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1.1Ma nel rischio vicin d'aspra contesa
1.2lasciò Damasco a tergo il fier Ducalto,
1.3ed in Elia s'armò per far difesa,
1.4terribile aspettando e lungo assalto
1.5dal capitan che l'Asia vinta e presa
1.6tinse più volte di sanguigno smalto.
1.7Tredici figli aveva; e 'l primo Argante
1.8de' Filistei sembrò nuovo gigante.
2.1Questi in sua verde età sospetto al padre
2.2per valor crebbe e per grandezza, a torto;
2.3e per consiglio di canuta madre
2.4indi fuggì, del suo periglio accorto:
2.5fattosi duce poi d'estranie squadre,
2.6sua fama sparse da l'Occaso a l'Orto;
2.7e degno erede ei fu d'imperio esterno,
2.8cedendo del natio l'alto governo.
3.1Ed era allor lontano in sì grande uopo
3.2da la città che di timore abbonda,
3.3ritrovandosi là dove a Canopo
3.4fa porto il Nilo, e frange il mar con l'onda;
3.5ma de' men forti suoi, che nacquer dopo,
3.6il padre il debol fianco allor circonda,
3.7ch'ogni suo figlio al vecchio è quasi torre;
3.8e nel rischio comun venne Assagorre.
4.1Venne Clorinda, che l'ingegno e l'uso
4.2femineo disprezzò, d'etate acerba:
4.3a' lavori d'Aracne, a l'ago, al fuso
4.4inchinar non degnò la man superba;
4.5lasciò gli abiti molli e 'l luogo chiuso,
4.6ché ne' campi onestate ancor si serba.
4.7Armò d'orgoglio il volto e si compiacque
4.8rigido farlo; e pur rigido ei piacque.
5.1Tenera già con pargoletta destra
5.2strinse e lentò d'un gran destriero il morso;
5.3vibrò l'asta e la spada, e 'n sua palestra
5.4indurò i membri ed allenògli al corso;
5.5poscia, o per via sassosa o per silvestra,
5.6l'orme seguì di fier leone o d'orso;
5.7e cercò guerra, e 'n guerra e 'n alte selve,
5.8fèra a l'uom parve, uom tra piagate belve.
6.1Ma 'l re canuto, e del più antico regno
6.2nuovo signor, da sì pungente cura
6.3parea trafitto; e 'l suo feroce ingegno
6.4mitigato non fu da età matura:
6.5ei l'ardire ascoltando e 'l pio disdegno
6.6che sprona i Franchi a le famose mura,
6.7giunge al primo timor nuovi sospetti,
6.8e de' nemici or pave e de' suggetti.
7.1Perché in ampia cittate e cara a Cristo,
7.2popolo alberga di contraria fede,
7.3qual con le tigri in gabbia agnel commisto;
7.4e men possente è quel che meglio crede.
7.5Ma quando fece il reo l'indegno acquisto
7.6là 'v'ebbe di Davìd la prisca sede,
7.7fu il giogo che ponea gravoso ed aspro,
7.8egli più duro assai d'ogni diaspro.
8.1Questo pensier la ferità nativa,
8.2che da gli anni sopita e fredda langue,
8.3irritando inasprisce, e la ravviva
8.4sì, – ch'assetato è più del nostro sangue:
8.5tal fèro torna a la stagione estiva
8.6quel che nel gel parea già placido angue;
8.7tal superbo leon tosto riprende
8.8il suo furor natio, s'altri l'offende.
9.1–Veggio (dicea) d'alta speranza e nova
9.2segni occulti e palesi in turba infida,
9.3e 'l gran publico danno a lei sol giova,
9.4e nel comun nemico ella confida;
9.5e nel silenzio insidie e fraudi or cova,
9.6quasi tra piume, e 'l tradimento annida;
9.7di ricettar pensando i suoi consorti,
9.8e con la morte mia più acerbe morti.
10.1Ma nol farà; ch'io preverrò quest'empio
10.2pensier celato, e sfogherommi a pieno:
10.3gli ucciderò, farò crudele scempio,
10.4svenerò i figli a le lor madri in seno.
10.5Arderò alberghi e templi e 'l maggior tempio;
10.6farò sepolcro a' vivi il lor terreno:
10.7trarronne i morti, e tra facelle e voti,
10.8smembrerò su la tomba i suoi devoti.–
11.1Così il veglio pensò, quasi virgulto
11.2che tremi dove il mare o 'l fiume ondeggia.
11.3Non fu 'l pensier, santa Pietate, occulto
11.4a te ne la celeste e sacra reggia,
11.5donde guardavi il luogo in cui sepulto
11.6il Re si giacque, e la fedel sua greggia.
11.7Però: –Signor, gridasti, aita, aita,
11.8ch'io non basto a salvarli omai la vita.–
12.1Vedendo il Padre rugiadosi gli occhi
12.2di lei che pianse in croce estinto il Figlio,
12.3–Vo' (disse) ch'al Timor la cura or tocchi;–
12.4e quel s'è mosso ad un girar di ciglio,
12.5e, quasi neve che gelando fiocchi,
12.6empie al soldano il cor nel gran periglio;
12.7perch'ei paventi pur de' suoi nemici
12.8irritar l'arme irate e vincitrici.
13.1Tempra dunque il crudel la rabbia insana,
13.2anzi pur cerca dove, e 'n cui la sfoghi:
13.3i vicini edifici abbatte e spiana,
13.4e dà in preda a le fiamme i c¢lti luoghi:
13.5parte alcuna ei non lascia integra e sana,
13.6onde il Franco si pasca, ove s'alluoghi:
13.7turba le fonti e i rivi, e le pure onde
13.8di veneno mortal mesce e confonde.
14.1Spietatamente è cauto, e pur si sforza
14.2di riparar Gerusalem frattanto,
14.3che da tre lati ogni nemica forza
14.4può sostener; da l'altro è frale alquanto,
14.5ma l'erge ei verso Borea e la rinforza,
14.6o splenda il sole o spieghi notte il manto:
14.7e gente aduna pur che lei difenda,
14.8e sparga il sangue e l'alma a prezzo venda.
15.1Quinci tra' figli il suo pensier divide
15.2di rivedere i monti, i lidi e i porti,
15.3perch'il suo nome ivi s'onori e gride
15.4in tutti i luoghi più securi e forti:
15.5e di raccôr fra turbe amiche e fide,
15.6chi meglio cinga spada e lancia porti,
15.7o sia nuovo in battaglia, o 'n guerra mastro,
15.8o tolto da l'aratro o pur dal rastro.
16.1Doldechin de la degna alta corona
16.2grande oppressor, che v'aspirò secondo,
16.3pria ricercando gì dove risuona
16.4spumoso il lido e di vile alga immondo:
16.5cercò Gaza arenosa ed Ascalona
16.6e Imania, ove fe' porto il mar profondo,
16.7e Joppe, e la scoscesa ed aspra rupe
16.8e i sassi minaccianti a l'onde cupe.
17.1Vide Lida, tornando, e i sacri fonti,
17.2e Ramula e Maceda; e 'l fiume al varco
17.3passando, non lontano ai duri monti,
17.4radunò gente c'ha la spada e l'arco:
17.5radunò i neghittosi insieme e i pronti
17.6in Betelèm ch'accolse il santo incarco,
17.7e nel fien cuna diede al Re de' regi,
17.8perch'abbia l'umiltade eterni pregi.
18.1Ebron lasciò, dove un rifugio antico
18.2fu del micidïal che non elegge;
18.3e mentre visse al re del cielo amico
18.4il popol fido, e sotto giusta legge,
18.5chi percoteva a caso aspro nemico
18.6là ricovrar solea, come si legge:
18.7e 'l colle in cui mal fida avea latèbra
18.8David, e sua spelunca, e sua tenèbra.
19.1Lasciò non lunge i più deserti campi,
19.2e 'nculto ed aspro ed ermo il gran Carmelo,
19.3ch'è sì vicino al folgorar de' lampi
19.4ed a le nubi, in cui s'indura il gelo.
19.5Mirò l'onda fumar, quasi ella avvampi
19.6pur de la fiamma che piovea dal cielo:
19.7tanto ancor la palude infame bolle,
19.8ed aura così grave indi s'estolle.
20.1D'altri deserti Amardo orrida pietra
20.2cercò, dove s'aperse il vivo sasso
20.3a quella viva fé che grazia impetra,
20.4per cui tragga la sete il popol lasso:
20.5e di saette gravi e di faretra
20.6pur genti raccogliea di passo in passo,
20.7o sia tra mura chiusa, o pur selvaggia;
20.8e di non esser primo par ch'ira aggia.
21.1Ei di Sicela, in cui si sparge, e miete
21.2il seme e 'l frutto di mature spiche,
21.3vide il paese e le campagne liete
21.4de l'umor che l'impingua, e tutte apriche:
21.5e mirò i colli ove a l'estiva sete
21.6ebber vino miglior le turbe antiche;
21.7d'Asari dico; e non lontano il monte
21.8ove Asane sorgea con doppia fronte.
22.1E cento d'Idumea cittati e ville,
22.2là dove cresce la feconda palma,
22.3e dove ancor l'incenso avvien che stille,
22.4sacrifizio innocente e di pura alma.
22.5E i vicini d'Egitto a mille a mille
22.6pur costringea sotto la grave salma:
22.7cercando ancor de gli Arabi felici
22.8i confini odorati e le pendici.
23.1Belfengo che guardava il regno ingiusto,
23.2né del suo terzo luogo era ben pago,
23.3scorse lungo terren, ma pur angusto,
23.4che steso e del Carmelo al fiume vago:
23.5e fece pur de l'armi il volgo onusto,
23.6che lento il ricusò, quasi presago;
23.7ma forza è l'ubbidir, non sol conviene,
23.8e l'elegger la spada o le catene.
24.1E mentre ei s'avvolgeva in strette fasce,
24.2tutti accogliea dal piano e da le valli.
24.3Altri il Tabor sublime avvien che lasce,
24.4ed altri l'erbe e i fior purpurei e gialli,
24.5là 've sotto la cima Ermonio pasce
24.6gregge d'api volanti e di cavalli:
24.7alcuni il giogo, onde sparìo repente
24.8Elìa, volando al ciel su 'l carro ardente.
25.1Poi da Gadàra Norandino arriva
25.2là 've al guado il Giordan primier
25.3passâro la gente che d'Egitto uscì cattiva,
25.4fuggendo l'ira del tiranno avaro:
25.5e le sei pietre e sei ne l'altra riva,
25.6pur come eterni testimoni, alzâro.
25.7E da Betel, senza trovare inciampo,
25.8ricercò tutto insino al magno campo.
26.1E 'n passando Sichen, Sebasta e 'l tempio
26.2vide su' monti, i quai diparte il fiume,
26.3che i Garisei, da' lor vicini esempio
26.4preso, drizzâro a Dio ch'è vero lume;
26.5ma ne' due tempi, come il fido e l'empio,
26.6gli divise lor fede o lor costume:
26.7vide Effra; e i luoghi alpestri avvien ch'ei miri
26.8ove fu vinto Adado e vinti i Siri.
27.1Dove l'un re fuggì, dov'ebber morte
27.2trentadue regi; e vide il loco appresso
27.3dove pugnò con la medesma sorte
27.4il vinto, indegno del perdon concesso;
27.5perché nel pian, come ne' monti, è forte
27.6la man divina ond'è il nemico oppresso.
27.7Poscia l'umil torrente a Mesra ei passa,
27.8e Saba e Suna antica addietro lassa.
28.1E d'alto Nazaret, città superna,
28.2par che si mostri e dica: Or Chi mi cela?
28.3Ma non si muove a la parola interna
28.4quel cor piu freddo assai che marmo, e gela.
28.5A destra il monte ove la gloria eterna
28.6refulse come sol, se nube il vela:
28.7e per breve sentier ch'ambo disgiunse
28.8pervenne a Ruma, indi a Tiberia giunse.
29.1E 'l mar di Galilea nel suo ritorno
29.2(ché mare è l'onda che s'aduni, e stagni)
29.3ricercò tutto, e gìo mirando intorno
29.4i tepidi lavacri e i caldi bagni;
29.5ma de le sante meraviglie ha scorno
29.6nel terren che le vide, e par si lagni:
29.7par si lagni a Gesù quell'onda e 'l lido,
29.8de' miracoli suoi spargendo il grido.
30.1E poscia Saiadin da l'onde istesse
30.2sino a l'altre, onde il mare avvien ch'asperga,
30.3timide genti armò; parte n'oppresse
30.4di quelle che l'arena e 'l lido alberga:
30.5trovò in passando il loco in cui di Jesse
30.6il santo fiore uscì di santa verga,
30.7e Cana che già l'onda (o meraviglia!)
30.8mirò in vino mutar, fatta vermiglia.
31.1E quella che stupì, dal regno oscuro,
31.2ove si fa l'estremo aspro vïaggio,
31.3tornar visto il fanciullo, e d'aer puro
31.4aprire i chiusi lumi al dolce raggio,
31.5tal che non parve in Dite allor securo,
31.6ma paventò Pluton maggiore oltraggio.
31.7Poi cercò i lidi ove i marini spirti
31.8già portâro l'odor d'accesi mirti.
32.1Ma dopo le superbe antiche spalle
32.2del monte c'ha di nubi il crine involto,
32.3Baldacco trapassò, profonda valle,
32.4ch'a Tiro volge ed a Sidone il volto:
32.5prima ad Arce ei n'andò per dritto calle;
32.6scorse poscia il terren ch'intorno è c¢lto,
32.7là 've di spiche incoronar la turba
32.8usò la chioma; e 'l suo venir la turba.
33.1Poi quella parte che del sol rimira
33.2spuntar da l'Orto la purpurea luce,
33.3e sente l'Euro ch'indi a noi respira,
33.4Selìn gìo ricercando, il fèro duce,
33.5sino a Damasco; e quinci al monte ei gira
33.6che 'l famoso Giordano in sen produce:
33.7e vide l'alte rupi e la spelunca
33.8ch'indi s'instilla, e de l'umor s'ingiunca.
34.1Gemino fonte e verde speco ombroso
34.2vide; se pur son ivi il fonte e l'urna,
34.3e non corre più tosto altronde ascoso,
34.4per via secreta al sole, atra e notturna.
34.5Non v'era il tempio che sorgea famoso
34.6ove i marmi vincean bianchezza eburna,
34.7perch'ogni opra mortal tardi o per tempo
34.8cede a le nostre ingiurie, o cede al tempo.
35.1Veduti gli antri e le fontane e l'ime
35.2parti cercate ancor d'umil paese,
35.3de l'altissimo monte a l'aspre cime,
35.4confini d'atre nubi, ei pronto ascese.
35.5Molte cittadi ivi sostien sublime
35.6sul tergo, e fa natura alte difese
35.7a que' popoli alpestri, e 'n quella altezza
35.8del ciel la destra i cedri atterra e spezza.
36.1L'estremo lato poi difende e guarda
36.2Amurate, del re l'ottavo figlio,
36.3quel, voglio dir, ch'a la stagion più tarda
36.4vede farsi l'occaso aureo e vermiglio,
36.5poscia imbrunire: e Gilta indi riguarda,
36.6ed Azolo vicino al suo periglio,
36.7ed Apollonia; e s'altra al mar s'accosta
36.8terra, a' nemici, a' venti, a l'onda esposta.
37.1Ma 'l famoso Giordan, per cui partita
37.2fu al buon popolo ebreo promessa terra,
37.3passa Aladino, e più lontana aita
37.4va ricercando a la vicina guerra:
37.5passa la real selva in cui romita
37.6pasce sovente orrida belva ed erra,
37.7e vede a la pastura andar più lenti
37.8con le ramose corna i vaghi armenti.
38.1Giunge a Damasco, ove l'uom primo e 'l primo
38.2padre, siccome avvien ch'altre racconte,
38.3sorse formato di terrestre limo,
38.4e prima al cielo alzò la nobil fronte.
38.5Quinci, passato quel ch'io vero estimo
38.6del sacrato Giordan principio e fonte,
38.7giunge a' monti d'Arabia; indi partendo,
38.8la terra oriental venìa scoprendo,
39.1sino a quel varco ove l'antico Padre
39.2osò quell'acque trapassar primiero,
39.3che de' nipoti suoi l'erranti squadre
39.4varcâr poi liete al già sperato impero;
39.5là 've cose più belle e più leggiadre
39.6narra la prisca fama, e cede al vero:
39.7quivi con dritto corso il fiume vago
39.8divide un monte, poi divide un lago.
40.1E Baiazeno oltra le antiche sponde
40.2cercò di quai vestigi il suol si stampi,
40.3dove i giganti già, non sorti altronde,
40.4gignoreggiâr la terra e i propri campi.
40.5Se ben quella a cui nube il capo asconde,
40.6altro rimbombo ancor fra tuoni e lampi
40.7par che ci narri, e con superba possa
40.8in Flegra sparsi Olimpo e Pelio ed ossa.
41.1Geràsa a' piè del monte, e d'una parte
41.2Adara poi trascorre, e quel terreno
41.3dove Og rimase estinto e ancise e sparte
41.4sue genti e sue città, prendendo il freno.
41.5Pella, e Jabe da l'altra ove bell'arte
41.6di verdi boschi ombrò l'almo terreno,
41.7e Masfa si lasciò passando a tergo,
41.8di glorïoso duce antico albergo.
42.1E quel ch'ascose il re ch'al punir troppo
42.2rapido non fu mai, però disparve:
42.3e 'l loco cui Jacob fe' stanco e zoppo
42.4lutta maggior che di notturne larve:
42.5e quella terra ove il celeste intoppo
42.6d'esercito immortal, ch'insieme apparve,
42.7ebbe a l'incontra insin d'Amone al regno,
42.8là 've fanno aspri monti aspro ritegno.
43.1Non men bella corona in lor s'estolle
43.2d'antiche mura e quasi è 'l pian disfatto,
43.3ma lieto pur di freschi rivi, e molle,
43.4egli per erte vie volge men ratto
43.5il passo a l'orïente; e viene al colle
43.6ove fece Jacob l'antico patto;
43.7e 'n forma di colonna alzò l'altare:
43.8poi co' fiumi drizzò suo passo al mare.
44.1Ma Corcùt pur rivolge a' monti il corso,
44.2e 'n Metàba, e 'n Sabarna accoglie genti;
44.3poi ricercando va d'altro soccorso
44.4ne' campi di Moàb fra duo torrenti,
44.5sin ch'egli arriva al duro e aspro dorso
44.6là 've i due fonti son d'acque correnti,
44.7passando ove Mosè con duol cotanto
44.8ebbe publico onor d'estremo pianto.
45.1Poi sale il monte ove colui da lunge
45.2il promesso terren vedea mirando;
45.3ma prima a quel ch'è più vicino ei giunge,
45.4ove atra nube il circondò portando.
45.5O sia rapto ch'uom vivo a Dio congiunge,
45.6o morte pur di cui si cela il quando,
45.7così sparito da l'umana vista,
45.8s'ascose in guisa d'uom ch'il cielo acquista.
46.1Era tra' figli Celebino estremo,
46.2però mosse e comparve anch'ei da sezzo:
46.3ei nato al padre nel vigor già scemo,
46.4fu dal padre nudrito in piume, al rezzo;
46.5onde senza mirar vela né remo,
46.6vide solo e cercò del mondo il mezzo.
46.7Pur ne gli estremi avea già sparso il nome
46.8candido e bel, con lunghe ed auree chiome.
47.1Questi il paese, il qual d'intorno ha cinto
47.2l'alta città dove al sepolcro uom poggia,
47.3e la valle cercò di Terebinto,
47.4là dove giacque in disusata foggia
47.5l'empio Golìa dal buon fanciullo estinto;
47.6e 'l fèro monte in cui rugiada, o pioggia
47.7non distillò, poi che a Saul fu tronco
47.8il nobil capo e 'l busto affiso al tronco.
48.1E Gaba¢n, dove la gente infesta
48.2a' fèri lupi circondò la selva
48.3con reti e cani, e innanzi dì fu desta,
48.4cercando ove la fèra empia rinselva;
48.5ed ispida apparì con rozza vesta
48.6in lieta cena de l'ancisa belva;
48.7più veloce del sol, quando esce il giorno,
48.8più tarda al suo partir facea ritorno.
49.1E quinci a Masfa, e quinci a l'onda arriva,
49.2che rompendosi al lido ivi biancheggia.
49.3Poi si ritorna del Giordano in riva,
49.4lasciando a tergo la sublime reggia:
49.5e vede la città di regno or priva,
49.6che vince le più antiche, o lor pareggia,
49.7ove, poi che s'udì canora tromba,
49.8cadder le mura al suon ch'alto rimbomba.
50.1In tal guisa tra' figli il vecchio antico
50.2divise avea le terre e 'l lor governo.
50.3Ma da poi ch'aspettava il fier nemico
50.4e la temuta guerra al fin del verno;
50.5ciascun le sue rivide e 'l volgo amico
50.6armò che non avea sua legge a scherno,
50.7e di genti fornì qual luogo è forte;
50.8l'altre condusse a l'adeguate porte.
51.1E per le manche parti, e per le destre,
51.2entrâr ne la città che geme e serve;
51.3e spelunca, o magion parea silvestre,
51.4che genti raccogliea fère e proterve.
51.5Già di turbe selvagge e turbe alpestre
51.6tutta d'intorno ella risuona e ferve:
51.7e cede antico albergatore, o sgombra,
51.8mentre il nemico, o 'l difensor l'ingombra.
52.1Madre orba e vecchia, e sconsolata erede
52.2di figli regi, e di lor gloria prisca,
52.3i nuovi che produsse in varia fede,
52.4non sa come difenda, o lor nudrisca.
52.5Pascer del proprio cibo i lupi or vede,
52.6e non convien che di lagnarsi ardisca;
52.7né basta quel ch'ella produca, o cerchi
52.8in monte o 'n valle, ove 'l suo re nol merchi.
53.1Il soldàn, ch'ebbe pronta, ove si sparga
53.2il foco o 'l sangue pur ne' campi accensi,
53.3la destra, che fu sempre a l'òr men larga,
53.4e tarda ove si doni e si dispensi;
53.5non sol ristringe i nostri, e gli altri allarga,
53.6ma i fidi esclude onde son rari i densi:
53.7le vergini rinchiude, e gli altri tutti
53.8scaccia, gemendo in lagrimosi lutti.
54.1Come s'avvien talor ch'altri divella
54.2dal verde mirto il suo più verde ramo,
54.3che d'ombra ricopria l'erba novella,
54.4rimane il tronco quasi ignudo e gramo;
54.5così vedi rapir vaga donzella,
54.6a cui pianto non val, prego, o richiamo:
54.7così la madre, in cui dolor s'avanza,
54.8d'arido tronco e muto aver sembianza.
55.1Vedi abbracciar gemendo il vecchio stanco
55.2l'albergo ch'a' nipoti alzar credea;
55.3e piangere il fanciullo al caro fianco,
55.4che l'altrui duol, più che il suo mal piangea:
55.5indi traggere al tempio il debil fianco,
55.6dove morte gli fôra assai men rea.
55.7Qui la tenera turba e la senile
55.8si raccoglie al pastor del santo ovile.
56.1Canta ei dolente, e col dolente coro
56.2le sue preghiere al re del ciel devote;
56.3e miste intanto udian co' preghi loro
56.4querele e meste e sospirose note
56.5che flebilmente sparge in suon canoro
56.6il popol fido, e 'l petto a sé percote;
56.7e le imagini sante e 'l sacro altare
56.8baciando, sparge ancor lagrime amare.
57.1Ciascuno è di pietade agli altri esempio;
57.2ma breve tempo è dato a' preghi, al duolo,
57.3perché tosto s'ingombra il nobil tempio
57.4d'arme spietate e di malvagio stuolo.
57.5Cede il fedel senza contesa a l'empio,
57.6ch'a la sacra rapina intento è solo;
57.7e perché già il minaccia e già l'esclude,
57.8vede spogliati altari e statue ignude.
58.1Lascia i santi edifici il vulgo afflitto
58.2e i propri, e la sua terra alma nativa,
58.3come se in Babilonia o se in Egitto
58.4fosse condotto, o 'n più lontana riva;
58.5ma libero si volge al duce invitto,
58.6portando seco a lui pallida oliva:
58.7frondeggia a tutti in mano un ramo còlto;
58.8l'altro a le tempie pur verdeggia avvolto.
59.1Ciascun fra sé pensava: –A cui mi volgo?
59.2o chi sarà che m'assicuri ed armi?
59.3Chi mi dà pace or che l'oliva io colgo?–
59.4Pur vanno avanti senza insegne ed armi.
59.5Precede il sacro coro e segue il volgo,
59.6e canta quello antichi e vari carmi;
59.7questo o le note alterni, o pur risponda,
59.8fa risonar le valli, i monti e l'onda.
60.1Dicean: “Qual novo abitator famoso
60.2or nel tuo albergo d'abitar fia degno?
60.3Chi nel tuo santo monte avrà riposo,
60.4o re celeste, e di celeste regno?
60.5Mentre spiega la notte il velo ombroso,
60.6chi vi s'acqueta dal pietoso sdegno?
60.7Chi parla fra suo cor senza menzogna,
60.8né d'ingannar con falsa lingua agogna.
61.1Chi mal non fece al suo vicino oppresso,
61.2perseguendo fortune afflitte e sparte;
61.3e vergogna non ebbe e scorno appresso
61.4incontra lui ch'odio da sé diparte.
61.5Nulla è il maligno al tuo cospetto istesso,
61.6Signor: nulla gli giova ingegno ed arte;
61.7ma glorïoso è chi t'onora e teme
61.8sino a le parti de la terra estreme;
62.1chi giova al suo vicin né face inganno,
62.2e non s'avanza con iniqua frode;
62.3chi l'òr non presta avaro, e d'anno in anno
62.4non fa il ricolto d'auro, e sprezza lode:
62.5chi non vuol d'innocente o morte, o danno,
62.6per caro dono onde arricchisce e gode:
62.7mosso non sarà mai; non tema alfine
62.8(se cade rotto il mondo) alte ruine”.
63.1Poi ricomincia: “E' del Signor la terra,
63.2e suo ciò che riempie il cerchio angusto;
63.3suoi gli abitanti; ei gli ha salvati in guerra,
63.4ei nel diluvio nuovo, ei nel vetusto;
63.5ei la fondò sul mar; per lui non erra
63.6su i fiumi onde le tempra il seno adusto:
63.7chi salirà il suo monte? e l'alta cima
63.8terrà del loco suo ch'al ciel sublima?
64.1Quel che non brutta ingiuriosa mano
64.2di sangue, o di vil furto, o di rapina;
64.3il puro cor, dove pensier profano
64.4non fa d'ardenti fiamme atra fucina;
64.5quel che l'anima sua non ebbe invano:
64.6questi fia degno di pietà divina,
64.7questi fia salvo, e di chi 'l cerca e vuole,
64.8questa è la gloriosa invitta prole.
65.1Aprite, aprite le Tartaree porte,
65.2principi de la terra o pur d'Averno.
65.3Qual è questo Signor ch'in guerra è forte,
65.4quel re di gloria, e re del ciel superno?
65.5Aprite il varco de l'eterna morte
65.6al re di gloria, al domator d'Inferno.
65.7Il Signor di virtute è re di gloria.
65.8Questo è il trofeo de l'immortal vittoria”.
66.1Queste, e cose altre assai con alta voce
66.2cantâr, ma in sermon prisco, e 'n altri versi,
66.3pregando lui ch'ebbe corona e croce
66.4sì dura, in cammin dubbio e 'n casi avversi,
66.5acciò ch'essi non sian di foce in foce
66.6oltra l'Eufrate ed oltra 'l Nil dispersi,
66.7o là 've i rotti monti al duro passo
66.8rinchiude il ferro sul gelato sasso.
67.1Ma quando il dì nel suo cader s'attrista,
67.2e 'l sol men chiaro accoglie i raggi sparsi,
67.3veggion, quasi città leggiadra in vista,
67.4torreggiando sublime al cielo alzarsi
67.5che nova forma e nova altezza acquista,
67.6ove speran securi omai ritrarsi:
67.7e son veduti entro la scura polve,
67.8qual picciol bosco che si muove e volve.
68.1Giunti a le guardie, e conosciuto appena
68.2il popol fido e 'l suo fedel pastore,
68.3che d'aspra morte e da servil catena,
68.4salvi scorti gli avea d'empio signore;
68.5fûr condotti a quel pio che gli altri affrena,
68.6con molta riverenza e molto onore.
68.7Là dove il sacro veglio, avendo incontra
68.8l'alto guerrier, narrò che loro incontra.
69.1–Simon son io, per fama al vostro Occaso
69.2noto di cose avverse ed infelici,
69.3che l'avanzo di greggia a me rimaso
69.4campato ho dal furor d'empi nemici;
69.5e le sacre reliquie in duro caso,
69.6signor, vi porto, e voi fedeli amici:
69.7signor la cui pietate e la possanza
69.8altrui porge spavento, a noi speranza.
70.1Noi siam color ch'a ricomprarne astretti
70.2fummo con l'òr tra l'onte e le percosse;
70.3e noi siamo (o ch'io spero) in cielo eletti,
70.4ch'in terra il sangue di Gesù riscosse.
70.5Ma questo anzi i perigli, anzi i sospetti,
70.6fece il tiranno, ed accennò qual fosse:
70.7allor, varcando il mar ne' strani lidi,
70.8auro e pietà cercai dove s'annidi.
71.1Ora a sì avara fame auro non basta,
71.2né basterebbe il sangue a l'empia sete;
71.3ma gli edifici atterra, i templi ei guasta,
71.4i fonti attosca, e strugge ove altri miete:
71.5e mentre odio e timore in lui contrasta,
71.6e co 'l furor d'Inferno oblio di Lete,
71.7noi scaccia, e 'n alma di regnare ingorda,
71.8la vendetta di Dio l'empio si scorda.
72.1Ma dove ne discaccia? e 'n quale esiglio?
72.2D'assedio e da servaggio, a certa palma;
72.3a salute, da morte e da periglio;
72.4a corona immortal, da grave salma.
72.5O d'atra provvidenza alto consiglio!
72.6o mar dove ogni mente indarno spalma!
72.7o sol dove ha suoi lumi invan affissi!
72.8o tenebre lucenti, o sacri abissi!
73.1Ma tu, signor d'invitta gente e franca,
73.2per cui speriam di non sperare invano;
73.3miserere d'età tenera e stanca,
73.4che ne gli estremi son del corso umano;
73.5ma di questi altri, a cui vigor non manca,
73.6degna in guerra adoprar robusta mano;
73.7e quasi in porto da gli acuti scogli,
73.8e gli uni e gli altri e me pregante accogli,
74.1insin che piaccia a la pietà superna
74.2scoter l'indegno giogo e l'aspre some.
74.3Sì farem poi ch'ancor rimanga eterna
74.4la tua memoria e 'l glorïoso nome,
74.5mentre pruine e gel, quando più verna,
74.6de' monti spargeran l'inculte chiome;
74.7mentre avrà cervi il bosco, il lido arene,
74.8ed onde il mare, e stelle il ciel serene.–
75.1In tal modo parlava il vecchio saggio,
75.2a cui risposta diede il sommo duce:
75.3–Si potess'io da morte o da servaggio
75.4liberar gli altri che 'l timor seduce,
75.5come spero guardar d'onta e d'oltraggio
75.6questi che tua pietà seco m'adduce;
75.7e giunge inermi a le mie armate squadre,
75.8o di pietà, d'onore, o d'anni padre.
76.1Io dar a' disarmati arme prometto,
76.2che vorran seguitar la nostra insegna,
76.3ed al rischio comune esporre il petto
76.4per l'alta patria, di servire indegna:
76.5a la più stanca turba altro ricetto
76.6ne la Soria, dove per noi si regna,
76.7o 'n Cipri, o 'n Creta, o 'n più secura parte,
76.8che lunge da' perigli il mar diparte.
77.1Tu qual vorrai, più caro albergo scegli,
77.2o qui sublime onore ed alto grado
77.3fra' padri più onorati e fra' più vegli,
77.4o se devi altra cura aver più a grado,
77.5là dove il suon di squille altrui risvegli,
77.6cerca al riposo il più securo guado;
77.7né perturbi di morte empio tumulto
77.8l'animo sacro e 'l suo pietoso culto.
78.1Le lodi a Dio rivolgi; a lui conviensi
78.2la prima laude, a lui si dia l'estrema,
78.3com'a quel sol c'ha sempre i raggi accensi,
78.4com'a quel mar che mai non cresce o scema.
78.5Ei, che dà le vittorie, ei ci dispensi
78.6la palma de' nemici ancor suprema.
78.7A noi di preci or tua pietà sia larga,
78.8perch'ei vinca i nemici, atterri, e sparga:
79.1Ei che feo rilevar l'acuta lancia,
79.2onde fu il manco lato a lui trafitto,
79.3or l'arco spezzi, e ciò ch'avventa e lancia
79.4l'Arabo, e 'l Perso, e 'l Siro, e quel d'Egitto:
79.5e drizzi contra lor d'Italia e Francia
79.6l'arme, e d'Europa, e salvi il volgo afflitto;
79.7s'innalziam la sua lancia, e la sua croce
79.8per lui spieghiam contra il rubel feroce.–
80.1Qui si tace, e ripiglia il vecchio sacro:
80.2–Fa degni, signor mio, questi egri lumi
80.3di veder lei che sparse ampio lavacro,
80.4e del sangue e de l'acqua i santi fiumi;
80.5così quel gran mistero, ond'io consacro,
80.6l'alma de' fidi suoi col vero allumi.
80.7Parte mi narra (e 'n grazia ciò dimando)
80.8dove fu ritrovata, e come, e quando.–
81.1Goffredo incominciò: –Già cinto il Perso
81.2Antiochia di grave ed aspro assedio,
81.3ed esercito avea così diverso,
81.4ch'al rischio non parea scampo o rimedio.
81.5Noi stanchi costringeva il caso avverso
81.6a soffrire il digiun, lo scorno e 'l tedio,
81.7quando il Re con imagini non false
81.8mostrar ne volle che di noi gli calse.
82.1Perché ne l'ora che l'oscuro cielo
82.2a l'appressar del novo dì s'inostra,
82.3e ch'al pensier uman sotto alcun velo
82.4de le cose future il ver si mostra,
82.5Pier di Provenza, il qual con puro zelo
82.6quindi seguita avea l'impresa nostra,
82.7vide in sembianza placida e tranquilla
82.8il divo che di manna Amalfi instilla.
83.1Quel ch'ebbe a sostener tormenti e scempio,
83.2ne l'alta croce sua vòlto sossopra,
83.3vittoria promettea del popol empio,
83.4e certo fin di sì laudabil opra,
83.5del santo suo fratel mostrando il tempio,
83.6e 'l proprio loco in cui s'asconda e copra
83.7la sacra lancia; e quando il ciel s'inalba,
83.8tre volte e quattro ritornò con l'alba.
84.1Tre volte e quattro alme devote e pie
84.2vider gli angeli eletti (o che lor parve)
84.3e scendere e salir sublimi vie
84.4in altro modo che fantasmi e larve;
84.5e 'l divin raggio anzi 'l nascente die
84.6lampeggiò, quasi in specchio, e poi disparve:
84.7ne lo sparir segnando il sacro loco
84.8con doppia riga di lucente foco.
85.1Al principe Ademaro il fedel Pietro
85.2non tenne occulti i suoi veraci sogni.
85.3Ei venne al tempio; e corse il popol dietro,
85.4pur come novità speri ed agogni.
85.5Così, di loco tratta oscuro e tetro
85.6fu l'arme sacra a gli ultimi bisogni;
85.7onde il fedel, che sbigottì pur dianzi,
85.8par che tutto osi e in ben oprar s'avanzi.
86.1Quinci il superno Re mostrar si volle
86.2più sempre a' Persi infesto, a noi secondo.
86.3La sacra lancia ne l'uscir s'estolle;
86.4quei non sostengon di tal vista il pondo.
86.5Pugniam, vinciam, facciam sanguigno e molle
86.6il campo; arme e cavalli Oronte al fondo
86.7va rivolgendo e cavalieri estinti:
86.8selve e spelonche son latèbra ai vinti.
87.1Così le cose lor di male in peggio
87.2poscia n'andâro, e 'l nostro imperio accrebbe;
87.3e stabilissi a Boemondo il seggio,
87.4che lui ritenne, e ben di ciò gl'increbbe:
87.5io contra empi nemici ancor guerreggio,
87.6sperando la vittoria ond'esser debbe.–
87.7Così dicea Goffredo; e 'n parte giunse,
87.8ov'era quella che il Signor già punse.
88.1In mezzo a mille tende un tempio s'erge
88.2con imagini sante e simolacri,
88.3che si leva e ripone, e lustra e terge,
88.4perch'ivi il sacerdote a Dio consacri:
88.5quivi Simon di pianto il viso asperge
88.6al lucente splendor de' lumi sacri,
88.7vista la lancia e 'l prezioso sangue
88.8che ne riscosse, e lasciò Cristo esangue.
89.1Già presso al tramontar tepidi rota
89.2il sole i raggi e poco al mar lontano;
89.3quando ecco da provincia indi remota
89.4(come ebbe avviso il cavalier sovrano)
89.5giunser gran cavalieri in veste ignota,
89.6con ricca pompa e 'n portamento estrano.
89.7Del gran re de l'Egitto eran messaggi,
89.8per terminar la guerra e i fieri oltraggi.
90.1Alete è l'un, che da principio indegno
90.2e da tenebre quasi al lume è sorto:
90.3ma l'innalzâro a' primi onor del regno
90.4parlar facondo, e lusinghiero e scorto,
90.5pieghevoli costumi e vario ingegno,
90.6al finger pronto, a l'ingannare accorto;
90.7gran fabbro di calunnie, adorne in modi
90.8novi; e paion talor lusinghe e lodi.
91.1Argante è l'altro, intrepido guerriero,
91.2che, da Giudea passando al re d'Egitto,
91.3chiese da l'uno aita a l'altro impero,
91.4e dal regno possente, al regno afflitto:
91.5impazïente, inesorabil, fèro,
91.6ne l'arme infaticabile ed invitto;
91.7de' rischi sprezzator, che gloria elegge;
91.8a cui la propria spada è nume e legge.
92.1Ma 'l duce pio vuol ch'udïenza attenda
92.2e l'uno e l'altro insino al dì che segue:
92.3e per mostrar come pietà risplenda,
92.4e si nieghino agli empi e pace e tregue,
92.5fa tosto dispiegar sublime tenda,
92.6opra d'armeni onde i palagi adegue;
92.7che d'archi sostenuta e da colonne,
92.8può albergar duci e cavalieri e donne.
93.1E ricca è di materia e di lavoro
93.2sì, che 'l fiero avversario se ne scorna,
93.3e di serici fili intesta e d'oro,
93.4di chiare imprese e di vittoria adorna:
93.5e palma trionfale e verde alloro
93.6fanno un bel fregio che la cinge ed orna:
93.7in mezzo son battaglie, incendi, assalti,
93.8mar, terra, laghi in più sanguigni smalti.
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