomo inumano,
35.4vide a lei ventilar le chiome sparte;
35.5e da tergo, in passando, alzò la mano
35.6per ferir la sua bella ignuda parte;
35.7ma Tancredi gridò (ché ben s'accorse)
35.8e con la spada a quel gran colpo occorse.
36.1Ma pur ne' bianchi e teneri confini
36.2l'eburno collo il cavalier ferille.
36.3Fu levissima piaga, e i biondi crini
36.4rigati fûr da le purpuree stille,
36.5come l'òr che di smalti o di rubini,
36.6per man d'egregio mastro, a' rai scintille.
36.7Disdegnando Tancredi allor si spinse
36.8addosso a quel villano, e 'l ferro strinse.
37.1Quel si dilegua, e questo acceso d'ira
37.2il segue come vento o come strale:
37.3sospesa ella riman perché gli mira
37.4lontani molto, né seguir le cale:
37.5ma co' suoi fuggitivi il piè ritira:
37.6talor mostra la fronte e i Franchi assale:
37.7or si volge, or rivolge; or fugge, or fuga;
37.8né si può dir la sua caccia né fuga.
38.1Così tauro talor ne l'ampio agone
38.2se volge a' cani le sue dure corna,
38.3s'arretran quelli; e, s'a fuggir si pone,
38.4ciascun latrando ad assalire il torna.
38.5Clorinda nel fuggir da tergo oppone
38.6lo scudo a' colpi in su la testa adorna:
38.7tal ne' giuochi africani il capo e 'l dorso
38.8l'uom copre in fuga alterna, e 'n dubbio corso.
39.1Già questi seguitando e quei fuggendo,
39.2fatto veloci avean ritroso calle,
39.3quando alzâro i pagani un grido orrendo,
39.4ratto conversi in tenebrosa valle:
39.5e fecero un gran giro, e poi volgendo
39.6tentâro a' Franchi di ferir le spalle:
39.7e 'ncontra Argante da superba costa
39.8con la gente apparia pur dianzi ascosta.
40.1Uscì di stuolo il cavalier superbo,
40.2e del primo percosso onore agogna,
40.3e dice: –Ad altro corpo io nol riserbo;–
40.4quel non ode, morendo, agra rampogna.
40.5Né parve meno agli altri il tronco acerbo;
40.6ma n'ebbe alcun la morte, altri vergogna:
40.7e poi che ruppe il sanguinoso cerro,
40.8trasse contra a' nemici, e strinse il ferro.
41.1Clorinda a prova avea d'alma e di vita
41.2Ardelio privo, uom già d'età matura,
41.3ma di forte vecchiezza e ben munita:
41.4e pur tra' figli suoi non fu secura;
41.5ch'Alcandro, il maggior figlio, aspra ferita
41.6tolse da sì pietosa e nobil cura;
41.7e Poliferno ancise al padre appresso
41.8l'istessa spada e quasi il colpo istesso.
42.1Ma Tancredi, da poi ch'egli non giunge
42.2quel suo, che più il cavallo avea corrente,
42.3rivolge addietro e vede incauta e lunge
42.4troppo trascorsa l'animosa gente;
42.5vedela circondata, e 'l destrier punge,
42.6volgendo il freno, e là s'invia repente:
42.7né solo di sua aita i suoi sovvenne,
42.8ch'altri il seguîr come s'avesser penne.
43.1Quei de gli scelti eroi nobil drappello,
43.2che sempre a tutti i rischi ardito move.
43.3Riccardo il più feroce, anzi il più bello
43.4tutti precorre a l'animose prove,
43.5e tra gli altri parea sublime augello,
43.6lo qual rinfreschi aspre saette a Giove:
43.7e disser quei ch'in lui fissâr lo sguardo:
43.8–Eccoti il domator d'ogni gagliardo.
44.1Questi ha nel pregio de la spada eguali
44.2pochi, o nessuno; e giovinetto è ancora.
44.3Se fosser tra' nemici altri sei tali,
44.4tutta Sorìa già vinta e serva or fôra;
44.5e l'Africa arenosa, e i regni australi,
44.6e quei suggetti a la nascente aurora:
44.7ne 'l capo al giogo ascosto il Nil terrebbe
44.8in sua latebra, onde si occulto ei crebbe.–
45.1Così dicendo, omai vedean là sotto,
45.2come la strage ad or ad or s'ingrosse,
45.3ché Riccardo e 'l compagno il cerchio han rotto,
45.4benché d'uomini denso e d'arme ei fosse:
45.5e poi lo stuol dal capitan condotto
45.6vi giunse, ed aspramente anco il percosse:
45.7e quivi il gran Riccardo a morte diede
45.8Belfengo, del tiranno il quarto erede.
46.1E seco Raboan, Drodec e Ronca,
46.2Perildo, Rabael, Furospe e Perno,
46.3l'un sopra l'altro abbatte, ancide e tronca,
46.4fidi ministri già d'empio governo;
46.5ch'or dove bolle la tartarea conca
46.6seguono il duce al tenebroso Inferno:
46.7Argante in altro lato, in mezzo al sangue
46.8cade; e, mentre egli freme, il destrier langue.
47.1Come talor ne l'arenose piagge
47.2camelo, da la salma oppresso e carco,
47.3o 'n parti più solinghe e più selvagge
47.4grand'elefante è già caduto al varco;
47.5così giacendo, a pena il piè sottragge,
47.6dopo molta fatica, al grave incarco:
47.7indi tardo e gravoso antica sponda
47.8sembra al furor che quasi a tergo inonda.
48.1Clorinda seco ascende a passi lenti,
48.2e quello impeto frange e sì il reprime,
48.3che de le sbigottite e sparse genti
48.4quelle secure andâr che fuggian prime;
48.5segue con spirti il buon Guidone ardenti
48.6i fuggitivi e 'l fier Tigrane opprime
48.7con l'urto del cavallo e con la spada
48.8fa che scemo del capo a terra ei cada.
49.1Né giova ad Algazzarre il forte usbergo,
49.2ned a Corban robusto il fino elmetto,
49.3ch'in guisa lor ferì la nuca e 'l tergo,
49.4che ne passò la piaga al viso, al petto.
49.5E per sua mano ancor del caro albergo
49.6l'alma uscì d'Amurate, e di Meemetto:
49.7e, sentendone Argante il lampo e 'l fischio,
49.8ne gli occhi aveva e ne gli orecchi il rischio.
50.1Onde freme in se stesso, e pur talvolta
50.2si ferma e volge, e poi cede pur anco:
50.3alfin così improvviso a lui si volta,
50.4e di cotal percossa il giunge al fianco,
50.5che dentro il ferro vi s'immerge, e tolta
50.6è dal colpo la vita al duce Franco.
50.7Cade, e i lumi, ch'a pena aprir si ponno,
50.8dura quiete preme e ferreo sonno.
51.1Gli aprì tre volte, e i dolci rai nel cielo
51.2cercò del sole, e sopra un braccio alzarsi;
51.3e tre volte ricadde, e fosco velo
51.4gli occhi adombrò, che stanchi alfin serrârsi;
51.5si dissolvono i membri, e mortal gelo
51.6rigidi fatti e di sudor gli ha sparsi.
51.7Sovra l'estinto il cavalier feroce
51.8non si fermò, ma trascorrea veloce.
52.1Ben che seguir l'alpestra via non cessa,
52.2si volge a' Franchi, e dice: –O cavalieri,
52.3questa sanguigna spada è quella stessa,
52.4ch'il Signor vostro disprezzò pur ieri:
52.5ignudo la vedrà, se mai s'appressa,
52.6cinto di squadre e de' suoi duci altieri;
52.7e perch'io pur la ripolisca e terga,
52.8fia che di nuovo sangue ancor s'asperga.
53.1Ditegli che vederne omai s'aspetti
53.2in se stesso e ne' suoi più certa prova;
53.3e quando d'assalirne ei non s'affretti,
53.4verrò, non aspettato, ov'ei si trova.–
53.5De la superba fuga i fèri detti
53.6tutti i cristiani avean commossi a prova,
53.7ma con gli altri s'accoglie omai securo
53.8sotto la guardia de l'amico muro.
54.1Grando e tempesta di rotonde pietre,
54.2folta e sonora incominciò da l'alto;
54.3vòtano i difensori archi e faretre,
54.4tingendo il fosso di sanguigno smalto;
54.5e forza è pur ch'alquanto omai s'arretre
54.6l'italico valor dal fèro assalto,
54.7mentre discende la sassosa pioggia
54.8da mura e torri in disusata foggia.
55.1Ma i suoi conforta il gran Riccardo, e grida:
55.2–Or quale indugio è questo? e che s'aspetta?
55.3poi ch'è morto il signor ch'a noi fu guida,
55.4ché non corriamo a vendicarlo in fretta?
55.5e non facciam nel barbaro omicida
55.6del nostro duce estinto aspra vendetta?
55.7Basta una scala omai, senz' altre scale,
55.8dove invitto valor ascende e sale.
56.1Non se di ferro doppio, o d'adamante
56.2la porta e 'l muro impenetrabil fosse,
56.3colà dentro securo il crudo Argante
56.4s'asconderia da le contrarie posse.
56.5Cominciam pur l'impresa.– Ei solo avante
56.6a tutti gli altri a guerreggiar si mosse;
56.7che nulla teme la secura testa
56.8o di sassi o di strai nembo o tempesta.
57.1E crollando la fronte, alza la faccia
57.2piena di sì terribile ardimento,
57.3che sin dentro a le mura i cori agghiaccia
57.4ai difensor d'insolito spavento:
57.5mentre egli altri rincora, altri minaccia,
57.6non si mostra al salir pensoso o lento;
57.7ma tutte le difese atterra e spezza
57.8che trova incontra, e vincitor disprezza.
58.1E varca l'ampio fosso e 'l pigro stagno
58.2e 'l primo muro minaccioso in vista;
58.3e 'l segulr molti, oltra 'l fedel compagno,
58.4sin al secondo ov'è chi più resista;
58.5e forse il dì, come Alessandro il Magno,
58.6vittoria avea cui largo sangue acquista;
58.7ma là giunto è Goffredo onde lei scorse
58.8l'invitto re cui Jaddo ornato occorse.
59.1E 'n su la vetta che si volge a l'Orsa
59.2luminosa del cielo il passo ha fermo,
59.3e dice al buon Raimondo: –Or troppo è scorsa
59.4la schiera che non teme intoppo o schermo.
59.5Ivi è colui ch'ogni mio stato inforsa,
59.6anzi pur nostro; e so che il vero affermo:
59.7e 'ntento a perseguir nemica turba,
59.8tutti gli ordini nostri ei sol perturba.
60.1Né gli ha dimostro ancor l'etate e 'l senno,
60.2vittoria che non sia folle e sanguigna;
60.3e gli altri suoi che più frenarlo or denno
60.4seguono il suo valor che non traligna:
60.5però non credo ch'ei fia pronto al cenno
60.6di nostra intenzïon pura e benigna;
60.7ma s'io di comandare almeno ardisco,
60.8ei non porrà tutte le schiere a risco.
61.1Né si darà l'assalto, onde ritorni
61.2l'oste con molto danno e poca gloria:
61.3e di troppo ardimento alfin si scorni,
61.4di cui Riccardo pur si vanta e gloria.
61.5Ma se non oggi, in diece o in venti giorni,
61.6con le macchine avrem certa vittoria.–
61.7Così dicea, quando mandò Sigero,
61.8de' gravi imperii suoi nunzio severo.
62.1Questo sgrida in suo nome il troppo ardire,
62.2e immantenente il ritornare impone.
62.3–Tornatene, dicea, ch'a le vostre ire
62.4non è opportuno il loco e la stagione.
62.5Goffredo il vi comanda.– Ardente dire
62.6usò Riccardo e quasi sferza o sprone;
62.7ma questo è quasi freno, o qual ritegno
62.8de' cavalieri a l'animoso sdegno.
63.1Come d'alzarsi a tempestosa guerra,
63.2cinte di nubi le orgogliose fronti,
63.3e portar seco il mare, il ciel, la terra,
63.4bramano i venti disdegnosi e pronti;
63.5ma se gli affrena in carcer tetro e serra
63.6Eolo, ch'al chiuso varco oppone i monti,
63.7fremono mormorando, e 'l fèro orgoglio
63.8entro risuona al cavernoso scoglio:
64.1così questi tornâr da' lor nemici
64.2dentro a' ripari al lor riposo ingrato:
64.3né senza estremo onor di sacri uffici
64.4fu il nobil corpo di Guidon lasciato.
64.5Sul funebre ferètro i fidi amici
64.6portârlo, caro peso ed onorato.
64.7Mira intanto il Buglion da l'alte cime
64.8il sito e l'arte di città sublime.
65.1Questa prima sedeva in verde falda
65.2e 'n erta riva d'un famoso colle;
65.3ver quella parte donde il sol riscalda
65.4tutta inchinando, o dove più s'attolle.
65.5Poi che non restò pietra integra o salda,
65.6per vendetta di lui che morir volle;
65.7come pianta, che nembo o ferro svelse,
65.8traslata fu sopra le cime eccelse.
66.1E 'l nome onde chiamolla il re vetusto,
66.2allor mutò con la sua antica sede,
66.3Elia chiamata da Adriano Augusto,
66.4che più sublime seggio ancor le diede;
66.5or dentro è 'l loco onde risorse il Giusto
66.6che ritolse a Pluton le avare prede;
66.7e quello ancora in cui dolor soverchio
66.8per noi sofferse è nel suo nuovo cerchio.
67.1Gerusalem sovra duo monti è posta,
67.2d'altezza impari, e vòlti fronte a fronte.
67.3Va per lo mezzo suo valle interposta,
67.4che lei distingue, e l'un da l'altro monte.
67.5Fuor da tre lati è la superba costa;
67.6per l'altro vassi e non par che si monte:
67.7ma d'altissime mura è più difeso
67.8il piano lato, e contra Borea è steso.
68.1La città dentro ha lochi in cui riserba
68.2l'acqua che piove, e laghi e fonti vivi;
68.3ma fuor la terra, e 'ntorno, è nuda d'erba,
68.4e non sorgono in lei fontane, o rivi;
68.5né si vede fiorir lieta e superba
68.6d'alberi, ed adombrarsi a' raggi estivi,
68.7se non se alquanto in solitario bosco,
68.8che sorge non lontano, orrido e fosco.
69.1Ha da quel lato donde il giorno appare,
69.2del famoso Giordan le placide onde;
69.3da l'altro, ov'egli cade, asperge il mare
69.4i curvi lidi, e le arenose sponde:
69.5verso Borea è Betel, ch'alzò l'altare
69.6al vitel d'oro, e la Samaria; e donde
69.7Austro portar le suol piovoso nembo,
69.8Betelèm, ch'il gran parto accolse in grembo.
70.1Poi che d'intorno il cavalier sovrano
70.2ha tutto rimirato, a' suoi discende;
70.3e perch'estima che la terra invano
70.4s'oppugneria dove più l'erta ascende;
70.5contra la porta aquilonar, nel piano
70.6che con lei si congiunge, alza le tende:
70.7là 've il servo di Dio l'alta corona
70.8ebbe, come il suo nome anco risuona.
71.1S'accampâr più vicini i duo Roberti;
71.2Tancredi dopo lor gli spazi ingombra,
71.3contra l'angolar torre, e i lochi aperti
71.4a' rai del sol con ricche tele adombra
71.5sin là 've sono i più scoscesi ed erti,
71.6e declinando il giorno accresce l'ombra;
71.7ma de la valle a' più sublimi poggi
71.8salse Raimondo, ove securo alloggi.
72.1Così d'intorno si circonda e stringe
72.2de la cittade il terzo, o poco meno;
72.3che tutto incoronar quant'ella cinge
72.4non ponno i Franchi l'inegual terreno:
72.5ma le vie tutte ond'altri a lei si spinge,
72.6e gli aiuti impedì Goffredo almeno:
72.7ed occupar fa gli opportuni passi,
72.8per cui da lei si viene ed a lei vassi,
73.1e intorno al campo con mirabil arte
73.2far profonda la fossa ed alto il vallo,
73.3perché nol turbi d'improvviso marte
73.4impeto o fraude pur notturna o fallo.
73.5Di fuor le torri, entro le vie comparte,
73.6e di larghezza eguali e d'intervallo:
73.7la piazza in mezzo, e 'n mezzo è l'alta reggia,
73.8e un largo spazio innanzi a lei vaneggia.
74.1Poi colà trasse ove gli amici ornâro
74.2il gran feretro in cui Guidon si giace.
74.3Quando Goffredo entrò, le turbe alzâro
74.4la voce assai più flebile e loquace:
74.5ma con volto né torbido, né chiaro,
74.6frena gli affetti il pio Goffredo, e tace;
74.7e poi che in lui pensando alquanto fisse
74.8tenne le luci, sospirando disse:
75.1–Già non si deve a te doglia né pianto,
75.2ché se muori nel mondo, in ciel rinasci;
75.3e qui dove ti spogli il fragil manto
75.4di gloria impresse alte vestigia or lasci.
75.5Vivesti qual guerrier cristiano e santo,
75.6e come tal sei morto: or cibi e pasci
75.7d'eterno ben te stessa, o felice alma,
75.8ed hai di bene oprar corona e palma.
76.1Vivi beata pur, ché nostra sorte,
76.2non tua sventura, a lagrimar ne invita
76.3poscia ch'al tuo partir sì degna e forte
76.4parte di noi fa co 'l tuo piè partita;
76.5ma se questa ch'il volgo appella morte,
76.6privati ha noi de la terrena aita,
76.7celeste aiuto ora impetrar ne puoi,
76.8ch 'l ciel t'accoglie infra gli eletti suoi.
77.1E come a nostro pro veduto abbiamo
77.2portare uom già mortal l'armi mortali,
77.3così vedremti, o pure io spero e bramo,
77.4spirto divin, l'arme del ciel fatali.
77.5Impara i preghi omai ch'a te porgiamo
77.6d'accôrre, e dar soccorso a' nostri mali:
77.7tu la vittoria annunzia; a te devoti
77.8solverem, trionfando, al tempio i voti.–
78.1Così disse Goffredo, ed egli stesso
78.2seguir la nera pompa armato volle.
78.3A Guidon d'odorifero cipresso
78.4han fatto un gran sepolcro a piè d'un colle,
78.5non lunge a gli steccati; e sovra ad esso
78.6un'altissima palma i rami estolle:
78.7quivi fu posto al suon di sacro carme,
78.8e sovra e 'ntorno alzate insegne ed arme.
79.1Quinci e quindi fra' rami eran sospese
79.2spoglie di foggia e di color diverso,
79.3già da lui tolte in più felici imprese
79.4al guerrier di Bitinia, al Siro, al Perso:
79.5la sua propria lorica e l'altro arnese
79.6il gran tronco vestì, di sangue asperso.
79.7“Quivi (fu scritto poi) giace Guidone
79.8onorate l'altissimo campione”.
80.1Già l'alta notte, oltra l'usato oscura,
80.2tutti aveva del sole i raggi spenti,
80.3e con l'oblio d'ogni noiosa cura
80.4facea tregua a le lacrime, ai lamenti;
80.5ma 'l duce, ch'espugnar l'eccelse mura
80.6pensa, co' raggi de la stella algenti
80.7i fabbri invia, mentre anco il cielo è fosco,
80.8per far macchine e travi, al folto bosco.
81.1L'un l'altro esorta che le piante atterri,
81.2con non usati a l'alta selva oltraggi:
81.3caggion recisi da gli acuti ferri
81.4le sacre piante e i frassini selvaggi.
81.5I funebri cipressi, i pini e i cerri,
81.6l'elci frondose, e gli alti abeti e i faggi.
81.7Gli olmi con gli oppi, a cui talor s'appoggia
81.8la vite, e con piè torto alta sen poggia.
82.1Altri i tassi, e le querce altri percote,
82.2che mille volte rinovâr la chioma;
82.3e mille volte ad ogni incontro immote
82.4l'ira de' venti han rintuzzata e doma:
82.5ed altri impone a le stridenti rote
82.6d'orni e di cedri l'odorata soma.
82.7Lasciano al suon de l'arme, al vario grido,
82.8e le fere e gli augei la tana e 'l nido.
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