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1.1Oh! del nostro sentir parte migliore,
1.2generosa di belle alme fralezza,
1.3lagrime pie! per voi vinto il dolore
1.4tace, e la punta del suo dardo spezza;
1.5per voi fra l'onde degli affanni il core
1.6beve, ignota al profano, alma dolcezza;
1.7voi degli afflitti voluttà, voi pura
1.8fonte di pace in mezzo alla sventura.
2.1Misero quegli che cader vi mira,
2.2e, di voi schivo, ad altra parte abbassa
2.3la sdegnosa pupilla, e non sospira
2.4su l'infelice venerando, e passa!
2.5Verrà del Cielo a visitarlo l'ira,
2.6che inulta la ragion vostra non lassa;
2.7né stilla pur del pianto altrui negato
2.8scenderà sul superbo abbandonato.
3.1Ma tre volte felice chi di belle
3.2lagrime bagna, compatendo, il ciglio!
3.3La Pietà le raccoglie, e ammorza in quelle
3.4l'ira che ferve nel divin consiglio;
3.5mentre il vostro vapor, ch'alto alle stelle
3.6e caro ascende dal terreno esiglio,
3.7su l'umano fallir stende un bel velo,
3.8e riconcilia colla terra il cielo.
4.1Né voi già larghe scorrere godete
4.2tra il fasto cittadin sott'aureo tetto:
4.3ché la diva Pietà, da cui movete,
4.4non batte no del crudel ricco al petto.
4.5Anime pure di vostr'acque han sete,
4.6di voi più degne in povero ricetto;
4.7ivi il cor di Terigi, ivi le ciglia
4.8v'aspettano d'Ullino e della figlia.
5.1Poiché in parte per gli occhi ebbe disciolto
5.2il duol che chiuse al favellar la via,
5.3alzò Terigi il caro umido volto,
5.4che ancor più caro nel dolor venìa.
5.5Vede il veglio che, il guardo in sé raccolto,
5.6lagrimava e tacea, vede la pia
5.7vergin che sopra gli pendea co' belli
5.8occhi intenti ed aperti in due ruscelli.
6.1La man pose alla man della dolente,
6.2grato a tanta pietà, quell'infelice;
6.3sovra il cor la si strinse, ed il languente
6.4sguardo in lei fisso: Sospendi, le dice,
6.5questo pianto sospendi, alma innocente;
6.6ché la lagrima tua consolatrice
6.7tempo non è che tutta su l'orrenda
6.8avventura trabocchi, e al cor ti scenda.
7.1Se tu pur conoscesti e ti fu cara
7.2una madre, o Malvina, un'adorata
7.3madre, udirai e intenderai se amara
7.4fu la mia sorte e a rimembrar spietata.
7.5Disse; e quale è colui che si prepara
7.6caso acerbo a narrar, l'addolorata
7.7mente raccolse il Cavaliero, e detti
7.8cercò conformi ai perturbati affetti.
8.1Parla, riprese allor con un sospiro
8.2la giovinetta a confortarlo intenta;
8.3parla, caro infelice: il tuo martiro
8.4non l'apri a cor che fugga e non lo senta.
8.5Anch'io conosco, anch'io sostenni il diro
8.6strale che l'arco del disastro avventa;
8.7anch'io l'ebbi una madre, una diletta
8.8madre ed amica che lassù m'aspetta.
9.1Sì dicendo, levò le rugiadose
9.2luci, e, col guardo al ciel diritto e fiso,
9.3la man sul petto virginal compose,
9.4e sì dolce atteggiò l'aria del viso,
9.5che l'anima parea le desiose
9.6ali aprire e innalzarse al paradiso,
9.7disdegnosa del carcere terreno
9.8che la divide dal materno seno.
10.1Di quel dolce abbandono ancor non era
10.2d'Ullin la figlia generosa uscita,
10.3che apparecchiato a proseguir la fiera
10.4storia che il pianto avea prima impedita,
10.5Terigi ripigliò: Poiché la fera
10.6pietosa m'ebbe in suo parlar chiarita
10.7la crudel sorte della madre, immoto
10.8rimasi e freddo, e d'ogni senso vôto.
11.1Al tornar dello spirto, entro le chiome
11.2cacciai la mano, e del dolore il grido
11.3alzai d'intorno, e la chiamai per nome;
11.4né mi rispose che il deserto lido.
11.5Di su, di giù mi ravvolgea siccome
11.6furente, e tuttavia raspando il fido
11.7cane ululava, e dir parea: M'aiuta,
11.8ché la misera ancor non è perduta.
12.1Come rapida fiamma al cor mi corre
12.2questo sospetto, e nel pensier mi riede
12.3sotterraneo recesso, ov'ella porre
12.4potea nell'uopo a salvamento il piede.
12.5Per udita esser anco mi soccorre
12.6fresco l'eccidio del paese, e fede
12.7danne il fumo che, in mezzo all'alto orrore,
12.8sfoga tra sasso e sasso, e ancor non muore.
13.1A quel lampo di speme infiammarse
13.2le membra mi sentii di repentina
13.3forza; e alla parte ov'io pensai che trarse
13.4in occulto potea quella meschina,
13.5il dì che crudo entrò il nemico e sparse
13.6d'ogn'intorno la morte e la ruina,
13.7ratto mi diedi a disgombrar la smossa
13.8bica di sassi e travi a tutta possa.
14.1Ma solo, ahi lasso! che potea? Tropp'era
14.2alto l'ingombro, e la man poca a tanto,
14.3la man che tutta è sangue in quella fiera
14.4fatica, e un'onda il corpo tuttoquanto.
14.5Pur proseguo, e vi spendo ogni maniera
14.6di travaglio e di pena; infin che franto
14.7ogni vigore, in mezzo all'affannosa
14.8opra al suol cado come morta cosa.
15.1Cado, e abbracciava sanguinoso e rotto
15.2le accalcate ruine. In quello stato
15.3odo, o parmi d'udir, cupo di sotto
15.4un lamento lugubre e prolungato.
15.5Mi riscuoto; e di nuovo in giù condotto
15.6l'orecchio al suol, di nuovo odo un plorato,
15.7che distinto m'avvisa e gemebondo
15.8un sepolto che grida in quel profondo.
16.1Ella vive, ella vive; e balzo in piedi
16.2forsennato di gaudio; e tuttavia
16.3iterando, ella vive, a far mi diedi
16.4sforzo che vano e disperato uscìa.
16.5Dio, gridai, Dio clemente, o mi concedi
16.6la sua vita, o ti prendi anco la mia.
16.7Così pregando, un improvviso e molto
16.8romor di piedi avvicinarsi ascolto.
17.1Era di Franchi un bellicoso ardito
17.2drappel, cui patrio amore, ira movea
17.3contro il vicin nemico, e lui pentito
17.4far degl'incendii miserandi ardea.
17.5Corsi, e squallido, ansante, irto, sfinito,
17.6narrai l'orrido caso; e non avea
17.7tutto ancor detto, che lo stuol già sopra
17.8ai franti muri di gran cor s'adopra;
18.1e a quella parte ov'io lor destre invoco,
18.2sgombra il passo impedito, e mi seconda,
18.3e già siam presso al sotterraneo loco;
18.4già la chiamo, già par che mi risponda.
18.5Oh momento! il mio core era di foco,
18.6e tremava ad un tempo come fronda.
18.7Apresi il varco alfine, alfin più chiara
18.8mi vien la voce lamentosa e cara.
19.1Precipitoso per la data porta
19.2l'impaziente mia pietà mi caccia,
19.3gridando, O madre! e già la tengo (ahi corta
19.4immensa gioia!) fra le calde braccia.
19.5La dolorosa omai tra viva e morta,
19.6al suon della mia voce alza la faccia,
19.7mi guarda, mi conosce, e messo un grido,
19.8cade spenta dal gaudio, ed io l'uccido.
20.1Io per camparla le troncai la vita,
20.2misero incauto! e si fe' giuoco il Cielo
20.3di mia pietade filial tradita.
20.4Se ancor del crudo colpo mi querelo,
20.5Dio, perdona: nasconde l'infinita
20.6tua provvidenza impenetrabil velo.
20.7Ma tanto amore ed una tanta fede,
20.8no, mertar non parea questa mercede.
21.1Che si fosse di me, che mi facessi
21.2dopo l'alta sventura, io nol so dire;
21.3sì dall'ambascia e dal dolore oppressi
21.4gli spirti tutti uscìan d'ogni sentire.
21.5Come fur chiamati agl'intermessi
21.6offici della vista e dell'udire,
21.7trovaimi cinto di dolenti volti
21.8in pio silenzio a me d'intorno accolti.
22.1Muto li guato, e già il pensier tornando
22.2ne' suoi discorsi, colla man rimovo
22.3i circostanti, e con lo sguardo errando
22.4d'ogni lato, la cerco e non la trovo.
22.5Dov'è? languido e fioco alfin domando,
22.6dov'è la madre? e tace ognun. Di nuovo
22.7chieggo, e fiero mi levo, e la discreta
22.8carità degli amici indarno il vieta.
23.1In povero vicin tempio, dall'ira
23.2ostil non tocco, avean locato intanto
23.3umilmente su la nuda pira
23.4di poche pietre il corpo onesto e santo.
23.5Giacegli gramo al fianco e lo rimira
23.6il povero Melampo, che di pianto
23.7avea gli occhi suffusi, e ad or ad ora
23.8solleva il capo, si lamenta e plora.
24.1Di molte turbe, quivi convenute
24.2sotto la scorta del guerrier drappello,
24.3bisbigliavan le vie dianzi sì mute:
24.4ciascun tornava al suo deserto ostello;
24.5e frugando dell'arse ed abbattute
24.6case ogni lato, accolto in quel sacello
24.7avean le salme d'alcun altro estinto,
24.8e deposte nel mezzo al pio recinto.
25.1V'era una madre dal dolore uccisa,
25.2giovinetta col figlio alla mammella:
25.3una tigre, una Furia avrìa conquisa
25.4la sua sembianza dilicata e bella.
25.5Crudel ferro sul petto in empia guisa
25.6il caro pegno le trafisse, ed ella
25.7per l'immenso dolore al punto istesso
25.8spirò col labbro su la piaga impresso.
26.1Crescea materia di comun lamento
26.2un generoso che, a campar l'amico,
26.3si lanciò tra le fiamme e vi fu spento,
26.4vittima illustre dell'amor ch'io dico.
26.5Lagrimavasi ancora il violento
26.6fato d'un veglio di valor antico,
26.7che, giusto, umano, liberal, cortese,
26.8tutti amò, Dio temette, e nullo offese.
27.1Come il piè misi nella santa soglia
27.2tra quella di defunti atra corona,
27.3l'altrui sventura che la nostra doglia
27.4sospende e dolce a compatir ne sprona,
27.5religion che pronta in noi germoglia
27.6nel disastro, e al pensier grave ragiona,
27.7sì mi scosser l'inferma anima anela,
27.8che tutta cadde al mio furor la vela.
28.1Sentii, venendo nella sacra stanza,
28.2stanza augusta di Dio quanto più nuda,
28.3la sua sentii presente alta possanza,
28.4che d'ogni umano affetto ci denuda.
28.5Questo Dio degli afflitti una costanza
28.6par che nel petto allor m'infonda e chiuda;
28.7la costanza del giusto, che la pace
28.8trae dagli affanni, inchina il capo e tace.
29.1Oh necessaria agli infelici e cara
29.2religion! Tu davi al mio dolore
29.3sublime qualità, sì che l'amara
29.4piena non tutto mi sommerse il core.
29.5M'appressai della madre all'umil bara,
29.6v'affissi le pupille, e di chi muore
29.7già mi stringea l'angoscia; ma le penne
29.8levò la mente al cielo, e la sostenne.
30.1Sorse intanto la notte, e ricoprìa
30.2del benigno suo vel le lagrimate
30.3opre mortali; e ognun del tempio uscìa
30.4di mestizia dipinto e di pietate.
30.5Ma me né forza né pregar partìa
30.6dalle care a' miei sguardi ed onorate
30.7spoglie, e là mi rimasi, onde di duolo
30.8inebbriarmi a mio pien grado, e solo.
31.1Le venerande tenebre rompea
31.2del sacro chiuso una lugùbre e muta
31.3lampa; e la fioca luce orror crescea
31.4dai distesi cadaveri sbattuta.
31.5Al nudo capo maternal facea
31.6letto una pietra, ed io su la sparuta
31.7fronte tenea le ciglia immote e fisse,
31.8quasi aspettando che le sue m'aprisse.
32.1Poiché alfin la solinga aspra mia cura
32.2fu di lagrime sazia e di sospiri,
32.3o poter fosse della pia natura
32.4che tutti placa col pianto i martìri,
32.5o fosse opra del Ciel, me su la dura
32.6terra giacente con pesanti giri
32.7tale avvolse un sopore, e mi si fuse
32.8su gli occhi, che domati alfin li chiuse.
33.1Ed ecco vera innanzi e luminosa
33.2starmi l'immago della cara estinta,
33.3che i rai m'asciuga colla man pietosa
33.4e in soave d'amor voce distinta:
33.5Figlio, disse, pon modo all'affannosa
33.6doglia, che offende il mio gioire. Io cinta
33.7d'immortal luce in ciel mi godo, e quivi
33.8al senso alzata degli eterni Divi,
33.9t'amo d'amore che in mortal non scende
33.10intelletto, e di te con Dio ragiono,
33.11e in lui veggo il tenor delle vicende
33.12a cui tu resti, e di che lieta io sono.
33.13Ma sollevarne il vel mi si contende;
33.14di conforti e d'avvisi unico dono
33.15farti mi lice, e venni a ciò. Tu gli odi,
33.16e in cor li figgi di ben saldi chiodi.
34.1La patria, per cui bella è ognor la morte,
34.2a fecondi d'onor nuovi perigli
34.3minacciata d'esterne empie ritorte
34.4di nuovo appella ad alto grido i figli.
34.5Soccorso invoca su le Cozie porte
34.6Italia stretta dai tedeschi artigli,
34.7e il brando che a tarparli il ciel destina,
34.8il fatal brando è fuor della vagina.
35.1E già splende sull'Alpi, già l'eterna
35.2neve incalcata da terreno piede
35.3sente l'orma francese, e la superna
35.4cima d'armi fiammeggia, e il varco cede.
35.5Là ti chiama l'onor che ti governa,
35.6di là si scende ad immortal mercede,
35.7alla mercé del forte che sé stesso
35.8dona alla patria ed all'amico oppresso.
36.1Sceso in valle di Po l'alto Guerriero,
36.2a cui nullo guerrier si paragona,
36.3farà gran pugna, fiaccherà del fiero
36.4Teuton l'orgoglio, che temuto or suona;
36.5vittoria mieterà che dell'impero
36.6Italo e Franco la regal corona
36.7daragli al crine, e più non dico: il Fato
36.8matura il resto a più bei dì serbato.
37.1Ciò che possa l'ardir Gallo ne' campi
37.2di Marengo tremendi, fia dimostro.
37.3Ivi sarà che di valor tu stampi
37.4orma degna, tu pur, d'eterno inchiostro.
37.5Va dunque, e tua virtù chiara divampi
37.6per l'onorato calle che ti mostro.
37.7Fa che di te quel Grande che ti guida,
37.8qualche bel fatto intenda, e ti sorrida.
38.1Con questa speme al ciel beata io torno;
38.2più non lice indugiarmi: al tergo mio
38.3olezzante aleggiar sento del giorno
38.4l'aura vietata che m'incalza: addio. -
38.5Sì dicendo mi cinse al collo intorno
38.6le braccia, e sparve in un balen, mentr'io
38.7per rattenerla a lei m'avvento, e a vôto
38.8tornan le mani al petto, e mi riscuoto.
39.1Confortato mi desto, e coll'aìta
39.2de' già pronti compagni a dar mi volsi,
39.3duro officio! la tomba a chi la vita
39.4diemmi; e tutto al grand'uopo il cor raccolsi.
39.5Pietosamente in parte erma e romita
39.6ne recammo la spoglia, e anch'io ne tolsi
39.7su queste spalle il peso, alle sante ossa
39.8anch'io scavai con questa man la fossa.
40.1Io la calai là dentro, io sovra il letto
40.2dell'eterna quiete la composi;
40.3delle man giunte le feci croce al petto,
40.4e i fior mesti di morte al crin le posi;
40.5e dato il lungo estremo sguardo, e detto
40.6l'ultimo addio, su i santi e preziosi
40.7membri gittammo della terra il velo,
40.8pregando all'alma eterna luce in cielo.
41.1Oh Malvina! al cader delle versate
41.2gementi zolle sul materno volto,
41.3qual mi movesse assalto la pietate,
41.4alle labbra d'un figlio il dirlo è tolto.
41.5Così sparir vid'io, lasso! le amate
41.6sembianze, e ancor le veggo, ancora ascolto
41.7il cupo suon della terra che piomba
41.8su quella fronte, e dentro mi rimbomba.
42.1Ma de' tuoi casi, o mio Melampo, degni
42.2di ricordanza e di perpetuo vanto,
42.3non tacerò, ché ovunque pietà regni
42.4privo il tuo fato non andrà di pianto.
42.5E noi sol d'odio e di superbi sdegni
42.6stirpe nudrita, dalle belve intanto,
42.7se imitarne la fede un dì sapremo,
42.8noi la vera amistade impareremo.
43.1Poiché la donna sua scender sotterra
43.2vid'egli, e tutto già deserto il lito,
43.3a plorar sulla fossa che la serra
43.4rimase, empiendo d'ululati il Sito.
43.5Ed or si corca, or si raggira ed erra
43.6sulla sepolta; e quando è il dì partito,
43.7romper non cessa l'animal fedele
43.8di gemiti la notte e di querele.
44.1Sventurato! tre volte il sol morendo
44.2in quella tomba a lamentar lasciollo,
44.3immemore del cibo, e tre nascendo
44.4su quella tomba a lamentar trovollo;
44.5finché attrito di duolo, e già sentendo
44.6mancar la vita, i piedi adagia e il collo
44.7placidamente sul sepolcro; il mira
44.8l'ultima volta gemebondo, e spira.
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