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1.1Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
1.2l'ira funesta che infiniti addusse
1.3lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
1.4generose travolse alme d'eroi,
1.5e di cani e d'augelli orrido pasto
1.6lor salme abbandonò (così di Giove
1.7l'alto consiglio s'adempìa), da quando
1.8primamente disgiunse aspra contesa
1.9il re de' prodi Atride e il divo Achille.
2.1E qual de' numi inimicolli? Il figlio
2.2di Latona e di Giove. Irato al Sire
2.3destò quel Dio nel campo un feral morbo,
2.4e la gente perìa: colpa d'Atride,
2.5che fece a Crise sacerdote oltraggio.
3.1Degli Achivi era Crise alle veloci
3.2prore venuto a riscattar la figlia
3.3con molto prezzo. In man le bende avea,
3.4e l'aureo scettro dell'arciero Apollo:
3.5e agli Achei tutti supplicando, e in prima
3.6ai due supremi condottieri Atridi:
4.1O Atridi, ei disse, o coturnati Achei,
4.2gl'immortali del cielo abitatori
4.3concedanvi espugnar la Prïameia
4.4cittade, e salvi al patrio suol tornarvi.
4.5Deh! mi sciogliete la diletta figlia,
4.6ricevetene il prezzo, e il saettante
4.7figlio di Giove rispettate. — Al prego
4.8tutti acclamâr: doversi il sacerdote
4.9riverire, e accettar le ricche offerte.
4.10Ma la proposta al cor d'Agamennóne
4.11non talentando, in guise aspre il superbo
4.12accommiatollo, e minaccioso aggiunse:
5.1Vecchio, non far che presso a queste navi
5.2ned or né poscia più ti colga io mai;
5.3ché forse nulla ti varrà lo scettro
5.4né l'infula del Dio. Franca non fia
5.5costei, se lungi dalla patria, in Argo,
5.6nella nostra magion pria non la sfiori
5.7vecchiezza, all'opra delle spole intenta,
5.8e a parte assunta del regal mio letto.
5.9Or va, né m'irritar, se salvo ir brami.
6.1Impaurissi il vecchio, ed al comando
6.2obbedì. Taciturno incamminossi
6.3del risonante mar lungo la riva;
6.4e in disparte venuto, al santo Apollo
6.5di Latona figliuol, fe' questo prego:
7.1Dio dall'arco d'argento, o tu che Crisa
7.2proteggi e l'alma Cilla, e sei di Tènedo
7.3possente imperador, Smintèo, deh m'odi.
7.4Se di serti devoti unqua il leggiadro
7.5tuo delubro adornai, se di giovenchi
7.6e di caprette io t'arsi i fianchi opimi,
7.7questo voto m'adempi; il pianto mio
7.8paghino i Greci per le tue saette.
8.1Sì disse orando. L'udì Febo, e scese
8.2dalle cime d'Olimpo in gran disdegno
8.3coll'arco su le spalle, e la faretra
8.4tutta chiusa. Mettean le frecce orrendo
8.5su gli omeri all'irato un tintinnìo
8.6al mutar de' gran passi; ed ei simìle
8.7a fosca notte giù venìa. Piantossi
8.8delle navi al cospetto: indi uno strale
8.9liberò dalla corda, ed un ronzìo
8.10terribile mandò l'arco d'argento.
8.11Prima i giumenti e i presti veltri assalse,
8.12poi le schiere a ferir prese, vibrando
8.13le mortifere punte; onde per tutto
8.14degli esanimi corpi ardean le pire.
8.15Nove giorni volâr pel campo acheo
8.16le divine quadrella. A parlamento
8.17nel decimo chiamò le turbe Achille;
8.18ché gli pose nel cor questo consiglio
8.19Giuno la diva dalle bianche braccia,
8.20de' moribondi Achei fatta pietosa.
8.21Come fur giunti e in un raccolti, in mezzo
8.22levossi Achille piè–veloce, e disse:
9.1Atride, or sì cred'io volta daremo
9.2nuovamente errabondi al patrio lido,
9.3se pur morte fuggir ne fia concesso;
9.4ché guerra e peste ad un medesmo tempo
9.5ne struggono. Ma via; qualche indovino
9.6interroghiamo, o sacerdote, o pure
9.7interprete di sogni (ché da Giove
9.8anche il sogno procede), onde ne dica
9.9perché tanta con noi d'Apollo è l'ira:
9.10se di preci o di vittime neglette
9.11il Dio n'incolpa; e se d'agnelli e scelte
9.12capre accettando l'odoroso fumo,
9.13il crudel morbo allontanar gli piaccia.
10.1Così detto, s'assise. In piedi allora
10.2di Testore il figliuol Calcante alzossi,
10.3de' veggenti il più saggio, a cui le cose
10.4eran conte che fur, sono e saranno;
10.5e per quella, che dono era d'Apollo,
10.6profetica virtù, de' Greci a Troia
10.7avea scorte le navi. Ei dunque in mezzo
10.8pien di senno parlò queste parole:
11.1Amor di Giove, generoso Achille,
11.2vuoi tu che dell'arcier sovrano Apollo
11.3ti riveli lo sdegno? Io t'obbedisco.
11.4Ma del braccio l'aita e della voce
11.5a me tu pria, signor, prometti e giura:
11.6perché tal che qui grande ha su gli Argivi
11.7tutti possanza, e a cui l'Acheo s'inchina,
11.8n'andrà, per mio pensar, molto sdegnoso.
11.9Quando il potente col minor s'adira,
11.10reprime ei sì del suo rancor la vampa
11.11per alcun tempo, ma nel cor la cova
11.12finché prorompa alla vendetta. Or dinne
11.13se salvo mi farai. — Parla securo,
11.14rispose Achille, e del tuo cor l'arcano,
11.15qual ch'ei si sia, di' franco. Per Apollo
11.16che pregato da te ti squarcia il velo
11.17de' fati, e aperto tu li mostri a noi,
11.18per questo Apollo a Giove caro io giuro:
11.19nessun, finch'io m'avrò spirto e pupilla,
11.20con empia mano innanzi a queste navi
11.21oserà violar la tua persona,
11.22nessuno degli Achei; no, s'anco parli
11.23d'Agamennón che sé medesmo or vanta
11.24dell'esercito tutto il più possente.
12.1Allor fe' core il buon profeta, e disse:
12.2Né d'obblïati sacrifici il Dio
12.3né di voti si duol, ma dell'oltraggio
12.4che al sacerdote fe' poc'anzi Atride,
12.5che francargli la figlia ed accettarne
12.6il riscatto negò. La colpa è questa
12.7onde cotante ne diè strette, ed altre
12.8l'arcier divino ne darà; né pria
12.9ritrarrà dal castigo la man grave,
12.10che si rimandi la fatal donzella
12.11non redenta né compra al padre amato,
12.12e si spedisca un'ecatombe a Crisa.
12.13Così forse avverrà che il Dio si plachi.
13.1Tacque, e s'assise. Allor l'Atride eroe
13.2il re supremo Agamennón levossi
13.3corruccioso. Offuscavagli la grande
13.4ira il cor gonfio, e come bragia rossi
13.5fiammeggiavano gli occhi. E tale ei prima
13.6squadrò torvo Calcante, indi proruppe:
14.1Profeta di sciagure, unqua un accento
14.2non uscì di tua bocca a me gradito.
14.3Al maligno tuo cor sempre fu dolce
14.4predir disastri, e d'onor vote e nude
14.5son l'opre tue del par che le parole.
14.6E fra gli Argivi profetando or cianci
14.7che delle frecce sue Febo gl'impiaga,
14.8sol perch'io ricusai della fanciulla
14.9Criseide il riscatto. Ed io bramava
14.10certo tenerla in signorìa, tal sendo
14.11che a Clitennestra pur, da me condutta
14.12vergine sposa, io la prepongo, a cui
14.13di persona costei punto non cede,
14.14né di care sembianze, né d'ingegno
14.15ne' bei lavori di Minerva istrutto.
14.16Ma libera sia pur, se questo è il meglio;
14.17ché la salvezza io cerco, e non la morte
14.18del popol mio. Ma voi mi preparate
14.19tosto il compenso, ché de' Greci io solo
14.20restarmi senza guiderdon non deggio;
14.21ed ingiusto ciò fôra, or che una tanta
14.22preda, il vedete, dalle man mi fugge.
15.1O d'avarizia al par che di grandezza
15.2famoso Atride, gli rispose Achille,
15.3qual premio ti daranno, e per che modo
15.4i magnanimi Achei? Che molta in serbo
15.5vi sia ricchezza non partita, ignoro:
15.6delle vinte città tutte divise
15.7ne fur le spoglie, né diritto or torna
15.8a nuove parti congregarle in una.
15.9Ma tu la prigioniera al Dio rimanda,
15.10ché più larga n'avrai tre volte e quattro
15.11ricompensa da noi, se Giove un giorno
15.12l'eccelsa Troia saccheggiar ne dia.
16.1E a lui l'Atride: Non tentar, quantunque
16.2ne' detti accorto, d'ingannarmi: in questo
16.3né gabbo tu mi fai, divino Achille,
16.4né persuaso al tuo voler mi rechi.
16.5Dunque terrai tu la tua preda, ed io
16.6della mia privo rimarrommi? E imponi
16.7che costei sia renduta? Il sia. Ma giusti
16.8concedanmi gli Achivi altra captiva
16.9che questa adegui e al mio desir risponda.
16.10Se non daranla, rapirolla io stesso,
16.11sia d'Aiace la schiava, o sia d'Ulisse,
16.12o ben anco la tua: e quegli indarno
16.13fremerà d'ira alle cui tende io vegna.
16.14Ma di ciò poscia parlerem. D'esperti
16.15rematori fornita or si sospinga
16.16nel pelago una nave, e vi s'imbarchi
16.17coll'ecatombe la rosata guancia
16.18della figlia di Crise, e ne sia duce
16.19alcun de' primi, o Aiace, o Idomenèo,
16.20o il divo Ulisse, o tu medesmo pure,
16.21tremendissimo Achille, onde di tanto
16.22sacrificante il grato ministero
16.23il Dio ne plachi che da lunge impiaga.
16.24Lo guatò bieco Achille, e gli rispose:
16.25Anima invereconda, anima avara,
16.26chi fia tra i figli degli Achei sì vile
16.27che obbedisca al tuo cenno, o trar la spada
16.28in aguati convegna, o in ria battaglia?
16.29Per odio de' Troiani io qua non venni
16.30a portar l'armi, io no; ché meco ei sono
16.31d'ogni colpa innocenti. Essi né mandre
16.32né destrier mi rapiro; essi le biade
16.33della feconda popolosa Ftia
16.34non saccheggiâr; ché molti gioghi ombrosi
16.35ne son frapposti e il pelago sonoro.
16.36Ma sol per tuo profitto, o svergognato,
16.37e per l'onor di Menelao, pel tuo,
16.38pel tuo medesmo, o brutal ceffo, a Troia
16.39ti seguitammo alla vendetta. Ed oggi
16.40tu ne disprezzi ingrato, e ne calpesti,
16.41e a me medesmo di rapir minacci
16.42de' miei sudori bellicosi il frutto,
16.43l'unico premio che l'Acheo mi diede.
16.44Né pari al tuo d'averlo io già mi spero
16.45quel dì che i Greci l'opulenta Troia
16.46conquisteran; ché mio dell'aspra guerra
16.47certo è il carco maggior, ma quando in mezzo
16.48si dividon le spoglie, è tua la prima,
16.49ed ultima la mia, di cui m'è forza
16.50tornar contento alla mia nave, e stanco
16.51di battaglia e di sangue. Or dunque a Ftia,
16.52a Ftia si rieda; ché d'assai fia meglio
16.53al paterno terren volger la prora,
16.54che vilipeso adunator qui starmi
16.55di ricchezze e d'onori a chi m'offende.
17.1Fuggi dunque, riprese Agamennóne,
17.2fuggi pur, se t'aggrada. Io non ti prego
17.3di rimanerti. Al fianco mio si stanno
17.4ben altri eroi, che a mia regal persona
17.5onor daranno, e il giusto Giove in prima.
17.6Di quanti ei nudre regnatori abborro
17.7te più ch'altri; sì, te che le contese
17.8sempre agogni e le zuffe e le battaglie.
17.9Se fortissimo sei, d'un Dio fu dono
17.10la tua fortezza. Or va, sciogli le navi,
17.11fa co' tuoi prodi al patrio suol ritorno,
17.12ai Mirmìdoni impera; io non ti curo,
17.13e l'ire tue derido; anzi m'ascolta.
17.14Poiché Apollo Crisëide mi toglie,
17.15parta. D'un mio naviglio, e da' miei fidi
17.16io la rimando accompagnata, e cedo.
17.17Ma nel tuo padiglione ad involarti
17.18verrò la figlia di Brisèo, la bella
17.19tua prigioniera, io stesso; onde t'avvegga
17.20quant'io t'avanzo di possanza, e quindi
17.21altri meco uguagliarsi e cozzar tema.
18.1Di furore infiammâr l'alma d'Achille
18.2queste parole. Due pensier gli fêro
18.3terribile tenzon nell'irto petto,
18.4se dal fianco tirando il ferro acuto
18.5la via s'aprisse tra la calca, e in seno
18.6l'immergesse all'Atride; o se domasse
18.7l'ira, e chetasse il tempestoso core.
18.8Fra lo sdegno ondeggiando e la ragione
18.9l'agitato pensier, corse la mano
18.10sovra la spada, e dalla gran vagina
18.11traendo la venìa; quando veloce
18.12dal ciel Minerva accorse, a lui spedita
18.13dalla diva Giunon, che d'ambo i duci
18.14egual cura ed amor nudrìa nel petto.
18.15Gli venne a tergo, e per la bionda chioma
18.16prese il fiero Pelìde, a tutti occulta,
18.17a lui sol manifesta. Stupefatto
18.18si scosse Achille, si rivolse, e tosto
18.19riconobbe la Diva a cui dagli occhi
18.20uscìan due fiamme di terribil luce,
18.21e la chiamò per nome, e in ratti accenti,
18.22Figlia, disse, di Giove, a che ne vieni?
18.23forse d'Atride a veder l'onte? Aperto
18.24io tel protesto, e avran miei detti effetto:
18.25ei col suo superbir cerca la morte,
18.26e la morte si avrà. — Frena lo sdegno,
18.27la Dea rispose dalle luci azzurre:
18.28io qui dal ciel discesi ad acchetarti,
18.29se obbedirmi vorrai. Giuno spedimmi,
18.30Giuno ch'entrambi vi difende ed ama.
18.31Or via, ti calma, né trar brando, e solo
18.32di parole contendi. Io tel predìco,
18.33e andrà pieno il mio detto: verrà tempo
18.34che tre volte maggior, per doni eletti,
18.35avrai riparo dell'ingiusta offesa.
18.36Tu reprimi la furia, ed obbedisci.
18.37E Achille a lei: Seguir m'è forza, o Diva,
18.38benché d'ira il cor arda, il tuo consiglio.
18.39Questo fia lo miglior. Ai numi è caro
18.40chi de' numi al voler piega la fronte.
19.1Disse; e rattenne su l'argenteo pomo
19.2la poderosa mano, e il grande acciaro
19.3nel fodero respinse, alle parole
19.4docile di Minerva. Ed ella intanto
19.5all'aure sedi dell'Egìoco padre
19.6sul cielo risalì fra gli altri Eterni.
20.1Achille allora con acerbi detti
20.2rinfrescando la lite, assalse Atride:
20.3Ebbro! cane agli sguardi e cervo al core!
20.4tu non osi giammai nelle battaglie
20.5dar dentro colla turba; o negli agguati
20.6perigliarti co' primi infra gli Achei,
20.7che ogni rischio t'è morte. Assai per certo
20.8meglio ti torna di ciascun che franco
20.9nella grand'oste achea contro ti dica,
20.10gli avuti doni in securtà rapire.
20.11Ma se questa non fosse, a cui comandi,
20.12spregiata gente e vil, tu non saresti
20.13del popolo tuo divorator tiranno,
20.14e l'ultimo de' torti avresti or fatto.
20.15Ma ben t'annunzio, ed altamente il giuro
20.16per questo scettro (che diviso un giorno
20.17dal montano suo tronco unqua né ramo
20.18né fronda metterà, né mai virgulto
20.19germoglierà, poiché gli tolse il ferro
20.20con la scorza le chiome, ed ora in pugno
20.21sel portano gli Achei che posti sono
20.22del giusto a guardia e delle sante leggi
20.23ricevute dal ciel), per questo io giuro,
20.24e inviolato sacramento il tieni:
20.25stagion verrà che negli Achei si svegli
20.26desiderio d'Achille, e tu salvarli,
20.27misero! non potrai, quando la spada
20.28dell'omicida Ettòr farà vermigli
20.29di larga strage i campi: e allor di rabbia
20.30il cor ti roderai, ché sì villana
20.31al più forte de' Greci onta facesti.
21.1Disse; e gittò lo scettro a terra, adorno
21.2d'aurei chiovi, e s'assise. Ardea l'Atride
21.3di novello furor, quando nel mezzo
21.4surse de' Pilii l'orator, Nestorre
21.5facondo sì, che di sua bocca uscièno
21.6più che mel dolci d'eloquenza i rivi.
21.7Di parlanti con lui nati e cresciuti
21.8nell'alma Pilo ei già trascorse avea
21.9due vite, e nella terza allor regnava.
21.10Con prudenti parole il santo veglio
21.11così loro a dir prese: Eterni Dei!
21.12Quanto lutto alla Grecia, e quanta a Prìamo
21.13gioia s'appresta ed a' suoi figli e a tutta
21.14la dardania città, quando fra loro
21.15di voi s'intenda la fatal contesa,
21.16di voi che tutti di valor vincete
21.17e di senno gli Achei! Deh m'ascoltate,
21.18ché minor d'anni di me siete entrambi;
21.19ed io pur con eroi son visso un tempo
21.20di voi più prodi, e non fui loro a vile:
21.21ned altri tali io vidi unqua, né spero
21.22di riveder più mai, quale un Driante
21.23moderator di genti, e Piritòo,
21.24Cèneo ed Essadio e Polifemo uom divo,
21.25e l'Egìde Teseo pari ad un nume.
21.26Alme più forti non nudrìa la terra,
21.27e forti essendo combattean co' forti,
21.28co' montani Centauri, e strage orrenda
21.29ne fean. Con questi, a lor preghiera, io spesso
21.30partendomi da Pilo e dal lontano
21.31apio confine, a conversar venìa,
21.32e secondo mie forze anch'io pugnava.
21.33Ma di quanti mortali or crea la terra
21.34niun potrìa pareggiarli. E nondimeno
21.35da quei prestanti orecchio il mio consiglio
21.36ed il mio detto obbedienza ottenne.
21.37E voi pur anco m'obbedite adunque,
21.38ché l'obbedirmi or giova. Inclito Atride,
21.39deh non voler, sebben sì grande, a questi
21.40tor la fanciulla; ma ch'ei s'abbia in pace
21.41da' Greci il dato guiderdon consenti:
21.42né tu cozzar con inimico petto
21.43contra il rege, o Pelìde. Un re supremo,
21.44cui d'alta maestà Giove circonda,
21.45uguaglianza d'onore unqua non soffre.
21.46Se generato d'una diva madre
21.47tu lui vinci di forza, ei vince, o figlio,
21.48te di poter, perché a più genti impera.
21.49Deh pon giù l'ira, Atride, e placherassi
21.50pure Achille al mio prego, ei che de' Greci
21.51in sì ria guerra è principal sostegno.
22.1Tu rettissimo parli, o saggio antico,
22.2pronto riprese il regnatore Atride;
22.3ma costui tutti soverchiar presume,
22.4tutti a schiavi tener, dar legge a tutti,
22.5tutti gravar del suo comando. Ed io
22.6potrei patirlo? Io no. Se il fêro i numi
22.7un invitto guerrier, forse pur anco
22.8di tanto insolentir gli diero il dritto?
23.1Tagliò quel dire Achille, e gli rispose:
23.2Un pauroso, un vil certo sarei
23.3se d'ogni cenno tuo ligio foss'io.
23.4Altrui comanda, a me non già; ch'io teco
23.5sciolto di tutta obbedienza or sono.
23.6Questo solo vo' dirti, e tu nel mezzo
23.7lo rinserra del cor. Per la fanciulla
23.8un dì donata, ingiustamente or tolta,
23.9né con te né con altri il brando mio
23.10combatterà. Ma di quant'altre spoglie
23.11nella nave mi serbo, né pur una,
23.12s'io la niego, t'avrai. Vien, se nol credi,
23.13vieni alla prova; e il sangue tuo scorrente
23.14dalla mia lancia farà saggio altrui.
24.1Con questa di parole aspra tenzone
24.2levarsi, e sciolto fu l'acheo consesso.
24.3Con Pàtroclo il Pelìde e co' suoi prodi
24.4riede a sue navi nelle tende; e Atride
24.5varar fa tosto a venti remi eletti
24.6una celere prora colla sacra
24.7ecatombe. Di Crise egli medesmo
24.8vi guida e posa l'avvenente figlia;
24.9duce v'ascende il saggio Ulisse, e tutti
24.10già montati correan l'umide vie.
25.1Ciò fatto, indisse al campo Agamennóne
25.2una sacra lavanda: e ognun devoto
25.3purificarsi, e via gittar nell'onde
25.4le sozzure, e del mar lungo la riva
25.5offrir di capri e di torelli intere
25.6ecatombi ad Apollo. Al ciel salìa
25.7volubile col fumo il pingue odore.
26.1Seguìan nel campo questi riti. E fermo
26.2nel suo dispetto e nella dianzi fatta
26.3ria minaccia ad Achille, intanto Atride,
26.4Eurìbate e Taltibio a sé chiamando,
26.5fidi araldi e sergenti, Ite, lor disse,
26.6del Pelìde alla tenda, e m'adducete
26.7la bella figlia di Brisèo. Se il niega,
26.8io ne verrò con molta mano, io stesso,
26.9a gliela tôrre: e ciò gli fia più duro.
27.1Disse; e il cenno aggravando in via li pose.
27.2Del mar lunghesso l'infecondo lido
27.3givan quelli a mal cuore, e pervenuti
27.4de' Mirmidóni alla campal marina
27.5trovâr l'eroe seduto appo le navi
27.6davanti al padiglion: né del vederli
27.7certo Achille fu lieto. Ambo al cospetto
27.8regal fermârsi trepidanti e chini,
27.9né far motto fur osi né dimando.
27.10Ma tutto ei vide in suo pensiero, e disse:
28.1Messaggieri di Giove e delle genti,
28.2salvete, araldi, e v'appressate. In voi
28.3niuna è colpa con meco. Il solo Atride,
28.4ei solo è reo, che voi per la fanciulla
28.5Briseide qui manda. Or va, fuor mena,
28.6generoso Patròclo, la donzella,
28.7e in man di questi guidator l'affida.
28.8Ma voi medesmi innanzi ai santi numi
28.9ed innanzi ai mortali e al re crudele
28.10siatemi testimon, quando il dì splenda
28.11che a scampar gli altri di rovina il mio
28.12braccio abbisogni. Perocché delira
28.13in suo danno costui, ned il presente
28.14vede, né il poi, né il come a sua difesa
28.15salvi alle navi pugneran gli Achei.
29.1Disse; e Patròclo del diletto amico
29.2al comando obbedì. Fuor della tenda
29.3Briseide menò, guancia gentile,
29.4ed agli araldi condottier la cesse.
30.1Mentre ei fanno alle navi achee ritorno,
30.2e ritrosa con lor partìa la donna,
30.3proruppe Achille in un sùbito pianto,
30.4e da' suoi scompagnato in su la riva
30.5del grigio mar s'assise, e il mar guardando
30.6le man stese, e dolente alla diletta
30.7madre pregando, Oh madre! è questo, disse,
30.8questo è l'onor che darmi il gran Tonante
30.9a conforto dovea del viver breve
30.10a cui mi partoristi? Ecco, ei mi lascia
30.11spregiato in tutto: il re superbo Atride
30.12Agamennón mi disonora; il meglio
30.13de' miei premii rapisce, e sel possiede.
31.1Sì piangendo dicea. La veneranda
31.2genitrice l'udì, che ne' profondi
31.3gorghi del mare si sedea dappresso
31.4al vecchio padre; udillo, e tosto emerse,
31.5come nebbia, dall'onda: accanto al figlio,
31.6che lagrime spargea, dolce s'assise,
31.7e colla mano accarezzollo, e disse:
31.8Figlio, a che piangi? e qual t'opprime affanno?
31.9Di', non celarlo in cor, meco il dividi.
32.1Madre, tu il sai, rispose alto gemendo
32.2il piè–veloce eroe. Ridir che giova
32.3tutto il già conto? Nella sacra sede
32.4d'Eézion ne gimmo; la cittade
32.5ponemmo a sacco, e tutta a questo campo
32.6fu condotta la preda. In giuste parti
32.7la diviser gli Achivi, e la leggiadra
32.8Criseide fu scelta al primo Atride.
32.9Crise d'Apollo sacerdote allora
32.10con l'infula del nume e l'aureo scettro
32.11venne alle navi a riscattar la figlia.
32.12Molti doni offerì, molte agli Achivi
32.13porse preghiere, ed agli Atridi in prima.
32.14Invan; ché preghi e doni e sacerdote
32.15e degli Achei l'assenso ebbe in dispregio
32.16Agamennón, che minaccioso e duro
32.17quel misero cacciò dal suo cospetto.
32.18Partì sdegnato il veglio; e Apollo, a cui
32.19diletto capo egli era, il suo lamento
32.20esaudì dall'Olimpo, e contra i Greci
32.21pestiferi vibrò dardi mortali.
32.22Perìa la gente a torme, e d'ogni parte
32.23sibilanti del Dio pel campo tutto
32.24volavano gli strali. Alfine un saggio
32.25indovin ne fe' chiaro in assemblea
32.26l'oracolo d'Apollo. Io tosto il primo
32.27esortai di placar l'ire divine.
32.28Sdegnossene l'Atride, e in piè levato
32.29una minaccia mi fe' tal che pieno
32.30compimento sortì. Gli Achivi a Crisa
32.31sovr'agil nave già la schiava adducono
32.32non senza doni a Febo; e dalla tenda
32.33a me pur dianzi tolsero gli araldi,
32.34e menâr seco di Brisèo la figlia,
32.35la fanciulla da' Greci a me donata.
32.36Ma tu che il puoi, tu al figlio tuo soccorri,
32.37vanne all'Olimpo, e porgi preghi a Giove,
32.38s'unqua Giove per te fu nel bisogno
32.39o d'opera aitato o di parole.
32.40Nel patrio tetto, io ben lo mi ricordo,
32.41spesso t'intesi gloriarti, e dire
32.42che sola fra gli Dei da ria sciagura
32.43Giove campasti adunator di nembi,
32.44il giorno che tentâr Giuno e Nettunno
32.45e Pallade Minerva in un cogli altri
32.46congiurati del ciel porlo in catene;
32.47ma tu nell'uopo sopraggiunta, o Dea,
32.48l'involasti al periglio, all'alto Olimpo
32.49prestamente chiamando il gran Centìmano,
32.50che dagli Dei nomato è Briarèo,
32.51da' mortali Egeóne, e di fortezza
32.52lo stesso genitor vincea d'assai.
32.53Fiero di tanto onore alto ei s'assise
32.54di Giove al fianco, e n'ebber tema i numi,
32.55che poser di legarlo ogni pensiero.
32.56Or tu questo rammentagli, e al suo lato
32.57siedi, e gli abbraccia le ginocchia, e il prega
32.58di dar soccorso ai Teucri, e far che tutte
32.59fino alle navi le falangi achee
32.60sien spinte e rotte e trucidate. Ognuno
32.61lo si goda così questo tiranno;
32.62senta egli stesso il gran regnante Atride
32.63qual commise follìa, quando superbo
32.64fe' de' Greci al più forte un tanto oltraggio.
33.1E lagrimando a lui Teti rispose:
33.2Ahi figlio mio! se con sì reo destino
33.3ti partorii, perché allevarti, ahi lassa!
33.4Oh potessi ozïoso a questa riva
33.5senza pianto restarti e senza offese,
33.6ingannando la Parca che t'incalza,
33.7ed omai t'ha raggiunto! Ora i tuoi giorni
33.8brevi sono ad un tempo ed infelici,
33.9ché iniqua stella il dì ch'io ti produssi
33.10i talami paterni illuminava.
33.11E nondimen d'Olimpo alle nevose
33.12vette n'andrò, ragionerò con Giove
33.13del fulmine signore, e al tuo desire
33.14piegarlo tenterò. Tu statti intanto
33.15alle navi; e nell'ozio del tuo brando
33.16senta l'Achivo de' tuoi sdegni il peso.
33.17Perocché ieri in grembo all'Oceàno
33.18fra gl'innocenti Etïopi discese
33.19Giove a convito, e il seguîr tutti i numi.
33.20Dopo la luce dodicesma al cielo
33.21tornerà. Recherommi allor di Giove
33.22agli eterni palagi; al suo ginocchio
33.23mi gitterò, supplicherò, né vana
33.24d'espugnarne il voler speranza io porto.
34.1Partì, ciò detto; e lui quivi di bile
34.2macerato lasciò per la fanciulla
34.3suo mal grado rapita. Intanto a Crisa
34.4colla sacra ecatombe Ulisse approda.
34.5Nel seno entrati del profondo porto,
34.6le vele ammaïnâr, le collocaro
34.7dentro il bruno naviglio, e prestamente
34.8dechinâr colle gomone l'antenna,
34.9e l'adagiâr nella corsìa. Co' remi
34.10il naviglio accostâr quindi alla riva;
34.11e l'ancore gittate, e della poppa
34.12annodati i ritegni, ecco sul lido
34.13tutta smontar la gente, ecco schierarsi
34.14l'ecatombe d'Apollo, e dalla nave
34.15dell'onde viatrice ultima uscire
34.16Criseide. All'altar l'accompagnava
34.17l'accorto Ulisse, ed alla man del caro
34.18genitor la ponea con questi accenti:
35.1Crise, il re sommo Agamennón mi manda
35.2a ti render la figlia, e offrir solenne
35.3un'ecatombe a Febo, onde gli sdegni
35.4placar del nume che gli Achei percosse
35.5d'acerbissima piaga. — In questo dire
35.6l'amata figlia in man gli cesse; e il vecchio
35.7la si raccolse giubilando al petto.
35.8Tosto d'intorno al ben costrutto altare
35.9in ordinanza statuîr la bella
35.10ecatombe del Dio; lavâr le palme,
35.11presero il sacro farro, e Crise alzando
35.12colla voce la man, fe' questo prego:
36.1Dio che godi trattar l'arco d'argento,
36.2tu che Crisa proteggi e la divina
36.3Cilla, signor di Tènedo possente,
36.4m'odi: se dianzi a mia preghiera il campo
36.5acheo gravasti di gran danno, e onore
36.6mi desti, or fammi di quest'altro voto
36.7contento appieno. La terribil lue,
36.8che i Dànai strugge, allontanar ti piaccia.
37.1Sì disse orando, ed esaudillo il nume.
37.2Quindi fin posto alle preghiere, e sparso
37.3il salso farro, alzar fêr suso in prima
37.4alle vittime il collo, e le sgozzaro.
37.5Tratto il cuoio, fasciâr le incise cosce
37.6di doppio omento, e le coprîr di crudi
37.7brani. Il buon vecchio su l'accese schegge
37.8le abbrustolava, e di purpureo vino
37.9spruzzando le venìa. Scelti garzoni
37.10al suo fianco tenean gli spiedi in pugno
37.11di cinque punte armati: e come fûro
37.12rosolate le coste, e fatto il saggio
37.13delle viscere sacre, il resto in pezzi
37.14negli schidoni infissero; con molto
37.15avvedimento l'arrostiro, e poscia
37.16tolser tutto alle fiamme. Al fin dell'opra
37.17poste le mense, a banchettar si diero,
37.18e del cibo egualmente ripartito
37.19sbramârsi tutti. Del cibarsi estinto
37.20e del bere il desìo, d'almo lïeo
37.21coronando il cratere, a tutti in giro
37.22ne porsero i donzelli, e fe' ciascuno
37.23libagion colle tazze. E così tutto
37.24cantando il dì la gioventude argiva,
37.25e un allegro peàna alto intonando,
37.26laudi a Febo dicean, che nell'udirle
37.27sentìasi tocco di dolcezza il core.
38.1Fugato il sole dalla notte, ei diersi
38.2presso i poppesi della nave al sonno.
38.3Poi come il cielo colle rosee dita
38.4la bella figlia del mattino aperse,
38.5conversero la prora al campo argivo,
38.6e mandò loro in poppa il vento Apollo.
38.7Rizzâr l'antenna, e delle bianche vele
38.8il seno dispiegâr. L'aura seconda
38.9le gonfiava per mezzo, e strepitoso,
38.10nel passar della nave, il flutto azzurro
38.11mormorava d'intorno alla carena.
38.12Giunti agli argivi accampamenti, in secco
38.13trasser la nave su la colma arena,
38.14e lunghe vi spiegâr travi di sotto
38.15acconciamente. Per le tende poi
38.16si dispersero tutti e pe' navili.
39.1Appo i suoi legni intanto il generoso
39.2Pelìde Achille nel segreto petto
39.3di sdegno si pascea, né al parlamento,
39.4scuola illustre d'eroi, né alle battaglie
39.5più comparìa; ma il cor struggea di doglia
39.6lungi dall'armi, e sol dell'armi il suono
39.7e delle pugne il grido egli sospira.
40.1Rifulse alfin la dodicesma aurora,
40.2e tutti di conserva al ciel gli Eterni
40.3fean ritorno, ed avanti iva il re Giove.
40.4Memore allor del figlio e del suo prego,
40.5Teti emerse dal mare, e mattutina
40.6in cielo al sommo dell'Olimpo alzossi.
40.7Sul più sublime de' suoi molti gioghi
40.8in disparte trovò seduto e solo
40.9l'onniveggente Giove. Innanzi a lui
40.10la Dea s'assise, colla manca strinse
40.11le divine ginocchia, e colla destra
40.12molcendo il mento, e supplicando disse:
41.1Giove padre, se d'opre e di parole
41.2giovevole fra' numi unqua ti fui,
41.3un mio voto adempisci. Il figlio mio,
41.4cui volge il fato la più corta vita,
41.5deh m'onora il mio figlio a torto offeso
41.6dal re supremo Agamennón, che a forza
41.7gli rapì la sua donna, e la si tiene.
41.8Onoralo, ti prego, olimpio Giove,
41.9sapientissimo Iddio: fa che vittrici
41.10sien le spade troiane, infin che tutto
41.11e doppio ancora dagli Achei pentiti
41.12al mio figlio si renda il tolto onore.
42.1Disse; e nessuna le facea risposta
42.2il procelloso Iddio; ma lunga pezza
42.3muto stette, e sedea. Teti il ginocchio
42.4teneagli stretto tuttavolta, e i preghi
42.5iterando venìa: Deh parla alfine;
42.6dimmi aperto se nieghi, o se concedi;
42.7nulla hai tu che temer; fa ch'io mi sappia
42.8se fra le Dee son io la più spregiata.
43.1Profondamente allora sospirando
43.2l'adunator de' nembi le rispose:
43.3Opra chiedi odïosa che nemico
43.4farammi a Giuno, e degli ontosi suoi
43.5motti bersaglio. Ardita ella mai sempre
43.6pur dinanzi agli Dei vien meco a lite,
43.7e de' Troiani aiutator m'accusa.
43.8Ma tu sgombra di qua, ché non ti vegga
43.9la sospettosa. Mio pensier fia poscia
43.10che il desir tuo si cómpia, e a tuo conforto
43.11abbine il cenno del mio capo in pegno.
43.12Questo fra' numi è il massimo mio giuro,
43.13né revocarsi, né fallir, né vana
43.14esser può cosa che il mio capo accenna.
43.15Disse; e il gran figlio di Saturno i neri
43.16sopraccigli inchinò. Su l'immortale
43.17capo del sire le divine chiome
43.18ondeggiaro, e tremonne il vasto Olimpo.
44.1Così fermo l'affar si dipartiro.
44.2Teti dal ciel spiccò nel mare un salto;
44.3Giove alla reggia s'avvïò. Rizzârsi
44.4tutti ad un tempo da' lor troni i numi
44.5verso il gran padre, né veruno ardissi
44.6aspettarne il venir fermo al suo seggio,
44.7ma mosser tutti ad incontrarlo. Ei grave
44.8si compose sul trono. E già sapea
44.9Giuno il fatto del Dio; ch'ella veduto
44.10in segreti consigli avea con esso
44.11la figlia di Nerèo, Teti la diva
44.12dal bianco piede. Con parole acerbe
44.13così dunque l'assalse: E qual de' numi
44.14tenne or teco consulta, o ingannatore?
44.15Sempre t'è caro da me scevro ordire
44.16tenebrosi disegni, né ti piacque
44.17mai farmi manifesto un tuo pensiero.
45.1E degli uomini il padre e degli Dei
45.2le rispose: Giunon, tutto che penso
45.3non sperar di saperlo. Ardua ten fôra
45.4l'intelligenza, benché moglie a Giove.
45.5Ben qualunque dir cosa si convegna,
45.6nullo, prima di te, mortale o Dio
45.7la si saprà. Ma quel che lungi io voglio
45.8dai Celesti ordinar nel mio segreto,
45.9non dimandarlo né scrutarlo, e cessa.
46.1Acerbissimo Giove, e che dicesti?
46.2riprese allor la maestosa il guardo
46.3veneranda Giunon: gran tempo è pure
46.4che da te nulla cerco e nulla chieggo,
46.5e tu tranquillo adempi ogni tuo senno.
46.6Or grave un dubbio mi molesta il core,
46.7che Teti, del marin vecchio la figlia,
46.8non ti seduca; ch'io la vidi, io stessa,
46.9sul mattino arrivar, sederti accanto,
46.10abbracciarti i ginocchi; e certo a lei
46.11di molti Achivi tu giurasti il danno
46.12appo le navi, per onor d'Achille.
47.1E a rincontro il signor delle tempeste:
47.2Sempre sospetti, né celarmi io posso,
47.3spirto maligno, agli occhi tuoi. Ma indarno
47.4la tua cura uscirà, ch'anzi più sempre
47.5tu mi costringi a disamarti, e questo
47.6a peggio ti verrà. S'al ver t'apponi,
47.7che al ver t'apponga ho caro. Or siedi, e taci,
47.8e m'obbedisci; ché giovarti invano
47.9potrìan quanti in Olimpo a tua difesa
47.10accorresser Celesti, allor che poste
47.11le invitte mani nelle chiome io t'abbia.
48.1Disse; e chinò la veneranda Giuno
48.2i suoi grand'occhi paurosa e muta;
48.3e in cor premendo il suo livor s'assise.
48.4Di Giove in tutta la magion le fronti
48.5si contristâr de' numi, e in mezzo a loro
48.6gratificando alla diletta madre
48.7Vulcan l'inclito fabbro a dir sì prese:
49.1Una malvagia intolleranda cosa
49.2questa al certo sarà, se voi cotanto,
49.3de' mortali a cagion, piato movete,
49.4e suscitate fra gli Dei tumulto.
49.5De' banchetti la gioia ecco sbandita,
49.6se la vince il peggior. Madre, t'esorto,
49.7benché saggia per te: vinci di Giove,
49.8vinci del padre coll'ossequio l'ira,
49.9onde a lite non torni, e del convito
49.10ne conturbi il piacer; ch'egli ne puote,
49.11del fulmine signore e dell'Olimpo,
49.12dai nostri seggi rovesciar, se il voglia;
49.13perocché sua possanza a tutte è sopra.
49.14Or tu con care parolette il molci,
49.15e tosto il placherai. — Surse, ciò detto,
49.16ed all'amata genitrice un tondo
49.17gemino nappo fra le mani ei pose,
49.18bisbigliando all'orecchio: O madre mia,
49.19benché mesta a ragion, sopporta in pace,
49.20onde te con quest'occhi io qui non vegga,
49.21te, che cara mi sei, forte battuta;
49.22ché allor nessuna con dolor mio sommo
49.23darti aita io potrei. Duro egli è troppo
49.24cozzar con Giove. Altra fiata, il sai,
49.25volli in tuo scampo venturarmi. Il crudo
49.26afferrommi d'un piede, e mi scagliò
49.27dalle soglie celesti. Un giorno intero
49.28rovinai per l'immenso, e rifinito
49.29in Lenno caddi col cader del sole,
49.30dalli Sinzii raccolto a me pietosi.
50.1Disse; e la Diva dalle bianche braccia
50.2rise, e in quel riso dalla man del figlio
50.3prese il nappo. Ed ei poscia agli altri Eterni,
50.4incominciando a destra, e dal cratere
50.5il nèttare attignendo, a tutti in giro
50.6lo mescea. Suscitossi infra' Beati
50.7immenso riso nel veder Vulcano
50.8per la sala aggirarsi affaccendato
50.9in quell'opra. Così, fino al tramonto,
50.10tutto il dì convitossi, ed egualmente
50.11del banchetto ogni Dio partecipava.
50.12Né l'aurata mancò lira d'Apollo,
50.13né il dolce delle Muse alterno canto.
51.1Ratto, poi che del Sol la luminosa
51.2lampa si spense, a' suoi riposi ognuno
51.3ne' palagi n'andò, che fabbricati
51.4a ciascheduno avea con ammirando
51.5artifizio Vulcan l'inclito zoppo.
51.6E a' suoi talami anch'esso, ove qual volta
51.7soave l'assalìa forza di sonno,
51.8corcar solea le membra, il fulminante
51.9Olimpio s'avvïò. Quivi salito
51.10addormentossi il nume, ed al suo fianco
51.11giacque l'alma Giunon che d'oro ha il trono.
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