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LA MUSOGONIA

La musogonia

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1.1Cor di ferro ha nel petto, alma villana
1.2chi fa de' carmi alla bell'arte oltraggio,
1.3arte figlia del cielo, arte sovrana,
1.4voce di Giove e di sua mente raggio.
1.5O Muse, o sante dee, la vostra arcana
1.6origine vuo' dir con pio linguaggio,
1.7se mortal fantasia troppo non osa
1.8prendendo incarco di celeste cosa.
2.1Ma come in pria v'invocherò? Tespìadi
2.2dovrò forse nomarvi o Aganippee?
2.3O titolo di caste Eliconìadi
2.4più vi diletta o di donzelle Ascree?
2.5So che ninfe Castalie e Citerladi
2.6chiamarvi anco vi piace e Pegasee;
2.7e vostro sulle rive d'Ippocrene
2.8di Pleridi e il nome e di Camene.
3.1Qualunque suoni a voi più dolce al core
3.2di sì care memorie, a me venite;
3.3e qual fuvvi tra' numi il genitore
3.4e qual la madre tra le dee mi dite:
3.5ché ben privo è di senno e mentitore
3.6chi di seme mortal vi stima uscite;
3.7né Sicion a sue figlie or più vi chiama,
3.8né d'Osiride serve invida fama.
4.1Ma il maggior degli dèi, l'onnipossente
4.2Giove di nembi adunator v'è padre,
4.3e a lui vi partorì diva prudente
4.4Mnemosine di forme alme e leggiadre;
4.5diva del cor maestra e della mente,
4.6e del caro pensier custode e madre,
4.7all'Erebo nipote, e della bei la
4.8Temi e del biondo Iperion sorella.
5.1Reina della fertile Eleutera
5.2sovente errava la titania dea
5.3per la selva beota, e di Plera
5.4visitava le fonti e di Pimplea.
5.5Sotto il suo piè fiorìa la primavera;
5.6e giacinti e melisse ella cogliea,
5.7amor d'eteree nari, e quel che verno
5.8unqua non teme, l' amaranto eterno.
6.1Il timo e la viola, onde il bel suolo
6.2soavemente d'ogni parte oliva
6.3va depredando la sua mano, e solo,
6.4solo del loto e del narciso e' schiva;
6.5ché argomento amendue di sonno e duolo
6.6crescon di Lete su la morta riva,
6.7ed uno di Morfeo le tempie adombra,
6.8l'altro il crin bianco delle Parche ingombra.
7.1Fiori adunque mietea l' avventurosa
7.2ilari e vivi, e se 'n dolea 'l terreno:
7.3ella sovente un'infiammata rosa
7.4al labbro accosta ed un ligustro al seno;
7.5e il candor del ligustro e l'amorosa
7.6de' fior reina al paragon vien meno,
7.7e dir sembra: Colei non è sì vaga
7.8che vermiglia mi fe' colla sua piaga
8.1Ma la varia beltate, onde natura
8.2le rive adorna de' ruscelli e il prato,
8.3l'antica non potea superba cura
8.4acchetar, di che porta il cor piagato.
8.5Incessante la punge ed aspra e dura
8.6la memoria del cielo abbandonato,
8.7alla cara pensando olimpia sede
8.8venuta in preda di tiranno erede.
9.1Quindi nell'alto della mente infissi
9.2stanle i fratelli al Tartaro sospinti,
9.3ivi in quei tenebrosi ultimi abissi
9.4dal fiero Giove di catene avvinti.
9.5E molto è già che in quell'orror son vissi,
9.6né gli sdegni lassù son anco estinti;
9.7ché nuova tirannia sta sempre in tema,
9.8e cruda è sempre tirannia che trema.
10.1Arroge, che del suo minor germano
10.2novella più non intendea, da quando
10.3re Giove usurpator figlio inumano
10.4dal tolto Olimpo lo respinse in bando;
10.5né sapea che Saturno iva di Giano
10.6per le quete contrade occulto errando,
10.7ai nepoti d'Enotro a, al Lazio amico,
10.8del secol d'oro portator mendico.
11.1In tante d'odio e d'ira e di cordoglio
11.2altissime cagioni ella smarrito
11.3del gran titanio sangue avea l'orgoglio;
11.4e fior parea depresso, abbrividito,
11.5quando soffiar dall'iperboreo scoglio
11.6si sente d'Orizìa l'aspro marito,
11.7e tutta carca di soverchia brina
11.8l'odorosa famiglia il capo inchina.
12.1Sol che il nome tremendo oda talvolta
12.2del saturnio signor la sconsolata
12.3tutta nel volto turbasi, e per molta
12.4paura indietro palpitando guata.
12.5Ma che? la Parca indietro era già volta,
12.6e decreto correa che alfin placata
12.7del patrio ciel ricalcherìa le soglie
12.8Mnemosine di Giove amante e moglie.
13.1Sotto vergine lauro un giorno assisa
13.2di Piera ei la vede alla sorgente.
13.3La vede; e d'amor pronta ed improvvisa
13.4per le vene la fiamma andar si sente,
13.5e dalle vene all'ossa; in quella guisa
13.6che d'autunno balen squarcia repente
13.7la fosca nube e con veloce riga
13.8di lucido meandro i nembi irriga.
14.1Per quell'almo adempir dolce disìo
14.2che Venere gli pose in mezzo al core,
14.3che farà il caldo innamorato iddio?
14.4Che far dovrà, che gli consigli, Amore?
14.5Amor, che già scendea propizio e pio,
14.6manifestossi in quella all'amatore;
14.7e gli sorrise così caro un riso,
14.8che di dolcezza un sasso avrìa diviso.
15.1Ed umile pigliar sembianza e panno a
15.2l'esortò di pastore e portamento.
15.3Villano e illiberal parea l'inganno
15.4al gran Tonante, e ne movea lamento.
15.5Oh! gli rispose quel fanciul tiranno,
15.6oh! che dirai, superbo e frodolento,
15.7quando giovenco gli agenorei liti
15.8empirai di querele e di muggiti?
16.1Quando di serpe vestirai la squamma,
16.2e or d'aquila le piume ora di cigno?
16.3Quando pioggia sarai, quando una fiamma,
16.4e l'erba calcherai con piè caprigno?
16.5Sì dicendo lo tocca e più l'infiamma,
16.6e il bel labbro risolve in un sogghigno.
16.7Pensoso intanto di Saturno il figlio
16.8né mover chioma si vedea né ciglio.
17.1Stavansi muti al suo silenzio i venti,
17.2muta stava la terra e il mar profondo;
17.3languìa la luce delle sfere ardenti,
17.4parea sospesa l'armonia del mondo.
17.5Allor l'idalio dio delle roventi
17.6folgori gli togliea di mano il pondo,
17.7arme fatali che trattar sol osa
17.8Giove e Palla Minerva bellicosa.
18.1Ed or le tratta Amore, e nella mano
18.2guizzar le sente irate a, e non le teme;
18.3e appiè d'un'elce le depon sul piano,
18.4che tocco fuma, e l'elce suda e geme.
18.5Ne pute l'aria intorno e da lontano
18.6invita i nembi; e roco il vento freme,
18.7dir sembrando: Mortal, vattene altrove,
18.8ché il fulmine tremendo e' qui di Giove.
19.1Fatto inerme così l'egìoco nume
19.2tutta deposta la sembianza altera,
19.3di pastorel beoto il volto assume,
19.4e questa di sue frodi è la primiera.
19.5S'avvìa lunghesso il solitario fiume:
19.6la selva si rallegra e la riviera,
19.7e del dio che s'appressa accorta l'onda
19.8più loquace a baciar corre la sponda.
20.1Guida al fervido amante è quell'alato
20.2garzon che l'alme a suo piacer corregge,
20.3contro cui poco s'assecura il fato,
20.4il fato a cui talor rompe la legge.
20.5Egli alla diva l'appresenta, e aurato
20.6dardo allor tolto dalla cote elegge;
20.7e al vergin fianco di tal forza tira,
20.8ch'ella tutta ne trema e ne sospira.
21.1Loda il volto gentil, le rubiconde
21.2floride guance e il bel tornito collo;
21.3loda le braccia vigorose e tonde,
21.4e l'omero che degno era d'Apollo;
21.5bel sorriso, bel guardo, e vereconde
21.6care parole, e tutto alfin lodollo.
21.7Amor sì dolce le ragiona al core,
21.8che in lui questo pur loda, esser pastore.
22.1Verrà poscia stagion ch'altre due dive
22.2faran la scusa del suo basso affetto,
22.3quando Anchise del Xanto in su le rive
22.4e quel vago d'Arabia giovinetto
22.5famoso incesto delle fole argive,
22.6la dea più bella stringeransi al petto;
22.7e sul sasso di Latmo Endimione
22.8vendicherà Callisto ed Atteone.
23.1In poter dunque di due tanti dèi
23.2congiurati in suo danno, Amore e Giove,
23.3cess'ella al frodo, e castitate a lei
23.4porse l'ultimo bacio, e mosse altrove.
23.5Forniro il letto allegri fiori e bei
23.6spontaneo–nati ed erbe molli e nuove
23.7e intonar consapevoli gli augelli
23.8il canto nuzial fra gli arboscelli.
24.1Facean tenore alle lor dolci rime
24.2l'aure fra i muti e ancor non dotti allori,
24.3e il vicino Parnaso ambe le cime
24.4scotea, presago de' futuri onori.
24.5Le scotea Pindo ed Elicon sublime,
24.6che i lor boschi sentian farsi canori;
24.7e Temide di Vesta in compagnia
24.8dall'antro a Febo già dovuto uscìa.
25.1Tre volte e sei l'onnipossente padre
25.2della figlia d'Urano in grembo scese,
25.3ed altrettante avventurosa madre
25.4di magnanima prole il dio la rese:
25.5di nove io dico vergini leggiadre,
25.6del canto amiche e delle belle imprese:
25.7Melpomene che grave il cor conquide,
25.8e Talìa che l'error flagella e ride;
26.1Calliopea che sol co' forti vive,
26.2ed or ne canta la pietade or l'ira;
26.3Euterpe amante delle doppie pive,
26.4e Polinnia del gesto e della lira;
26.5Tersicore che salta, e Clio che scrive,
26.6Erato che d'amor dolce sospira;
26.7ed Urania che gode le carole
26.8temprar degli astri ed abitar nel sole.
27.1A toccar cetre, a tesser canti e balli
27.2si dier concordi l'inclite donzelle,
27.3e pei larghi del ciel fulgidi calli
27.4al padre s'avviar festose e belle.
27.5Dalle rupi ascendeva e dalle valli
27.6il soave concento all'auree stelle,
27.7e l'ineffabil melodia le note
27.8rendea men dolci dell'eteree rote.
28.1Tacquero vinte al canto pellegrino
28.2le nove delle sfere alme sirene,
28.3quelle che viste da Platon divino
28.4cingono il ciel d'armoniche catene.
28.5e già l'olenio raggio era vicino,
28.6e in nubi avvolta di tempesta piene
28.7la gran porta apparìa, donde ritorno
28.8fan gl'immortali all'immortal soggiorno.
29.1Alla prole di Temi, alle vermiglie
29.2ore l'ingresso i fati ne fidaro,
29.3pria che lor poste in man fosser le briglie
29.4del carro che a Feton costò sì caro.
29.5Per questa di Mnemosine le figlie
29.6carolando e cantando oltrepassaro,
29.7e bisbigliar di giubilo improvviso
29.8fer la cittade dell'eterno riso.
30.1Dagli alberghi di solido adamante
30.2tutta de' numi la famiglia uscìa,
30.3e dell'empiro fervida e sonante
30.4sotto i piedi immortali era la via.
30.5All'affollarsi, al premere di tante
30.6eteree salme cupo si sentìa
30.7tremar l'Olimpo; e nel segreto petto
30.8Giove un immenso ne prendea diletto.
31.1Alle nuove del cielo cittadine
31.2surse dal trono; per la man le strinse,
31.3e le care baciò fronti divine
31.4come paterna tenerezza il vinse.
31.5Poi diè lor d'oro il seggio e di reine
31.6l'adornamento, e il crin di lauro avvinse,
31.7d'eterno lauro che d'accanto all'onda
31.8del nettare dispiega alto la fronda.
32.1Strada e lassù regal sublime e bianca,
32.2che dal giunonio latte il nome toglie:
32.3de' più possenti numi a destra e a manca
32.4vi son gli alberghi con aperte soglie.
32.5Ma dove più del ciel la luce è stanca
32.6confuso il volgo degli dèi s'accoglie:
32.7le Nebbie erran laggiù canute i crini,
32.8e l'ignee Nubi delle nebbie affini,
33.1e i Turbini rapaci, e le Tempeste
33.2co' Zefiri che l'ali han di farfalle,
33.3tal menando un rumor che la celeste
33.4ne risuona da lunge ampia convalle.
33.5Un più liquido lume infiora e veste
33.6le sponde intanto di quel latteo calle.
33.7ivi i palagi del Tonante sono,
33.8ivi le ròcche tutte d'oro e il trono.
34.1Ed in questa del ciel parte migliore
34.2Giove accolse le Muse, e alle pudiche
34.3liberal concedette il genitore
34.4splendide case eternamente apriche:
34.5a cui d'accanto la magion d'Amore
34.6sorge con quella delle Grazie amiche,
34.7dive senza il cui nume opra e favella
34.8nulla è che piaccia e nulla cosa è bella.
35.1Fra le Grazie e Cupido e le Camene
35.2dolce allor d'amistà patto si feo.
35.3Poi qual pegno d'amor a più si conviene
35.4ogni nume lor porse; il Tegeèo
35.5le sette amate disuguali avene;
35.6Ciprigna il mirto; i pampini Lieo;
35.7e a Melpomene fiera il forte Alcide
35.8donar l'insegna del valor si vide.
36.1Venne Mercurio, e alle fanciulle offerse
36.2la prima lira, di sua man costrutta:
36.3Apollo venne, e del futuro aperse
36.4il chiuso libro e la scienza tutta:
36.5Pito ancor essa a, onde il bel dire emerse,
36.6le Muse a salutar si fu condutta,
36.7e l'arte insegnò lor dolce e soave
36.8che dell'alma e del cor volge la chiave.
37.1Più volubili allor l'inclite dive
37.2mandar dal labbro d'eloquenza i fiumi;
37.3allor con voci più sonanti e vive
37.4la densa celebrar stirpe de' numi;
37.5quanti le selve e de' ruscei le rive
37.6e de' monti frequentano i cacumi,
37.7quanti ne nutre il mar, quanti nel fonte
37.8del nettare lassù bagnan la fronte.
38.1Primamente cantar l'opre d'Amore;
38.2non del figliuol di Venere impudico,
38.3che tiranno dell'alme feritore
38.4la virtù calca di ragion nimico;
38.5ma delle cose Amor generatore
38.6il più bello de' numi ed il più antico,
38.7che forte in sua possanza alta infinita
38.8pria del tempo e del moto ebbe la vita.
39.1Ei del caòsse sulla faccia oscura
39.2le dorate spiegò purpuree penne,
39.3e d'Amor l'aura genitrice e pura
39.4scaldò l'abisso e fecondando il venne.
39.5Del viver suo la vergine Natura
39.6i fremiti primieri allor sostenne,
39.7e da quell'ombre già pregnanti e rotte
39.8l'Erebo nacque e la pensosa Notte.
40.1Poi la Notte d'amor l'almo disìo
40.2sentì pur ella, e all'Erebo mischiosse;
40.3e dolce un tremor diede e concepìo,
40.4e doppia prole dal suo grembo scosse;
40.5il Giorno, io dico, luminoso e dio,
40.6e l'Etere che lieve intorno mosse;
40.7onde i semi si svolsero dell'acque,
40.8della terra, del fuoco, e il mondo nacque.
41.1Quindi la Terra all'Etere si giunse
41.2mirabilmente, e partorinne il Cielo,
41.3il Ciel che d'astri il manto si trapunse
41.4per farne al volto della madre un velo.
41.5Ed ella allor più bei sembianti assunse:
41.6l'erbe, i fior si drizzaro in su lo stelo;
41.7chiomarsi i boschi, scaturiro i fonti,
41.8giacquer le valli, e alzar la testa i monti.
42.1Forte muggendo allor le sue profonde
42.2sacre correnti l'Oceàn diffuse,
42.3e maestoso colle fervid'onde
42.4circondò l'Orbe, e in grembo lo si chiuse.
42.5Poi con alti imenei nelle feconde
42.6braccia di Teti antica dea s'infuse
42.7e di Proteo fatidico la feo
42.8e di Doride madre e di Nereo,
43.1e dei fiumi taurini e dei torrenti,
43.2e di molte magnanime donzelle,
43.3cui del cielo son noti i cangiamenti
43.4e del sol le fatiche e delle stelle
43.5Predir sann'anco lo spirar de' venti
43.6e il destarsi e il dormir delle procelle,
43.7san come il tuono il suo ruggito metta
43.8e le prest'ale il lampo e la saetta.
44.1San quale occulta formidabil esca
44.2pasce i cupi tremuoti e li commove;
44.3san qual forza i vapori in alto adesca
44.4e dell'arsa gran madre in sen li piove
44.5come il flutto si gonfi e poi decresca,
44.6e cento di natura arcane prove;
44.7ché natura alle vaghe Oceanine
44.8tutte le sue rivela opre divine.
45.1E son tremila, di che il grembo ha pieno,
45.2del canuto Oceàn l'alme figliuole,
45.3che l'etiopio pelago e il tirreno
45.4fanno spumar con libere carole.
45.5Ed altre dell'Egeo fendono il seno,
45.6altre quell'onda in cui si corca il sole,
45.7là dove Atlante lo stridore ascolta
45.8del gran carro febeo che in mar dà volta.
46.1Altre ad aprir conchiglie, altre si dànno
46.2dai vivi scogli a svellere coralli;
46.3per le liquide vie tal altre vanno
46.4frenando verdi alipedi cavalli
46.5Qual tesse ad un Triton lascivo inganno,
46.6qual gl'invola la conca: e canti e balli
46.7e di palme un gran battere e di piedi
46.8tutte assorda le cave umide sedi.
47.1Così cantar dell'orbe giovinetto,
47.2gli alti esordii le Muse e l'incremento;
47.3e un insolito errava almo diletto
47.4sul cor de' numi all'immortal concento.
47.5Poi disser come dal profondo petto
47.6la Terra suscitò nuovo portento a,
47.7col Ciel marito nequitosa e rea,
47.8che i suoi figli, crudel, spenti volea.
48.1Quindi i Titani di cor fero ed alto
48.2con parto ella creò nefando e diro
48.3congiurati con Oto ed Efialto
48.4ad espugnar l'intemerato Empiro.
48.5La gioventù superba al grande assalto
48.6con grande orgoglio e gran possanza usciro,
48.7e fragorosa la terra tremava
48.8sotto i vasti lor passi, e il mar mugghiava.
49.1Ma Piracmon dall'altra parte e Bronte,
49.2co' lor fratelli affumicati e nudi,
49.3sudor gocciando dall'occhiuta fronte
49.4per la selva de' petti ispidi e rudi,
49.5cupamente facean l'eolio monte e
49.6gemere al suon delle vulcanie incudi,
49.7i fulmini temprando onde far guerra
49.8Giove ai figli dovea dell'empia Terra.
50.1Tutte di ferro esercitato e greve
50.2son l'orrende saette; ed ogni strale
50.3tre raggi in sé di grandine riceve
50.4e tre d'elementar foco immortale,
50.5tre di rapido vento e tre ne beve
50.6d'acquosa nube, e larghe in mezzo ha l'ale.
50.7Poi di lampi una livida mistura,
50.8e di tuoni vi cola e di paura;
51.1e di furie e di fiamme e di fracasso
51.2che tutto introna orribilmente il mondo.
51.3Prende il nume quest'arme e move il passo:
51.4il ciel s'incurva e par che manchi al pondo.
51.5Sentinne il re Pluton l'alto conquasso,
51.6e gli occhi alzò smarrito e tremebondo;
51.7ché le volte di bronzo e i ferrei muri
51.8all'impeto stimò poco securi.
52.1Da' fulmini squarciata e tutta in foco
52.2stride la terra per immensa doglia.
52.3Rimbombano le valli, e caldo e roco
52.4con fervide procelle il mar gorgoglia.
52.5Vincitrice, di Giove in ogni loco
52.6la vendetta s'aggira; e par che voglia
52.7sotto il carco de' numi il gran convesso
52.8slegarsi tutto dell'Olimpo oppresso.
53.1E in cielo e in terra e tra la terra e il cielo
53.2tutto e' vampa e ruina e fumo e polve.
53.3Fugge smarrita del signor di Delo
53.4la luce, e indietro per terror si volve.
53.5Fugge avvolta ogni stella in fosco velo,
53.6ed urtasi ogni sfera e si dissolve:
53.7e immoto nell'orribile frastuono
53.8non riman che del Fato il ferreo trono.
54.1Ma coraggio non perde la terrestre
54.2stirpe, né par che troppo le ne caglia.
54.3Di divelte montagne arman le destre,
54.4e fan con rupi e scogli la battaglia.
54.5Odonsi cigolar sotto l'alpestre
54.6peso le membra, e ognun fatica e scaglia.
54.7Tre volte a all'arduo ciel diero la scossa,
54.8sovra Pelio imponendo Olimpo ed Ossa.
55.1E tre volte il gran padre fulminando,
55.2spezzò gl'imposti monti e li disperse,
55.3e dalle stelle mal tentate in bando
55.4nel Tartaro cacciò le squadre avverse:
55.5nove giorni le venne in giù rotando,
55.6e nel decimo al fondo le sommerse;
55.7orribil fondo d'ogni luce muto,
55.8che da perpetui venti è combattuto.
56.1E tanto della terra al centro scende,
56.2quanto lunge dal ciel scende la terra.
56.3Di pianto in mezzo una fiumana il fende,
56.4di ferro intorno una muraglia il serra:
56.5e di ferro son pur le porte orrende
56.6che Nettuno vi pose in quella guerra.
56.7I Titani là dentro eterna e nera
56.8mena in volta la pioggia e la bufera.
57.1Ivi Giapeto si rivolve e Ceo,
57.2e l'altra turba che i celesti assalse;
57.3ivi Gige, ivi Coto e Briareo
57.4cui la forza centimana non valse.
57.5Fuor dell'atra prigion restò Tifeo a,
57.6ch'altramente punirlo a Giove calse:
57.7su l'ineffabil mostro in giù travolto
57.8lanciò Sicilia tutta; e non fu molto.
58.1Peloro la diritta e gli comprime
58.2Pachin la manca e Lilibeo le piante:
58.3schiaccia l'immensa fronte Etna sublime,
58.4di fornaci e d'incudi Etna tonante.
58.5Quindi come il dolor dal petto esprime
58.6e mutar tenta il fianco il gran gigante,
58.7fumo e foco dal sen mugghiando erutta.
58.8Ne trema il monte e la Trinacria tutta.
59.1Del sacrilego ardir sortì compagna
59.2Encelado a Tifeo la pena e il loco.
59.3Gli altri sulla flegrea vasta campagna a
59.4rovesciati esalar di Giove il foco:
59.5Ond'ivi ancor la valle e la montagna
59.6mandan fumo e rumor funesto e roco.
59.7Della divina Creta alcun satolle
59.8fe' del suo sangue le feconde zolle.
60.1E tu pur desti agli empii sepoltura,
60.2terribile Vesevo e, che la piena
60.3versi rugghiando di tua lava impura
60.4vicino ahi troppo! alla regal Sirena.
60.5Deh sul giardin d'Italia e di natura
60.6i tuoi torrenti incenditori affrena;
60.7e questa d'Acheloo leggiadra figlia
60.8non far che per te meste abbia le ciglia.
61.1Poco è forse alla misera il tiranno
61.2giogo che il collo già le curva e doma,
61.3e incatenata il piè, carca d'affanno
61.4indarno sospirar sotto la soma,
61.5se fecondo tu pur di strazio e danno
61.6il manto non le bruci e l'aurea chioma?
61.7Deh non crescer ferite al suo bel volto:
61.8Pompea ti basti ed Ercolan sepolto.
62.1Il sacro delle Muse almo concento
62.2del ciel rapiti gli ascoltanti avea.
62.3Tacean le dive; e desioso e attento
62.4ogni nume l'orecchio ancor porgea.
62.5Del nettare il ruscello i piè d'argento
62.6fermare anch'esso per udir parea,
62.7e lungo l'immortal santissim'onda
62.8né fior l'aure agitavano né fronda.
63.1Qual dell'alba discende il queto umore
63.2sull'erbe sitibonde in piaggia aprica,
63.3tal discese agli dèi dolce sul core
63.4la rimembranza della gloria antica.
63.5Rammentò ciaschedun del suo valore
63.6in quel duro certame la fatica.
63.7Polibote a Nettuno e gli Aloìdi
63.8di gran vanto fur campo ai Latonìdi.
64.1Favellò del crudel Porfirione,
64.2alto scotendo la fulminea clava,
64.3l'indomato figliuol d'Anfitrione,
64.4e con superbo incesso il capo alzava.
64.5Ma delle Muse l'immortal canzone
64.6te più ch'altri, o Minerva, dilettava,
64.7te che il primo recasti, o dea tremenda,
64.8soccorso al padre nella pugna orrenda.
65.1Né alle sacre cavalle, in mar tergesti
65.2i polverosi fianchi insanguinati,
65.3né il gradito a gustar le conducesti
65.4fresco trifoglio a ne' cecropii prati,
65.5s'ai Terrigeni in pria morder non festi
65.6la sabbia in Flegra, e non fur pieni i fati,
65.7i fati che ponean Giove in periglio
65.8senza il braccio d'Alcide, e il tuo consiglio.
66.1Così gl'immani anguipedi pagaro
66.2di lor nefanda scelleranza il fio;
66.3ai superbi così costar fe' caro
66.4quel famoso ardimento il maggior dio.
66.5Egra la Terra in tanto caso avaro
66.6ai caduti suoi figli il grembo aprìo,
66.7e di cocenti lagrime cosparse
66.8le lor gran membra rosseggianti ed arse.
67.1E ardea pur ella, e i folti incenerire
67.2sul capo si sentìa verdi capelli
67.3dal fulmine combusti e in sen bollire
67.4l'alte vene de' fiumi e de' ruscelli:
67.5in sospiri esalava il suo soffrire,
67.6gli occhi alzando offuscati e non più quelli:
67.7volea pregar, ma vinta dal vapore
67.8la debil voce ricadea nel core.
68.1Le volse un guardo di Saturno il figlio,
68.2pietà n'ebbe, e le folgori depose,
68.3e tornò col chinar del sopracciglio
68.4il primo volto alle create cose.
68.5Scorse le sfere col divin consiglio
68.6e la rotta armonia ne ricompose,
68.7alla traccia dell'orbite smarrite
68.8richiamando le stelle impaurite.
69.1Scorse la terra, ed alle piante uccise
69.2ricondusse la vita e ai morti fiori;
69.3e fuor di sue latebre il capo mise
69.4il fonte e sciolse i trepidanti umori.
69.5Tu il mar scorresti ancora, e il mar sorrise,
69.6posti in silenzio i fremiti sonori.
69.7Sdegnato lo guardasti, ed ei sdegnossi:
69.8lo guardasti placato, ed ei placossi.
70.1Salve, massimo Giove: o che vaghezza
70.2d'errar ti prenda per gli eterei campi
70.3sul carro in che Giustizia e Robustezza
70.4sublime ti locar fra tuoni e lampi;
70.5o che deposta la regal grandezza
70.6pel nativo Liceo a l'orma tu stampi;
70.7o le melie nutrici e la contrada
70.8della tua Creta visitando vada;
71.1o, le parlanti querce dodonee
71.2e di Libia lasciando le cortine,
71.3nel sen ti piaccia delle selve Idee
71.4le stanche riposar membra divine;
71.5o colle Muse su le rote elee
71.6ir d'olimpica polve asperso il crine,
71.7mentre il canto teban l'aquila molce
71.8che su l'aureo tuo scettro in piè si folce:
72.1tu beato, tu saggio e onnipossente,
72.2e degli uomini padre e degli dèi:
72.3tu provvida del mondo anima e mente,
72.4tu regola de' casi o fausti o rei:
72.5a te cade la pioggia obbediente:
72.6a te son ligi i dì sereni e bei:
72.7a te consorte è Temi e Palla è figlia,
72.8e da te scende il saggio e ti somiglia.
73.1Sacri sono a Gradivo i buon guerrieri,
73.2gli artefici a Vulcano, a Febo i vati;
73.3a Cinzia i cacciator selvaggi e feri
73.4della sposa fedel dimenticati;
73.5de' popoli a te, Giove, i condottieri,
73.6e tu la mente ne governi e i fati.
73.7Deh! l'anime supreme, in cui s'affida
73.8l'itala libertà, soccorri e guida.
74.1Soccorri Ausonia, che le oneste gote
74.2di nuova vita colorando viene,
74.3e il crin nell'elmo a chiuder torna e scuote
74.4l'asta, i ceppi gittando e le catene.
74.5Aìtala, gran padre; e a te devote
74.6tante l'are arderan su queste arene,
74.7che men poscia ti fia dolce e gradito
74.8degli Etiòpi l'ospital convito.
75.1Tu, magnanimo eroe, che alla dolente
75.2dell'antico servaggio hai franti i ferri,
75.3che in frale umana spoglia alteramente
75.4il coraggio di un dio palesi e serri,
75.5tu che forte del brando e della mente
75.6l'umil sollevi ed il superbo atterri,
75.7la ben comincia impresa alfin consuma,
75.8e sii d'Ausonia l'Alessandro e il Numa.
76.1Vedila, ahi lassa!, che di caldo rio
76.2bagna la guancia vereconda e casta,
76.3e nel seno t'addita augusto e pio
76.4il solco ancor della vandalic'asta.
76.5Assai pagò la dolorosa il fio
76.6d'antiche colpe che l'han doma e guasta:
76.7deh! più non la percota antica spada,
76.8ché non v'ha parte intatta ov'ella cada.
77.1Ma di leggi dotarla, e le disciolte
77.2membra legarle in un sol nodo e stretto,
77.3ed impedir che di sue genti molte
77.4un mostro emerga che le squarci il petto,
77.5e l'aquila frenar che l'ugne ha volte
77.6contro il suo fianco e l'empie di sospetto,
77.7sia questa, o salvator forte guerriero,
77.8la tua gloria più cara e il tuo pensiero.
78.1E voi di tanta madre incliti figli,
78.2fratelli, i preghi della madre udite.
78.3Di sentenza disgiunti e di consigli,
78.4che sperate, infelici? e cui tradite?
78.5Una, deh!, sia la patria, e ne' perigli
78.6uno il senno, l'ardir, l'alme, le vite.
78.7Del discorde voler che vi scompagna
78.8deh non rida, per Dio!, Roma e Lamagna.
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