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CANTO VENTESIMO

1.1Già il sole avea desti i mortali a l'opre,
1.2già diece ore del giorno eran rascorse,
1.3quando lo stuol ch'a la gran torre è sopre
1.4un non so che da lunge ombroso scorse,
1.5quasi nebbia ch'a sera il mondo copre,
1.6e ch'era il campo amico al fin s'accorse,
1.7che tutto intorno il ciel di polve adombra
1.8e i colli sotto e le campagne ingombra.
2.1Alzano allor da l'alta cima i gridi
2.2insino al ciel l'assediate genti,
2.3con quel romor che da i traci lidi
2.4vanno a stormi le gru ne' giorni algenti
2.5e tra le nubi a più tiepidi lidi
2.6fuggon stridendo inanzi a i freddi venti,
2.7ch'or la giunta speranza in lor fa pronte
2.8la mano al saettar, la lingua a l'onte.
3.1Ben s'avisaro i Franchi onde de l'ire
3.2l'impeto novo e 'l minacciar procede,
3.3e miran d'alta parte; ed apparire
3.4il poderoso campo indi si vede.
3.5Sùbito avampa il generoso ardire
3.6in que' petti feroci e pugna chiede.
3.7La gioventute altera accolta insieme:
3.8– Dà – grida – il segno, invitto duce –, e freme.
4.1Ma nega il saggio offrir battaglia inante
4.2a i novi albori e tien gli audaci a freno,
4.3né pur con pugna instabile e vagante
4.4vuol che si tentin gl'inimici almeno.
4.5– Ben è ragion – dicea – che dopo tante
4.6fatiche un giorno io vi ristori a pieno. –
4.7Forse ne' suoi nemici anco la folle
4.8credenza di se stessi ei nudrir volle.
5.1Si prepara ciascun, de la novella
5.2luce aspettando cupido il ritorno.
5.3Non fu mai l'aria sì serena e bella
5.4come a l'uscir del memorabil giorno:
5.5l'alba lieta rideva, e parea ch'ella
5.6tutti i raggi del sole avesse intorno;
5.7e 'l lume usato accrebbe, e senza velo
5.8volse mirar l'opere grandi il cielo.
6.1Come vide spuntar l'aureo mattino,
6.2mena fuori Goffredo il campo instrutto.
6.3Ma pon Raimondo intorno al palestino
6.4tiranno e de' fedeli il popol tutto
6.5che dal paese di Soria vicino
6.6a' suoi liberator s'era condutto:
6.7numero grande; e pur non questo solo,
6.8ma di Guasconi ancor lascia uno stuolo.
7.1Vassene, e tal è in vista il sommo duce
7.2ch'altri certa vittoria indi presume.
7.3Novo favor del Cielo in lui riluce
7.4e 'l fa grande ed augusto oltra il costume:
7.5gli empie d'onor la faccia e vi riduce
7.6di giovenezza il bel purpureo lume,
7.7e ne l'atto de gli occhi e de le membra
7.8altro che mortal cosa egli rassembra.
8.1Ma non lunge se 'n va che giunge a fronte
8.2de l'attendato essercito pagano,
8.3e prender fa, ne l'arrivar, un monte
8.4ch'egli ha da tergo e da sinistra mano;
8.5e l'ordinanza poi, larga di fronte,
8.6di fianchi angusta, spiega inverso il piano,
8.7stringe in mezzo i pedoni e rende alati
8.8con l'ale de' cavalli entrambi i lati.
9.1Nel corno manco, il qual s'appressa a l'erto
9.2de l'occupato colle e s'assecura,
9.3pon l'un e l'altro prencipe Roberto,
9.4dà le parti di mezzo al frate in cura.
9.5Egli a destra s'alluoga, ove è l'aperto
9.6e 'l periglioso più de la pianura,
9.7ove il nemico, che di gente avanza,
9.8di circondarlo aver potea speranza.
10.1E qui i suoi Loteringhi e qui dispone
10.2le meglio armate genti e le più elette,
10.3qui tra cavalli arcieri alcun pedone
10.4uso a pugnar tra' cavalier framette.
10.5Poscia d'aventurier forma un squadrone
10.6e d'altri altronde scelti, e presso il mette;
10.7mette loro in disparte al lato destro,
10.8e Rinaldo ne fa duce e maestro.
11.1Ed a lui dice: – In te, signor, riposta
11.2la vittoria e la somma è de le cose.
11.3Tieni tu la tua schiera alquanto ascosta
11.4dietro a queste ali grandi e spaziose.
11.5Quando appressa il nemico, e tu di costa
11.6l'assali e rendi van quanto e' propose.
11.7Proposto avrà, se 'l mio pensier non falle,
11.8girando a i fianchi urtarci ed a le spalle. –
12.1Quindi sovra un corsier di schiera in schiera
12.2parea volar tra' cavalier, tra' fanti.
12.3Tutto il volto scopria per la visiera:
12.4fulminava ne gli occhi e ne' sembianti.
12.5Confortò il dubbio e confermò chi spera
12.6ed a l'audace rammentò i suoi vanti
12.7e le sue prove al forte: a chi maggiori
12.8gli stipendi promise, a chi gli onori.
13.1Al fin colà fermossi ove le prime
13.2e più nobili squadre erano accolte,
13.3e cominciò da loco assai sublime
13.4parlare, ond'è rapito ogn'uom ch'ascolte.
13.5Come in torrenti da l'alpestri cime
13.6soglion giù derivar le navi sciolte,
13.7così correan volubili e veloci
13.8da la sua bocca le canore voci.
14.1– O de' nemici di Giesù flagello,
14.2campo mio, domator de l'Oriente,
14.3ecco l'ultimo giorno, ecco pur quello
14.4che già tanto bramaste omai presente.
14.5Né senza alta cagion ch'il suo rubello
14.6popolo or si raccolga il Ciel consente:
14.7ogni vostro nimico ha qui congiunto
14.8per fornir molte guerre in un sol punto.
15.1Noi raccorrem molte vittorie in una,
15.2né fia maggiore il rischio o la fatica.
15.3Non sia, non sia tra voi temenza alcuna
15.4in veder così grande oste nimica,
15.5ché discorde fra sé mal si raguna
15.6e ne gli ordini suoi se stessa intrica,
15.7e di chi pugni il numero fia poco:
15.8mancherà il core a molti, a molti il loco.
16.1Quei che incontra verranci, uomini ignudi
16.2fian per lo più, senza vigor, senz'arte,
16.3che dal lor ozio o da i servili studi
16.4sol violenza or allontana e parte.
16.5Le spade omai tremar, tremar gli scudi,
16.6tremar veggio l'insegne in quella parte,
16.7conosco i suoni incerti e i dubbi moti:
16.8veggio la morte loro a i segni noti.
17.1Quel capitan che cinto d'ostro e d'oro
17.2dispon le squadre, e par sì fero in vista,
17.3vinse forse talor l'Arabo o 'l Moro,
17.4ma 'l suo valor non fia ch'a noi resista.
17.5Che farà, benché saggio, in tanta loro
17.6confusione e sì torbida e mista?
17.7Mal noto è, credo, e mal conosce i sui,
17.8ed a pochi può dir: <>
18.1Ma capitano i' son di gente eletta:
18.2pugnammo un tempo e trionfammo insieme,
18.3e poscia un tempo a mio voler l'ho retta.
18.4Di chi di voi non so la patria o 'l seme?
18.5quale spada m'è ignota? o qual saetta,
18.6benché per l'aria ancor sospesa treme,
18.7non saprei dir se franca o se d'Irlanda,
18.8e quale a punto il braccio è che la manda?
19.1Chiedo solite cose: ognun qui sembri
19.2quel medesmo ch'altrove i' l'ho già visto;
19.3e l'usato suo zelo abbia, e rimembri
19.4l'onor suo, l'onor mio, l'onor di Cristo.
19.5Ite, abbattete gli empi; e i tronchi membri
19.6calcate, e stabilite il santo acquisto.
19.7Ché più vi tengo a bada? assai distinto
19.8ne gli occhi vostri il veggio: avete vinto. –
20.1Parve che nel fornir di tai parole
20.2scendesse un lampo lucido e sereno,
20.3come tal volta estiva notte sòle
20.4scoter dal manto suo stella o baleno.
20.5Ma questo creder si potea che 'l sole
20.6giuso il mandasse dal più interno seno;
20.7e parve al capo irgli girango, e segno
20.8alcun pensollo di futuro regno.
21.1Forse (se deve infra celesti arcani
21.2prosuntuosa entrar lingua mortale)
21.3agnol custode fu che da i soprani
21.4cori discese, e 'l circondò con l'ale.
21.5Mentre ordinò Goffredo i suoi cristiani
21.6e parlò fra le schiere in guisa tale,
21.7l'egizio capitan lento non fue
21.8ad ordinare, a confortar le sue.
22.1Trasse le squadre fuor, come veduto
22.2fu da lunge venirne il popol franco,
22.3e fece anch'ei l'essercito cornuto,
22.4co' fanti in mezzo e i cavalieri al fianco.
22.5E per sé il corno destro ha ritenuto,
22.6e prepose Altamoro al lato manco;
22.7Muleasse fra loro i fanti guida,
22.8e in mezzo è poi de la battaglia Armida.
23.1Co 'l duce a destra è il re de gli Indiani
23.2e Tisaferno e tutto il regio stuolo.
23.3Ma dove stender può ne' larghi piani
23.4l'ala sinistra più spedito il volo,
23.5Altamoro ha i re persi e i re africani
23.6e i duo che manda il più fervente suolo.
23.7Quinci le frombe e le balestre e gli archi
23.8esser tutti dovean rotati e scarchi.
24.1Così Emiren gli schiera, e corre anch'esso
24.2per le parti di mezzo e per gli estremi:
24.3per interpreti or parla, or per se stesso,
24.4mesce lodi e rampogne e pene e premi.
24.5Talor dice ad alcun: – Perché dimesso
24.6mostri, soldato, il volto? e di che temi?
24.7che pote un contra cento? io mi confido
24.8sol con l'ombra fugarli e sol co 'l grido. –
25.1Ad altri: – O valoroso, or via con questa
25.2faccia a ritòr la preda a noi rapita. –
25.3L'imagine ad alcuno in mente desta,
25.4glie la figura quasi e glie l'addita,
25.5de la pregante patria e de la mesta
25.6supplice famigliuola sbigottita.
25.7– Credi – dicea – che la tua patria spieghi
25.8per la mia lingua in tai parole i preghi:
26.1<
26.2fa' ch'io del sangue mio non bagni e lavi;
26.3assecura le vergini da gli empi,
26.4e i sepolcri e le ceneri de gli avi.>>
26.5A te, piangendo i lor passati tempi,
26.6mostran la bianca chioma i vecchi gravi,
26.7a te la moglie le mammelle e 'l petto,
26.8le cune e i figli e 'l marital suo letto. –
27.1A molti poi dicea: – L'Asia campioni
27.2vi fa de l'onor suo; da voi s'aspetta
27.3contra que' pochi barbari ladroni
27.4acerba, ma giustissima vendetta. –
27.5Così con arti varie, in vari suoni
27.6le varie genti a la battaglia alletta.
27.7Ma già tacciono i duci, e le vicine
27.8schiere non parte omai largo confine.
28.1Grande e mirabil cosa era il vedere
28.2quando quel campo e questo a fronte venne
28.3come, spiegate in ordine le schiere,
28.4di mover già, già d'assalire accenne;
28.5sparse al vento ondeggiando ir le bandiere
28.6e ventolar su i gran cimier le penne:
28.7abiti e fregi, imprese, arme e colori,
28.8d'oro e di ferro al sol lampi e fulgori.
29.1Sembra d'alberi densi alta foresta
29.2l'un campo e l'altro, di tant'aste abbonda.
29.3Son tesi gli archi e son le lancie in resta,
29.4vibransi i dardi e rotasi ogni fionda;
29.5ogni cavallo in guerra anco s'appresta;
29.6gli odii e 'l furor del suo signor seconda,
29.7raspa, batte, nitrisce e si raggira,
29.8gonfia le nari e fumo e foco spira.
30.1Bello in sì bella vista anco è l'orrore,
30.2e di mezzo la tema esce il diletto.
30.3Né men le trombe orribili e canore
30.4sono a gli orecchi lieto e fero oggetto.
30.5Pur il campo fedel, benché minore,
30.6par di suon più mirabile e d'aspetto,
30.7e canta in più guerriero e chiaro carme
30.8ogni sua tromba, e maggior luce han l'arme.
31.1Fèr le trombe cristiane il primo invito,
31.2risposer l'altre ed accettàr la guerra.
31.3S'inginocchiaro i Franchi e riverito
31.4da lor fu il Cielo, indi baciàr la terra.
31.5Decresce in mezzo il campo; ecco è sparito:
31.6l'un con l'altro nemico omai si serra.
31.7Già fera zuffa è ne le corna, e inanti
31.8spingonsi già con lor battaglia i fanti.
32.1Or chi fu il primo feritor cristiano
32.2che facesse d'onor lodati acquisti?
32.3Fosti, Gildippe, tu che 'l grande ircano,
32.4che regnava in Ormùs, prima feristi
32.5(tanto di gloria a la feminea mano
32.6concesse il Cielo) e 'l petto a lui partisti.
32.7Cade il trafitto, e nel cadere egli ode
32.8dar gridando i nemici al colpo lode.
33.1Con la destra viril la donna stringe,
33.2poi c'ha rotto il troncon, la buona spada,
33.3e contra i Persi il corridor sospinge
33.4e 'l folto de le schiere apre e dirada.
33.5Coglie Zopiro là dove uom si cinge
33.6e fa che quasi bipartito ei cada,
33.7poi fèr la gola e tronca al crudo Alarco
33.8de la voce e del cibo il doppio varco.
34.1D'un mandritto Artaserse, Argeo di punta,
34.2l'uno atterra stordito e l'altro uccide.
34.3Poscia i pieghevol nodi, ond'è congiunta
34.4la manca al braccio, ad Ismael recide.
34.5Lascia, cadendo, il fren la man disgiunta,
34.6su gli orecchi al destriero il colpo stride;
34.7ei, che si sente in suo poter la briglia,
34.8fugge a traverso e gli ordini scompiglia.
35.1Questi e molti altri, ch'in silenzio preme
35.2l'età vetusta, ella di vita toglie.
35.3Stringonsi i Persi e vanle adosso insieme,
35.4vaghi d'aver le gloriose spoglie.
35.5Ma lo sposo fedel, che di lei teme,
35.6corre in soccorso a la diletta moglie.
35.7Così congiunta, la concorde coppia
35.8ne la fida union le forze addoppia.
36.1Arte di schermo nova e non più udita
36.2a i magnanimi amanti usar vedresti:
36.3oblia di sé la guardia, e l'altrui vita
36.4difende intentamente e quella e questi.
36.5Ribatte i colpi la guerriera ardita
36.6che vengono al suo caro aspri e molesti;
36.7egli a l'arme a lei dritte oppon lo scudo,
36.8v'opporria, s'uopo fosse, il capo ignudo.
37.1Propria l'altrui difesa, e propria face
37.2l'uno e l'altro di lor l'altrui vendetta.
37.3Egli dà morte ad Artabano audace,
37.4per cui di Boecàn l'isola è retta,
37.5e per l'istessa mano Alvante giace,
37.6ch'osò pur di colpir la sua diletta.
37.7Ella fra ciglio e ciglio ad Arimonte,
37.8che 'l suo fedel battea, partì la fronte.
38.1Tal fean de' Persi strage, e via maggiore
38.2la fea de' Franchi il re di Sarmacante,
38.3ch'ove il ferro volgeva o 'l corridore,
38.4uccideva, abbattea cavallo o fante.
38.5Felice è qui colui che prima more,
38.6né geme poi sotto il destrier pesante,
38.7perché il destrier, se da la spada resta
38.8alcun mal vivo avanzo, il morde e pesta.
39.1Riman da i colpi d'Altamoro ucciso
39.2Brunellone il membruto, Ardonio il grande.
39.3L'elemtto a l'uno e 'l capo è sì diviso
39.4ch'ei ne pende su gli omeri a due bande.
39.5Trafitto è l'altro insin là dove il riso
39.6ha suo principio, e 'l cor dilata e spande,
39.7talché (strano spettacolo ed orrendo!)
39.8ridea sforzato e si moria ridendo.
40.1Né solamente discacciò costoro
40.2la spada micidial dal dolce mondo,
40.3ma spinti insieme a crudel morte foro
40.4Gentonio, Guasco, Guido e'l buon Rosmondo.
40.5Or chi narrar potria quanti Altamoro
40.6n'abbatte, e frange il suo destrier co 'l pondo?
40.7chi dire i nomi de le genti uccise?
40.8chi del ferir, chi del morir le guise?
41.1Non è chi con quel fero omai s'affronte,
41.2né chi pur lunge d'assalirlo accenne.
41.3Sol rivolse Gildippe in lui la fronte,
41.4né da quel dubbio paragon s'astenne.
41.5Nulla Amazone mai su 'l Termodonte
41.6imbracciò scudo o maneggiò bipenne
41.7audace sì, com'ella audace inverso
41.8al furor va del formidabil perso.
42.1Ferillo ove splendea d'oro e di smalto
42.2barbarico diadema in su l'elmetto,
42.3e 'l ruppe e sparse, onde il superbo ed alto
42.4suo capo a forza egli è chinar constretto.
42.5Ben di robusta man parve l'assalto
42.6al re pagano, e n'ebbe onta e dispetto,
42.7né tardò in vendicar l'ingiurie sue,
42.8ché l'onta e la vendetta a un tempo fue.
43.1Quasi in quel punto in fronte egli percosse
43.2la donna di percossa in modo fella
43.3che d'ogni senso e di vigor la scosse:
43.4cadea, ma 'l suo fedel la tenne in sella.
43.5Fortuna loro o sua virtù pur fosse,
43.6tanto bastogli e non ferì più in ella,
43.7quasi leon magnanimo che lassi,
43.8sdegnado, uom che si giaccia, e guardi e passi.
44.1Ormondo intanto, a le cui fere mani
44.2era commessa la spietata cura,
44.3misto con false insegne è fra' cristiani,
44.4e i compagni con lui di sua congiura;
44.5così lupi notturni, i quai di cani
44.6mostrin sembianza, per la nebbia oscura
44.7vanno a le mandre e spian come in lor s'entre,
44.8la dubbia coda ristringendo al ventre.
45.1Giansi appressando, e non lontano al fianco
45.2del pio Goffredo il fer pagan si mise.
45.3Ma come il capitan l'orato e 'l bianco
45.4vide apparir de le sospette assise:
45.5– Ecco – gridò – quel traditor che franco
45.6cerca mostrarsi in simulate guise,
45.7ecco i suoi congiurati in me già mossi. –
45.8Così dicendo, al perfido aventossi.
46.1Mortalmente piagollo, e quel fellone
46.2non fère, non fa schermo e non s'arretra;
46.3ma, come inanzi a gli occhi abbia 'l Gorgone
46.4(e fu cotanto audace), or gela e impètra:
46.5Ogni spada ed ogn'asta a lor s'oppone,
46.6e si vòta in lor soli ogni faretra.
46.7Va in tanti pezzi Ormondo e i suoi consorti,
46.8che 'l cadavero pur non resta a i morti.
47.1Poi che di sangue ostil si vede asperso,
47.2entra in guerra Goffredo, e là si volve
47.3ove appresso vedea che 'l duce perso
47.4le più ristrette squadre apre e dissolve,
47.5sì che 'l suo stuolo omai n'andria disperso
47.6come anzi l'Austro l'africana polve.
47.7Vèr lui si drizza, e i suoi sgrida e minaccia;
47.8e fermando chi fugge, assal chi caccia.
48.1Comincian qui le due feroci destre
48.2pugna qual mai non vide Ida né Xanto.
48.3Ma segue altrove aspra tenzon pedestre
48.4fra Baldovino e Muleasse intanto,
48.5né ferve men l'altra battaglia equestre
48.6appresso il colle, a l'altro estremo canto,
48.7ove il barbaro duce de le genti
48.8pugna in persona e seco ha i duo potenti.
49.1Il rettor de le turbe e l'un Roberto
49.2fan crudel zuffa, e lor virtù s'agguaglia.
49.3Ma l'indian de l'altro ha l'elmo aperto,
49.4e l'arme tuttavia gli fende e smaglia.
49.5Tisaferno non ha nemico certo
49.6che gli sia paragon degno in battaglia,
49.7ma scorre ove la calca appar più folta,
49.8e mesce varia uccisione e molta.
50.1Così si combatteva, e 'n dubbia lance
50.2co 'l timor le speranze eran sospese.
50.3Pien tutto il campo è di spezzate lance,
50.4di rotti scudi e di troncato arnese,
50.5di spade a i petti, a le squarciate pance
50.6altre confitte, altre per terra stese,
50.7di corpi, altri supini, altri co' volti,
50.8quasi mordendo il suolo, al suol rivolti.
51.1Giace il cavallo al suo signore appresso,
51.2giace il compagno appo il compagno estinto,
51.3giace il nemico appo il nemico, e spesso
51.4su 'l morto il vivo, il vincitor su 'l vinto.
51.5Non v'è silenzio e non v'è grido espresso,
51.6ma odi un non so che roco e indistinto:
51.7fremiti di furor, mormori d'ira,
51.8gemiti di chi langue e di chi spira.
52.1L'arme, che già sì liete in vista foro,
52.2faceano or mostra paventosa e mesta:
52.3perduti ha i lampi il ferro, i raggi l'oro,
52.4nulla vaghezza a i bei color più resta.
52.5Quanto apparia d'adorno e di decoro
52.6ne' cimieri e ne' fregi, or si calpesta;
52.7la polve ingombra ciò ch'al sangue avanza,
52.8tanto i campi mutata avean sembianza.
53.1Gli Arabi allora, e gli Etiòpi e i Mori,
53.2che l'estremo tenean del lato manco,
53.3giansi spiegando e distendendo in fòri,
53.4giravan poi de gli inimici al fianco;
53.5ed omai sagittari e frombatori
53.6molestavan da lunge il popol franco,
53.7quando Rinaldo e 'l suo drapel si mosse,
53.8e parve che tremoto e tuono fosse.
54.1Assimiro di Mèroe infra l'adusto
54.2stuol d'Etiopia era il primier de' forti.
54.3Rinaldo il colse ove s'annoda al busto
54.4il nero collo, e 'l fe' cader tra' morti.
54.5Poich'eccitò de la vittoria il gusto
54.6l'appetito del sangue e de le morti
54.7nel fero vincitore, egli fe' cose
54.8incredibili, orrende e monstruose.
55.1Diè più morti che colpi, e pur frequente
55.2de' suoi gran colpi la tempesta cade.
55.3Qual tre lingue vibrar sembra il serpente,
55.4ché la prestezza d' una il persuade,
55.5tal credea lui la sbigottita gente
55.6con la rapida man girar tre spade.
55.7L'occhio al moto deluso il falso crede,
55.8e 'l terrore a que' mostri accresce fede.
56.1I libici tiranni e i negri regi
56.2l'un nel sangue de l'altro a morte stese.
56.3Dièr sovra gli altri i suoi compagni egregi,
56.4che d'emulo furor l'essempio accese.
56.5Cadeane con orribili dispregi
56.6l'infedel plebe, e non facea difese.
56.7Pugna questa non è, ma strage sola,
56.8ché quinci oprano il ferro, indi la gola.
57.1Ma non lunga stagion volgon la faccia,
57.2ricevendo le piaghe in nobil parte.
57.3Fuggon le turbe, e sì il timor le caccia
57.4ch'ogni ordinanza lor scompagna e parte.
57.5Ma segue pur senza lasciar la traccia
57.6sin che l'ha in tutto dissipate e sparte,
57.7poi si raccoglie il vincitor veloce
57.8che sovra i più fugaci è men feroce.
58.1Qual vento, a cui s'oppone o selva o colle,
58.2doppia ne la contesa i soffi e l'ira,
58.3ma con fiato più placido e più molle
58.4per le campagne libere poi spira;
58.5come fra scogli il mar spuma e ribolle,
58.6e ne l'aperto onde più chete aggira,
58.7così quanto contrasto avea men saldo,
58.8tanto scemava il suo furor Rinaldo.
59.1Poi che sdegnossi in fuggitivo dorso
59.2le nobil ire ir consumando invano,
59.3verso la fanteria voltò il suo corso,
59.4ch'ebbe l'Arabo al fianco e l'Africano,
59.5or nuda è da quel lato, e chi soccorso
59.6dar le doveva o giace od è lontano.
59.7Vien da traverso, e le pedestri schiere
59.8la gente d'arme impetuosa fère.
60.1Ruppe l'aste e gli intoppi, il violento
60.2impeto vinse e penetrò fra esse,
60.3le sparse e l'atterrò; tempesta o vento
60.4men tosto abbatte le pieghevol messe.
60.5Lastricato co 'l sangue è il pavimento
60.6d'arme e di membra perforate e fesse;
60.7e la cavalleria correndo il calca
60.8senza ritegno, e fera oltra se 'n valca.
61.1Giunse Rinaldo ove su 'l carro aurato
61.2stavasi Armida in militar sembianti,
61.3e nobil guardia avea da ciascun lato
61.4de' baroni seguaci e de gli amanti.
61.5Noto a più segni, egli è da lei mirato
61.6con occhi d'ira e di desio tremanti:
61.7ei si tramuta in volto un cotal poco,
61.8ella si fa di gel, divien poi foco.
62.1Declina il carro il cavaliero e passa,
62.2e fa sembiante d'uom cui d'altro cale;
62.3ma senza pugna già passar non lassa
62.4il drapel congiurato il suo rivale.
62.5Chi il ferro stringe in lui, chi l'asta abbassa;
62.6ella stessa in su l'arco ha già lo strale:
62.7spingea le mani, e incrudelia lo sdegno,
62.8ma le placava e n'era amor ritegno.
63.1Sorse amor contra l'ira, e fe' palese
63.2che vive il foco suo ch'ascoso tenne.
63.3La man tre volte a saettar distese,
63.4tre volte essa inchinolla e si ritenne.
63.5Pur vinse al fin lo sdegno, e l'arco tese
63.6e fe' volar del suo quadrel le penne.
63.7Lo stral volò, ma con lo strale un voto
63.8sùbito uscì, che vada il colpo a vòto.
64.1Torria ben ella che il quadrel pungente
64.2tornasse indietro, e le tornasse al core;
64.3tanto poteva in lei, benché perdente
64.4(or che potria vittorioso?), Amore.
64.5Ma di tal suo pensier poi si ripente,
64.6e nel discorde sen cresce il furore.
64.7Così or paventa ed or desia che tocchi
64.8a pieno il colpo, e 'l segue pur con gli occhi.
65.1Ma non fu la percossa in van diretta
65.2ch'al cavalier su 'l duro usbergo è giunta,
65.3duro ben troppo a feminil saetta,
65.4che di pungere in vece ivi si spunta.
65.5Egli le volge il fianco; ella, negletta
65.6esser credendo, e d'ira arsa e compunta,
65.7scocca l'arco più volte e non fa piaga:
65.8e mentre ella saetta, Amor lei piaga.
66.1<>
66.2fra sé dicea <
66.3Vestirebbe mai forse i membri sui
66.4di quel diaspro ond'ei l'alma ha sì dura?
66.5Colpo d'occhio o di man non pote in lui,
66.6di tai tempre è il rigor che lo assecura;
66.7e inerme io vinta sono, e vinta armata:
66.8nemica, amante, egualmente sprezzata.
67.1Or qual arte novella e qual m'avanza
67.2nova forma in cui possa anco mutarmi?
67.3Misera! e nulla aver degg'io speranza
67.4ne' cavalieri miei, ché veder parmi,
67.5anzi pur veggio, a la costui possanza
67.6tutte le forze frali e tutte l'armi.>>
67.7E ben vedea de' suoi campioni estinti
67.8altri giacerne, altri abbattuti e vinti.
68.1Soletta a sua difesa ella non basta,
68.2e già le pare esser prigiona e serva;
68.3né s'assecura (e presso l'arco ha l'asta)
68.4ne l'arme di Diana o di Minerva.
68.5Qual è il timido cigno a cui sovrasta
68.6co 'l fero artiglio l'aquila proterva,
68.7ch'a terra si rannicchia e china l'ali,
68.8i suoi timidi moti eran cotali.
69.1Ma il principe Altamor, che sino allora
69.2fermar de' Persi procurò lo stuolo
69.3(ch'era già in piega e 'n fuga ito se 'n fòra,
69.4ma 'l ritenea, bench'a fatica, ei solo),
69.5or tal veggendo lei ch'amando adora,
69.6là si volge di corso, anzi di volo,
69.7e 'l suo onor abbandona e la sua schiera:
69.8pur che costei si salvi, il mondo pèra.
70.1Al mal difeso carro egli fa scorta
70.2e co 'l ferro le vie gli sgombra inante,
70.3ma da Rinaldo e da Goffredo è morta
70.4e fugata sua schiera in quell'istante.
70.5Il misero se 'l vede e se 'l comporta
70.6assai miglior che capitano, amante.
70.7Scorge Armida in securo, e torna poi,
70.8intempestiva aita, a i vinti suoi,
71.1ché da quel lato de' pagani il campo
71.2irreparabilmente è sparso e sciolto;
71.3ma da l'opposto, abbandonando il campo
71.4a gli infedeli, i nostri il tergo han vòlto.
71.5Ebbe l'un de' Roberti a pena scampo,
71.6ferito dal nemico il petto e 'l volto,
71.7l'altro è prigion d'Adrasto. In cotal guisa
71.8la sconfitta egualmente era divisa.
72.1Prende Goffredo allor tempo opportuno:
72.2riordina sue squadre e fa ritorno
72.3senza indugio a la pugna; e così l'uno
72.4viene ad urtar ne l'altro intero corno.
72.5Tinto se 'n vien di sangue ostil ciascuno,
72.6ciascun di spoglie trionfali adorno.
72.7La vittoria e l'onor vien da ogni parte,
72.8sta dubbia in mezzo la Fortuna e Marte.
73.1Or mentre in guisa tal fera tenzone
73.2è tra 'l fedel essercito e 'l pagano,
73.3salse in cima a la torre ad un balcone
73.4e mirò, benché lunge, il fer Soldano;
73.5mirò, quasi in teatro od in agone,
73.6l'aspra tragedia de lo stato umano:
73.7i vari assalti e 'l fero orror di morte,
73.8e i gran giochi del caso e de la sorte.
74.1Stette attonito alquanto e stupefatto
74.2a quelle prime viste; e poi s'accese,
74.3e desiò trovarsi anch'egli in atto
74.4nel periglioso campo a l'alte imprese.
74.5Né pose indugio al suo desir, ma ratto
74.6d'elmo s'armò, ch'aveva ogn'altro arnese:
74.7– Su su, – gridò – non più, non più dimora:
74.8convien ch'oggi si vinca o che si mora. –
75.1O che sia forse il proveder divino
75.2che spira in lui la furiosa mente,
75.3perché quel giorno sian del palestino
75.4imperio le reliquie in tutto spente;
75.5o che sia ch'a la morte omai vicino
75.6d'andarle incontra stimolar si sente,
75.7impetuoso e rapido disserra
75.8la porta, e porta inaspettata guerra.
76.1E non aspetta pur che i feri inviti
76.2accettino i compagni; esce sol esso,
76.3e sfida sol mille nimici uniti,
76.4e sol fra mille intrepido s'è messo.
76.5Ma da l'impeto suo quasi rapiti
76.6seguon poi gli altri ed Aladino stesso.
76.7Chi fu vil, chi fu cauto, or nulla teme:
76.8opera di furor più che di speme.
77.1Quei che prima ritrova il turco atroce
77.2caggiono a i colpi orribili improvisi,
77.3e in condur loro a morte è sì veloce
77.4ch'uom non li vede uccidere, ma uccisi.
77.5Da i primieri a i sezzai, di voce in voce,
77.6passa il terror, vanno i dolenti avisi,
77.7tal che 'l vulgo fedel de la Soria
77.8tumultuando già quasi fuggia.
78.1Ma con men di terrore e di scompiglio
78.2l'ordine e 'l loco suo fu ritenuto
78.3dal Guascon, benché prossimo al periglio
78.4a l'improviso ei sia colto e battuto.
78.5Nessun dente giamai, nessun artiglio
78.6o di silvestre o d'animal pennuto
78.7insanguinossi in mandra o tra gli augelli,
78.8come la spada del pagan tra quelli.
79.1Sembra quasi famelica e vorace,
79.2pasce le membra quasi e 'l sangue sugge.
79.3Seco Aladin, seco lo stuol seguace
79.4gli assediatori suoi percote e strugge.
79.5Ma il buon Raimondo accorre ove disface
79.6Soliman le sue squadre e già no 'l fugge,
79.7se ben la fera destra ei riconosce
79.8onde percosso ebbe mortali angosce.
80.1Pur di novo l'affronta e pur ricade,
80.2pur ripercosso ove fu prima offeso;
80.3e colpa è sol de la soverchia etade,
80.4a cui soverchio è de' gran colpi il peso.
80.5Da cento scudi fu, da cento spade
80.6oppugnato in quel tempo anco e difeso.
80.7Ma trascorre il Soldano, o che se 'l creda
80.8morto del tutto, o 'l pensi agevol preda.
81.1Sovra gli altri ferisce e tronca e svena,
81.2e 'n poca piazza fa mirabil prove;
81.3ricerca poi, come furor il mena,
81.4a nova uccision materia altrove.
81.5Qual da povera mensa a ricca cena
81.6uom stimolato dal digiun si move,
81.7tal vanne a maggior guerra ov'egli sbrame
81.8la sua di sangue infuriata fame.
82.1Scende egli giù per le abbattute mura
82.2e s'indirizza a la gran pugna in fretta.
82.3Ma 'l furor ne' compagni e la paura
82.4riman ch'i suoi nemici han già concetta;
82.5e l'una schiera d'asseguir procura
82.6quella vittoria ch'ei lasciò imperfetta,
82.7l'altra resiste sì, ma non è senza
82.8segno di fuga omai la resistenza.
83.1Il Guascon ritirandosi cedeva,
83.2ma se ne gìa disperso il popol siro.
83.3Eran presso a l'albergo ove giaceva
83.4il buon Tancredi, e i gridi entro s'udiro.
83.5Dal letto il fianco infermo egli solleva,
83.6vien su la vetta e volge gli occhi in giro;
83.7vede, giacendo il conte, altri ritrarsi,
83.8altri del tutto già fugati e sparsi.
84.1Virtù, ch'a'valorosi unqua non manca,
84.2perché languisca il corpo fral non langue,
84.3ma le piagate membra in lui rinfranca
84.4quasi in vece di spirito e di sangue.
84.5Del gravissimo scudo arma ei la manca,
84.6e non par grave il peso al braccio essangue.
84.7Prende con l'altra man l'ignuda spada
84.8(tanto basta a l'uom forte) e più non bada.
85.1Ma giù se 'n viene e grida: – Ove fuggite,
85.2lasciando il signor vostro in preda altrui?
85.3dunque i barbari chiostri e le meschite
85.4spiegheran per trofeo l'arme di lui?
85.5Or, tornando in Guascogna, al figlio dite
85.6che morì il padre onde fuggiste vui. –
85.7Così lor parla, e 'l petto nudo e infermo
85.8a mille armati e vigorosi è schermo.
86.1E co 'l grave suo scudo, il qual di sette
86.2dure cuoia di tauro era composto
86.3e che a le terga poi di tempre elette
86.4un coperchio d'acciaio ha sopraposto,
86.5tien da le spade e tien da le saette,
86.6tien da tutte arme il buon Raimondo ascosto,
86.7e co 'l ferro i nemici intorno sgombra
86.8sì che giace securo e quasi a l'ombra.
87.1Respirando risorge in tempo poco
87.2sotto il fido riparo il vecchio accolto,
87.3e si sente avampar di doppio foco,
87.4di sdegno il core e di vergogna il volto;
87.5e drizza gli occhi accesi a ciascun loco
87.6per riveder quel fero onde fu colto,
87.7ma no 'l vedendo freme, e far prepara
87.8ne' seguaci di lui vendetta amara.
88.1Ritornan gli Aquitani e tutti insieme
88.2seguono il duce al vendicarsi intento.
88.3Lo stuol ch'inanzi osava tanto, or teme:
88.4audacia passa ov'era pria spavento.
88.5Cede chi rincalzò; chi cesse, or preme:
88.6così varian le cose in un momento.
88.7Ben fa Raimondo or sua vendetta, e sconta
88.8pur di sua man con cento morti un'onta.
89.1Mentre Raimondo il vergognoso sdegno
89.2ne' più nobili capi sfogar tenta,
89.3vede l'usurpator del nobil regno,
89.4che fra' primi combatte, e gli s'aventa;
89.5e 'l fère in fronte e nel medesmo segno
89.6tocca e ritocca, e 'l suo colpir non lenta,
89.7onde il re cade e con singulto orrendo
89.8la terra ove regnò morde morendo.
90.1Poich'una scorta è lunge e l'altra uccisa,
90.2in color che restàr vario è l'affetto:
90.3alcun, di belva infuriata in guisa,
90.4disperato nel ferro urta co 'l petto;
90.5altri, temendo, di campar s'avisa,
90.6e là rifugge ov'ebbe pria ricetto.
90.7Ma tra' fuggenti il vincitor commisto
90.8entra, e fin pone al glorioso acquisto.
91.1Presa è la rocca, e su per l'alte scale
91.2chi fugge è morto o 'n su le prime soglie;
91.3e nel sommo di lei Raimondo sale
91.4e ne la destra il gran vessillo toglie,
91.5e incontra a i due gran campi il trionfale
91.6segno de la vittoria al vento scioglie.
91.7Ma non già il guarda il fer Soldan che lunge
91.8è di là fatto ed a la pugna giunge.
92.1Giunge in campagna tepida e vermiglia
92.2che d'ora in ora più di sangue ondeggia,
92.3sì che il regno di morte omai somiglia
92.4ch'ivi i trionfi suoi spiega e passeggia.
92.5Vede un destrier che con pendente briglia,
92.6senza rettor, trascorso è fuor di greggia;
92.7gli gitta al fren la mano e 'l vòto dorso
92.8montando preme e poi lo spinge al corso.
93.1Grande ma breve aita apportò questi
93.2a i saracini impauriti e lassi.
93.3Grande ma breve fulmine il diresti
93.4ch'inaspettato sopragiunga e passi,
93.5ma del suo corso momentaneo resti
93.6vestigio eterno in dirupati sassi.
93.7Cento ei n'uccise e più, pur di due soli
93.8non fia che la memoria il tempo involi.
94.1Gildippe ed Odoardo, i casi vostri
94.2duri ed acerbi e i fatti onesti e degni
94.3(se tanto lice a i miei toscani inchiostri)
94.4consacrerò fra' peregrini ingegni,
94.5sì ch'ogn'età quasi ben nati mostri
94.6di virtute e d'amor v'additi e segni,
94.7e co 'l suo pianto alcun servo d'Amore
94.8la morte vostra e le mie rime onore.
95.1La magnanima donna il destrier volse
95.2dove le genti distruggea quel crudo,
95.3e di due gran fendenti a pieno il colse:
95.4ferigli il fianco e gli partì lo scudo.
95.5Grida il crudel, ch'a l'abito raccolse
95.6chi costei fosse: – Ecco la putta e 'l drudo:
95.7meglio per te s'avessi il fuso e l'ago,
95.8ch'in tua difesa aver la spada e 'l vago. –
96.1Qui tacque, e di furor più che mai pieno
96.2drizzò percossa temeraria e fera
96.3ch'osò, rompendo ogn'arme, entrar nel seno
96.4che de' colpi d'Amor segno sol era.
96.5Ella, repente abbandonando il freno,
96.6sembiante fa d'uom che languisca e pèra;
96.7e ben se 'l vede il misero Odoardo,
96.8mal fortunato difensor, non tardo.
97.1Che far dée nel gran caso? Ira e pietade
97.2a varie parti in un tempo l'affretta:
97.3questa a l'appoggio del suo ben che cade,
97.4quella a pigliar del percussor vendetta.
97.5Amore indifferente il persuade
97.6che non sia l'ira o la pietà negletta.
97.7Con la sinistra man corre al sostegno,
97.8l'altra ministra ei fa del suo disdegno.
98.1Ma voler e poter che si divida
98.2bastar non può contra il pagan sì forte
98.3tal che non sostien lei, né l'omicida
98.4de la dolce alma sua conduce a morte.
98.5Anzi avien che 'l Soldano a lui recida
98.6il braccio, appoggio a la fedel consorte,
98.7onde cader lasciolla, ed egli presse
98.8le membra a lei con le sue membra stesse.
99.1Come olmo a cui la pampinosa pianta
99.2cupida s'aviticchi e si marite,
99.3se ferro il tronca o turbine lo schianta
99.4trae seco a terra la compagna vite,
99.5ed egli stesso il verde onde s'ammanta
99.6le sfronda e pesta l'uve sue gradite,
99.7par che se 'n dolga, e più che 'l proprio fato
99.8di lei gl'incresca che gli more a lato;
100.1così cade egli, e sol di lei gli duole
100.2che 'l Cielo eterna sua compagna fece.
100.3Vorrian formar né pòn formar parole,
100.4forman sospiri di parole in vece:
100.5l'un mira l'altro, e l'un pur come sòle
100.6si stringe a l'altro, mentre ancor ciò lece;
100.7e si cela in un punto ad ambi il die,
100.8e congiunte se 'n van l'anime pie.
101.1Allor scioglie la Fama i vanni al volo,
101.2le lingue al grido, e 'l duro caso accerta;
101.3né pur n'ode Rinaldo il romor solo,
101.4ma d'un messaggio ancor nova più certa.
101.5Sdegno, dover, benivolenza e duolo
101.6fan ch'a l'alta vendetta ei si converta,
101.7ma il sentier gli attraversa e fa contrasto
101.8su gli occhi del Soldano il grande Adrasto.
102.1Gridava il re feroce: – A i segni noti
102.2tu sei pur quegli al fin ch'io cerco e bramo:
102.3scudo non è che non riguardi e noti,
102.4ed a nome tutt'oggi invan ti chiamo.
102.5Or solverò de la vendetta i voti
102.6co 'l tuo capo al mio nume. Omai facciamo
102.7di valor, di furor qui paragone,
102.8tu nemico d'Armida ed io campione. –
103.1Così lo sfida, e di percosse orrende
103.2pria su la tempia il fère, indi nel collo.
103.3L'elmo fatal (ché non si può) non fende,
103.4ma lo scote in arcion con più d'un crollo.
103.5Rinaldo lui su 'l fianco in guisa offende
103.6che vana vi saria l'arte d'Apollo:
103.7cade l'uom smisurato, il rege invitto,
103.8e n'è l'onore ad un sol colpo ascritto.
104.1Lo stupor, di spavento e d'orror misto,
104.2il sangue e i cori a i circostanti agghiaccia,
104.3e Soliman, ch'estranio colpo ha visto,
104.4nel cor si turba e impallidisce in faccia,
104.5e chiaramente il suo morir previsto,
104.6non si risolve e non sa quel che faccia;
104.7cosa insolita in lui, ma che non regge
104.8de gli affari qua giù l'eterna legge?
105.1Come vede talor torbidi sogni
105.2ne' brevi sonni suoi l'egro o l'insano,
105.3pargli ch'al corso avidamente agogni
105.4stender le membra, e che s'affanni invano,
105.5ché ne' maggiori sforzi a' suoi bisogni
105.6non corrisponde il piè stanco e la mano,
105.7scioglier talor la lingua e parlar vòle,
105.8ma non seguon la voce o le parole;
106.1così allora il Soldan vorria rapire
106.2pur se stesso a l'assalto e se ne sforza,
106.3ma non conosce in sé le solite ire,
106.4né sé conosce a la scemata forza.
106.5Quante scintille in lui sorgon d'ardire,
106.6tante un secreto suo terror n'ammmorza:
106.7volgonsi nel suo cor diversi sensi,
106.8non che fuggir, non che ritrarsi pensi.
107.1Giunge all'irresoluto il vincitore,
107.2e in arrivando (o che gli pare) avanza
107.3e di velocitade e di furore
107.4e di grandezza ogni mortal sembianza.
107.5Poco ripugna quel; pur mentre more,
107.6già non oblia la generosa usanza:
107.7non fugge i colpi e gemito non spande,
107.8né atto fa se non se altero e grande.
108.1Poi che 'l Soldan, che spesso in lunga guerra
108.2quasi novello Anteo cadde e risorse
108.3più fero ognora, al fin calcò la terra
108.4per giacer sempre, intorno il suon ne corse;
108.5e Fortuna, che varia e instabil erra,
108.6più non osò por la vittoria in forse,
108.7ma fermò i giri, e sotto i duci stessi
108.8s'unì co' Franchi e militò con essi.
109.1Fugge, non ch'altri, omai la regia schiera
109.2ov'è de l'Oriente accolto il nerbo.
109.3Già fu detta immortale, or vien che pèra
109.4ad onta di quel titolo superbo.
109.5Emireno a colui c'ha la bandiera
109.6tronca la fuga e parla in modo acerbo:
109.7– Or se' tu quel ch'a sostener gli eccelsi
109.8segni del mio signor fra mille i' scelsi?
110.1Rimedon, questa insegna a te non diedi
110.2acciò che indietro tu la riportassi.
110.3Dunque, codardo, il capitan tuo vedi
110.4in zuffa co' nemici, e solo il lassi?
110.5che brami? di salvarti? or meco riedi,
110.6ché per la strada presa a morte vassi.
110.7Combatta qui chi di campar desia:
110.8la via d'onor de la salute è via. –
111.1Riede in guerra colui ch'arde di scorno.
111.2Usa ei con gli altri poi sermon più grave:
111.3talor minaccia e fère, onde ritorno
111.4fa contra il ferro chi del ferro pave.
111.5Così rintegra del fiaccato corno
111.6la miglior parte, e speme anco pur have.
111.7E Tisaferno più ch'altri il rincora,
111.8ch'orma non torse per ritrarsi ancora.
112.1Meraviglie quel dì fe' Tisaferno:
112.2i Normandi per lui furon disfatti,
112.3fe' di Fiammenghi strano empio governo,
112.4Gernier, Ruggier, Gherardo a morte ha tratti.
112.5Poi ch'a le mète de l'onor eterno
112.6la vita breve prolungò co' fatti,
112.7quasi di viver più poco gli caglia,
112.8cerca il rischio maggior de la battaglia.
113.1Vide ei Rinaldo; e benché omai vermigli
113.2gli azzurri suoi color sian divenuti,
113.3e insanguinati l'aquila gli artigli
113.4e 'l rostro s'abbia, i segni ha conosciuti.
113.5– Ecco – disse – i grandissimi perigli;
113.6qui prego il Ciel che 'l mio ardimento aiuti,
113.7e veggia Armida il desiato scempio:
113.8Macon, s'io vinco, i' voto l'arme al tempio. –
114.1Così pregava, e le preghiere ìr vòte,
114.2ché 'l sordo suo Macon nulla n'udiva.
114.3Qual il leon si sferza e si percote
114.4per isvegliar la ferità nativa,
114.5tale ei suoi sdegni desta, ed a la cote
114.6d'amor gli aguzza ed a le fiamme avviva.
114.7Tutte sue forze aduna e si ristringe
114.8sotto l'arme a l'assalto, e 'l destrier spinge.
115.1Spinse il suo contra lui, che in atto scerse
115.2d'assalitore, il cavalier latino.
115.3Fe' lor gran piazza in mezzo e si converse
115.4a lo spettacol fero ogni vicino.
115.5Tante fur le percosse e sì diverse
115.6de l'italico eroe, del saracino,
115.7ch'altri per meraviglia obliò quasi
115.8l'ire e gli affetti propri e i propri casi.
116.1Ma l'un percote sol; percote e impiaga
116.2l'altro, c'ha maggior forza, armi più ferme.
116.3Tisaferno di sangue il campo allaga,
116.4con l'elmo aperto e de lo scudo inerme.
116.5Mira del suo campion la bella maga
116.6rotti gli arnesi, e più le membra inferme,
116.7e gli altri tutti impauriti in modo
116.8che frale omai gli stringe e debil nodo.
117.1Già di tanti guerrier cinta e munita,
117.2or rimasa nel carro era soletta:
117.3teme di servitute, odia la vita,
117.4dispera la vittoria e la vendetta.
117.5Mezza tra furiosa e sbigottita
117.6scende, ed ascende un suo destriero in fretta;
117.7vassene e fugge, e van seco pur anco
117.8Sdegno ed Amor quasi due veltri al fianco.
118.1Tal Cleopatra al secolo vetusto
118.2sola fuggia da la tenzon crudele,
118.3lasciando incontra al fortunato Augusto
118.4ne' maritimi rischi il suo fedele,
118.5che per amor fatto a se stesso ingiusto
118.6tosto seguì le solitarie vele.
118.7E ben la fuga di costei secreta
118.8Tisaferno seguia, ma l'altro il vieta.
119.1Al pagan, poi che sparve il suo conforto,
119.2sembra ch'insieme il giorno e 'l sol tramonte,
119.3ed a lui che 'l ritiene a sì gran torto
119.4disperato si volge e 'l fiede in fronte.
119.5A fabricar il fulmine ritorto
119.6via più leggier cade il martel di Bronte,
119.7e co 'l grave fendente in modo il carca
119.8che 'l percosso la testa al petto inarca.
120.1Tosto Rinaldo si dirizza ed erge
120.2e vibra il ferro e, rotto il grosso usbergo,
120.3gli apre le coste e l'aspra punta immerge
120.4in mezzo 'l cor dove ha la vita albergo.
120.5Tanto oltra va che piaga doppia asperge
120.6quinci al pagano il petto e quindi il tergo,
120.7e largamente a l'anima fugace
120.8più d'una via nel suo partir si face.
121.1Allor si ferma a rimirar Rinaldo
121.2ove drizzi gli assalti, ove gli aiuti,
121.3e de' pagan non vede ordine saldo,
121.4ma gli stendardi lor tutti caduti.
121.5Qui pon fine a le morti, e in lui quel caldo
121.6disdegno marzial par che s'attuti.
121.7Placido è fatto, e gli si reca a mente
121.8la donna che fuggia sola e dolente.
122.1Ben rimirò la fuga; or da lui chiede
122.2pietà che n'abbia cura e cortesia,
122.3e gli sovien che si promise in fede
122.4suo cavalier quando da lei partia.
122.5Si drizza ov'ella fugge, ov'egli vede
122.6il piè del palafren segnar la via.
122.7Giunge ella intanto in chiusa opaca chiostra
122.8ch'a solitaria morte atta si mostra.
123.1Piacquele assai che 'n quelle valli ombrose
123.2l'orme sue erranti il caso abbia condutte.
123.3Qui scese dal destriero e qui depose
123.4e l'arco e la faretra e l'armi tutte.
123.5– Armi infelici – disse – e vergognose,
123.6ch'usciste fuor de la battaglia asciutte,
123.7qui vi depongo; e qui sepolte state
123.8poiché l'ingiurie mie mal vendicate.
124.1Ah! ma non fia che fra tant'armi e tante
124.2una di sangue oggi si bagni almeno?
124.3S'ogn'altro petto a voi par di diamante,
124.4osarete piagar feminil seno?
124.5In questo mio, che vi sta nudo avante,
124.6i pregi vostri e le vittorie sieno.
124.7Tenero a i colpi è questo mio: ben sallo
124.8Amor che mai non vi saetta in fallo.
125.1Dimostratevi in me (ch'io vi perdono
125.2la passata viltà) forti ed acute.
125.3Misera Armida, in qual fortuna or sono,
125.4se sol da voi posso sperar salute?
125.5Poi ch'ogn'altro rimedio è in me non buono
125.6se non sol di ferute a le ferute,
125.7sani piaga di stral piaga d'amore,
125.8e sia la morte medicina al core.
126.1Felice me, se nel morir non reco
126.2questa mia peste ad infettar l'inferno!
126.3Restine Amor; venga sol Sdegno or meco
126.4e sia de l'ombra mia compagno eterno,
126.5o ritorni con lui dal regno cieco
126.6a colui che di me fe' l'empio scherno,
126.7e se gli mostri tal che 'n fere notti
126.8abbia riposi orribili e 'nterrotti. –
127.1Qui tacque e, stabilito il suo pensiero,
127.2strale sceglieva il più pungente e forte,
127.3quando giunse e mirolla il cavaliero
127.4tanto vicina a l'estrema sua sorte,
127.5già compostasi in atto atroce e fero,
127.6già tinta in viso di pallor di morte.
127.7Da tergo ei se le aventa e 'l braccio prende
127.8che già la fera punta al petto stende.
128.1Si volse Armida e 'l rimirò improviso,
128.2ché no 'l sentì quando da prima ei venne:
128.3alzò le strida, e da l'amato viso
128.4torse le luci disdegnosa e svenne.
128.5Ella cadea, quasi fior mezzo inciso,
128.6piegando il lento collo; ei la sostenne,
128.7le fe' d'un braccio al bel fianco colonna
128.8e 'ntanto al sen le rallentò la gonna,
129.1e 'l bel volto e 'l bel seno a la meschina
129.2bagnò d'alcuna lagrima pietosa.
129.3Qual a pioggia d'argento e matutina
129.4si rabbellisce scolorita rosa,
129.5tal ella rivenendo alzò la china
129.6faccia, del non suo pianto or lagrimosa.
129.7Tre volte alzò le luci e tre chinolle
129.8dal caro oggetto, e rimirar no 'l volle.
130.1E con man languidetta il forte braccio,
130.2ch'era sostegno suo, schiva respinse;
130.3tentò più volte e non uscì d'impaccio,
130.4ché via più stretta ei rilegolla e cinse.
130.5Al fin raccolta entro quel caro laccio,
130.6che le fu caro forse e se n'infinse,
130.7parlando incominciò di spander fiumi,
130.8senza mai dirizzargli al volto i lumi.
131.1– O sempre, e quando parti e quando torni
131.2egualmente crudele, or chi ti guida?
131.3Gran meraviglia che 'l morir distorni
131.4e di vita cagion sia l'omicida.
131.5Tu di salvarmi cerchi? a quali scorni,
131.6a quali pene è riservata Armida?
131.7Conosco l'arti del fellone ignote,
131.8ma ben può nulla chi morir non pote.
132.1Certo è scorno al tuo onor, se non s'addita
132.2incatenata al tuo trionfo inanti
132.3femina or presa a forza e pria tradita:
132.4quest'è 'l maggior de' titoli e de' vanti.
132.5Tempo fu ch'io ti chiesi e pace e vita,
132.6dolce or saria con morte uscir de' pianti;
132.7ma non la chiedo a te, ché non è cosa
132.8ch'essendo dono tuo non mi sia odiosa.
133.1Per me stessa, crudel, spero sottrarmi
133.2a la tua feritade in alcun modo.
133.3E, s'a l'incatenata il tòsco e l'armi
133.4pur mancheranno e i precipizi e 'l nodo,
133.5veggio secure vie che tu vietarmi
133.6il morir non potresti, e 'l Ciel ne lodo.
133.7Cessa omai da' tuoi vezzi. Ah! par ch'ei finga:
133.8deh, come le speranze egre lusinga! –
134.1Così doleasi, e con le flebil onde,
134.2ch'amor e sdegno da' begli occhi stilla,
134.3l'affettuoso pianto egli confonde
134.4in cui pudica la pietà sfavilla;
134.5e con modi dolcissimi risponde:
134.6– Armida, il cor turbato omai tranquilla:
134.7non a gli scherni, al regno io ti riservo;
134.8nemico no, ma tuo campione e servo.
135.1Mira ne gli occhi miei, s'al dir non vuoi
135.2fede prestar, de la mia fede il zelo.
135.3Nel soglio, ove regnàr gli avoli tuoi,
135.4riporti giuro; ed oh piacesse al Cielo
135.5ch'a la tua mente alcun de' raggi suoi
135.6del paganesmo dissolvesse il velo,
135.7com'io farei che 'n Oriente alcuna
135.8non t'agguagliasse di regal fortuna. –
136.1Sì parla e prega, e i preghi bagna e scalda
136.2or di lagrime rare, or di sospiri;
136.3onde sì come suol nevosa falda
136.4dov'arda il sole o tepid'aura spiri,
136.5così l'ira che 'n lei parea sì salda
136.6solvesi e restan sol gli atri desiri.
136.7– Ecco l'ancilla tua; d'essa a tuo senno
136.8dispon, – gli disse – e le fia legge il cenno. –
137.1In questo mezzo il capitan d'Egitto
137.2a terra vede il suo regal stendardo
137.3e vede a un colpo di Goffredo invitto
137.4cadere insieme Rimedon gagliardo
137.5e l'altro popol suo morto e sconfitto;
137.6né vuol nel duro fin parer codardo,
137.7ma va cercando (e non la cerca invano)
137.8illustre morte da famosa mano.
138.1Contra il maggior Buglione il destrier punge,
138.2ché nemico veder non sa più degno,
138.3e mostra, ove egli passa, ove egli giunge,
138.4di valor disperato ultimo segno.
138.5Ma pria ch'arrivi a lui, grida da lunge:
138.6– Ecco, per le tue mani a morir vegno;
138.7ma tentarò ne la caduta estrema
138.8che la ruina mia ti colga e prema. –
139.1Così gli disse, e in un medesmo punto
139.2l'un verso l'altro per ferir si lancia.
139.3Rotto lo scudo, e disarmato e punto
139.4è 'l manco braccio al capitan di Francia;
139.5l'altro da lui con sì gran colpo è giunto
139.6sovra i confin de la sinistra guancia
139.7che ne stordisce in su la sella, e mentre
139.8risorger vuol, cade trafitto il ventre.
140.1Morto il duce Emireno, omai sol resta
140.2picciol avanzo del gran campo estinto.
140.3Segue i vinti Goffredo e poi s'arresta,
140.4ch'Altamor vede a piè di sangue tinto,
140.5con mezza spada e con mezzo elmo in testa
140.6da cento lancie ripercosso e cinto.
140.7Grida egli a' suoi: – Cessate; e tu, barone,
140.8renditi, io son Goffredo, a me prigione. –
141.1Colui che sino allor l'animo grande
141.2ad alcun atto d'umiltà non torse,
141.3ora ch'ode quel nome, onde si spande
141.4sì chiaro il suon da gli Etiòpi a l'Orse,
141.5gli risponde: – Farò quanto dimande,
141.6ché ne sei degno; – e l'erme in man gli porse
141.7– ma la vittoria tua sovra Altamoro
141.8né di gloria fia povera, né d'oro.
142.1Me l'oro del mio regno e me le gemme
142.2ricompreran de la pietosa moglie. –
142.3Replica a lui Goffredo: – Il Ciel non diemme
142.4animo tal che di tesor s'invoglie.
142.5Ciò che ti vien da l'indiche maremme
142.6abbiti pure, e ciò che Persia accoglie,
142.7ché de la vita altrui prezzo non cerco:
142.8guerreggio in Asia, e non vi cambio o merco. –
143.1Tace, ed a' suoi custodi in cura dallo
143.2e segue il corso poi de' fuggitivi.
143.3Fuggon quegli a i ripari, ed intervallo
143.4da la morte trovar non ponno quivi.
143.5Preso è repente e pien di strage il vallo,
143.6corre di tenda in tenda il sangue in rivi,
143.7e vi macchia le prede e vi corrompe
143.8gli ornamenti barbarici e le pompe.
144.1Così vince Goffredo, ed a lui tanto
144.2avanza ancor de la diurna luce
144.3ch'a la città già liberata, al santo
144.4ostel di Cristo i vincitor conduce.
144.5Né pur deposto il sanguinoso manto,
144.6viene al tempio con gli altri il sommo duce;
144.7e qui l'arme sospende, e qui devoto
144.8il gran Sepolcro adora e scioglie il voto.
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