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1.1Pietro appar nel deserto a prima vista,
1.2e ver sembra il deserto, ed ei non finto;
1.3lunga la chioma e di pel bianco ha mista,
1.4e crespo il viso e di pallor dipinto;
1.5la barba al sen gli scende in doppia lista,
1.6e 'n bigi panni e d'umil corda è cinto;
1.7e magro e scalzo, e 'n contemplar pensoso
1.8tra 'l rivo e l'altro a piè d'un monte ombroso.
2.1Or con ginocchia ignude aspro terreno
2.2premere il vedi; e in suon devoto e basso
2.3pensi d'udirlo ove percote il seno
2.4e piange anzi la croce: or pare uom lasso
2.5mentre giace su l'erba, o posa almeno
2.6e si fa seggio d'un alpestre sasso.
2.7I sogni ivi ombreggiò chi finse il sonno:
2.8s'ombrar l'ombre con l'ombre ancor si ponno.
3.1Poscia sembra ch'ei desto affretti il piede,
3.2in guisa pur di pellegrino scarco;
3.3vedilo ch'entra in nave; e parte e riede,
3.4come sia lungo corso un picciol varco.
3.5Passa e ripassa il mar; sostiene e vede
3.6l'aspro giogo de' nostri e 'l grave incarco:
3.7e visita il sepolcro e dorme al tempio
3.8poi 'nfiamma Europa incontra 'l popol empio.
4.1Non lunge in prezïoso aureo contesto,
4.2di color varïato e di figure
4.3si scorge in umil cava un vecchio onesto
4.4fuggir il mondo e sue fallaci cure:
4.5e le nubi toccar quel monte e questo,
4.6e cader l'ombre ne le valli oscure;
4.7e 'l sacro albergo in solitari e cupi
4.8luoghi celarsi infra pendenti rupi.
5.1Di tre corone poi la sacra chioma
5.2il vedi cinto, e (come il ver s'esprime)
5.3par che grave gli sia la nobil soma,
5.4mentre egli siede in Vatican sublime;
5.5e pare, indi lasciando Italia e Roma,
5.6passar de l'Alpi le gelate cime:
5.7e conosci a' sembianti Urban secondo,
5.8ch'apre il cielo e l'inferno, e regge il mondo.
6.1E par ch'alfin s'ascolti in gran consiglio
6.2del pio sermone il fulminar veloce,
6.3e di quei duci il nobile bisbiglio,
6.4commossi al suon de la divina voce.
6.5Tutti prender parean segno vermiglio
6.6in bianco velo, e dispiegar la croce;
6.7e quei che di portarla al petto scelse,
6.8alzò vittoriose insegne eccelse.
7.1Vedi ch'Europa tutta i segni inchina,
7.2e tutta splende d'arme e di cavalli;
7.3ch'avvampa ogni città d'atra fucina,
7.4correndo in fiumi i liquidi metalli:
7.5e dove a viva fiamma il ferro affina,
7.6suonar i monti e rimbombar le valli;
7.7e rinnovar su le sonore incudi
7.8spade e lance ed usberghi ed elmi e scudi.
8.1Perch'ogni chiuso albergo allor s'aperse
8.2al rugginoso acciaio, ond'altri s'arme;
8.3paiono aratri e falci ivi converse
8.4in forme nòve, e 'n vie più lucid'arme;
8.5e vedi ragunar genti diverse,
8.6dove udir de le trombe il fèro carme
8.7quasi l'uom crede; e come tutto adombra
8.8il monte e 'l pian di mille insegne a l'ombra.
9.1Vedi come pietà fra sé contende
9.2in quei più cari a Dio felici tempi:
9.3come lo stato suo disprezza e vende
9.4Goffredo, e genti aduna incontra a gli empi:
9.5come a Ruggero il suo fratello il rende,
9.6ch'intorno accampa e segue i santi esempi;
9.7e come varca a vie più giusta guerra,
9.8questi il mar tempestoso, e quel la terra.
10.1Da più eserciti mossa, Europa e tutto
10.2par tremi il mondo, e quinci i salsi campi
10.3spumanti a' rostri; e biancheggiar il flutto,
10.4l'onda a' rai tremolar com'ella avvampi.
10.5Quindi nubi di polve il suolo asciutto,
10.6e incontra 'l sol vibrar de l'arme i lampi
10.7vedi; e là selve d'aste, e qui d'antenne;
10.8e le navi volar, com'abbian penne.
11.1Par che d'angeli ancor lucido nembo
11.2acqueti le tempeste e i venti affrene;
11.3e faccia piano il procelloso grembo,
11.4e l'alte vie del ciel tutte serene.
11.5Il mar ceruleo il sen, spumoso il lembo,
11.6e sparse d'alga ha le minute arene:
11.7e crespa a l'aure, e senza usati orgogli
11.8bagna la placid'onda i duri scogli.
12.1Aprir sembrano i porti a' legni audaci,
12.2e da lunge chiamar l'armata amica
12.3con l'isola del foco e de' Feaci,
12.4Eubèa, ch'illustre fe' la fama antica:
12.5Dalmazia, Epiro, Illirio, e tu che giaci,
12.6già sacra al sol, ne l'onde, o terra aprica;
12.7e Creta ancor, di Giove ombrosa cuna,
12.8ov'Ida sorge e la spelonca imbruna.
13.1E Delo, ch'estimâro i Greci errante
13.2pria che formasse il suo vagar Latona,
13.3e il portuoso Egeo d'isole tante
13.4adorno, onde canoro alto risuona.
13.5Ma l'inospito mare il pin volante
13.6passa, e d'augusto seggio alta corona;
13.7e schiva Sesto, e de la Tracia il lido,
13.8e Calcedone prende appresso Abido.
14.1Vedi per monti e valli in altra parte,
14.2e per campagne molli il buon Gualtiero;
14.3vedilo trapassar rapido il marte,
14.4quasi abbia intoppo, ed arrivar primiero
14.5ne la città che la città di Marte
14.6tenta agguagliar di gloria e d'alto impero:
14.7e come pria saluta il greco Augusto,
14.8e passa con le genti il mare angusto.
15.1Pietro si mira in quel Cammino istesso
15.2co' Bulgari contesa aver più dura:
15.3e de l'accese fiamme udito il messo,
15.4tornar invan, né via tener secura.
15.5E Godescalo, e i suoi sconfitti appresso,
15.6trovando in terra ostile aspra pastura,
15.7ma fra' Greci pietà che gli altri accoglie,
15.8dolenti alfin de le perdute spoglie.
16.1Miransi poi lasciar la nobil reggia
16.2e de l'Europa le contrade estreme,
16.3e trapassar dove Ellesponto ondeggia
16.4infra duo lidi e si ristringe e preme:
16.5Pietro sembra il pastor d'errante greggia,
16.6mentre le sparse genti accoglie insieme
16.7là, 've cinto di mura un picciol borgo
16.8in riva siede a quell'ondoso gorgo.
17.1Italici e Germani uscir diresti,
17.2e correr le campagne al mar vicine;
17.3e quasi fatti a la Bitinia infesti,
17.4là dentro riportar prede e rapine.
17.5Gli vedi a piè d'un monte; indi più mesti
17.6difender d'alta mole alte ruine:
17.7e Soliman che, quasi orrida belva,
17.8gli attende al varco ne l'antica selva.
18.1Con spoglie di leone ispido ei sembra,
18.2e con occhi il furor quasi spiranti,
18.3con torvo guardo, e con robuste membra,
18.4onde può simigliar gli empi giganti;
18.5altrove abbatte i nostri, ancide e smembra
18.6con l'arme sue, del sangue altrui stillanti;
18.7e paion cento duci e cento squadre
18.8sanguigne far quelle campagne ed adre.
19.1Quivi estinto Gualtier, quivi Rambaldo
19.2credi che 'l terren prema, e 'n rosso il tinga;
19.3nullo ordine v'appare intero o saldo,
19.4la 've il fèro soldàn gli urti e rispinga:
19.5quasi a fuggir chi dianzi errò sì baldo,
19.6dentro a' dirupi ivi a temer costringa:
19.7in forma d'uom che sgrida alto, e minaccia,
19.8la destra alzando e la terribil faccia.
20.1E le parti piu alpestre e più selvagge,
20.2da' suoi veggonsi prese insino al lito;
20.3e tornar poscia a l'arenose piagge
20.4Pietro, cui non diè fede il volgo ardito.
20.5Vedesi ch'a la morte allor sottragge
20.6quello stuol, già dolente e sbigottito:
20.7come sanguigno e quasi voto ovile
20.8scampi d'assalto d'empie fère ostile.
21.1Poscia del pio Goffredo i giusti passi
21.2tessuti il mastro avea con vari fregi;
21.3com'egli i cari ostaggi or prenda, or lassi;
21.4or parli, or mandi i messaggeri a' regi:
21.5come vinca le insidie a' stretti passi,
21.6e salvi scorga i suoi guerrieri egregi.
21.7Parte Augusti ed eroi congiunge e lega;
21.8e i Greci avversi or vince, or placa, or piega.
22.1Altrove la città vedeasi intesta,
22.2a cui diè Costantin l'imperio e 'l nome,
22.3tre fronti alzando incoronar la testa,
22.4donna di genti tributarie e dome.
22.5Quivi Goffredo e i duci han d'òr la vesta
22.6sovra l'arme lucenti e d'òr le chiome,
22.7quai Grecia le dipinse al biondo Apollo,
22.8e d'oro hanno il monil, di latte il collo.
23.1Nel gran tempio sorgea sede suprema,
23.2dove ne l'aureo manto e gemme ed ostri
23.3portava Alessio, al crine alto diadema,
23.4e i Greci eran congiunti ai duci nostri.
23.5Par ch'ondeggi la turba intorno e frema;
23.6sovra l'aquila spiega artigli e rostri:
23.7e 'n vista ventilar fa rosse piume
23.8ne l'aura a l'auro, e splende al chiaro lume.
24.1Mostran poi di giurar ne' sacri altari
24.2la man sul libro alzando, e gli occhi in alto,
24.3e co' Franchi i Latini, i lidi e i mari
24.4varcati, a l'Asia dar feroce assalto.
24.5S'appiattan fra le selve i Turchi avari,
24.6e tinto il lago è di sanguigno smalto:
24.7e gran città v'appar cinta d'assedio,
24.8in cui si raffigura il Rischio e 'l Tedio.
25.1Quivi accolto parea da varie parti
25.2l'esercito Latin, Germano e Franco;
25.3e de gli altri, che fur divisi e sparti
25.4del mar sul destro lido, o pur sul manco,
25.5qual contr' a' Persi in guerra o contr' a' Parti,
25.6Roma o Bizanzio non ha mosso unquanco:
25.7poi schierato passava a stuolo a stuolo,
25.8tutto ingombrando polveroso il suolo.
26.1Non lunge, quai veggiam fantasmi o larve,
26.2poi che nascoso è lo splendor diurno,
26.3tale un corrier ne l'ombre oscure apparve
26.4per non diritte vie cheto e notturno:
26.5ed ove il maggior lume occulto sparve,
26.6spiegan tremuli rai Giove e Saturno:
26.7e scopre l'alta notte, in cui si cela,
26.8com'egli, preso, a' nostri il ver rivela.
27.1Quinci i fedeli senza indugio e pronti
27.2stringean la gente al re del ciel rubella;
27.3le mura di Nicea, le porte e i ponti,
27.4in questa parte combattendo e 'n quella:
27.5appresso discendea d'alpestri monti
27.6l'empio soldàn com'orrida procella:
27.7e seguia dietro innumerabil turba
27.8quante l'arene son ch'Austro perturba.
28.1Prima ogni cosa abbatte e poscia ei langue,
28.2divenuto in sembiante frale e tardo;
28.3ed a l'aspre percosse il vedi esangue
28.4là dove il crolli e féra il gran Riccardo.
28.5Tronche membra ei calcando e sparso sangue,
28.6col suo Tancredi e con Ruggier gagliardo,
28.7fea quasi laghi, ove fûr prati ed erbe,
28.8già prese cento insegne alte e superbe.
29.1Goffredo a l'arme ed a l'impresa illustre,
29.2e i sommi duci avvien ch'ivi conosca
29.3pugnare insin che 'l sol la terra illustre;
29.4poi cacciare i nemici a l'aura fosca.
29.5Qual leon torna a le lasciate lustre,
29.6o drago a le paludi, ond'egli attosca;
29.7tale il soldàn fuggìa sdegnoso, in atto
29.8d'uom che rimiri il popol suo disfatto.
30.1Da macchine avventati, al ciel rotando
30.2tronchi capi ne gìan, qual grave pietra;
30.3timido il difensor, d'alto mirando,
30.4obliava adoprare arco e faretra:
30.5chi finse il caso atroce, e 'l gran normando
30.6ne' colori mostrò come s'impètra,
30.7e come orror di morte e de' suoi scorni
30.8vera imagine viva ancor ritorni,
31.1de la vittoria ancora il grido e 'l moto
31.2esprimer volle, variando a' sensi,
31.3e co' suoi duci imperador devoto
31.4nel tempio, che fumava arabi incensi,
31.5e le insegne e i trofei sospesi in voto,
31.6fra mille trombe e mille lumi accensi:
31.7e spoglie e doni, vincitori e vinti,
31.8quai d'oro adorni, e quai di ferro avvinti.
32.1Sorgeano intanto le nodose travi,
32.2con varie forme inverso 'l ciel costrutte,
32.3e gran macchine, d'arme adorne e gravi,
32.4onde sian l'alte mura arse e distrutte.
32.5Vedeansi i carri trasportar le navi
32.6non per ondose vie, ma per asciutte;
32.7e la città, che da più lati è scossa,
32.8e la gran torre ruinar percossa.
33.1Di fumo ardente e fiamma oscura e negra,
33.2mille torbide rote al cielo alzarsi;
33.3e gran donna fuggìa timida ed egra,
33.4co' figli a lato, i crini al tergo sparsi.
33.5Da l'altra parte il difensor rintegra
33.6le rotte mura, e i suoi ripari ha scarsi.
33.7Nicea si rende; e schiva oltraggio e morte
33.8l'errante del soldàn fida consorte.
34.1Furto o rapina ingiusta, o forza o froda
34.2non si vedea fra gli animosi fatti:
34.3qual di vittoria il vincitor si goda,
34.4che serbar volle invidïosi patti:
34.5ma di portarne ei solo onore e loda
34.6contento parve a' modi, al volto, agli atti;
34.7veggendo i Greci alzar le insegne in cima,
34.8là 've il sangue d'Italia è sparso in prima.
35.1Move congiunta l'oste indi non lunge
35.2là 've un fiume le vie rapido fende:
35.3la divide un gran ponte e la disgiunge;
35.4e diverso sentier diversa prende.
35.5Ecco i sinistri (il sol nascendo) aggiunge
35.6Soliman che da' monti ancor discende.
35.7Ecco l'aspra contesa, e 'l bel Guglielmo
35.8trafitto (ahi dolor grave!) usbergo ed elmo.
36.1Ecco Tancredi vola al rischio estremo,
36.2quasi (morto il fratel) morir gli caglia:
36.3vedi come in soccorso a stuol già scemo
36.4giunga; e gli assalitori il duce assaglia.
36.5Ferìa, fugava il cavalier supremo;
36.6recidea tele avvolte, piastra e maglia;
36.7uccideva, abbattea; le spalle e 'l viso
36.8calpestava, passando, al volgo ucciso.
37.1Refugio ricercar, scampo, o latèbra
37.2sembra poi l'empia turba a l'aer cieco,
37.3e notte la copria d'alta tenèbra,
37.4e l'alto sen le apria foresta o speco.
37.5Di nuovo la vittoria ancor celèbra,
37.6vòta occupando la Bitinia il Greco.
37.7Ricco di preda il vincitor le spalle
37.8quinci volge a' Gorgon', sanguigna valle.
38.1Luoghi poi trapassare aridi ed ermi,
38.2nudi monti, assetata arsa campagna:
38.3ed armati languir vedeansi e inermi,
38.4co' cani e co' destrier, fida compagna.
38.5L'onda appar, vedi il fiume, e i quasi infermi
38.6correre a l'acque in cui si beve e bagna;
38.7vedi onusti i cameli, e i vasi colmi
38.8su l'erba a piè de' salci, e d'alni e d'olmi.
39.1Poi, quasi la vittoria allenti il corso,
39.2vedi fère cacciar, cacciare augelli
39.3in lieta selva, o dove il molle dorso
39.4rigan d'un colle i liquidi ruscelli.
39.5Vedi Goffredo in fèra lutta, e l'orso
39.6che di sua mano ha sanguinosi i velli,
39.7e di sua mano ancor reciso e tronco
39.8l'orribil teschio affisso al verde tronco.
40.1Rapido Balduin s'avanza e corre
40.2sino al monte sovran ch'Asia divide:
40.3e non resta città, castello o torre
40.4contra Tancredi, ove il nemico annide.
40.5Scuotere il giogo a' nostri, e 'l giogo imporre
40.6vedeansi a prova a quelle genti infide;
40.7e domar Lidi, Licaoni, Armeni,
40.8da' monti al mar c'ha sì diversi seni.
41.1Sanguigno, e di ruine ingombro ed arso
41.2di Cilicia il terren fumava intorno;
41.3dove Tancredi il sangue e 'l foco ha sparso,
41.4e Riccardo di spoglie aurate adorno.
41.5Men alta torreggiar Mamistra e Tarso
41.6sembrava, e 'l Cidno andar con umil corno;
41.7ma 'l vessillo mutato, e i vari segni
41.8appena v'apparian d'ardenti sdegni.
42.1Era aspro intoppo al corso ardito il Tauro,
42.2orrido, nubiloso, ermo, silvestro;
42.3ch'i boschi, a lo spirar d'Austro e di Cauro,
42.4crolla, ma tocca il ciel col giogo alpestro;
42.5e d'ampi fiumi porge al mar restauro,
42.6in cui si lava il manco lato e 'l destro;
42.7e quanti i precipizi ond'uom s'allenta,
42.8tante le morti son di cui spaventa.
43.1Con l'Eufrate facea duro contrasto,
43.2sotto un turbato ciel, ch'in vista piange;
43.3l'un fiaccate le corna e 'l fianco ha guasto;
43.4l'altro è percosso e ripercuote e frange.
43.5E, vinto il vincitor, la strada al vasto
43.6mar non aprendo, il corso avvien ch'ei cange.
43.7Pur ambe lor vittorie, e lor contese
43.8vincer parea l'ardir ne l'alte imprese.
44.1Veder si puo ch'ambo gli ascende e varca
44.2fede animosa, e senza orgoglio e vanto,
44.3e mira, adorna omai di spoglie e carca,
44.4umìl l'Asia e soggetta, e i mari accanto,
44.5e i popoli già vinti al gran monarca.
44.6Né mai la croce al ciel s'alzò cotanto;
44.7né trofeo sì vicino ebbe, o vessillo,
44.8il sol che d'alto miri il mar tranquillo.
45.1Oltr' il Tauro e l'Eufrate, oltra l'Oronte,
45.2altri rendeansi, altri eran presi a forza.
45.3Spargea di tronche membra il duro ponte
45.4del pio Goffredo la terribil forza.
45.5Cadea 'l gigante anciso; e verso il fonte,
45.6come a gran turbo suol che l'onde sforza,
45.7parea il fiume tornar gonfio di sangue:
45.8per le rive giacea la gente esangue.
46.1Fuor è Dafne, e Castalia, onde soleva
46.2la voce uscir de gl'idoli bugiardi,
46.3e Casio, a cui sì tosto il sol si leva,
46.4che suole a gli altri fiammeggiar sì tardi:
46.5con due facce il testor finto l'aveva:
46.6con l'una d'esse par ch'il di riguardi,
46.7e la notte con l'altra; e 'n bel lavoro
46.8compartite avea l'ombre e i raggi d'oro.
47.1Antiochia nel cerchio, in cui si spande
47.2l'Oronte, chiudea valli e monti e piano,
47.3scossa de le sue verdi alte ghirlande,
47.4e combattuta da possente mano:
47.5non potea circondarla (in guisa è grande)
47.6l'esercito Latin, Franco e Germano:
47.7qui 'l pio Goffredo accampa, ivi Roberto;
47.8crolla Tancredi altrove il muro aperto.
48.1Vari assalti poi finse il mastro accorto
48.2a gli steccati, a' muri, a' paschi, a l'acque;
48.3e con viso vi feo pallido e smorto
48.4le madri, a cui la vita allor dispiacque.
48.5D'alto mirò ciascuna il figlio or morto
48.6che tra nemici oppresso in terra giacque,
48.7e 'l capo afffisso a la nemica lancia;
48.8e di pianto rigò l'arida guancia.
49.1E variò le imagini dolenti
49.2d'altra più vaga e più superba istoria:
49.3presi in battaglia fe' destrier' correnti,
49.4onde il duce adornò lieta vittoria.
49.5Né la notte oscurar con l'ombre algenti
49.6di Boemondo può l'eterna gloria;
49.7ché ne gli alti silenzi al cielo scuro,
49.8ardendo gran cometa, ascende il muro.
50.1Città presa, notturno orror, tumulto,
50.2ruine, incendi e peste ancor dipinse;
50.3e re fugace, anciso e non sepulto:
50.4poi d'aspro assedio i nostri intorno ei cinse.
50.5E quell'alto valor non tenne occulto,
50.6ch'i Siri e i Persi e i Babiloni estinse.
50.7Fuga, terror, lutto, e mal fido scampo
50.8v'aggiunse; e correr feo di sangue il campo.
51.1Di tai figure la sublime tenda,
51.2e di rami di palme, o pur d'allori
51.3par ch'intorno verdeggi, e 'n mezzo splenda;
51.4pascendo gli occhi e i generosi cori.
51.5Qui, pria che i messi il pio Goffredo intenda
51.6dal re mandati, e come suol gli onori,
51.7i duci invita, a cui tal luogo denno
51.8gentil sangue, valor, possanza e senno.
52.1Avanti la gran tenda al suolo affisse
52.2gran lance, e tronchi aveano aurei e dipinti,
52.3quai porteriano appena Ettore, Ulisse,
52.4Aiace, Achille e gli altri a Troia estinti.
52.5Scudi (come l'usanza altrui descrisse)
52.6eran sublimi in cima a l'aste avvinti;
52.7in cui pinto e leon, od orso, o drago,
52.8delfino, aquila, cigno, od altra imago.
53.1Qui accolto è 'l fior di quell'etate acerba:
53.2altri punge i destrieri al corso e volve;
53.3altri nel campo aperto, e nudo d'erba,
53.4i carri aggira ne la densa polve.
53.5Altri, con vista più fiera e superba,
53.6si corre incontra e l'arme rompe e solve:
53.7e con varia fortuna in bella giostra,
53.8ai duo messaggi il suo valor dimostra.
54.1Ma vincitor nel periglioso arringo
54.2Aristolfo il destrier già volve e sprona;
54.3e d'Aristolfo il nome al ciel solingo vola,
54.4e fra mille trombe alto risuona.
54.5Raimondo ad Aristolfo, e 'l gran fiammingo
54.6danno di nuova gloria alta corona.
54.7Mirano i messi d'onorata parte
54.8il valor peregrino, i modi e l'arte.
55.1Ma poscia giunti anzi 'l regal cospetto
55.2quei che chiamâro il suo, gran re de' regi,
55.3vider Goffredo in un vestire schietto
55.4seder fra duci e cavalieri egregi;
55.5che verace valor, ben che negletto,
55.6di sé risplende e de' suoi propri fregi.
55.7Picciol segno d'onor gli fece Argante,
55.8in guisa pur d'uom grande e non curante.
56.1Ma la destra si pose Alete al seno,
56.2e piegò il capo e chinò a terra i lumi;
56.3e, qual di riverenza e d'orror pieno,
56.4mostrò grave umiltà d'alti costumi:
56.5poi, quasi sciolto a la sua lingua il freno,
56.6dolci versò de l'eloquenza i fiumi:
56.7e perch'i Franchi han l'idioma appreso
56.8de la Sorìa, fu ciò ch'ei disse inteso.
57.1–O degno solo, a cui d'imperio i degni
57.2siano or soggetti e le più nobili alme,
57.3ch'acquistâr sol per te provincie e regni,
57.4ed ebber già per te corone e palme;
57.5il nome tuo, ch'oltre le mète e i segni
57.6passa, qual nave suol che tutta spalme;
57.7e quella fama, onde ha sonora tromba
57.8il tuo invitto valor, fra noi rimbomba.
58.1E là oltra ond'il Nil d'alto caggendo
58.2al suon de l'acque i suoi vicini assorda,
58.3e dove non vien nube il sol coprendo,
58.4né pioggia cade, o turbo in ciel discorda;
58.5di te s'ascolta ancor (se il vero intendo)
58.6fra gl'ignoti, e si parla, e si ricorda.
58.7E stimo ch'ove il fiume asconde i fonti,
58.8de la tua gloria pur si scriva e conti.
59.1E se l'Indo l'ascolta e l'Etiòpo,
59.2pur come suol gran meraviglia estrema;
59.3qual sarà, ch'in Pelusio od in Canopo,
59.4o 'n Menfi o 'n Tebe mai l'asconda e prema?
59.5Ma 'l re, che ti fu amico in maggior uopo,
59.6di ciò s'allegra, onde altri ha invidia e tèma.
59.7Ama il valore, e volontario elegge
59.8teco unirsi d'amor, se non di legge.
60.1Da sì bella cagion dunque sospinto,
60.2l'amicizia e la pace a te richiede;
60.3e 'l mezzo, onde l'un sia con l'altro avvinto,
60.4è la virtù, s'esser non può la fede.
60.5Ma, perché inteso avea che t'eri accinto
60.6per assalir alfin quant'ei possede,
60.7volse, pria ch'altro danno indi seguisse,
60.8ch'a te la mente sua per noi s'aprisse.
61.1E 'l suo pensiero è tal che sia contento
61.2di quel c'hai corso e soggiogato in guerra;
61.3tornando in Antiochia a passo lento,
61.4senza turbar questa sua amica terra,
61.5e 'l re, che sua vecchiezza e suo spavento
61.6ne l'alte mura anco ristringe e serra:
61.7e se gire al sepolcro ancor t'aggrada,
61.8prendi il bordone, e lascia omai la spada.
62.1Quanto è migliore e più securo il varco,
62.2ch'a' templi venerati apre la pace:
62.3troppo la preda è periglioso incarco,
62.4e 'l peregrino armato è troppo audace.
62.5Contra gl'inermi qui saetta od arco
62.6mai più non s'adoprò da man rapace;
62.7però il tuo ferro è il tuo medesmo risco:
62.8perdon chiedo, signor, s'io troppo ardisco.
63.1Perché gran cose in picciol tempo hai fatte,
63.2né lunga età fia ch'oscurar le possa:
63.3cavalli in mar, navi per terra attratte,
63.4l'onda ingombra e 'l terren di sangue e d'ossa:
63.5eserciti, città prese e disfatte;
63.6Africa spaventata, Asia percossa:
63.7i regni soggiogati, i re dispersi,
63.8vinti Cilici, Medi, Assiri e Persi .
64.1Giunta è tua gloria al sommo; e per l'innanzi
64.2fuggir l'incerte guerre a te conviene;
64.3ch'ove tu vinca, sol un regno avanzi,
64.4né 'l tuo nome maggior perciò diviene;
64.5ma l'imperio acquistato e preso innanzi,
64.6e l'onor perdi, se 'l contrario avviene.
64.7Ben giuoco è di fortuna audace e stolto,
64.8por contra al poco e dubbio, il certo e molto.
65.1Ma 'l consiglio di tal cui forse or pesa
65.2che tu gli acquisti a lungo andar conserve,
65.3e l'aver sempre vinto in ogni impresa,
65.4e quella brama che s'infiamma e ferve
65.5e 'n magnanimo cor più vive accesa,
65.6d'aver le genti tributarie e serve;
65.7far potrian vil la pace e vile il mezzo,
65.8perch'onor trovi sdegno, anzi disprezzo.
66.1Loderan via sublime e via solinga,
66.2quasi dal cielo al tuo valore aperta,
66.3perché la spada tu non lasci, o scinga,
66.4a cui più sempre ogni vittoria è certa;
66.5fin che la nostra legge a noi ristringa
66.6tra le Caucasee porte, o 'n più deserta
66.7e più selvaggia terra. O dolci inganni,
66.8de' miseri mortali eterni affanni!
67.1Ma se l'affetto gli occhi a voi non benda,
67.2né perturbando adombra alta ragione,
67.3scorgerai ch'ove guerra inutil prenda,
67.4hai di temer, non di sperar cagione:
67.5che Fortuna ha sua rota e sua vicenda,
67.6mandandoci venture or triste, or buone;
67.7e per troppo salir si smonta, e spesso
67.8a l'erta cima il precipizio è presso.
68.1Dimmi: s'a' danni tuoi l'Egitto or move,
68.2d 'oro e d'arme possente e di consiglio,
68.3e s'avvien che la guerra anco rinove
68.4il Perso e 'l Turco e di Cassandro il figlio;
68.5quai forze opporre al fèro assalto, o dove
68.6fuga, riparo e scampo ha il tuo periglio?
68.7T'affida forse Augusto? Augusto il greco,
68.8lo qual da' sacri patti unito è teco?
69.1La fede greca a chi non è palese?
69.2Tu da un peccato sol tutt'altri impara;
69.3anzi da mille pur, se mille ha tese
69.4insidie a voi l'infida terra avara.
69.5Dunque chi dianzi il passo a voi contese,
69.6per voi la vita esporre or si prepara?
69.7Chi fu scarso del cibo, or sarà largo
69.8del proprio sangue? a che parole io spargo?
70.1Ma forse riponesti ogni speranza
70.2in queste schiere, onde tu cinto or siedi:
70.3e sovra que' congiunti aver possanza,
70.4che sparsi già vincesti, ancor ti credi:
70.5se ben l'oste è già scema, e più t'avanza
70.6d'opera e di periglio, e tu tel vedi:
70.7e già nuovo nemico a te s'accresce,
70.8e gl'invitti coi vinti accoglie e mesce.
71.1Or, se stimi del ciel legge fatale
71.2che non ti possa il ferro vincer mai,
71.3siati, signor, concesso; e siasi or tale
71.4il decreto del ciel, qual tu tel fai:
71.5vinceratti la fame; a questo male
71.6qual refugio securo, o schermo avrai?
71.7Vibri contra costei la lancia, e stringi
71.8la spada, e la vittoria ancor ti fingi?
72.1Ogni campo è d'intorno arso e distrutto;
72.2e veder gli potrai nudi e fumanti:
72.3e 'n chiuse mura e 'n alte torri è il frutto
72.4riposto al tuo venir più giorni avanti.
72.5Tu, ch'ardito sin qui ti sei condutto,
72.6onde speri nudrir cavalli e fanti?
72.7Dirai: l'armata in mar cura ne prende.
72.8Da' venti dunque il viver tuo dipende?
73.1Comanda forse or tua fortuna a' venti?
73.2Ed a sua voglia pur gli scioglie e lega?
73.3E 'l mar, ch'a' preghi è sordo ed a' lamenti,
73.4mutando stile, al tuo voler si piega?
73.5O non potranno ancor le nostre genti,
73.6e le Perse co' Turchi unite in lega,
73.7tante navi e tai legni insieme accorre
73.8ch'a quel navigio tuo si possa opporre?
74.1Doppia vittoria a te, signor, bisogna;
74.2e 'n vario campo il gemino valore.
74.3Una perdita, a voi danno e vergogna,
74.4altrui può darne il trionfale onore.
74.5Vinte le navi tue, che più s'agogna,
74.6se qui senza contesa il campo muore?
74.7E se tu perdi qui, vano trofeo
74.8potran drizzare i tuoi sul mare Egeo.
75.1Spoglie aggiungere a spoglie e palma a palma,
75.2e due trionfi unire in un sol tempo
75.3convienti, o qui lasciar la cara salma,
75.4e tardi far quel che non fai per tempo.
75.5Ma tanto error non cade in nobil alma.
75.6Or fa' gran senno, e 'l meglio eleggi a tempo;
75.7perché l'Asia di lutto omai risorga,
75.8e pace il frutto sia ch'a voi si porga.
76.1Né voi, che del periglio e de l'affanno,
76.2e de la gloria a lui sète consorti;
76.3sì il vostro rischio amate, e 'l nostro danno,
76.4che nuove guerre a provocar v'esorti.
76.5Ma, qual nocchier che da fallace inganno
76.6ridutti ha i legni a' desiati porti,
76.7raccôr dovreste omai le sparse vele,
76.8né fidarvi di novo al mar crudele.–
77.1Qui tacque Alete; e 'l suo parlar seguîro
77.2con basso mormorar gl'illustri eroi;
77.3e ben ne gli atti disdegnosi aprîro,
77.4quanto ciascun quella proposta annoi.
77.5Il capitan rivolse gli occhi in giro
77.6una e due volte, e mirò in fronte i suoi;
77.7e poi nel volto di colui gli tenne,
77.8ch'appena il guardo e 'l suo splendor sostenne.
78.1–Messaggier, dolcemente a noi sponesti,
78.2ora cortese, or minaccioso invito.
78.3Se 'l tuo re m'ama, e loda i nostri gesti,
78.4è sua mercede, e m'è l'amor gradito;
78.5ma perché poscia minacciar volesti
78.6la guerra a noi di mezzo il mondo unito,
78.7risponderò, senza temer gran turba,
78.8che l'uom che spera in Dio nulla perturba.
79.1Sappi che tanto abbiam sinor sofferto,
79.2in mare, e 'n terra, a l'aria chiara e scura,
79.3sol perché fosse il dubbio calle aperto
79.4a queste sacre e venerabil'mura;
79.5per acquistar grazia divina e merto
79.6togliendo lor da servitù sì dura.
79.7Né mai grave ne fia per fin sì degno
79.8esporre onor mondano e vita e regno.
80.1Ché non ambizïosi avari affetti
80.2ne spronâro a l'impresa e ne fûr guida.
80.3Sgombri il Padre del ciel da' nostri petti
80.4peste sì rea, se in alcun pur s'annida:
80.5né soffra che l'asperga, o che l'infetti
80.6di venen dolce che piacendo ancida:
80.7ma la sua man, ch'i duri cor penètra,
80.8soavemente gli ammollisce e spetra,
81.1questa ha noi mossi, e questa ha noi condutti,
81.2tratti d'ogni periglio e d'ogn'impaccio:
81.3questa fa piani i monti, i fiumi asciutti,
81.4l'ardor toglie a l'estate, al verno il ghiaccio:
81.5placa del mare i tempestosi flutti,
81.6chiude il carcere a' venti e stringe il laccio:
81.7quinci son l'alte mura aperte ed arse,
81.8quinci l'armate schiere uccise e sparse.
82.1Quinci ardire e speranza in tutti or nasce,
82.2non da le frali nostre forze e stanche,
82.3non da le navi, e non da quante or pasce
82.4genti la Grecia, o da Germane e Franche.
82.5Pur ch'ella mai non ci abbandoni e lasce,
82.6non debbiamo curar ch'altri ci manche.
82.7Chi sa come difende, e come fére,
82.8soccorso a' suoi perigli altro non chere.
83.1E ci giova sperar ch'a noi rlvolga
83.2gli occhi suoi, per sua grazia, il Re superno;
83.3e 'n veder serva la città si dolga
83.4ov'ebbe a sofferir tormento e scherno:
83.5e scuota il duro giogo, e i lacci sciolga
83.6che le circonda il tenebroso inferno;
83.7perché non resti il loco in vil servaggio,
83.8ov'egli il mondo liberò d'oltraggio.
84.1Ma quando ei di vittoria al fin ci privi
84.2per gli error nostri, o per giudìci occulti,
84.3chi fia ch'aver sepolcro o fugga, o schivi,
84.4là 've i suoi membri già lascio sepulti?
84.5Né già morendo invidia avremo a' vivi;
84.6né morrem senza gloria, o pur inulti;
84.7né l'Asia riderà del nostro pianto:
84.8ché la morte ha corone e palme e canto.
85.1Ma se tanto il tuo re la pace apprezza,
85.2non offra pace vergognosa e grave:
85.3però che tal da noi s'abborre e sprezza
85.4più che la guerra non si fugge o pave;
85.5comandi a gente a l'ubbidire avvezza,
85.6ch'altro re non conosce, altro non ave;
85.7e possedendo i propri regni a queto,
85.8non faccia in santa impresa a noi divieto.–
86.1Così rispose; e di pungente rabbia
86.2la risposta ad Argante il cor trafisse.
86.3Né 'l celò già, ma con enfiate labbia
86.4si trasse avanti al sommo duce e disse:
86.5–Chi la pace non vuol, la guerra s'abbia,
86.6ché non mancan giammai discordie e risse:
86.7e ben la pace ricusar tu mostri,
86.8se non cangi sentenza a' detti nostri.–
87.1Indi per l'aureo lembo il manto ei prese;
87.2curvollo e fenne un seno, e 'l seno sporto,
87.3così pur anco a ragionar riprese,
87.4vie più che prima dispettoso e torto:
87.5–O vincitor de le più dubbie imprese,
87.6e guerra e pace in questo sen t'apporto:
87.7tua sia l'elezione; or ti consiglia
87.8senz' altro indugio, e qual più vuoi ti piglia.–
88.1L'atto fèro e 'l parlar tutti commosse
88.2a chiamar guerra in un concorde grido,
88.3non attendendo che risposto fosse
88.4dal magnanimo lor duce Goffrido.
88.5Spiegò quel fèro il seno, e 'l manto scosse,
88.6dicendo: –A guerra più mortal vi sfido.–
88.7E 'l disse in atto si feroce ed empio,
88.8che parve aprir di Giano il chiuso tempio.
89.1Parve aprirlo al furor sanguigno, a l'onte
89.2ed a Bellona, del flagel non parca,
89.3e ch'abbia notte ne l'orribil fronte,
89.4e ne gli occhi le furie, e 'n man la parca.
89.5Tal era quel che monte impose a monte,
89.6o chi torre drizzò d'error si carca:
89.7e 'n cotal atto il rimirò Babelle
89.8alzar la destra e minacciar le stelle.
90.1Soggiunse allor Goffredo: –Or parti, e narra
90.2al tuo signor che di venir s'affretti;
90.3né ricerchiamo altra promessa od arra,
90.4perché la guerra entro 'l suo Nilo aspetti.–
90.5Ambo preser congedo, Argante inarra
90.6dura notte co 'l ciel, co' propri affetti,
90.7e co 'l proprio voler, che sì lo sferza,
90.8ch'il destrier non avrà più dura sferza.
91.1Indi, vòlto al compagno, è da lui ditto:
91.2–Pur ce n'andrem, come pensasti, omai;
91.3io a Gerusalemme, e tu in Egitto;
91.4tu co 'l sol nuovo, io co' notturni rai;
91.5ch'uopo di mia presenza, o pur di scritto,
91.6esser non può cola dove tu vai.
91.7Rendi tu la risposta; io dilungarmi
91.8non vo' dal padre, e da' consigli ed armi.–
92.1Così di messaggier fatto è nemico;
92.2sia fretta intempestiva, o sia matura,
92.3la ragion de le genti, o l'uso antico
92.4s'offenda o no, poco ei vi pensa, o 'l cura.
92.5Senza indugiar va col silenzio amico
92.6de la tacita luna, a l'alte mura,
92.7lasciando quelle d'Emaus a tergo,
92.8e sprezzando le piume e 'l fido albergo.
93.1Era la notte allor ch'alto riposo
93.2han le onde e i venti, e parea muto il mondo:
93.3gli animai lassi, e quei che il mare ondoso
93.4o de' liquidi laghi alberga il fondo,
93.5e chi si giace in tana, o 'n mandra ascoso,
93.6e i pinti augelli ne l'oblio profondo,
93.7sotto il silenzio de' secreti orrori
93.8sopian gli affanni e raddolciano i cori.
94.1Ma né Franco guerrier, né Franco duca
94.2si discioglie nel sonno, o almen s'acqueta;
94.3tanto e tale è 'l desio ch'in ciel riluca
94.4omai l'aurora rugiadosa e lieta,
94.5che lor mostri il cammino, e lor conduca
94.6a la città ch'è quasi eccelsa meta.
94.7Mirano ad or ad or se raggio alcuno
94.8rischiara l'oriente oscuro e bruno.
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